30 aprile 2016

Relazioni (16-066)

Relazioni. (16-066)
La mia compagna di tanto in tanto lamenta che la nostra relazione sia diventata povera.
Anzi mi accusa di sottrarmi alla condivisione, di starmene per conto mio, di evitare il dialogo.
Confesso che fino a qualche tempo fa ascrivevo queste sue critiche all'eterno dissidio fra uomo e donna: le donne desiderano parlare, gli uomini no.
Ma, recentemente, in un sussulto di autocritica, mi sono chiesto:” E se fosse vero?”
Cioè se in questi ultimi anni di vita mi stessi effettivamente isolando dagli altri, fatta la tara per la diversa sensibilità maschile e femminile a riguardo della comunicazione familiare?
Pensandoci bene qualche sintomo di questa tendenza lo noto anch'io.
Negli ultimi anni le relazioni con le persone mi interessano meno. Non sono curioso per esempio di conoscere più a fondo i miei colleghi, né di intavolare discorsi che non siano strettamente legati al lavoro.
Mi piace, sì, di essere sul palcoscenico, mostrarmi.
Ma non scambiare.
Temo di star cambiando e di non accorgermene.
Temo che sia un frutto avvelenato della vecchiaia.

L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
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29 aprile 2016

Il vecchio collega (16-065)

Il vecchio collega. (16-065)
Un vecchio collega è passato a trovarci sul posto di lavoro.
Buona forma fisica, mente sempre acuta. Ha circa 85 anni.
Sollecitato da alcuni di noi a ritornare almeno per qualche progetto, ha sorriso e replicato: 
“La libertà che vivo dopo il pensionamento è troppo grande. E la vecchiaia non è una brutta età da vivere. Tutt'altro.”
Prima di congedarsi ha voluto lasciarci una riflessione.
La vita è come l'attraversamento di un tratto di mare in barca. Se si muore giovani, è un naufragio. Se si muore vecchi, è un approdo. La naturale conclusione.”
Magnifica!
Non la commento.

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26 aprile 2016

Centauri (16-064)

Centauri. (16-064)
Stamattina, fuori dal parco dove vado coi cani, erano parcheggiate alcune motociclette di grossa cilindrata. Probabilmente un raduno di persone per fare insieme una gita da qualche parte.
Ho osservato i motociclisti: molti di mezz'età. Alcuni, vecchi addirittura. Nessun giovane.
È ovvio. Per acquistare questi mezzi occorrono ingenti somme di denaro, che solo individui già affermati in campo professionale, possono permettersi (non certo dei giovani).
Mi sono soffermato sui più vecchi.
Capelli bianchi, sovrappeso, ben equipaggiati con tute nere di pelle.
Mi sono immaginato che una passione, come quella per la moto, comincia da giovane e per alcuni continua per tutta la vita.
A dire il vero stonavano un poco quelle potenti moto vicino a degli anziani.
Come se velocità e vecchiaia, potenza e canizie fossero mal accoppiate.
Non voglio giudicare (ho rinunciato da molto tempo ad andare in moto, ben prima di arrivare alla terza età, ma non sono mai stato un appassionato).
A me è sembrata una manifestazione di rifiuto dei limiti dell'età.
Un attaccamento a valori giovanili che stridono in un vecchio.
Una volontà di non morire.
Forse però anch'io, con le mie diete o con le mie camminate in montagna, faccio lo stesso.

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25 aprile 2016

Se intorno a noi cominciano a morire* (16-063)

Se intorno a noi cominciano a morire.* (16-063)
Una settimana fa è morto un mio coetaneo.
Importante per la mia vita. Anzi un pezzo della mia vita.
L'anno scorso è morto il mio relatore di tesi all'università (solo qualche anno più vecchio di me). Due miei compagni di scuola sono già morti di malattia o incidente.
Tali scomparse non hanno certo impoverito il fronte numeroso dei miei compagni di vita.
Però intanto della generazione precedente alla mia è rimasta in vita una sola zia.
Dopo di lei sono io il più vecchio di famiglia.

Queste morti mi hanno portato a immaginare che succede procedendo nella vecchiaia fino ad arrivare a tarda età.
Pian piano se ne vanno tutti.
A novant'anni ci si sente soli.
Sì, ci sono figli e nipoti. Ma quello è il futuro. Vita futura.
Non ci appartiene.
Invece la nostra di vita è incarnata nelle persone che sono state nostri testimoni. Mancando quelle, perdiamo pezzi di vita.
È come se la vita si riducesse.
Da molto vecchi si fa il vuoto intorno a noi.

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24 aprile 2016

Come uscir di scena* (16-062)

Come uscire di scena.* (16-062)
Cioè come morire.
Non nel senso fisico, di cuore che si ferma, arterie che non fanno scorrere il sangue o reni che cessano di funzionare.
Ma nelle modalità di scomparsa da questo mondo.
Dopo lunga malattia dichiarata e conosciuta; o dopo lunga vecchiaia nella quale ci si è lentamente sottratti alla vita e si è scomparsi dalla vita pubblica.
Oppure ancora nel pieno della propria attività. Nel pieno di una vita che si continua a vivere pienamente.
È meglio scomparire d'improvviso? Oppure dopo un breve ritiro dalla scena, come ha fatto l'attore Paolo Poli (vedi 16-048)?
Fisiologica sarebbe l'uscita dopo una vecchiaia in cui ci si è ritirati dalla scena.
Migliore potrebbe essere la morte improvvisa (si è continuato a vivere fino all'ultimo).

Sotto sotto il termine stesso uscir di scena indica che rapporto si ha e si vuol avere con gli altri. Cioè se si concepisce la vita come essere al centro della scena (al centro di sguardi altrui), oppure essere al centro di se stessi.
Certo, non possiamo sceglierlo.

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23 aprile 2016

La morte di un coetaneo (16-061)

La morte di un coetaneo. (16-061)
E' morto un mio quasi-coetaneo. Aveva 73 anni.
Relativamente giovane, secondo la mia visione della vecchiaia (cioè non era ancora nell'età giusta per morire).
Era una persona con la quale avevo molto collaborato, circa vent'anni fa.
Anzi era qualcosa di più: mi aveva letteralmente aperto una strada, un modo di vedere alcuni aspetti della vita, che mi interessano ancora.
Nella mia città e nella mia regione è stato un promotore autorevole di un'alimentazione sana e di un'agricoltura senza veleni.
Onore al merito.
Tutto il mio impegno attuale a riguardo dell'alimentazione è cominciato con lui.

La sua morte mi ha colpito.
Per due motivi.
Uno: è il primo compagno della mia età giovanile/matura che muore. Vicino in età, vicino negli interessi. Parte del mio mondo. In un certo senso eravamo diventati vecchi insieme, anche se non lo vedevo da qualche anno.
Due: è morto di cancro ai polmoni.
Il mio convincimento attuale è che, con una buona alimentazione, certe malattie gravi della nostra società sono evitabili.
Ebbene lui era un vegetariano e consumava soltanto prodotti biologici.
Un colpo per le mie convinzioni attuali.
Unica consolazione (magra, per altro): era un forte fumatore di tabacco.
Asseriva che per i vegetariani il fumo non è poi così dannoso (giustificazione di un proprio malcostume, si potrebbe dire a posteriori).

Non c'è nulla da fare: le convinzioni devono continuamente essere sottoposte al vaglio della realtà.
Le idee sono importantissime, nella vita.
La realtà ancora di più.

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20 aprile 2016

Super-eroine (16-060)

Super-eroine. (16-060)
Sono rari gli anziani nella pubblicità. 
E sono usati soltanto per reclamizzare dentiere, farmaci, sussidi per la deambulazione.
Un'eccezione nella mia città.
Una catena di negozi di prodotti per la pulizia mostra un'immagine di una bella signora anziana. Molto anziana.
Promuove un prodotto per le pulizie che è … miracoloso.
La scelta dell'anziana non è del tutto congrua. Forse vuol significare che tutti, anche quelli della terza età, sono in grado di farcela col nuovo prodotto.
Forse volevano solo stupire.
Comunque sarebbe stata una scelta controcorrente, se il costume della signora non fosse stato quello di un super-eroe, anzi di una super-eroina.
L'immagine che ne esce è bizzarra. Il messaggio che arriva, pure.
Vestire l'anziana come un giovane, risulta grottesco.

Presentare una vecchia vera, non camuffata, poteva essere stimolante.
Ma la vecchiaia vera, nella nostra società è tabù.
Peccato.
Un'occasione perduta.

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17 aprile 2016

Libri* (16-059)

Libri.* (16-059)
Ho visitato ieri una antica biblioteca della mia città (nata alla fine del XVII secolo).
Amo i libri e quindi la visita mi ha dato grande piacere.
Non troppo estesa per numero di volumi (circa trecentomila), la biblioteca si caratterizza per il numero di testi antichi posseduti. Un migliaio di incunaboli, più di diecimila cinquecentine e, a crescere, decine di migliaia di testi del seicento e secoli successivi.
Il luogo è magico.
Un ampio salone con tre sale con i testi più antichi. Conservati entro armadi che sono essi stessi opere d'arte. Stupendi manoscritti, miniature preziose, prime edizioni a stampa di opere classiche, prima edizione della Divina Commedia. In più opere stampate in arabo, ebraico, armeno, dalla stessa biblioteca, che per circa duecento anni ha posseduto una stamperia propria.

La visita non l'ho fatta da solo.
Ero accompagnato da mio nipote di ...quattro anni!
Il bimbo si è comportato benissimo, ha raccolto quello che poteva. Ma già da tempo ha passione per i libri. Ne ha circa duecento che conosce a menadito.
E non sa ancora leggere!
Ovviamente era il più giovane frequentatore della visita (guidata) alla biblioteca.
Ma io ero il secondo in graduatoria. Sì, perchè i visitatori erano tutti molto anziani.
Come se il passato stimolasse la curiosità solo dei più vecchi.

Il rapporto con mio nipote, oltre che basarsi sull'affetto, si fonda anche sulla trasmissione delle mie passioni (fra queste il sapere). Così, l'anno scorso l'ho accompagnato in una prima escursione su un colle e quest'anno a visitare la biblioteca.
Mi viene spontaneo farlo.
Naturalmente, se ciò incontra il suo gusto e le sue inclinazioni, insisto nel proporgli avventure simili.
Se invece non fosse interessato, passo ad altro.
Un bel rapporto quello fra nonni e nipoti.
 
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16 aprile 2016

Les souvenirs (16-058)

Les souvenirs. (16-058)
Bel film francese di Jean-Paul Rouve.
Sulla vita, si potrebbe sintetizzare.
Comunque, sulle relazioni fra le tre generazioni principali: giovani, età di mezzo, anziani.
Film garbato, che racconta sentimenti normali, ottimista senza ingenuità, denso.
Il rapporto nonna-nipote è il più significativo, nel film. Non stride affatto la ricerca del futuro del nipote con il tuffo nel passato dell'anziana. Sembrano quasi complementari.
Non è neppure distonica la morte della nonna alla fine del film: coincide con lo sbocciare di un amore del nipote.
In tale quadro la morte fa parte dell'impostazione positiva.
Perchè è conclusione di un percorso di vita.
Ed è altamente simbolico che l'anziana muoia dopo un felice incontro con un gruppo di bambini (un'altra generazione ancora).
Come se vi fosse stato un passaggio di consegne.
Come se l'anziana avesse in quell'incontro portato a termine il suo compito.
Compiuto la sua vita.
Film da vedere.

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15 aprile 2016

Incoscienti* (16-057)

Incoscienti.* (16-057)
Mi stupisco sempre di più della mancanza di coscienza delle persone, a riguardo di molti aspetti della vita.
Naturalmente anche della mancanza di coscienza sugli effetti del cibo sulla salute.
E sì che la faccenda è molto elementare: ogni giorno ingeriamo almeno un chilo di materia solida e un chilo di liquidi. Poiché lo facciamo tutti i giorni per tutta la vita, l'influsso di tale quantità di materia sulla nostro corpo e di conseguenza sulla nostra salute non può essere minimizzato.
Al contrario, è straordinariamente importante.
Invece la gente non ci bada.
Poi si stupisce se arrivano una due o tre malattie, a volte molto serie.
Questo succede oggi (2016), un tempo in cui abbiamo accesso a tutte le informazioni che vogliamo, con un clic. Nel quale vi sono agenzie internazionali indipendente che fanno affermazioni perentorie sul cibo che fa male. In cui abbiamo a disposizione tutto il cibo e tutte le varietà di cibo che ci possono servire. Possiamo scegliere: non abbiamo penuria di questo o quel nutriente.

Se questo atteggiamento ce l'hanno i giovani, il mio stupore diminuisce.
Un poco perchè i giovani hanno molte risorse e non si ammalano rapidamente per fatti di cibo o di stile di vita (fumo, alcol). Un poco perchè hanno poca vita vissuta e perciò poca esperienza, pochi fatti da mettere insieme, dai quali trarre conseguenze.

Ma i vecchi?
Un settantenne dovrebbe aver accumulato così tante osservazioni sulla propria vita da sapere inequivocabilmente ciò che favorisce la salute o la malattia.
Invece moltissimi vecchi non fanno mai due più due uguale quattro.
Non traggono conseguenze.
Sono inesorabilmente inconsapevoli.

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13 aprile 2016

Non vedo più il gatto (16-056)

Non vedo più il gatto. (16-056)
Da qualche giorno non vedo più il gatto dei vicini.
Un bel gatto, quasi arancione, che sfrutta l'entrata e l'uscita dei condomini per farsi aprire il portone condominiale (e farsi suonare il campanello di casa sua!).
Mi sono informato, un po' allarmato. È malato e lo tengono in casa.
La mia preoccupazione nasce dal fatto che il gatto ha quasi vent'anni.
Come dire, un gatto “centenario”!
Il gatto mi ha fatto venire in mente un fatto analogo.
Non vedo più da alcuni mesi (da quanti?) un anziano di una casa vicino alla mia, che lavora in un piccolo orto condominiale, sulla strada delle mie uscite coi cani.
Era scontroso e salutava a fatica, ma lo incontravo tutti i giorni. O nell'orto o vicino a casa.
Era abbastanza vecchio (80?).
Non l'ho più visto.
Che sia morto o malato in casa?
Non ho elementi per dirlo.

Noi vecchi scompariamo così.
Non ci vedono più, ma si accorgono della nostra assenza soltanto dopo del tempo.
E più diventiamo vecchi meno sono le persone che si ricordano di noi.
Effimera la nostra presenza nel mondo.

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11 aprile 2016

Che fanno i grandi vecchi? (16-055)

Che fanno i grandi vecchi? (16-055) (11/04/16)
Come passa la sua vita un 85-90enne?
Quando è morta mia madre ho ereditato tre piante in vaso, molto rustiche.
Le ho trapiantate nel giardino condominiale. Ma per il resto non le ho più curate.
Talvolta però, vedendole piene di foglie gialle, mi sono ripromesso di potarle e concimarle. Senza dar seguito all'impegno preso.
É stata grande la mia sorpresa stamattina uscendo dal giardino: c'era qualcuno che stava togliendo le foglie secche alle mie tre piante!
Allora sono uscito per vedere bene chi stava facendo quel lavoro.
Seconda grande sorpresa: era la mia dirimpettaia quasi novantenne!

Attorno alla casa in cui abito vi sono almeno sei- sette novantenni.
Due non li vedo più. Stanno rintanati in casa con molta servitù (sono persone ricche).
Altri due li vedo raramente: quando passano sotto-casa per portare le immondizie ai cassonetti collettivi. O quando stendono (in due) la biancheria lavata sulla terrazza di casa.
L'ultimo, ho scoperto che di mattina presto fa ginnastica con una cyclette.
Restano i miei dirimpettai, che vedo più spesso
Passano il loro tempo leggendo (lui), andando a far la spesa (ancora lui), oppure cucinando o stendendo i panni lavati (lei).
Oppure compiendo gesti gentili e gratuiti, come appunto potare una pianta condominiale che ne aveva bisogno.
Imprevedibili vecchi avanzati!
Le loro vite sono ancora un mistero.

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06 aprile 2016

Renzo Arbore* (16-054)

Renzo Arbore.* (16-054)
E' un uomo di spettacolo italiano. 
Appassionato di musica, autore televisivo, innovatore nel modo di fare spettacolo, gira l'Italia (e il mondo) con L'orchestra Italiana (sua idea), una banda di una ventina di elementi, che suona soprattutto un repertorio di musica napoletana, l'unico genere veramente originale della musica leggera italiana .
Ieri ha tenuto un concerto nella mia città.
Spettacolo gradevolissimo, alta professionalità di musicisti e cantanti, la maggior parte di notevole bravura e fuori dal comune.
Soprattutto uno spettacolo coinvolgente, ironico, anche goliardico, ma sempre sotto il segno della leggerezza.
Arbore ha 79 anni. Tiene ancora il palcoscenico con padronanza.
Mi hanno colpito due aspetti.
Primo: Arbore parla di vecchiaia, della sua. 
Dice anche qualcosa di originale, quando afferma che la vecchiaia bisogna anticiparla
Far finta cioè di avere i guai dell'età avanzata quando ancora non si hanno (in fine spettacolo ha infatti simulato un lieve mancamento!). Così quando ci arrivano le defaillances, gli altri vi sono già abituati e … non se n'accorgono!
Secondo: l'età degli spettatori. Eravamo quasi tutti anziani.
E scatenati, trascinati dallo spettacolo coinvolgente.

Arbore ha condito la nostra età di mezzo.
È bello vederlo vecchio come noi.
Vedere che non teme la vecchiaia.
E che ne parla con ironia e umorismo.


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04 aprile 2016

I nodi al pettine* (16-053)

I nodi al pettine.* (16-053)
Un pensiero popolare elementare sostiene che tutti i vizi di gioventù si pagano in vecchiaia.
Nella realtà non è così.
Se si è forti fumatori, o vigorosi bevitori, o costanti mangiatori di carne (specialmente insaccata), il conto salato da pagare giunge molto prima della vecchiaia. 
Bastano 15-20 anni di tali stravizi per l'apparire di qualche seria patologia. 
Perchè, come dice la Oms, fumo alcol carne insaccata, sono sostanze cancerogene.
Se invece il loro consumo è più moderato, guai fastidiosi compaiono solo all'inizio della vecchiaia o anche successivamente.
Questa è l'origine dell'idea che vecchiaia significhi malattia.
Nei casi, diciamo così, meno gravi vi è un aspetto del quale non si tiene conto:
se si cambiano abitudini i guai diminuiscono, per cessare definitivamente in un tempo relativamente breve.
Quello che non si dice (perchè non si sa) è che basta effettuare dei cambiamenti quando cominciano i guai e tutto torna come prima!
Spiego meglio.
Il corpo reagisce ad anni di abitudini sbagliate (alimentari, alcoliche, da fumo, da caffè, ecc.) lanciando dei segnali. 
Pesanti.
Il corpo si ammala, è vero. 
Ma non è un processo irreversibile.
Se si cambiano abitudini, la situazione migliora nettamente, fino a giungere alla remissione delle malattie.
In vecchiaia i nodi vengono al pettine, è vero.
Ma sono nodi che si possono ancora sciogliere.
Basta cambiare.
 
Ma qui sta il punto.

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03 aprile 2016

Rassegnazione* (16-052)

Rassegnazione.* (16-052)
Mentre accompagnavo i cani al parco, ho raccolto un brandello di conversazione fra tre anziani, incrociati lungo la via che conduce corso di ginnastica per la terza età, che si tiene appunto in una palestra del parco.
Uno diceva: “Mi è venuto un dolore al collo che non riesco a farmi passare.”
L'altro: “Io invece ho una tosse che mi dura da un mese.”
L'anziana che era con loro ha concluso: “Tante piccole magagne!”
Anche se era implicito l'accenno alla vecchiaia, non l'ha dichiarato.
Mi ha colpito il suo tono rassegnato.
Pareva dicesse: non c'è nulla da fare - questa è la nostra condizione.
Siamo sicuri che sia così?
Non c'è veramente nulla da fare?
Penso di no.
Penso che questa sia l'opinione prevalente della società (occidentale) in cui vivo.
Ma è un pregiudizio. 
Aggravato dal fatto che è la società stessa che contribuisce a creare le condizioni perchè tutto ciò accada e il pensiero che tutto ciò sia normale.

Vecchi di tutto il modo occidentale unitevi!
Ribellatevi alla condizione di vecchiaia malandata che questa società costruisce per noi!

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01 aprile 2016

L'anziano del condominio di fronte (16-051)

L'anziano del condominio di fronte. (16-051)
Al mattino, spesso, mi alzo verso le sei.
Esco in terrazzo e per qualche minuto mi guardo in giro. Un modo per svegliarmi del tutto, ma anche di godere della realtà mentre la maggior parte della gente dorme.
Oggi mi sono soffermato sul condominio di fronte. La porta del soggiorno era aperta, la tenda tirata. Si intravedeva del movimento. Ma un movimento ripetuto, sempre uguale: una gamba che si spostava di lato. Sono rimasto confuso. Non capivo il significato di quel movimento. Poi ho compreso: qualcuno stava facendo ginnastica. Ho percepito meglio la situazione: vi era una cyclette e un individuo la stava usando.
L'appartamento al quale ho rivolto la mia attenzione è spesso chiuso. Mi dicono che un tempo era abitato da una coppia anziana. Ora vedo talvolta soltanto il marito.
Era lui che stamattina stava facendo ginnastica.
Si tratta di una persona avanti negli anni. Una decina più di me. Diciamo sugli ottanta.
Mi ha fatto piacere scoprire un altro vecchio avanzato così vicino a casa mia. Ero convinto che vi fosse soltanto la coppia che abita nel mio stesso pianerottolo condominiale.
I vecchi avanzati si vedono poco. Quando si vedono sono spesso fuori portata di dialogo. O perchè ammalati o perchè confusi.
Come l'anziano della villa accanto che ormai non vedo più per strada, o come la coppia che si muove soltanto nella grande terrazza della casa di lato al mio condominio.
Vecchi irraggiungibili.
Il vecchio dirimpettaio invece è ancora in salute. E ci tiene a mantenersi tale. Appunto con l'esercizio fisico.
Devo incontrarlo, devo conoscerlo.
Voglio parlargli.
Trovare vecchi ancora capaci (e che ci tengono a mantenersi tali) è un'occasione preziosa per i vecchi giovani come me.

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