30 settembre 2017

Bisogni di ottantacinquenni (17-150)

Bisogni di ottantacinquenni. (17-150)
Sto cercando di vendere il mio appartamento, per acquistarne uno che abbia l'ascensore. 
Il condominio nel quale si trova è abitato da persone tutte anziane.
Il più vecchio è il signor Toni che abita al primo piano con sua moglie, entrambi ancora autonomi, ma più che ottantenni.
Ieri sono passato a salutarlo e così si è voluto informare di come stava andando la mia vendita. Gli ho risposto che ancora non avevo avviato alcuna trattativa.
Ha soggiunto:"Spero che lo venda in fretta!"
Ho mostrato una qualche meraviglia per la sua speranza, così ha continuato:
"In condominio siamo tutti anziani, sarebbe bello avere una coppia giovane!
E poi: un appartamento è vuoto da anni, il mio dirimpettaio viene solo la sera a dormire, la tua ex moglie stava qua solo sei mesi l'anno. Per non parlare di Nino che risiede dalla figlia in america per quattro o più mesi. O Gianni o Claudio che molto spesso sono assenti per mesi interi. Insomma qua non c'è più nessuno!"
Ho sorriso e concordato colla sua descrizione.

Quando si invecchia anche il vicino di casa è importante, specialmente se più giovane. Non tanto per subissarlo di richieste d'aiuto, quanto per il calore di avere una vicinanza e per la sicurezza di poter contare su qualcuno in caso di emergenza.
Il sig. Toni è concreto: se non c'è nessuno è peggio, per un vecchio.

(Sto inoltrandomi di più nella vecchiaia: incontro sempre più spesso dei grandi anziani.)

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

29 settembre 2017

Come le scimmie (17-149)

Come le scimmie. (17-149)
La mia passione di questi ultimi anni è il cibo.
O meglio la dieta migliore per l'essere umano.
Poichè ho una formazione scientifica, per farmi un'idea del cibo migliore, consulto testi, articoli scientifici, partecipo a convegni. Ma, come disse qualcuno, progredire nella conoscenza talvolta è come entrare in una caverna: più ci si inoltra più è buio e meno ci si vede. A volte è necessario usare più il buon senso che la ricerca, o almeno entrambi.

Una delle ricerche che mi hanno più colpito è stata quella di Boyd-Eaton e Konner comparsa molti anni fa (1985) che traeva delle considerazioni sui nostri progenitori antichi (gli uomini del paelolitico):
il corpo umano è geneticamente programmato per seguire la dieta dell'uomo antico e non la dieta moderna; il patrimonio genetico dell'uomo moderno si è stabilizzato circa 40.000 anni fa e successivamente non è cambiato; l'invenzione del neolitico (agricoltura e allevamento) è avvenuto soltanto 500 generazioni fa e non ha comportato nessun cambiamento genetico di adattamento al nuovo cibo; passando dal paleolitico al neolitico la durata della vita è diminuita, la statura è diminuita, le malattie sono aumentate.
La conclusione dei due ricercatori è la seguente: il corpo umano è stato più plasmato dal lungo tempo trascorso dalla comparsa di homo (1.500.000 anni) che non dal breve tempo trascorso dopo l'invenzione di agricoltura e allevamento (10.000 anni).
Dunque la dieta migliore è quella dell'uomo del paleolitico.

Non faccio ricerca scientifica e dunque non ho dati per garantire ciò che dirò fra breve, ma uso del buon senso e dei ragionamenti deduttivi.
Se è vero ciò che dicono i due studiosi sopracitati, perchè non estendere il ragionamento più indietro nel tempo?
Il genere homo appartiene alla famiglia degli ominoidi, della quale fanno parte
scimpanzè, gorilla, oranghi. Prendiamo solo gli scimpanzè che sono i più vicini a noi, condividendo con noi il 98,76% dei loro geni. Ci siamo separati geneticamente da loro circa 5.000.000 di anni fa. Ma la grande differenza fra noi e loro riguarda quasi escusivamente il gene dell'encefalizzazione. I geni riguardanti l'apparato digerente sono praticamente gli stessi (tranne amilasi salivare, apparato dentale, capacità di digerire il latte in età adulta). Che cosa mangiano gli scimpanzè?
Frutta, verdura a foglia verde, semi. Solo eccezionalmente insetti e animali di piccola taglia (5%). E tutto rigorosamente crudo.

È ragionevole pensare che questa potrebbe essere una dieta più confacente alla nostro genere, alla nostra genetica?
Secondo me basta provare.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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28 settembre 2017

Anziani prossimi ad andarsene (17-148)

Anziani prossimi ad andarsene. (17-148)
Ho saputo che il mio pasticcere è in fin di vita.
Il cancro.
Alcuni anni fa aveva avuto un infarto, dal quale si era ripreso. Aveva perso chili, si era assoggettato a un regime alimentare moderato.
Poi, passata la paura, aveva ricominciato con lo stile di vita di sempre.
Ancora una volta mi chiedo se la gente intuisca che lo stile di vita conta, per la salute.
Mi chiedo se si pensi di poter continuare a fumare per venti, quaranta o più anni, senza riceverne un danno. Di poter assumere alcol quotidianamente pensando di restare indenni (l'alcol è cancerogeno, come il fumo). Di poter assumere farmaci per decenni, impunemente.
Mi chiedo infine se non si pensi che la dieta conti, per la salute.
Mi rispondo che no, la gente non lo pensa.
Preferisce invocare la fatalità, la genetica sfavorevole, la vecchiaia.
Concludo che allora sia giusto ammalarsi.
Per restare in salute da vecchi occorre molta, molta, molta conoscenza e coscienza.

Il mio pasticcere ha la mia età, 71 anni.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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27 settembre 2017

Incontri con anziani (17-147)

Incontri con anziani. (17-147)
Nelle mie passeggiate coi cani sono molto abitudinario. Faccio sempre gli stessi percorsi. Così incrocio a volte le stesse persone, che, come me, passeggiano nelle stesse strade e orari.
Abitudinari anche loro.
Per lo più si tratta di vecchi.

Ne ho conosciuto uno di vecchiaia avanzata, ottantacinquenne.
Ha un fisico asciutto, magro senza dubbio. Cammina in modo spedito, si vede che è anziano, ma conserva una forma dignitosa. Mi ha detto che cammina per fare muscoli, perchè è stato operato per la ricostruzione delle teste di entrambi i femori. Gli ho chiesto se con le protesi sente dolore. Mi ha risposto che no, nessun dolore.
Poi ha aggiunto:"Mi sono operato la prima volta 3 anni fa e la seconda l'anno scorso."
Ho pensato:"Quindi si può!"
Cioè ci si può far operare anche in età avanzata avendone beneficio.
Non lo credevo possibile. Pensavo che, se dovevo farmi operare alla prostata, dovevo decidermi entro un paio d'anni, perchè in tempi successivi (per esempio a ottant'anni) il recupero sarebbe stato lungo e penoso.
Certo, c'entra anche la buona genetica di quel tale, ma mi ha dato speranza che in tarda età quel minimo di possibilità (un'operazione) resta.

Ci siamo lasciati con un pensiero concorde: muoversi per gli anziani è fondamentale, anche quando non se ne ha voglia; si muore quando non ci si muove più.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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24 settembre 2017

Ancora sulla complessità (17-146)

Ancora sulla complessità. (17-146)
Ho già scritto che noi anziani restiamo indietro rispetto al mondo moderno (vedi 17-137). Anche perchè talvolta è complesso.
Prendiamo per esempio lo smart-phone che tanto entusiasma i più giovani, per le molteplici funzioni che svolge e per nuove tecniche d'uso (il touch- screen, lo sfogliare le pagine, l'ingrandire le immagini, eccetera). So che "non è la fine del mondo" in fatto di difficoltà, eppure non ho nessun desiderio di apprendere anche le poche nozioni per usarlo. 
Nè so usarlo.
Non uso e non conosco i cosiddetti social: face-book, twitter, eccetera e neppure whatsapp.
Non desidero imparare altre complessità, oltre a quelle che ho imparato fino a questo punto della mia vita (computer, cellulare, stampante eccetera).
Il problema non è la difficoltà di apprendimento, ma la mancanza di motivazioni per apprendere altri marchingegni, altre tecnologie.
È un problema di "mente" diventata meno elastica.

Qualche tempo fa ho dovuto cambiare cellulare.
Ne ho acquistato uno elementare: che funziona soltanto come telefono.
Al diavolo tutto il resto!

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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23 settembre 2017

La complessità (17-145)

La complessità. (17-145) (23/09/17)
Fatico sempre più a gestire situazioni complesse.
Ho messo in vendità il mio appartamento, per comprarne un altro (con ascensore!) in cui andare ad abitare. Devo incontrare persone che desiderano visitarlo, gestire le agenzie immobiliari che, come falchi, hanno cominciato a telefonarmi per offrire i loro servizi, fornire copie della planimetria, organizzare le visite, gestire i siti nei quali ho pubblicato l'annuncio, rispondere alle email degli interessati, prendere nota delle osservazioni emerse negli incontri, eccetera, eccetera.
Un lavoro frammentato e noioso, ma utilissimo perchè sono fermamente convinto della necessità della vendita.
In questo bailamme non mi trovo a mio agio. Dimentico numeri telefonici, scordo a casa le planimetrie, ogni tanto mi sfugge qualcosa.
Alla fine il tutto quadra, ma con fatica.

Nessuno può togliermi dalla testa che dipenda dalla vecchiaia.
Non ho più la lucidità e l'organizzazione di vent'anni fa.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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21 settembre 2017

Il sonno dei bambini (17-144)

Il sonno dei bambini. (17-144)
Stamane sono stato con mio nipote più piccolo, un anno e mezzo, mentre i genitori erano al lavoro. Ha giocato per un paio d'ore, con intensità. Poi ha cominciato a dar segni di stanchezza e a sbadigliare. L'ho messo sul passeggino e l'ho portato in giro per casa per una decina di minuti. Si è addormentato quasi subito.

Per i bambini il sonno è fondamentale. Durante il sonno maturano. Così non solo dormono di notte, ma anche durante il giorno hanno bisogno di un paio di soste di sonno ristoratore.
È lo stesso anche per i vecchi. Più avanzano con l'età più hanno bisogno di dormire.
Ma sono due fenomeni diversi.
Nei bambini il sonno serve per crescere, per permettere al corpo di far avvenire tutte quelle reazioni che portano alla formazione dell'essere umano completo.
Nei vecchi serve a riprender fiato, perchè la riserva energetica finisce rapidamente, non a sera come nei giovani o nei maturi, ma già nel primo pomeriggio.
Più si diventa vecchi più c'è bisogno di moltiplicare le soste di sonno, fra un'attività e l'altra.

Quando mio nipote si addormenta, di solito prendo un libro e leggo.
Stamattina mi ha preso un certo torpore.
Ho dormito anch'io, insieme a lui.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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19 settembre 2017

Seduto sulle scale (17-143)

Seduto sulle scale. (17-143)
Ieri sera mentre rientravo dalla passeggiata tardo-pomeridiana coi cani, ho visto un anziano "avanzato" seduto sul terzo gradino della scala d'accesso di un condominio. 
Era un poco pallido, magro, ma alto. Una donna un pò più giovane era con lui, al telefono.
La donna diceva:"Aspetta che telefono a Carlo, verrà lui ad aiutarti."
Il vecchio le ha sussurrato:"Aiutami."
E la donna ha ribattuto:" E come faccio ad aiutarti? Non posso prenderti in braccio e portarti su."
Era chiaro che fatti due gradini per rientrare a casa, le gambe non l'hanno sostenuto e così si era seduto, incapace di fare quei sei o sette scalini per arrivare al piano della porta dell'ascensore (Il condominio era a 4 piani e sicuramente ce l'aveva).
Ho pensato di fermarmi e dare una mano, ma avevo i cani al guinzaglio e comunque il vecchio non era solo e sarebbe venuto qualcuno ad aiutarlo (il figlio Carlo?).
E poi sono vecchio anch'io: non so se sono in grado di sostenere un peso quasi morto di almeno sessanta settanta chili. 
Così ho continuato per la mia strada.

Sto cercando una casa che abbia l'ascensore che arrivi a piano terra. Perchè in età avanzata anche i pochi gradini per accedere a un piano rialzato possono costituire una barriera invalicabile.
Un modo per fare delle scelte in anticipo sui bisogni.
Cosa che dovrebbe essere tipica della vecchiaia.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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17 settembre 2017

Il numero dei morti (17-142)

Il numero dei morti. (17-142)
Il numero di morti in Italia è di circa 600.000 unità all'anno. 
Nel 2015 però vi fu un aumento di circa 54.000 unità. Aumento che gli statistici non furono in grado di spiegare e comunque minimizzarono, asserendo che si era trattato di una circostanza fortuita.
Infatti nel 2016 i morti ritornarono ai soliti valori.
Nei primi 6 mesi di quest'anno invece sono tornati a salire: se il tasso continuerà così anche nella seconda metà dell'anno, torneremo ai valori del 2015 e forse più.
Che sta succedendo?
Forze oscure si sono accordate per far morire più vecchi? C'è una macchinazione alle spalle degli anziani?
Il fatto è che a morire di più non sono stati solo gli anziani, ma un pò tutte le classi d'età.
Qualcuno ha detto che il peggioramento delle condizioni di vita, dovuto alla crisi di qualche anno fa, si riflette anche in un maggior numero di morti. 
Qualcun altro ha trovato una causa nel gran caldo del 2015. A onor del vero il gran caldo del 2003 ha prodotto un'impennata di morti, sia pur minore.
Vedremo come andrà a finire, anche quest'anno c'è stato un gran caldo prolungato.

(Mi viene in mente un altro motivo: in questi anni sono passati circa 15-20 anni dalla tumultuosa diffusione dell'uso del cellulare, tempo necessario per cominciare a vedere i primi danni, segnalati dal ricercatore svedese L. Hardell, alcuni anni fa. Ma bisognerebbe analizzare l'incremento dei morti per tumore cerebrale, per trarre conclusioni corrette.)


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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16 settembre 2017

I miai vicini novantenni (17-141)

I miei vicini novantenni. (17-141)
Stamattina sull'esterno della mia porta di casa ho trovato un post-it. Era della mia vicina anziana che mi chiedeva di passare da lei se fossi uscito. Ho suonato è mi ha chiesto se potevo andare ad acquistarle qualcosa al supermercato. 
Ho risposto che sì, dovevo uscire, ma un pò più tardi. Mi ha risposto che andava bene a qualunque ora. Così ho finito per tornare da lei con gli acquisti verso le 11e30.
Ho trovato lei e il marito mentre stavano pranzando. 
Non mi sono sorpreso più di tanto. Anch'io pranzo presto, un pò dopo mezzogiorno, solo che il loro orario mi pareva un pò troppo anticipato. La signora quasi a giustificarsi mi ha detto: "Pranziamo presto, per noia!"
Il pranzo era un'occasione per far qualcosa in una mattinata in cui non avevano nulla da fare: come tutti gli altri giorni, del resto.

Ho già scritto sulla noia degli anziani, un paio d'anni fa. La frase della signora mi ci fa ritornare. Con l'avanzare della vecchiaia diminuiscono le cose da fare, diminuiscono gli interessi e gli entusiasmi. Così per riempire un tempo vuoto anche preparare il pranzo è un'attività, che fa passare il tempo. 
Che fa sconfiggere la noia.

Sono sempre più convinto che ciò che fa morire sia il disinteresse per la vita. 
Finchè abbiamo interessi, viviamo.
Invece la noia uccide.


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15 settembre 2017

Un peso (17-140)

Un peso. (17-140)
I miei vicini hanno compiuto da poco 89 anni, entrambi.
Sono una buona fonte di conoscenza dell'ultima età, almeno per me.
Il giorno del compleanno abbiamo fatto gli auguri alla signora, che si è commossa di fronte alle nostre attenzioni. Parlando del più e del meno a un certo punto ci ha detto:
"Ho prospettato a mio marito l'eventualità di andare in casa di riposo!"
Lo ha detto con rassegnazione.
Ha aggiunto:"Ormai siamo un peso per i nostri figli."
Eppure entrambi hanno ancora una certa autonomia. In casa si arrangiano.
Hanno bisogno di aiuto soltanto per fare la spesa e per le visite mediche.

Nell'ultima età si diventa un peso per qualcuno. Difficile arrivarci in piena autonomia.
È un aspetto della fine della vita di cui tener conto. Non so che soluzioni prospettare se non quella dei condomini dell'Emilia, fatti solo da anziani, in cui i più validi aiutano i meno abili (e più anziani): in quel caso il peso per i figli diminuisce.
E per gli altri anziani occuparsi dei condomini è una scelta (anche a proprio vantaggio). 
Non un peso.

Forse, a occuparsi degli anziani dovrebbero essere solo altri anziani, non dei giovani.
Non dei figli.
Gli altri anziani li capirebbero di più.

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12 settembre 2017

Farmaci (17-139)

Farmaci. (17-139)
Non uso farmaci. O meglio non uso farmaci chimici. Ho nei loro confronto una sfiducia di fondo. Soprattutto nei farmaci che bisogna usare per lungo tempo. Magari per tutta la vita. Temo i loro effetti collaterali. Temo soprattutto che modifichino la "chimica" del mio organismo, con effetti nefasti. 
Prendere un farmaco che interferisce con il tuo equilibrio è pericoloso, perchè l'organismo deve trovare un nuovo equilibrio, al quale per genetica non è abituato.
Il mio nuovo medico di famiglia mi hadetto: "Se non vuoi farmaci è perchè non ti senti più forte di loro!"
Ma che commento è?
Facile rispondere paragonando il corpo umano a un'auto: se si prova a cambiar tipo di candele o tipo di benzina o lubrificante, succede un disastro. L'organismo umano è molto più complesso di un'auto, riesce a far fronte ai disturbi provocati da un farmaco, ma per un tempo breve, non certo per tutta la vita.
È incredibile la facilità con cui si prendono farmaci per mesi, anni. Perfino decenni.
Si preferisce eliminare un disturbo con una magica pillola, piuttosto che impegnarsi a risolverlo andando alla radice delle sue cause. Col risultato inevitabile che da qualche altra parte si producono danni.

Purtroppo gli anziani sono i più grandi consumatori di farmaci.
Non capisco se è perchè hanno rinunciato a curarsi veramente (tanto ormai si sentono prossimi alla fine) o perchè danno per scontato che il loro organismo non funzioni più e dunque ben vengano tutte le "pezze" che lo fanno funzionare ancora per un pò.

Altro che sfiducia nella loro forza!
È rassegnazione verso la decadenza dell'organismo.

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10 settembre 2017

Non ho speranza (17-138)

Non ho speranza: ai giovani non riesco a passar nulla. (17-138)
La compagna di mio figlio soffre da tempo di stitichezza. Il medico le ha consigliato di assumere un'acqua ricca di magnesio (Donat). Mio figlio sa che sono esperto di acque minerali e dei loro effetti sulla salute. Ma non ha pensato di chiedermi la benchè minima informazione. Per di più la ragione della stitichezza della compagna sta nella mancata assunzione di fibra vegetale: l'assunzione di magnesio è un palliativo, il problema è un altro. Mio figlio sa benissimo che mi occupo di alimentazione da 40 anni. 
Nessuna richiesta di consigli.
Sono ormai 40 anni da che i grassi (animali) sono stati demonizzati e che il problema dei chili di troppo è più legato all'assunzione di proteine. Eppure mio figlio e la sua compagna sono ancora legati a quel luogo comune: quindi ogni cibo acquistato deve avere grassi zero. Perchè così è più leggero!

Quando mio figlio era piccolo ho fatto i salti mortali per poterlo mettere in un asilo che mi garantisse laicità e approccio pedagogico serio.
Ora si tratta di mettere mio nipote alla scuola d'infanzia. Nella mia città, conosco quali sono le eccellenze e ho tidamente accennato ai genitori le scuole Montessori.
Indicazione totalmente ignorata a favore di una scuola con programma derivato dalle scuole di Reggio Emilia: ottima scelta, ma bisogna vedere come il programma viene applicato. E infatti da subito è emerso un certo affollamento delle classi, condizione che mina l'applicazione di ogni programma per quanto bello.
Ancora una volta non hanno usato le competenze che vi sono in famiglia.

Potrei continuare, con la loro negazione della necessità della raccolta differenziata dei rifiuti, o con la mancata difesa della nostra identità culturale, a favore di mode provenienti da altre nazioni e continenti.
Sono molte le scelte che i genitori dei miei nipoti fanno come se la mia generazione e le sue conquiste fossero state fatte invano.
Potrei essere un caso sfortunato.
Ma temo che invece sia una situazione generalizzata.
I figli non si avvalgono delle conquiste dei genitori.

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09 settembre 2017

Il mio meccanico d'automobili (17-137)

Il mio meccanico d'automobili. (17-137)
Ha cominciato a lavorare a 15 anni. Ora ne ha 75.
E' molto competente e appassionato d'auto.
Se sta facendo un lavoro su un motore è capace di dimenticarsi di mangiare, assorbito com'è dal risolvere i problemi di quel lavoro.
Mi ha confessato che di sera, quando va a letto, ripassa col pensiero tutte le azioni fatte su un'automobile, per verificare se ha scordato qualcosa nel rimontaggio. 
 
Pur essendo vecchio lavora ancora nella sua officina, ma è in difficoltà.
Non per l'età, nè per la caduta dell'interesse, nè per la mancanza di forza.
È in difficoltà perchè le nuove automobili si basano sull'elettronica sia per i controlli, sia per il funzionamento. E' un settore diverso da quello della meccanica pura del secolo scorso.
Avrebbe bisogno di strumenti nuovi, molto costosi.
Avrebbe bisogno di competenze nuove.
Il mio meccanico è stato sorpassato dal mondo moderno.
Non è più adatto ad aggiustare le nuove automobili (si rifugia nelle auto d'epoca).

Anch'io mi sento come il mio meccanico, non tanto nella professione, quanto nell'uso delle nuove tecnologie: computer, smart-phone e strumenti vari.
Non mi appassionano, così me ne disinteresso.
E resto indietro, come tutti i vecchi.

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05 settembre 2017

Un articolo di Umberto Eco (17-136)

Un articolo di U. Eco del 1997 sulla morte. (17-136) 
Riporto per intero un ironico articolo su come affrontare la morte, del noto semiologo scomparso l'anno scorso.
 
Non sono sicuro di dire una cosa originale, ma uno dei massimi problemi dell'essere umano è come affrontare la morte. Pare che il problema sia difficile per i non credenti (come affrontare il Nulla che ci attende dopo?) ma le statistiche dicono che la questione imbarazza anche moltissimi credenti, i quali fermamente ritengono che ci sia una vita dopo la morte e tuttavia pensano che la vita sia in se stessa talmente piacevole da ritenere sgradevole abbandonarla; per cui anelano, sì, a raggiungere il coro degli angeli, ma il più tardi possibile.

Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi ha chiesto: "Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?" Ho risposto che l’unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni.

Allo stupore di Critone ho chiarito. "Vedi," gli ho detto, "come puoi appressarti alla morte, anche se sei credente, se pensi che mentre tu muori giovani desiderabilissimi di ambo i sessi danzano in discoteca divertendosi oltre misura, illuminati scienziati violano gli ultimi misteri del cosmo, politici incorruttibili stanno creando una società migliore, giornali e televisioni sono intesi solo a dare notizie rilevanti, imprenditori responsabili si preoccupano che i loro prodotti non degradino l’ambiente e si ingegnano a restaurare una natura fatta di ruscelli potabili, declivi boscosi, cieli tersi e sereni protetti da un provvido ozono, nuvole soffici che stillano di nuovo piogge dolcissime? Il pensiero che, mentre tutte queste cose meravigliose accadono, tu te ne vai, sarebbe insopportabile.

Ma cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni i politici che propongono la panacea per i nostri mali, coglioni coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta. Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abbandonare questa valle di coglioni?"

Critone mi ha allora domandato: "Maestro, ma quando devo incominciare a pensare così?" Gli ho risposto che non lo si deve fare molto presto, perché qualcuno che a venti o anche trent’anni pensa che tutti siano dei coglioni è un coglione e non raggiungerà mai la saggezza. Bisogna incominciare pensando che tutti gli altri siano migliori di noi, poi evolvere poco a poco, avere i primi dubbi verso i quaranta, iniziare la revisione tra i cinquanta e i sessanta, e raggiungere la certezza mentre si marcia verso i cento, ma pronti a chiudere in pari non appena giunga il telegramma di convocazione.

Convincersi che tutti gli altri che ci stanno attorno (sei miliardi) siano coglioni, è effetto di un’arte sottile e accorta, non è disposizione del primo Cebete con l’anellino all’orecchio (o al naso). Richiede studio e fatica. Non bisogna accelerare i tempi. Bisogna arrivarci dolcemente, giusto in tempo per morire serenamente. Ma il giorno prima occorre ancora pensare che qualcuno, che amiamo e ammiriamo, proprio coglione non sia. La saggezza consiste nel riconoscere proprio al momento giusto (non prima) che era coglione anche lui. Solo allora si può morire.

Quindi la grande arte consiste nello studiare poco per volta il pensiero universale, scrutare le vicende del costume, monitorare giorno per giorno i mass-media, le affermazioni degli artisti sicuri di sé, gli apoftegmi dei politici a ruota libera, i filosofemi dei critici apocalittici, gli aforismi degli eroi carismatici, studiando le teorie, le proposte, gli appelli, le immagini, le apparizioni. Solo allora, alla fine, avrai la travolgente rivelazione che tutti sono coglioni. A quel punto sarai pronto all’incontro con la morte.

Sino alla fine dovrai resistere a questa insostenibile rivelazione, ti ostinerai a pensare che qualcuno dica cose sensate, che quel libro sia migliore di altri, che quel capopopolo voglia davvero il bene comune.
E’ naturale, è umano, è proprio della nostra specie rifiutare la persuasione che gli altri siano tutti indistintamente coglioni, altrimenti perché varrebbe la pena di vivere? Ma quando, alla fine, saprai, avrai compreso perché vale la pena (anzi, è splendido) morire.

Critone mi ha allora detto: "Maestro, non vorrei prendere decisioni precipitose, ma nutro il sospetto che Lei sia un coglione". "Vedi", gli ho detto, "sei già sulla buona strada."

Pubblicata sull'Espresso il 12 giugno 1997


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

04 settembre 2017

Cinque anni! (17-135)

Cinque anni! (17-135)
Oggi questo blog compie cinque anni.
All'inizio ero ansioso di sapere come sarebbero cambiate le mie idee con l'avanzare dell'età.
Oggi posso cominciare a fare dei confronti. E li ho fatti.
Mi sono riletto le prime cento pagine. E le differenze con oggi si notano.

Cinque anni fa entravo nella vecchiaia ed ero spaventato. Tutto mi pareva nuovo e in peggioramento. Temevo soprattutto il decadimento mentale. Vedevo la vecchiaia come un periodo di trepida attesa per la perdita di pezzi di vita (che mi parevano quotidiani).
Ero incredulo di essere diventato vecchio.
Cercavo in modo angosciato di trovare significati nella vecchiaia, di dare senso a ciò che mi accadeva. Vedevo attorno a me vecchi malati e mi attendevo di diventarlo anch'io.
Avevo fatto il pensiero che le malattie in vecchiaia sono buone, perchè aiutano la fine della vita. Capivo che la vita è una parabola e che ero arrivato al ramo discendente: dovevo farmene una ragione.
Di positivo: ero chiamato a diventare più prudente e più paziente. Ciò mi pareva buono.

Dopo cinque anni mi sono ... abituato alla nuova situazione!
Non vedo più la mia condizione con angoscia. La vecchiaia si può vivere bene almeno nei primi dieci-quindici anni: dipende dallo stile di vita. Le malattie non sono sorelle gemelle della vecchiaia: con la vecchiaia non c'entrano.
Ho accettato il calo di molte abilità: mi ingegno a sostituirle con altre o a tamponarle con la lunga esperienza di vita.
Durante gli ultimi due anni è comparso un aspetto assente nei primi tempi: l'invecchiamento della psiche. Ma ciò non mi ha terrorizzato. 
Dopo cinque anni mi sono pacificato con un altro cruccio dei primi momenti di vecchiaia: la dispersione delle mie competenze e del mio sapere. Oggi non mi interessa più.
Io sono altro da quello che so.

(curiosamente alla centesima pagina mi chiedevo: avrò altro da scrivere nei prossimi mesi-anni? E sono arrivato a 1200 pagine!)

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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