Vecchi
e politica. (14-57) (16/03/14)
Ieri
sera sono stato alla presentazione di un candidato a sindaco della
mia città.
È
esponente di un nuovo partito che ho votato alle ultime elezioni. Ho
partecipato con fiducia, anche se a livello nazionale
quel partito mi ha deluso.
Pensavo:
a livello locale quelle che considero pecche magari
scompaiono.
Sbagliavo.
A
livello locale è ancora peggio. Non lo voterò.
Il
programma era un miscuglio di tecnologia, difesa della legalità,
ecologia e … razzismo.
La
mia storia politica ha a che fare con i diritti, l'equità sociale,
la solidarietà.
Invece
mi sono trovato di fronte a persone che intendono smantellare i campi
dei nomadi, cacciare la povera gente che vive in baracche (spesso
profughi da zone in cui rischiano la vita), ripulire la città.
Un
programma di esclusione invece che di inclusione.
E
il pubblico, numeroso, applaudiva convinto. Me ne sono andato.
In
vecchiaia i valori che avevo da giovane sono rimasti.
Nei
vecchi non c'è sempre una continuità fra le idee di gioventù e
quelle della vecchiaia.
I
vecchi diventano più menefreghisti. Riducono i propri
interessi fino a limitarli quasi a se stessi o alla propria famiglia.
I
molto anziani poi cedono il campo. Abbandonano ogni interesse.
Ricordo
una vecchia zia sempre sulla breccia a battersi per le idee politiche. A un
certo punto il suo interesse scomparve. O meglio mi diceva: “Pensaci
tu. Io sono troppo vecchia.”
Per
adesso io sono diverso.
Certe
idee mi fanno ancora ribollire il sangue.
Ma
sono un vecchio giovane.
Chissà fra vent'anni.
(L’indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107.
La
sintesi del 2012 sitrova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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