31 ottobre 2018

Resoconto degli ultimi due mesi (18-145)

Resoconto degli ultimi due mesi (settembre e ottobre 2018). (18-145)
Fatti nuovi anche nell'ultimo bimestre. E idee nuove.

In auto sono meno affidabile: è bene che ne prenda atto (vedi18-118, -121, -122, -130); qualche antidoto: non parlare durante la guida, far guidare ad altri più giovani, quando si può.

Un atteggiamento diverso da assumere durante la vecchiaia: diventare osservatori del proprio declino; cioè più distaccati; facendo oggetto di attenzione le manifestazioni concrete della perdita di abilità, piuttosto che crogiolarsi nella pena per ciò che si perde (18-134).

Un'aggiunta alla mia dieta: evitare i dolci, perchè fanno vivere in uno stato di infiammazione continuo, facilitando le afte della mucosa della bocca (18-127). 
Un altro modo per diminuire l'incidenza delle malattie nell'ultima età della vita, sapendo che comunque le malattie che capitano se ne vanno molto più lentamente (18-143).

Infine una scoperta molto interessante (18-142): una ricerca del 1959 ha mostrato come ciò che fa aumentare la longevità (senza malattie aggiunte) sia soprattutto "il mangiar poco", più che non "il che cosa mangiare"
Questo potrebbe essere il vero segreto per una vita lunga e in buona salute.




(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

28 ottobre 2018

Gli ultimi anni in coppia (18-144)

Gli ultimi anni in coppia. (18-144)
Ho rivisto la mia vicina novantenne, dopo che un paio di mesi fa era caduta in bagno ed era dovuto intervenire il pronto socorso (vedi 18-107). 
Un pò pallida, si muove comunque sufficientemente per poter scendere le scale. 
Le ho chiesto come stava: mi ha risposto elencandomi una lunga serie di malanni e di visite che stava facendo, soprattutto per cercar di non perdere la vista. Le ho chiesto come stava suo marito, che non vedo da qualche settimana. Dopo un momento di incertezza mi ha risposto: "Non lo so!" scrollando le spalle e ha aggiunto: "E' sempre più chiuso in se stesso. Non mi dice nulla."
Gli ultimi anni di vita in coppia possono prendere questa piega: ognuno dei due coniugi pensa soprattutto alle proprie magagne e quasi dimentica chi gli sta intorno.
Si finisce per diventare due estranei, fino a non saper nulla di ciò che accade al compagno di una vita, che ormai è diventato vecchissimo.
Non si comunica più.




(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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27 ottobre 2018

Molto più lentamente (18-143)

Molto più lentamente. (18-143)
L'altro giorno ho visto mio figlio e abbiamo parlato del più e del meno. Mentre parlavamo mi ha toccato più volte la spalla destra, come è suo solito. Solo che da vari giorni mi doleva particolarmente. Così l'ho pregato di non toccarmela: "Mi fa male" ho aggiunto.
Mio figlio ha sorriso e ha commentato: "Eh, la vecchiaia!"
Negli anni scorsi su questo diario ho scritto molte pagine sul nesso vecchiaia/malattia. Insistevo sul fatto che non è vero che siano sorelle. Si può benissimo avere una vecchiaia senza malattie. Dipende dallo stile di vita. Ho pure scritto parecchio sul fatto che il cibo gioca un ruolo fondamentale nell'accrescere o diminuire la probabilità di malattie.
E infatti in questi ultimi tempi ho registrato pochi dolori o malanni, di quelli che vengono attribuiti alla vecchiaia. Nessun raffreddore o influenza; nè colpi della strega; neppure afte in bocca da quando ho ridotto quasi a zero i dolci nella mia dieta.
Però in questo mese di ottobre ha fatto capolino prima un dolore alla schiena di media entità e poi una ferita su un labbro che mi sono morso mentre mangiavo.
Non avevo i miei cerotti cinesi (Tian Zhi: miracolosi!) e quindi non sono riuscito a debellare il dolore che è rimasto a lungo sia pure non in modo severo.
Anche la ferita sul labbro non voleva andarsene via, nonostante i miei risciacqui giornalieri con olio di girasole (secondo la tecnica dell'oil pulling).

Sono giunto alla conclusione che la dieta contribuisce a tener lontani i malanni. Capita però che qualche disturbo colpisca ugualmente (la dieta non preserva da tutte le malattie, bensì da quell'aggiunta che viene attribuita alla vecchiaia).
Quel che ho scoperto in questo mese è che quando un anziano è colpito da un malanno, poi guarisce molto lentamente. Infatti la ferita sul labbro sta guarendo, ma in tempi lunghi. Così come il dolore alla spalla.
Insomma la mia idea che ciò che si mangia diminuisca di molto l'incidenza delle malattie (nella vecchiaia) mi pare ancora valida.
In aggiunta mi sono accorto che quelle malattie che capitano, da vecchi guariscono molto più lentamente che da giovani (l'avevo già notato in caso di contusioni e abrasioni).




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25 ottobre 2018

Entusiasmi (18-142)

Entusiasmi. (18-142)
Una delle mie passioni è il cibo.
In questo diario ne ho scritto molto, facendone il principale responsabile di salute o malattia. 
E così continuo a cercare lavori scientifici che completino il quadro generale che me ne sono fatto.
Ultimamente ho approfondito le ricerche del filone "restrizione calorica", che ha avuto in Clive Mac Cay il suo antesignano. Già nel 1935 Mac Cay aveva scoperto che cavie nutrite con una dieta ridotta del 40%, rispetto alla dieta standard, vivevano mediamente il doppio.
Sulla restrizione calorica dal 1935 a oggi sono state svolte numerose ricerche. Ne stavo scorrendo un elenco quando mi sono imbattuto in una del 1959 (che attualmente ho smarrito, ma che sto ricercando) che dà questo risultato: se a cavie si somministra una dieta molto proteica (che notoriamente è un fattore di morte anticipata) e contemporaneamente le si alleva con un regime di restrizione calorica, gli effetti negativi delle proteine in eccesso sono annullati.
Cioè la restrizione calorica ha la meglio su una dieta poco appropriata.
Interessante, ma non più di tanto.
Quasi subito, però,  mi sono ricordato di due grandi anziani più che novantenni ai quali ho chiesto il segreto per aver raggiunto un'età così alta in buona salute. Entrambi mi dissero che mangiavano un poco di tutto. Cioè la loro longevità non era legata a particolari diete. 
Confesso che ne ero rimasto deluso.
Entrambi, però, avevano aggiunto che, al di là della dieta praticata, avevano sempre mangiato poco!
Eccola la chiave del loro successo!
Che conferma in pieno la ricerca su esposta sulla restrizione calorica.
Per una vecchiaia migliore il segreto è mangiare poco.
Di fronte a tale scoperta mi sono entusiasmato.
E gli entusiasmi fanno vivere più a lungo, perchè continua a essere presente il desiderio di vivere.


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21 ottobre 2018

Soluzioni da vecchi (18-141)

Soluzioni da vecchi. (18-141)
Per molti anni, io e il mio amico, d'estate, siamo andati in montagna a camminare per sentieri e rifugi. Abbiamo cominciato quando avevamo circa cinquant'anni e continuato quasi ogni anno. Entrati nella vecchiaia, contromisure: tappe meno impegnative, zaini più leggeri, maggior disponibilità a rinunciare a un percorso se si rivelava troppo impervio. 
Fino a tre anni fa.
L'anno scorso sono stato io a dichiarare forfait, per motivi economici (non potevo permettermi neppure la modesta spesa di una settimana di vacanza). Quest'anno ancora io, pur avendo superato la crisi economica, ho dovuto rinunciare a causa del mio vecchio cane: non stava bene e temevo che sarebbe morto mentre ero via.
Il mio amico è andato ugualmente con sua moglie nel nuovo luogo prescelto per le nostre escursioni: almeno per vedere il posto. 
Ci siamo sentiti qualche giorno fa e gli ho chiesto come era andata, perchè era da tempo che mi aveva parlato di una fastidiosa tendinite che gli impediva di fare lunghe camminate (tra parentesi quest'estate è successo anche a me di avere un dolore a un piede, ma quando ho messo gli scarponi dopo una settimana, non ho provato alcun dolore e ho potuto tranquillamente scarpinare per sentieri).
"E' andata male - mi ha risposto – non sono riuscito a fare neppure un chilometro su sentiero pianeggiante. Meno male che non siamo andati via noi due, perchè avrei dovuto rinunciare!"
Mi ha lasciato intendere che il male non si stava risolvendo, nonostante esami e cure. E ciò, facendo bene i conti, continuava da mesi.
Mi ha preso un poco di sconforto: possibile che non ci sia niente da fare? È vero che gli anni passati ci eravamo detti che prima o poi avremmo dovuto smettere, ma non credevo che sarebbe stato così presto (settant'anni lui, settantadue io).
Purtroppo più avanza l'età più crescono i motivi per non far più quello che si faceva da meno vecchi: dai dolori fisici, alle motivazioni che diminuiscono, all'energia che scema di continuo.
Mi sono ribellato e gli ho detto:
"Bene, non cammineremo più, ma andremo ugualmente in un rifugio, ci pianteremo là e ci limiteremo a guardare le nostre montagne!"
Anche questa è una soluzione.




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20 ottobre 2018

Ayahuasca (18-140)

Ayahuasca. (18-140) (20/10/18)
Non ricordo se ne ho scritto uno o due anni fa.
Si tratta di una pozione usata da indigeni dell'Amazzonia a scopo terapeutico, spirituale, sociale (usata per la conoscenza, per la cura di malattie, per risolvere conflitti nella comunità).
Difficile definirla.
Sicuramente è una bevanda psicoattiva, che contiene sostanze che fanno entrare in una realtà diversa, però sostanze già presenti nell'organismo umano. La si assume in gruppo, sotto la guida di uno sciamano. E' stata studiata da varie università latino-americane: si tratta dell'insieme di due piante, Banisteriopsis caapi, una liana, e Pichotris viridis.
Per i popoli che ne fanno uso si tratta della : " ...più alta manifestazione vegetale dello spirito divino, fonte di conoscenza potere e cura ..." ( da: Ayahuasca - La Liana degli Spiriti, Walter Menozzi – Franco Angeli editore, 2007, pag. 44). 
E' conosciuta e usata da ben 72 diversi gruppi etnici della foresta amazzonica, di Brasile, Perù, Colombia, Equador e Bolivia.
Quando me ne hanno parlato ero scettico. Un altro uso di piante allucinogene da parte della cultura sud-americana e africana, ho pensato; rispettabilissimo, ma fortemente legato a una cultura totalmente estranea alla nostra e interpretabile solo dall'interno di essa.
Che me ne faccio?
Poi mi hanno segnalato il libro succitato e sono rimasto sbalordito dalla serietà dell'approccio scientifico dell'autore, tutt'altro che impastato di ideologia spiritualistica tipo new age.
Che vado a cercare alla mia età di settantenne? Sono affascinato dalle sostanze, come facevano i giovani della mia età o quelli attuali?
No, perchè le droghe non mi hanno mai attirato e le considero molto più dannose che utili o piacevoli.
Mi pare però che questa sia diversa. Intanto non è illegale e non è una droga e non dà effetti dannosi per la salute.
Mi attira un aspetto: il ribaltamento della concezione della vita che si ha in queste sedute.
Soprattutto a riguardo della morte.
Sì, perchè l'ayahuasca induce un modo nuovo di percepire, valutare, pensare la propria morte, integrata con la vita e la natura.
Penso proprio che parteciperò a una seduta, quando sarà organizzata nella mia regione.

(Sempre più sono stupito dalla profondità con la quale culture ritenute inferiori a quella occidentale abbiano prodotto scoperte di assoluto rilievo: chi è l'inferiore a chi?)




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19 ottobre 2018

Naturale (18-139)

Naturale. (18-139)
La morte è un evento naturale. E tanto più ci si avvicina a essa, tanto più lo si pensa.
Lo si capisce facilmente quando muore un vecchio molto anziano. I parenti sono sì rattristati, perchè hanno perduto un affetto, ma per lo più sono rassegnati e talvolta sollevati: infatti la vita negli ultimi anni può essere penosa.
Se la morte non è anticipata (perchè in questo caso diventa una tragedia; esempio: la morte di un giovane), si configura come evento che appartiene all'ordine delle cose, alla realtà della vita.
Non sono necessari grandi discorsi filosofici: lo si constata nella vita pratica quotidiana, negli incontri con persone che hanno avuto un lutto.
Anche la diminuzione delle relazioni con i grandi vecchi aiuta a non fare della morte una tragedia. Spesso, dopo un lutto, del defunto si ricordano gli anni passati, soprattutto quelli remoti, non gli ultimi anni di vita, in cui le relazioni si sono rarefatte.
I grandi vecchi, prossimi alla fine della vita, parlano poco, comunicano poco.
Si distaccano gradualmente dalla vita.
Un modo per non fare della morte una tragedia.
Bensì un evento naturale.




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14 ottobre 2018

Lotta (18-138)

Lotta. (18-138)
Dedico molta attenzione a cercare di mantenere efficiente il mio corpo.
Se lo avessi fatto in altre età, forse l'avrei giudicato eccessivo.
Lo sto facendo ora in vecchiaia: una contraddizione lampante. Me ne sto occupando infatti proprio negli anni in cui il corpo perde naturalmente efficienza.
Quindi è una battaglia persa.
Perchè lo faccio?
Facile rispondere: non mi rassegno al declino.
Del resto l'atteggiamento opposto, cioè quello di non far nulla (e subire semplicemente il declino), non mi piace. Mi sa molto di rassegnazione, impotenza, resa.
Dunque, porto avanti la mia battaglia, anche se so che sarò sconfitto.

Se osservo il mio cane, molto vecchio, noto che lui non lotta, ma neppure si rassegna.
Si sforza di far tutto quel che faceva da giovane e, semplicemente, non fa più quel che non riesce a fare. Sembra accettare la sua condizione.
Se osservo me stesso, mi accorgo che ho un atteggiamento diverso: metto in atto tutti gli accorgimenti possibili per rallentare l'invecchiamento.
Io combatto.
Lui no.
È solo questione di cervello e coscienza maggiori?




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12 ottobre 2018

I Signori del Cibo, libro di Stefano Liberti (18-137)

I Signori del Cibo, libro di Stefano Liberti. (18-137)
In Italia, come in tutto l'occidente, le immigrazioni creano numerosi problemi. Il nuovo governo del mio paese, vi si oppone fieramente, attraverso i respingimenti dei naufraghi. La cosa è di una crudeltà inaudita, che mi ripugna. Ciononostante, mi chiedo anch'io come si potrebbe risolvere il problema, visto che, come si dice, non possiamo accogliere tutti.
Ebbene ho capito che i termini del problema sono ben diversi e spiegabili facilmente.
Ho letto infatti l'ottimo libro di Stefano Liberti I Signori del Cibo, ed. minimum fax (2016).
L'autore racconta la seguente storia a proposito del Ghana (ma anche molte altre di altri paesi), esempio lampante di ciò che sta accadendo.

A metà degli anni '90 (a seguito della creazione dell'organizazione mondiale del commercio) il Fondo Monetario internazionale (Fmi) e la Banca Mondiale (Bm) imposero al governo ghanese i seguenti interventi economici: privatizzazione di beni e servizi, taglio della spesa sociale (e perciò nessun aiuto ai produttori agricoli), rimozione dei dazi doganali. 
In tal modo il Ghana avrebbe avuto accesso a prestiti agevolati.
Così fu fatto e il paese fu letteralmnete invaso da prodotti alimentari provenienti dall'estero, tutti rigorosamente conservati: in sostanza fu invaso da scatolette a basso prezzo e perse il cibo fresco. L'agricoltura ghanese, che produceva il cibo fresco, per esempio pomodori, andò in crisi e molti contadini si trasferirono nelle città, come manodopera abbondante e a basso costo.
I costumi alimentari dei ghanesi cambiarono significativamente.
Le multinazionali occidentali del cibo guadagnarono significativamente.
(En passant: mentre i paesi in via di sviluppo come il Ghana furono costretti a non sovvenzionare più le proprie agricolture, l'Unione Europea continuava a farlo massicciamente, almeno fino al 2007)
Ma c'è di più.
Una parte dei contadini che si riversarono nelle città scelse la via dell'emigrazione. Alcuni per esempio finirono in Italia, in Puglia proprio a raccogliere pomodori, con una paga di 2 o 3 € all'ora, permettendo di mantenere un prezzo basso al prodotto, col quale l'agricoltura ghanese non poteva competere.
Risultato finale: un trasferimento di manodopera ricattabile e a bassissimo costo da un paese, in cui viveva sufficientemente, a un altro in cui vive malissimo al limite della sopravvivenza. Ma ciò consente di mantenere bassi i costi di produzione.

Riassumendo schematicamente:
  1. organizzazioni internazionali (apparentemente neutre, ma create dai paesi economicamente più avanzati) impongono a un paese scelte economico-sociali a danno della popolazione
  2. in tal modo annientano la produzione agricola locale, aprendo la strada alle importazioni di prodotti delle multinazionali del cibo (dei paesi sviluppati, ma spesso transnazionali)
  3. la distruzione dell'agricoltura libera manodopera a bassissimo costo
  4. una parte di tale manodopera emigra verso l'occidente
  5. in occidente lavora in agricoltura per produrre proprio ciò che produceva in patria, ma con paghe bassissime
  6. il basso costo della manodopera permette alle multinazionali del cibo di vendere prodotti a basso costo proprio nei paesi in cui l'agricoltura e stata distrutta dalle organizzazioni mondiali
  7. le multinazionali si arricchiscono
  8. le popolazioni rurali si impoveriscono al di sotto della dignità umana.
Pertanto l'immigrazione è un prodotto necessario di tutto il processo che serve a far fare più profitto alle multinazionali del cibo. Senza l'immigrazione i prodotti costerebbero di più e si venderebbero con più difficoltà nei paesi in via di sviluppo, riducendo i profitti.
L'immigrazione è assolutamente necessaria.  
Soprattutto quella clandestina, più ricattabile e dal costo inferiore.
Inutile opporvisi: è il risultato delle scelte economiche dei capitali finanziari, per far più profitto.


Ringrazio la vecchiaia lunga che mi ha permesso di aprire gli occhi su una questione cruciale del mondo moderno. 
Se fossi morto prima dei miei settant'anni, non l'avrei compreso.




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11 ottobre 2018

Memoria (18-136)

Memoria. (18-136)
All'ingresso nella vecchiaia, ero preoccupato della mia memoria, sia perchè mia madre in tarda età aveva avuto una perdita quasi totale di quella a breve termine (cosa che viene chiamata demenza!), sia perchè io stesso avevo vissuto numerosi episodi di dimenticanze, che facevano presagire una vecchiaia sempre più immemore (vedi le pagine 18, 41, 56, 61, 63 del 2012 e 180 del 2013).
Episodi e preoccupazione sono continuati per qualche anno, con l'aggiunta di aver cominciato a dimenticare anche parole più comuni e non soltanto nomi di autori o di luoghi.
Ora mi sto accorgendo che da qualche mese questi episodi sono scomparsi.
Sono meravigliato.
Secondo le mie previsioni avrebbero dovuto continuare e aggravarsi, tanto che ero intenzionato ad assumere un integratore a base di gingko biloba, ottimo appunto per rinforzare la memoria.
Mi piacerebbe pensare che il fenomeno si sia arrestato, che la mia vecchiaia non dovrà sottostare alla spada di damocle di un veloce deterioramento delle mie facoltà mentali.
Forse sì, si è momentaneamente arrestato.
Cosa che succede in vecchiaia: avere delle soste nell'aumento delle perdite.


Intanto per prudenza ho segnato sul computer la parola d'ordine per accedere alla mia posta elettronica.
Non si sa mai!


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09 ottobre 2018

Vecchio cane (18-135)

Vecchio cane.(18-135)
Il mio vecchio cane ha compiuto 17 anni. Approssimativamente i 90 anni degli esseri umani.
Quando passeggio con lui, si muove lentamente, passo dopo passo, con la coda rilassata e abbassata. Mostra proprio di essere un cane molto avanti negli anni.
Non è infrequente che qualche persona si fermi a osservarlo, a sorridere e a manifestargli affetto con un buffetto o una carezza.
Non c'è dubbio il cane vecchio fa tenerezza.
Mi son chiesto perchè, e se succede la stessa cosa con un uomo vecchio.
Il cane vecchio è l'antitesi del cane giovane. Tanto quest'ultimo è entusiasta, mobilissimo, prontissimo a cogliere qualunque segno esterno, tanto un cane vecchio è statico, si muove lentamente, centellina le attenzioni per ciò che gli sta intorno.
Nell'immaginario comune un cane è sempre un essere dinamico, molto dinamico. E i cani restano tali fino a tarda età. Sì, anche un cane vecchio è mobile. Ma quando diventa vecchissimo necessariamente si trasforma e diventa un altro. Ecco perchè il mio cane suscita attenzioni: è uno spettacolo più raro la staticità del cane, rispetto alla dinamicità che lo accompagna fino a tarda età.
Forse anche per l'uomo molto anziano si prova la stessa tenerezza. Si vede un corpo che fa movimenti a fatica, lentamente.
Solo che la transizione fra corpo scattante e corpo lento è lunga e piena di stadi intermedi, per l'uomo.
A differenza del cane, per il quale vi è proprio un salto fra prima e dopo.
E lo si nota di più.






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06 ottobre 2018

Osservatori (18-134)

Osservatori. (18-134)
Anche se procede con lentezza, il declino del mio corpo è costante.
Proprio questo è tipico della vecchiaia.
Quando ero nel pieno della vita matura, ho incontrato il pensiero di un maestro indiano, frequentando corsi dei suoi discepoli. Uno dei suoi insegnamenti più interessanti riguardava l'atteggiamento da tenere nei momenti più intensi della vita, come un dolore insanabile, una frustrazione insopportabile, o anche un comportamento che non si riesce a correggere (per esempio il fumare).
Il maestro suggeriva di diventare osservatori delle nostre vicende.
Cioè di assumere un atteggiamento esterno a noi e di osservare ciò che ci succedeva o ciò che facevamo. Questo modo di fare, nella sostanza, significa prendere una certa distanza, diventare distaccati, perfino dei nostri sentimenti più intimi.
Un modo per esserne meno coinvolti.
Potrebbe essere uno degli atteggiamenti più utili in vecchiaia, soprattutto nei confronti del declino, che non si può assolutamente evitare.
Serve per non piangersi addosso.


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05 ottobre 2018

Afte (18-133)

Afte. (18-133) 
Quelle piccole ulcere che si formano talvolta nella mucosa della bocca, mi hanno accompagnato per tutta la vita, a cominciare dai 10-12 anni. 
So che colpiscono molti anziani.
Fastidiose, dolorose, invalidanti. Non se ne conoscono le cause e neppure i rimedi.
Ebbene, da un mese esatto non ne ho più! (l'ho registrato accuratamente)
Come scrivevo nella pagina 18-127, da un pò di tempo ho ridotto drasticamente i dolci (a un dolce alla settimana) e mi faccio un lavaggio della bocca con olio di girasole ogni mattina.
Saranno stati i dolci eliminati, sarà stato lo oil pulling, fatto sta che me ne sono liberato (un mese di assenza è tanto!).
Stento a crederlo.
Avevo già sperimentato nei mesi precedenti che l'oil pulling è utilissimo a far recedere le afte che si sono già formate.
Certamente i dolci quasi quotidiani (una brioche al mattino, qualche biscotto a fine pranzo, talvolta un gelato bio la sera) facevano il loro danno. In più il lavaggio con l'olio evidentemente crea in bocca un ambiente sfavorevole alle afte. Del resto il lavaggio con olio dovrebbe essere una tecnica che elimina le infiammazioni. E non solo quelle della bocca, ma di tutto il corpo.
Aggiungo infatti che in questo mese sono stato decisamente bene e non mi è comparsa nessuna delle patologie tipiche dell'inizio d'autunno.
Che l'oil pulling sia davvero una panacea, utile nella vecchiaia?


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04 ottobre 2018

Mani (18-132)

Mani.(18-132) (04/10/18)
Il mio primo nipote ha quasi 7 anni. La nonna ha ricordato che è l'età giusta per imparare ad allacciarsi le scarpe.
È toccato a me.
Mi sono accinto di buona lena e in poco tempo ho imparato la tecnica corretta d'insegnamento e ho cominciato a far fare esercizio al bambino. Mi ha seguito, nonostante i primi numerosi insuccessi. Le sue mani non hanno ancora l'abilità piena è quindi faticano a fare quei movimenti che a noi adulti riescono facili. Ma alla fine del tempo assegnato, proprio nell'ultimo esercizio ce l'ha fatta! Più tardi è arrivato suo padre e lui, volendo mostrare la sua conquista al genitore, si è cimentato ed è riuscito una seconda volta.
Durante l'insegnamento osservavo con tenerezza la sua incertezza nel fare i movimenti corretti.
Migliorerà sempre di più e acquisirà tutte le competenze di un adulto.


Io non ho le mani d'oro. Non so fare tutti quei lavori in casa che alcuni miei coetanei fanno con disinvoltura. Ciononostante qualche abilità la posseggo.
Talvolta cerco di fare l'impossibile.
Come ieri quando avevo strappato un pezzo di nastro adesivo e l'avevo applicato a un foglio: tenendo tutto in mano con la sinistra cercavo di fare un risvolto al nastro per aprirlo poi più agevolmente.
Non ci sono riuscito.
Un tempo forse l'avrei fatto con destrezza. Ora non più.


Mani di bambini, mani di vecchi.
Un pò fragili entrambe.
Quelle dei bambini in crescita faticosa.
Quelle dei vecchi in caduta dolorosa.
Quante volte osserviamo anziani molto anziani che faticano perfino a estrarre le monete dal portamonete!
Ma quella è la meta, se si vive a lungo.
(vedi anche n. 28 e n. 75 del 2012)






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