Storie di vecchi.
(14-48)
Un
conoscente, vecchio, mi racconta:” Vado poco al bar. E se ci vado è
solo per un caffè. Quando sono al bancone di un bar del quartiere, a
volte si avvicina qualcuno degli avventori, vecchi, per lo più (ci conosciamo tutti).
Scambia con me qualche parola. Mi parla del più e del meno, si
interessa a me. Per cortesia gli chiedo se posso offrirgli qualcosa –
Sì, un bicchiere di vino .̶
è la risposta più frequente. Avutolo, la persona si dilegua.
Letteralmente scompare. Torna al suo tavolino. Ha ottenuto quel che
voleva. Di me non gli interessa più. In questo modo già a fine
mattina questi vecchi si sono bevuti 4-5 bicchieri.”
Il
giudizio del conoscente è negativo, sia per l'alcol che questi
vecchi si scolano, sia per la perdita di dignità nel farsi pagare
bicchieri di alcolici da conoscenti.
Continua:”
Raggiunta la pensione, alcuni si fiondano nei bar o nelle osterie.
Vivono di vino. Lo si vede dai ventri enormi, dal camminare incerto,
dalla perdita di interesse per qualcos'altro. Poi, magari, a casa, a
pranzo, non toccano alcol. Si vantano anzi di non bere a pasto. Quasi
che l'acqua bevuta al pasto li purifichi dell'alcol bevuto in
precedenza. Io non mi ridurrò mai così. Preferisco continuare a
lavorare.”
Due
modi diversi di vivere la vecchiaia.
Senza
via di mezzo.
Vecchi
dignitosi e vecchi perduti.
Vecchi
alcolisti, questi ultimi.
Vecchiaia
e alcolismo vanno di pari passo.
Ma non
per tutti.
(L’indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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