31 dicembre 2015

Bilancio (15-200)

Bilancio. (15-200) (31/12/15)
Questo è il quinto capodanno che passo da che sono entrato nella vecchiaia.
Tempo di bilancio.
Cinque anni fa (circa) ero spaventato dalla vecchiaia. Complice una serie di dolori, malesseri e vere e proprie malattie che si erano instaurate nella mia vita.
Temevo malattie e perdite di capacità.
Ero pessimista.
Mi preparavo a combattere una dura battaglia, nella quale ero destinato a perdere.
Oggi, quasi cinque anni dopo, è tutto cambiato in meglio.
Numerosi malesseri sono scomparsi. Anche una vera malattia è scomparsa (l'iperacidità dello stomaco). E tutto senza assumere alcun farmaco.
L'aspetto più piacevole è il cambiamento dell'umore.
Cominciato quest'estate e mantenuto fino a oggi.
Sono diventato ottimista.
La tentazione di attribuire tutto alla mia dieta è forte.
Una dietà restrittiva, sì, e faticosa, ma impagabile nei risultati (sono vegetariano crudista).
Oggi sono contento di vivere.
Sono contento della mia condizione.
Sono contento di essere vecchio.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

29 dicembre 2015

Il bambino Down (15-199)

Il bambino Down. (15-199)
Un parente (non proprio vicino) ha avuto il terzo figlio.
Affetto da sindrome di Down.
Assolutamente inaspettata.
Tragedia, in quella famiglia. L'handicap di un figlio getta nello sconforto.

Qualche giorno prima della nascita avevo visto alla tv una giovane down italiana che, alle olimpiadi per disabili, aveva conquistato non so che medaglia d'oro.
Il servizio mostrava la grande dedizione dei genitori verso questa figlia meno fortunata e gli ottimi risultati ottenuti sul piano della felicità della ragazza.

La nonna del bambino appena nato, dopo i primi momenti, ha reagito con vigore dando tutta la sua disponibilità a quella famiglia perchè il bimbo possa avere il massimo di cure, attenzioni, possibilità.
La nonna è disposta a impiegare il resto della sua vita al servizio di questo nato.
Invece per i genitori vi è un cambio radicale di prospettiva. Possono pensare che la loro vita sia rovinata. E il pensiero che la loro vita, ancora lunga, sia ormai tutta indirizzata in quest'unica direzione, può gettare nello sconforto.
Per un vecchio è diverso (penso alla nonna).
La vita è già stata in parte compiuta.
Se si sacrifica quel che resta per un unico obbiettivo, ciò non è una tragedia.
Vi è diversità fra vecchi e giovani nell'affrontare le tragedie.


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28 dicembre 2015

Prestigio (15-198)

Prestigio. (15-198)
Stamattina al bar ho visto un anziano signore, un po' impacciato.
Mi hanno detto che era un medico chirurgo, ormai in pensione da anni.
Conoscenti che lavorano in ospedale mi riferiscono che nel loro ambiente di lavoro vi è una rigida gerarchia.
Il primario è il dio del reparto.
Ma un primario chirurgo viene addirittura prima di dio.
Dunque osservavo questo vecchio, un tempo chirurgo.
Un tempo godeva di grande prestigio.
Oggi è solo un vecchio.
La vecchiaia lo ha riportato fra noi, togliendogli quel prestigio.
Proprio come diceva Totò ne: “La livella”.
Un prestigio certamente esagerato.
La vecchiaia ristabilisce i giusti limiti delle persone.
Ci toglie il di più.
La vecchiaia ci fa ridiventare uomini.

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27 dicembre 2015

Non posso tacerlo (15-197)

Non posso tacerlo. (15-197)
Riflettevo ieri sul diverso atteggiamento che ho tenuto nella vendita della mia azienda.
Diverso dal mio solito, che è piuttosto timoroso.
Mi è venuto in mente un esperimento compiuto anni fa su due gruppi di ratti, appartenenti a due ceppi diversi: uno curioso e coraggioso e l'altro pauroso e timido.
Sono stati prelevati campioni di flora intestinali di entrambi i ceppi. Poi entrambi i gruppi sono stati trattati con antibiotici, per eliminare del tutto i microbi intestinali. Infine sono stati inoculati i batteri del ceppo timoroso nel gruppo del ceppo coraggioso, e viceversa.
Risultato incredibile: i ratti del gruppo timoroso sono diventati coraggiosi (ripeto: dopo aver avuto i batteri del ceppo coraggioso); quelli del gruppo coraggioso, timorosi.
Mi faccio dunque questa domanda: non è che avendo cambiato dieta (sono diventato vegetariano crudista), ho cambiato la mia flora intestinale, che mi ha fatto diventare più ottimista, volitivo e senza paura?
Oppure: non è che l'assunzione di alfa-latto-albumina, una proteina che prendo ogni mattina da un mese, mi abbia fatto produrre più serotonina (il cosiddetto ormone della felicità) e dunque fatto diventare più coraggioso? 
(la produzione di serotonina è proprio lo scopo dell'assunzione di alfa-latto-albumina).
Sono alla ricerca di fattori intestinali che modifichino l'umore e sanino le malattie (almeno alcune).
Li ho trovati?
Vediamo se quello che sto facendo mi sana l'ipertrofia prostatica benigna.
Poi potrò parlare.

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26 dicembre 2015

L'azienda (15-196)

L'azienda. (15-196)
Nelle ultime due settimane ho venduto l'azienda di mia proprietà.
Avviata ormai dodici anni fa, ben presto ho dovuto affittarla perchè non rendeva.
L'affitto mi ha salvato dal fallimento, ma è sempre stato fonte di ansia.
Ogni tanto si rompeva una macchina o vi era un'infiltrazione d'acqua o dovevo dirimere controversie coi vicini per via del rumore. Ricordo che per molti anni ho aspettato con preoccupazione l'arrivo dell'autunno (stagione piovosa nella mia regione), temendo per eventuali infiltrazioni d'acqua piovana, che avrebbero danneggiato l'attività e che avrei dovuto sanare io, come soggetto affittante.
In sostanza dovevo pagare somme consistenti per risolvere i problemi.
E denaro ne avevo poco.
Affrontare questi problemi mi ha sempre lasciato depresso, di umore pessimo.

Dunque in autunno aspettavo con trepidazione la fine dei patimenti, con la vendita già concordata alla società che aveva affittato la mia ditta.
Colpo di scena.
L'affittuario non ha il denaro per comprare. Prima mi propone una dilazione, poi i soci litigano, si accusano a vicenda. Da un esame del loro bilancio, la società è vicina al fallimento.
Tutto va a rotoli.
Devo trovare soluzioni in fretta, inaspettate, altri acquirenti.
La conclusione è stata positiva, ma durante le frenetiche trattative finali, tutto è parso più volte in bilico (e attualmente, a vendita effettuata, potrei essere ancora coinvolto in un eventuale fallimento dell'affittuario).
Ebbene in questa fase, in cui ho rischiato di perdere il mio capitale (che mi serve in realtà per pagare gli ultimi debiti), non ho mai perso la calma, la tranquillità. Il contrario degli anni passati, quando eventi ben più modesti mi postravano.
Che è successo?
Ho scoperto che la frenesia delle ultime concitate fasi aveva un certo fascino. 
Testimoniava una vita che pulsava. Sia pur irta di difficoltà.
Ero contento di viverla.
Ero contento di vivere.

Questo mi è capitato in vecchiaia.
Chissà cosa sarebbe successo, se fosse capitato dieci anni fa.
È la vecchiaia che mi ha dato questa serenità, questo cambiamento di prospettiva?



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25 dicembre 2015

Se non fossi vecchio (15-195)

Se non fossi vecchio. (15-195)
Se non fossi vecchio, sarei già morto.
E' ovvio.
L'unico modo per evitare la vecchiaia è morire prima.
Lo vogliamo davvero?
Penso, nessuno.
Però la vecchiaia si porta dietro un sacco di magagne: perdite, malesseri, malattie, depressioni.
Ho ripetuto spesso che vecchiaia non significa malattia.
Eppure ci si rassegna a viverla così, invece di cercare strade per viverla diversamente.
Si perdono così tutte le positività dell'ultima età.
E ce ne sono tante.

Mi sono sempre occupato di cibo, nella mia vita.
Mi sono fatto alcune idee, che mi parevano il massimo, nell'epoca in cui vivevo.
Eppure negli ultimi due-tre anni sono venuto a conoscere ricerche nuovissime.
Campi inesplorati fino a cinque anni fa.
Nella mia vita, proprio perchè sono vecchio (cioè ho molti anni), sto assistendo a un cambiamento radicale nel campo della dieta.
Altro che EXPO 2015!
E questo dà una sensazione bellissima.
Come se stessi vivendo nel futuro.

Gran cosa invecchiare!

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23 dicembre 2015

Vocabolario (15-194)

Vocabolario. (15-194)
Sono incappato nella parola vecchiaia, sfogliando il dizionario.
Per curiosità mi sono letto tutti i sinonimi, per vedere se prevalgono le voci negative o quelle positive.
Crepuscolo, senilità, vetustà, longevità. Ma anche decrepitezza, età cadente.
Quattro connotazioni neutre e solo due negative.
Gli aggettivi associati alla vecchiaia sono invece: decrepita, cadente, tremante, stanca, inferma, grave quelli negativi.
Robusta, vegeta, saggia, esperta, severa quelli positivi.
In sostanza positivo e negativo si equivalgono.
Ho cercato allora la parola vecchio, per avere delle conferme.
Sorpresa: i sinonimi di vecchio, sono per la maggior parte positivi o neutri. O meglio: su quaranta solo un terzo indica qualità negative. La maggior parte indica invece aspetti positivi come antico, centenario, longevo, patriarca, stagionato, vegeto, robusto, ferrigno eccetera.
Le parole nascondono pensieri, opinioni, sensazioni.
Forse le idee sulla vecchiaia, depositate nella lingua italiana nei secoli passati, non avevano tutta quella negatività che le attribuiamo oggi.

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22 dicembre 2015

Cane (15-193)

Cane. (15-193)
Il mio cane stanotte ha tossito molto, in due riprese.
Non si tratta di vera tosse, si tratta di problemi cardiaci (così ho capito, quando è morta l'altra mia cagna).
Mostra tutta la sua debolezza.
Mostra la sua vecchiaia.
Però è ancora vivace. 
Poi, poiché è di colore bianco, nasconde bene quella peluria biancastra che appare sui cani vecchi.
Insomma è un cane vecchio, che ha qualche acciacco, ma continua a portarsi bene. 
Chissà, entro uno o due anni potrebbe anche morire, ma finora vive la sua vecchiaia con dignità.
Soprattutto, è autonomo.
Grande cosa per un vecchio!

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21 dicembre 2015

Le altre (15-192)

Le altre. (15-192)
In questo diario scrivo poco di sesso. Ancor meno di relazioni sentimentali.
Perchè l'argomento mi interessa meno, dato il calo di ormoni.
Perchè, anche, sono appagato dalla relazione che ho con la mia compagna.
Il clima di complicità che si è instaurato fra noi, è superiore a qualunque altra possibile avventura.
Non che non veda che esistono altre donne, ma sicuramente non ho interesse a conquistarle. Non ho interesse a entrare in intimità con loro, fisica o psicologica.
A volte poi si tratta di donne più giovani: che faccio, mi metto a far loro da babbo?
Non esiste.
Il rapporto con loro diventa solo intellettuale. Può esserci una affinità sul piano del pensiero, una certa qual uniformità sugli interessi. Ma che si tratti di maschio o femmina poco importa.
Se ho comunanza di interessi con qualcuno, il suo sesso non cambia le cose.
Non dico che il rapporto diventi arido, solo mentale. Può anche essere affettivo, ma che si tratti di maschio o femmina, non produce molta differenza.
Questa è la mia vicenda. Solo mia.
So che vi sono settantenni miei coetanei che perseguono ancora intrighi sentimentali, storie di sesso, di tradimenti, innamoramenti.
Ma queste storie non mi appartengono.
Per principi etici, che finalmente ho raggiunto.
E un po' per fiacca (ricordo ancora con fastidio le vicende dei tradimenti, subiti o procurati).
Le esperienze passate, di quando ero un cinquantenne, sono dimenticate, superate, guardate con sufficienza da me settantenne.
Frutto di un'altra età.
A settant'anni, è diverso.

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19 dicembre 2015

Bianchezza (15-191)

Bianchezza. (15-191)
Mio figlio ha la barba che comincia a imbiancarsi.
Anzi ha parecchi peli bianchi.
Ricordo mia madre che, novantenne, mi guardava e diceva: “Dio mio, come devo essere vecchia, se ho un figlio che ha barba e capelli bianchi!”
Ecco, anch'io mi ritrovo con un figlio che sicuramente vecchio non è (44 anni), ma che mostra dei segni dell'età futura.
E' un segno per lui e per me.
Lui può bellamente trascurare questo segno, perchè ha molti anni davanti a sé, prima di entrare ufficialmente nella vecchiaia.
Io lo prendo come un segno inequivocabile di vecchiaia: se ho un figlio con peluria bianca, significa che sono vecchio.
Segno di realtà.
Che mi aiuta molto, perchè la mia ottima forma attuale mi nasconde ciò che sono.
Un vecchio.

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16 dicembre 2015

Il punto di svolta (15-190)

Il punto di svolta. (15-190)
Salgo le scale con i miei due cani. Uno ha 14 anni e sale lentamente, gradino per gradino. Incontro una signora anziana. Mi lascia passare e mi dice: “Il cane bianco sale con fatica!”
Ribatto: “E' vecchio, come me e lei. Noi vecchi fatichiamo a salire le scale.”
La signora coglie la palla al balzo: “Non faccia questi confronti! Fra me e lei c'è una bella differenza di capacità e di anni.”
Eh sì, la signora ne ha quasi venti di più.
Tutti vecchi dunque, ma molto diversi.

Mi chiedo quando avvenga il punto di svolta. 
Fra vecchiaia giovane e grande vecchiaia.
E anche come sia questa transizione. 
Rapida? Lenta? Impercettibile, in modo che uno si ritrova nell'ultima fase quasi senza accorgersene? Oppure improvvisa, in conseguenza di un incidente, di una malattia?
Ho l'impressione che sia un fatto personale. 
Ognuno ha il proprio punto di svolta.
Di sicuro c'è.

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15 dicembre 2015

Soddisfazioni (15-189)

Soddisfazioni. (15-189)
E' un periodo in cui sono soddisfatto di quel che faccio.
Soddisfatto nel lavoro, nelle mie ricerche, nei rapporti con le persone a me vicine.
Non è cosa di poco conto.
Essere soddisfatti ti fa vivere. Se sei vecchio e soddisfatto, non senti la vecchiaia.
Vivi la vita e non la vita che sta finendo.
Insomma la soddisfazione è un ottimo antidoto della vecchiaia.
E della morte.
Se vivi bene, non ti interessano vecchiaia e morte.

Mi son chiesto il perchè di tale soddisfazione. Dipende da eventi fortunati? Da eventi eccezionali e favorevoli (come una vincita alla lotteria)? No, perchè la mia vita è quella di sempre, il lavoro è lo stesso, le relazioni pure, le ricerche mi esaltano, ma questa è una costante della mia vita. Sono un po' fanatico, come dice il mio amico.
No, è l'umore che in questi ultimi tempi è cambiato. Sono spesso di ottimo umore. È cominciato tutto quest'estate dopo che ho trascorso una settimana a camminare in montagna (vedi 15-155). Al ritorno sono stato benissimo per un mese e mezzo. Devo anche dire che prima di quella settimana avevo cambiato la mia dieta: sono diventato vegetariano crudista. Che dipenda da quello? Non so, il fatto è che dopo un paio di mesi l'euforia è passata. Non stavo male, ma l'esaltazione dell'estate è passata (e ho continuato a essere crudista).
Ora invece l'umore è tornato molto alto.
Non ho il coraggio di dirlo, ma tutto è coinciso con l'assunzione di alfa latto albumina (vedi 15-174).Quell'integratore che ho preso per un mese aspettandomi che avesse influenza sulla mia ipertrofia prostatica benigna (IPB).
Dopo un mese nessun risultato (però adesso la assumerò per un altro mese), ma incredibilmente è molto migliorato l'umore.
Per forza, è una proteina con molto triptofano, precursore della serotonina: l'ormone della felicità.
Forse il miracolo si è avverato, non dove me lo aspettavo (la IPB).
Ma nell'umore.

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11 dicembre 2015

Concludere (15-188)

Concludere. (15-188)
E' incredibile come vi siano momenti della vita in cui si concentrano più e più eventi.
Questo per me è uno di quelli.
Mia figlia acquisita sta per finire le prove per un importante concorso. Un altro figlio comincerà un lavoro a gennaio prossimo (ha concluso un lungo tempo senza occupazione). 
Sto per vendere un'azienda (così finirò di pagare tutti i debiti).
Tutti eventi sotto l'insegna del “concludere”.
Progetti.
Avere dei progetti da portare a conclusione è un impulso potente per vivere.
La massima eccitazione si raggiunge appunto quando si sta per finire qualcosa.
Si raccolgono tutte le forze, non ci si risparmia, ci si dedica interamente a quell'unico obbiettivo. Si desidera che tutto finisca al meglio.

In vecchiaia si sta per concludere un gigantesco progetto: la nostra vita.
Dovremmo essere impegnatissimi a concluderla al meglio.
Ci sono relazioni da perfezionare, ultimi fili da intrecciare, ultimi dettagli da definire.
In vecchiaia dovremmo essere tutti occupatissimi.
Ed eccitatissimi.

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10 dicembre 2015

Come passo il mio tempo (15-187)

Come passo il mio tempo. (15-187)
Su questa tematica, negli ultimi tempi, ho scritto più volte (vedi 15-160, 170, 179, 186).
Sono alla ricerca dell'impulso ultimo che mi spinge a fare.
Ne faccio allora un elenco, per scoprire che cosa accomuna le mie varie attività.
Intanto lavoro ancora.
Dico che lo faccio per raggranellare un po' di soldi, visto che non ne ho tanti.
Non è così. Perchè lo farei anche gratis.
Accudisco i nipoti. Perchè i figli ne hanno bisogno.
Non è così. Lo faccio per avere una relazione con nuove vite. Spesso sorprendente.
Questo in fondo dà signficato al mio vivere.
Leggo libri su alcune tematiche fisse: alimentazione, medicina, chimica.
Vado a passeggiare in montagna.
Sto scoprendo che c'è un denominatore comune a tutte queste attività.
La passione.
In tutto quello che faccio c'è sempre la ricerca di coltivare le mie passioni.
Questo mi fa vivere in pienezza.
Non importa la morte, se, mentre si vive, lo si fa con passione.

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09 dicembre 2015

Far passare il tempo (15-186)

Far passare il tempo. (15-186)
Vedo vecchi che giocano a carte. Altri che fanno dei solitari. Altri guardano la tv.
Il primo impulso è quello di pensare: ”Dio, come sprecano il loro tempo!”
Infatti, potrebbero leggere, dedicarsi ai nipoti, fare qualcosa di utile.
Nel mio pensiero c'è un giudizio severo sul loro modo di vivere.
Sbaglio.
È forse migliore la mia scelta di leggere continuamente libri sull'alimentazione?
O anche quella di continuare a lavorare?
Faccio autocritica.
(Ma è un'autocritica che non elimina un pensiero recondito: in fondo in fondo le mie scelte sono migliori. Io sono migliore.)

Stamattina la mia compagna mi ha dato lo spunto per un pensiero diverso.
Elencando gli impegni che aveva questa settimana, è sbottata: “Tutto serve a far passare il tempo, finchè finisce la vita.”
E' così.
Giocare a carte, leggere libri, dedicarsi agli altri: sono tutti modi per far passare il tempo.
Finche non moriamo.
Non c'è differenza di qualità individuale. Sono tutti modi leggittimi.
C'è differenza di qualità sociale.
Questo sì.

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05 dicembre 2015

Assistenza (15-185)

Assistenza. (15-185)
I vecchi hanno bisogno di assistenza. È inevitabile.
Non dico i vecchi-giovani, ma dopo gli ottanta si perdono troppe abilità per farcela da soli.
Minor lucidità, minor mobilità, minori energie.
In genere se ne occupano le famiglie (i figli), almeno nel mio paese.
A volte non basta.
Prima che intervengano i cosiddetti badanti, veri e propri schiavi, che vigilano notte e giorno l'anziano, possono esserci altri aiuti.
Esempio: i vicini di casa.
Ho già scritto di condomìni (in un'altra regione del mio paese, nella quale vi è più vita sociale), costituiti prevalentemente da anziani, nei quali ci si organizza in modo che i vecchi ancora abili, aiutino i vecchi più anziani (non so chi l'ha detto, ma è vero: il parente più stretto è il vicino di casa).

A pensarci bene le persone più adatte a prendersi cura degli anziani sono proprio gli anziani stessi (quelli un po' più abili, quelli un po' più giovani).
Chi meglio di un anziano può capire un anziano?
E poi vi sarebbe un autentico scambio fra i due soggetti, assistito e assistente.
L'assistito avrebbe piccoli servizi, di cui ha bisogno.
Ma anche l'assistente trarrebbe beneficio dal contatto con uno molto anziano: quest'ultimo, con la sua stessa esistenza, svelerebbe al più giovane che cos'è l'ultima parte della vita.
Della quale nessuno sa niente (gente di età più giovane non saprebbe che farsene di queste informazioni).
Uno già vecchio considererebbe preziosa la presenza del molto-vecchio.

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04 dicembre 2015

Quando il corpo ha novant'anni (15-184)

Quando il corpo ha novant'anni. (15-184)
La moglie di mio figlio mi raccontava della madre inferma.
È diabetica grave, depressa. Le articolazioni delle gambe sono poco funzionanti.
In pratica non si muove più. Sta quasi sempre a letto.
Il tempo lo passa a guardare la tv.
Le figlie la accudiscono, come si accudisce un anziano genitore. Ma si creano tensioni. 
Fattori fisici e psichici si mescolano per creare una situazione difficile.
La figlia mi diceva, sconsolata: ”Il suo corpo non risponde più. Il medico mi ha detto che ha il corpo di una novantenne.”
Ma sua madre ha sessant'anni.

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03 dicembre 2015

L'anziana vicina (15-183)

L'anziana vicina. (15-183)
I rapporti con i miei due vicini di casa, entrambi quasi novantenni, si sono intensificati.
In pratica, si sono fatti coraggio e quando hanno bisogno, ci suonano alla porta. 
Ultimamente succede più spesso: l'età avanza e i margini di autonomia si assottigliano.
Qualche giorno fa è stata male la signora. Dice di avere avuto un innalzamento della pressione. A un certo punto ha visto tutto nero. Sembra che sia svenuta. Il marito l'ha sostenuta. Poi lei è venuta a chiedere aiuto.
È stata chiamata la figlia, il medico è venuto per una visita. Le ha fatto aumentare la dose di pastiglie per la pressione.
Il giorno dopo sono andato a sentire come stava.
Stava ancora male.
Mi ha detto che andava a letto.
Ha aggiunto: ”Solo a letto mi sento sicura.”

E' l'ultima fase. Quella in cui il letto, cioè l'immobilità, diventa la nostra vita.
Tutto diventa terribilmente difficile.
Tutto dà insicurezza.
È il tempo in cui ci si chiede se vale ancora la pena vivere.
La risposta è no.
E si è pronti per il gran balzo.

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01 dicembre 2015

Vita senza senso? (15-182)

Vita senza senso? (15-182)
Pensando ai miei vicini di casa, prossimi ai novanta, pensando alla loro vita, fatta di poche cose, di relazioni sporadiche, di modesti spostamenti, mi son chiesto: che vita è?
Anzi, più precisamente: è vita quella?
Se succedesse a me, questa restrizione, ne proverei gran pena.
Ma lo dico a partire dalla mia condizione di uomo ancora attivo.
Non so che succederà quando arriverò alla loro età.
Mi chiedo se la pochezza di quella vita, la pochezza della vita dei molto-anziani, non sia funzionale al distacco, che giungerà con la morte.
Come se la vita riducesse al lumicino l'attività delle persone molto anziane per dare meno sofferenza nel distacco.
La vita diventa poco o nulla: allora, finirla non produce sofferenza.
Sembra saggio.

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