Assistenza.
(15-185)
I
vecchi hanno bisogno di assistenza. È inevitabile.
Non
dico i vecchi-giovani, ma dopo gli ottanta si perdono troppe
abilità per farcela da soli.
Minor
lucidità, minor mobilità, minori energie.
In
genere se ne occupano le famiglie (i figli), almeno nel mio paese.
A
volte non basta.
Prima
che intervengano i cosiddetti badanti, veri e propri schiavi, che
vigilano notte e giorno l'anziano, possono esserci altri aiuti.
Esempio:
i vicini di casa.
Ho
già scritto di condomìni (in un'altra regione del mio paese, nella
quale vi è più vita sociale), costituiti prevalentemente da
anziani, nei quali ci si organizza in modo che i vecchi ancora
abili, aiutino i vecchi più anziani (non so chi l'ha detto, ma è
vero: il parente più stretto è il vicino di casa).
A
pensarci bene le persone più adatte a prendersi cura degli anziani
sono proprio gli anziani stessi (quelli un po' più abili, quelli un
po' più giovani).
Chi
meglio di un anziano può capire un anziano?
E
poi vi sarebbe un autentico scambio fra i due soggetti, assistito e
assistente.
L'assistito
avrebbe piccoli servizi, di cui ha bisogno.
Ma
anche l'assistente trarrebbe beneficio dal contatto con uno molto
anziano: quest'ultimo, con la sua stessa esistenza, svelerebbe al
più giovane che cos'è l'ultima parte della vita.
Della
quale nessuno sa niente (gente di età più giovane non saprebbe che
farsene di queste informazioni).
Uno
già vecchio considererebbe preziosa la presenza del molto-vecchio.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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