Un
articolo di U. Eco del 1997 sulla morte. (17-136)
Riporto per intero un ironico articolo su come affrontare la morte, del noto semiologo scomparso l'anno scorso.
Non sono sicuro di dire
una cosa originale, ma uno dei massimi problemi dell'essere
umano è come affrontare la morte. Pare che il problema sia difficile
per i non credenti (come affrontare il Nulla che ci attende dopo?) ma
le statistiche dicono che la questione imbarazza anche moltissimi
credenti, i quali fermamente ritengono che ci sia una vita dopo la
morte e tuttavia pensano che la vita sia in se stessa
talmente piacevole da ritenere sgradevole abbandonarla; per cui
anelano, sì, a raggiungere il coro degli angeli, ma il più tardi
possibile.
Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi
ha chiesto: "Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?"
Ho risposto che l’unico modo di prepararsi alla morte è
convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni.
Allo
stupore di Critone ho chiarito. "Vedi," gli ho detto, "come
puoi appressarti alla morte, anche se sei credente, se pensi che
mentre tu muori giovani desiderabilissimi di ambo i sessi danzano in
discoteca divertendosi oltre misura, illuminati scienziati violano
gli ultimi misteri del cosmo, politici incorruttibili stanno creando
una società migliore, giornali e televisioni sono intesi solo a dare
notizie rilevanti, imprenditori responsabili si preoccupano che i
loro prodotti non degradino l’ambiente e si ingegnano a restaurare
una natura fatta di ruscelli potabili, declivi boscosi, cieli tersi e
sereni protetti da un provvido ozono, nuvole soffici che stillano di
nuovo piogge dolcissime? Il pensiero che, mentre tutte queste cose
meravigliose accadono, tu te ne vai, sarebbe insopportabile.
Ma
cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che stai
lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il
mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che
coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli
scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni
i politici che propongono la panacea per i nostri mali, coglioni
coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi
marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta.
Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di
abbandonare questa valle di coglioni?"
Critone mi ha
allora domandato: "Maestro, ma quando devo incominciare a
pensare così?" Gli ho risposto che non lo si deve fare molto
presto, perché qualcuno che a venti o anche trent’anni pensa che
tutti siano dei coglioni è un coglione e non raggiungerà mai la
saggezza. Bisogna incominciare pensando che tutti gli altri siano
migliori di noi, poi evolvere poco a poco, avere i primi dubbi verso
i quaranta, iniziare la revisione tra i cinquanta e i sessanta, e
raggiungere la certezza mentre si marcia verso i cento, ma pronti a
chiudere in pari non appena giunga il telegramma di
convocazione.
Convincersi che tutti gli altri che ci stanno
attorno (sei miliardi) siano coglioni, è effetto di un’arte
sottile e accorta, non è disposizione del primo Cebete con
l’anellino all’orecchio (o al naso). Richiede studio e fatica.
Non bisogna accelerare i tempi. Bisogna arrivarci dolcemente, giusto
in tempo per morire serenamente. Ma il giorno prima occorre ancora
pensare che qualcuno, che amiamo e ammiriamo, proprio coglione non
sia. La saggezza consiste nel riconoscere proprio al momento giusto
(non prima) che era coglione anche lui. Solo allora si può
morire.
Quindi la grande arte consiste nello studiare poco per
volta il pensiero universale, scrutare le vicende del costume,
monitorare giorno per giorno i mass-media, le affermazioni degli
artisti sicuri di sé, gli apoftegmi dei politici a ruota libera, i
filosofemi dei critici apocalittici, gli aforismi degli eroi
carismatici, studiando le teorie, le proposte, gli appelli, le
immagini, le apparizioni. Solo allora, alla fine, avrai la
travolgente rivelazione che tutti sono coglioni. A quel punto sarai
pronto all’incontro con la morte.
Sino alla fine dovrai
resistere a questa insostenibile rivelazione, ti ostinerai a pensare
che qualcuno dica cose sensate, che quel libro sia migliore di altri,
che quel capopopolo voglia davvero il bene comune.
E’ naturale,
è umano, è proprio della nostra specie rifiutare la persuasione che
gli altri siano tutti indistintamente coglioni, altrimenti perché
varrebbe la pena di vivere? Ma quando, alla fine, saprai, avrai
compreso perché vale la pena (anzi, è splendido) morire.
Critone
mi ha allora detto: "Maestro, non vorrei prendere decisioni
precipitose, ma nutro il sospetto che Lei sia un coglione".
"Vedi", gli ho detto, "sei già sulla buona
strada."
Pubblicata sull'Espresso il 12 giugno 1997
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni
private:
holgar.pd@gmail.com
)