30 giugno 2014

Manoel de Oliveira (14-129)

Manoel de Oliveira. (14-129)
Regista portoghese, vivente, nato nel 1908.
105 anni! Ancora vivo e attivo. Il suo ultimo film è del 2012: Gebo e l'ombra.
Di corsa a vederlo. Da non perdere. Non solo per il suo valore artistico.
Ma per l'eccezionale numero di anni del suo regista.
Se ne sta parlando in questi giorni. Mi pare che abbia vinto un premio (Nastro d'argento?).
Forse è un buon film. Ma che importa, se anche non lo fosse?
È una straordinaria testimonianza di vita di un super-vecchio. Incredibilmente lucido.
Ti dice come si vede la vita dall'alto dei 105 anni.
Ha quarant'anni più di me. Capite? Mi può raccontare i miei prossimi dieci, vent'anni.
Come farsi perdere l'occasione di interrogarlo, chiedergli di tutto, sulla vita, sulla morte?
O almeno vedere le sue creazioni (i film), dalle quali succhiare il più possibile.
Cito gli ultimi film, fatti quando aveva già più di 100 anni: Angelica, Singolarità di una ragazza bionda, Cristoforo Colombo: l'enigma.
Mi sembra incredibile che la gente non si renda conto dell'eccezionalità di questa presenza artistica.
Uno che ti possa raccontare come è la vita dell'ultima vecchiaia, quella che non riusciamo più a imparare dai nostri molto-vecchi, che spesso hanno poca lucidità, poche parole da dirci, poca voce.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 sitrova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

28 giugno 2014

Nonni e nipoti (14-128)

Nonni e nipoti. (14-128)
E' faticoso prendere in braccio i nipotini. Ma fa piacere. Per il senso di fiducia che hanno i bambini verso gli adulti di famiglia. Fa piacere anche perchè ci si sente ancora forti, pur essendo vecchi. Sembra che non ci sia differenza fra il padre (quarantenne) e il nonno (settantenne).
Non è così. E bisogna essere prudenti.
L'altra sera ero in pizzeria con la famiglia. Ero in piedi. Ho voluto mimare come mio nipote si mette dietro di me, quando entriamo in casa e i cani ci vengono incontro. Così ho messo il nipote dietro alle mie gambe. Imprevedibilmente mi ha afferrato le gambe. Mi sono sbilanciato. Ho perso per un attimo l'equilibrio. Stavo cadendo all'indietro, sopra di lui. Fortuna ha voluto che ci fosse un tavolo vicino. Un appoggio insperato. Mi ha impedito di cadere sul bambino.
Bambino salvo, nonno salvo.
Mi sono meravigliato della mia instabilità. Di come un gesto piccolo mi avesse squilibrato.
Coi bambini dobbiamo stare più attenti, noi vecchi: per la loro imprevedibilità di gesti e per la nostra  ridotta capacità di controllo.

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27 giugno 2014

Il tempo che passa ((14-127)

Il tempo che passa. (14-127)
Dopo alcuni anni, sono ritornato nella sede della società di cremazione, nella quale avevo dato il mio contributo almeno per un decennio. Non è più lì. Neppure l'agenzia di pompe funebri è nello stesso luogo. Si sono trasferiti entrambi davanti al cimitero maggiore della mia città.
Sono entrato negli uffici. Mi ha accolta una signora giovane, a me sconosciuta. Non più la vecchia segretaria con cui avevo consuetudine. Anche il presidente dell'associazione è cambiato. Non lo conosco.
Ho fatto capolino negli uffici dell'agenzia, per salutare qualcuno dei vecchi conoscenti. Non c'erano. Al loro posto il figlio giovane di uno di questi, che ora dirige l'azienda di famiglia. 
E gli altri? Scomparsi. Ritirati o andati in pensione.
È naturale. Passano gli anni. C'è il ricambio.
Lo stesso è accaduto nella politica italiana. I nuovi governanti sono persone diverse dai vecchi personaggi che avevano diretto il paese negli ultimi vent'anni. Sono molto giovani.
Il tempo che passa è scandito proprio da questi cambi di persone.
È scandito dal cambio di generazione che detiene il potere.
Quando ti accorgi che chi comanda è giovane, è fatta, sei diventato vecchio.

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26 giugno 2014

Una poesia di Tagore (14-126)

Una poesia di Tagore. (14-126)
Forse l'ho già pubblicata nelle prime pagine di questo diario.
La riscrivo qui. Perchè è bella. La dedico al mio amico, defunto, Celestino Sensi, che avrebbe voluto fosse pronunciata al suo funerale.

Pace, cuor mio, che il tempo
           dell'addio sia dolce.
Che non sia morte ma completamento.
Che l'amore si sciolga nel ricordo,
           e il dolore in canzoni.
Che il volo attraverso il cielo
abbia fine nel piegarsi delle ali
sopra il nido.
           Fermati un istante ,
o Bellissima Fine, e in silenzio
          dimmi le tue ultime parole.
Mi inchino a te e sollevo la lampada
per illuminarti lungo il tuo cammino.
                                                      Tagore

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25 giugno 2014

In memoria di Celestino Sensi (14-125)

In memoria di Celestino Sensi. (14-125)
L'ho saputo in questi giorni. È morto due anni fa.
È stato il fondatore della società di cremazione della mia città. 
Avevo con lui un rapporto di stima e di affetto. Mi aveva chiesto di leggere al suo funerale una poesia di Tagore. Purtroppo non l'ho saputo e così non ho soddisfatto la sua richiesta.
Bisogna stare attenti con i molto anziani (Celestino era un novantenne). Non lasciar passare troppo tempo fra un incontro e il successivo. Perchè possono morire.
Ci sentivamo una volta all'anno. O d'estate o a natale. E spesso era lui che telefonava. Una lunga e affettuosa telefonata, in cui mi metteva al corrente delle ultime novità in materia di cremazione. Abbiamo saltato un anno.
Mi ripromettevo di contattarlo io, quest'estate. E invece ...
Celestino ha avuto il merito di ri-fondare la società di cremazione di Padova. La prima era stata fondata nel 1881, a opera di illustri intellettuali laici della nostra Università. Esisteva anche un crematorio, presso il cimitero maggiore. Cadde in disuso alla fine della seconda guerra mondiale.
Circa un secolo dopo, nel 1989, insieme ad altri cinque amici, la Socrem, venne rifondata e Celestino ne fu il primo presidente. Non erano più i grandi intellettuali della prima Socrem. Ma combattevano per l'idea in modo ferreo.
Sensi credeva nella cremazione, come modo migliore per il trattamento delle salme. 
Modo pulito, definitivo, ecologico, pietoso per i defunti, consolatorio per i superstiti (e rispettoso per gli addetti cimiteriali). 
Si battè a lungo per la diffusione dell'idea cremazionista. Riuscì a ottenere dal Comune la costruzione di un nuovo crematorio, e poi di una sala del commiato per i funerali laici.
Le sue battaglie sono state coronate da successo. Le cremazioni nel nostro comune sono passate dallo 0,7% del 92 a più del 50% di oggi.
Celestino, grazie.

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24 giugno 2014

Morti perfette (14-124)

Morti perfette. (14-124)
Scrittori antichi descrissero la morte di certi personaggi (molto anziani) come spegnersi della vita. Accompagnavano le descrizioni con la formula: "... si spense, carico d'anni e sazio di vita".
La morte come spegnimento, come conclusione, come sazietà di vita.
La morte del tutto è compiuto.
Questo mi attira. Anzi, lo desidererei per me e i miei cari.
Ricordo la morte nel sonno di uno dei presidenti della repubblica italiana, Sandro Pertini. La morte di Rita Levi Montalcini (Premio Nobel).
Qualche giorno fa ho accompagnato il mio anziano farmacista a iscriversi alla società di cremazione. Mi raccontava della morte di suo fratello, avvenuta pochi mesi prima, avvenuta come passaggio rapido fra la vita normale di tutti i giorni e la fine, in poltrona. Mi raccontava la morte di sua madre, avvenuta con le stesse modalità. Si augurava di aver ereditato il modo di morire dalla sua famiglia.
Sono morti perfette.
Perchè alcuni sì e la maggior parte no?
È lo stile di vita sbagliato? (alcuni di quelli che ho citato mangiavano pochissimo)
Esiste un modo naturale di morire?


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23 giugno 2014

Il manuale delle malattie psichiche (14-123)

Il manuale delle malattie psichiche. (14-123) (23/06/14)
La figlia di mia moglie è neuro-psichiatra. Ieri scherzando mi ha detto:" Ho trovato, nell'ultima edizione del manuale delle malattie mentali, una sindrome che si attaglia perfettamente alla tua mania per l'alimentazione e le diete!"
Ho riso. Lei è una persona deliziosamente spiritosa.
Comunque le ho chiesto di farmi fotocopia dei sintomi della "mia malattia".
Ho riflettuto, però.
Non mi sono accorto di star facendo un'ossessione di alcune questioni, che chiamo "i miei interessi"?
È vero che il mio interesse per questo ambito è molto più che culturale, perchè coinvolge anche i miei modi di vita, i miei comportamenti.
È vero che mi sembra di aver raggiunto delle verità importanti. E che mi sento in dovere di comunicarle al mondo intero.
Ma forse il mio orizzonte di vita si è veramente ristretto. Mi occupo solo di questioni fisiche materiali. Mi occupo del corpo, del mio corpo che invecchia e non di altro.
Sono incerto.
Noi vecchi dobbiamo vigilare sui nostri comportamenti.
Il rischio di derive è dietro l'angolo.
Devo  leggere di quella sindrome sul manuale.
Vuoi vedere che ...


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22 giugno 2014

Non ci credo (14-122)

Non ci credo. (14-122)
"Guarda che ultimamente, più volte, non ti sei accorto di un'auto che sopraggiungeva."
"Hai notato che sei inciampato due o tre volte negli utlimi giorni?"
"Stai diventando sempre più sordo!"
Chi ci sta vicino (una moglie, un figlio) si accorge delle nostre mancanze e ce lo dice.
Un aiuto prezioso per un anziano. Gli altri ti dicono quello che ti sta succedendo. 
Perdite inevitabili. Decadimento progressivo. È naturale, giorno dopo giorno diventiamo più vecchi.
La prima reazione è di negare. Non è vero. Punto e basta.
Poi subentra il sospetto. Lo dicono mossi da qualche recondito motivo. Da malanimo nei nostri confronti.
Solo alla fine ce ne convinciamo, ma a stento, ma solo parzialmente.
E comunque troviamo delle scuse per le nostre disattenzioni.
"Me n'ero accorto, ho frenato in tempo."
"Sono inciampato, perchè ero particolarmente stanco."
"Non sono io che sono sordo, sei tu che ultimamente parli male!"
Noi anziani siamo increduli di fronte al nostro nuovo stato di vecchiaia.
Ci sembra di poter continuare a godere delle abilità consuete.
Invece, progressivamente, le perdiamo.


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21 giugno 2014

Il nuovo crematorio (14-121)

Il nuovo crematorio. (14-121)
Sono andato a visitare il nuovo crematorio della mia città. 
Un impianto moderno con una grande sala del commiato per i funerali laici e salette più piccole per quelli con poche persone.
Ho ricordato il mio impegno a favore della cremazione, di vent'anni fa.
Il fervore di idee per divulgare questa pratica, la pubblicazione di un giornalino cittadino, i contatti con le società di cremazione della mia regione, i volantinaggi davanti al cimitero, la richiesta alle autorità di approntare una sala per i funerali di chi non è credente.
In vent'anni le cremazioni nella mia città sono passate dal 2-3% al 50%. Un successo clamoroso perchè la cremazione è la soluzione più ragionevole, più civile, più ecologica, più pacificante per chi resta.
Tutto questo fa parte del passato. Potrebbe nascere una nostalgia. Potrebbe sfociare in malinconia.
Per me non è così.
Ho una vita diversa adesso, piena anch'essa.
E la prospettiva di vivere un'altra vita, nei lunghi anni che mi si presentano dinanzi.


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20 giugno 2014

Un regalo (14-120)

Un regalo. (14-120)
Mi sono fatto un regalo. 
Ho passato due ore con un novantenne. Speciale il regalo, perchè l'anziano è speciale.
Mi aveva chiesto il favore di accompagnarlo a iscriversi alla Società di cremazione della mia città. L'ho fatto molto volentieri.
Ne ho approfittato per guardare il mio futuro possibile.
Il novantenne è speciale perchè si muove autonomamente (ha ancora la patente di guida), lavora ancora (part-time) nella sua azienda, è lucido e comunica bene con il prossimo.
Non è sordo, non ha le incertezze di comprensione che vediamo in molti vecchi.
Ha scritto di proprio pugno il testamento olografo necessario per esprimere la volontà di essere cremato; ha fatto domande per fugare alcuni dubbi. È stato soddisfatto.
Uscendo mi ha detto: "Mi sento liberato di un peso." Aveva timore di lasciare delle incombenze gravose alla figlia, a causa delle sue scelte in fatto di cremazione e sepoltura.
Ho approfittato dei tempi morti, durante il breve viaggio di trasferimento.
Gli ho chiesto se aveva paura della morte. Mi ha risposto di no. Il fratello è morto alcuni mesi fa. Un giorno, dopo aver pranzato, è andato a riposare e non si è più svegliato.
Spera di morire come il fratello, un quieto passaggio dalla vita alla morte. Anche la madre era morta in un modo simile.
Gli ho chiesto se si sentiva appagato della vita vissuta. "Non del tutto, anche se i rimpianti sono pochi" mi ha risposto.
Ha un cruccio. Non riesce a regalare i suoi libri (molti e di argomento specifico) a qualche biblioteca pubblica.
Un vecchio splendido.
Un bel regalo.

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18 giugno 2014

Bandiere (14-119)

Bandiere. (14-119)
Due settimane fa era la festa della repubblica (italiana). Ho esposto la bandiera (anzi tre bandiere). Faccio lo stesso quando è la festa della liberazione dal nazi-fascismo, il 25 aprile e il primo maggio, festa del lavoro. Nel mio isolato, poche bandiere. Feste poco sentite. Si gusta la giornata di vacanza e nulla più. Niente sui significati.
Io no, puntigliosamente a ogni ricorrenza espongo le mie bandiere. È una memoria per chi si è immolato a vent'anni per quegli ideali, di cui io vivo i frutti.
Da due giorni sono cominciati i mondiali di calcio in Brasile. Molte bandiere italiane sono comparse alle finestre e sulle terrazze delle case. Tifosi.
Si identifica l'orgoglio nazionale con uno sport. Certo, molto meglio delle guerre di un tempo. Eppure questa distonia nei valori mi fa male. Dovremmo essere orgogliosi per chi ha dato la vita per la costruzione del nostro stato moderno. E invece lo siamo per una ventina di giovani, abili nel giocare al pallone, ma pagatissimi e spesso coinvolti in casi di scommesse clandestine, di compravendita di partite, di combine poco sportive.
Mi salta all'occhio la vanità dei valori per i quali si espone la bandiera.
Da giovane ho fatto anch'io così: mi sono esaltato per le vittorie della nazionale di calcio.
Ma adesso che sono vecchio devo ricordare alle altre generazioni quali siano i valori fondamentali.
Noi vecchi abbiamo questo compito.
Ricordare le cose fondamentali.

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16 giugno 2014

Dormiveglia (14-118)

Dormiveglia. (14-118)
Sono caduto dal letto. Detta così, dovrebbe preoccupare. In realtà la cosa è più complessa e meno grave.
Mi stavo addormentando. Il gatto ha preso a miagolare ed è salito sul letto: stava vomitando. Mi sono riscosso, ho tentato di mandarlo via. Si è spostato sulla sua cuccia. Allora mi sono messo ginocchioni sul letto, spostato sul bordo e da lì ho tentato di cacciare il gatto anche dalla cuccia (almeno che vomitasse sul pavimento!).
Mi sono sbilanciato. Sono letteralmente volato fuori dal letto, andando a sbattere la testa contro il muro e il ginocchio per terra.
Mi sono fatto male.
Da vecchi continuiamo a fare le azioni che facevamo da più giovani. Ma il corpo reagisce in modo diverso. Perde più facilmente l'equilibrio, calcola male le distanze, non controlla bene gli slanci. 
Se poi si è un poco addormentati, il cervello funziona meno lucidamente.
Ho imparato anche da questo.
Attenzione agli stati di dormiveglia.
Sono pericolosi per noi vecchi.

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15 giugno 2014

Coetanei (14-117)

Coetanei. (14-117)
Da vecchi è un gran regalo poter frequentare dei coetanei. Se li frequenti spesso, puoi comunicare difficoltà, paure, stati d'animo riguardanti la vecchiaia (con le altre età non lo puoi fare).
Se li incontri sporadicamente, addirittura ogni tot di anni, ti fanno da specchio. Li vedi invecchiati. Vedi in loro la tua vecchiaia. 
Visione preziosa, perchè anche da vecchi ci si continua a vedere con le fattezze di quando si era giovani. Perchè sostanzialmente il nostro spirito non invecchia.
Lo scambio di informazioni che vi può essere con i coetanei dà conforto.
Opinioni diverse sugli stessi argomenti ci sollevano.
Socializzare le difficoltà ci alleggerisce.
È vero che si avrebbe più giovamento a frequentare anziani più esperti, tipo quelli di terza fascia. Ma proprio questi ultimi hanno più difficoltà di comunicazione. L'incontro potrebbe esere sterile.
Invece coi nostri coetanei ce la possiamo giocare fino in fondo. Non avremo illuminazioni sugli anni più avanzati, ma almeno ci facciamo le stesse domande, viviamo gli stessi dubbi, siamo presi da timori simili.

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14 giugno 2014

Lunghezze (14-116)

Lunghezze. (14-116)
Quando arrivi a sessant'anni, ti spaventa la fine della vita ormai prossima.
Errore.
La fine della vita non è affatto prossima.
Certo, ti può capitare una malattia grave e puoi morirne. Ma non è detto. 
Allora il tempo che ti resta è ancora molto.
È oggettivamente molto.
Ciò che ci fa vivere male la cosa è che quel tempo è l'ultimo.
Perciò alcuni, forse la maggior parte, non se lo vivono in pienezza, perchè lo guardano attraverso il filtro della sua ultimità
Siccome è l'ultimo, si perde la cognizione della sua lunghezza. 
Si ha inm mente solo il fatto che, dopo, c'è la fine.
Se invece ci si scorda che è l'ultimo, si vive una nuova lunga fase della propria vita, uguale, nè più nè meno, agli ultimi vent'anni che si sono appena vissuti.
Se si riflette un poco, gli anni appena vissuti (venti, per  esempio), sono un tempo denso di avvenimenti, di fasi diverse, molto lungo. 
Ecco, quello che ci aspetta è un tempo simile. Di una densità simile.
Di una lunghezza simile.

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13 giugno 2014

Tener viva la mente (14-115)

Tener viva la mente. (14-115) (13/06/14)
E' uno dei consigli che si danno ai vecchi.Tutti i libri sulla vecchiaia ne parlano.
Se ne parla perchè il declino mentale è dietro l'angolo. E allora tutti a consigliare letture di libri, settimana enigmistica, visite a mostre eccetera.
Non è necessario. La vita è piena di occasioni dalle quali imparare a tener viva la mente.
Per esempio qundo capiamo che dobbiamo aumentare l'attenzione.
Ho detto varie volte che da vecchi non è possibile agire attraverso automatismi. Bisogna pensare bene alle azioni che si compiono. La vecchiaia di per sè richiede più attenzione.
E la quotidianità ti offre molti spunti.
Per esempio i cani. Ne ho tre. Uno di questi, il più giovane, è indipendente e al parco, dove lo libero dal guinzaglio, tende ad andare per conto suo.  Ma solo se mi distraggo
Se invece sono concentrato su di lui (loro) il cane mi resta vicino.
È un bell'esercizio di attenzione. Non devo distrarmi. Devo vigilare in continuazione.
Anche così la mia mente così resta viva.

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12 giugno 2014

70 (14-114)

70. (14-114)
L'ho detto per approssimazione, senza pensarci. 
Compio fra poco sessantotto anni. Ma ho detto: "... quasi settanta..." a chi mi aveva chiesto l'età. Mi è uscito spontaneamente dalle labbra.
Queste approssimazioni le faccio spesso coi numeri. Ma applicate all'età non mi era mai capitato.
Appena detto settanta, ho subito realizzato la portata delle mie parole. Ho preso coscienza che era vero. Che grosso modo sono un settantenne. La cifra tonda è significativa, simbolica. Piena vecchiaia, mi verrebbe da pensare.
Quando sono entrato formalmente nella vecchiaia, non era il numero di anni a spaventarmi, ma il concetto. In fin dei conti 65 è solo un anno in più di 64. Sei sempre nei sessanta. Ora invece sto cambiando decina. Da sei a sette. E le cose cambiano. Non sono più un giovane vecchio. Sono un vecchio e basta.
Dire che ho settant'anni, mi ha fatto impressione.

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10 giugno 2014

Ricordi (14-113)

Ricordi. (14-113)
Ho scritto più volte che la vita di un vecchio si prospetta ancora lunga. Almeno per un vecchio di prima fascia.
Ancora più lunga è la vita già passata (nella mia di vita, mi sembra di aver vissuto almeno tre volte).
Tutto ciò genera ricordi. Tanti. Ricordi della mia famiglia d'origine. E poi quelli della famiglia che mi sono costruito. Infine ricordi degli ultimi vent'anni: la mia terza famiglia.
Noi vecchi abbiamo tantissime cose da ricordare. Abbiamo una memoria lunga. Piena zeppa di rimembranze. Sono quelle che ci assalgono quando ci mettiamo a pensare. Quando stiamo per conto nostro. Non abbiamo il tempo di annoiarci. Tante cose ritornano alla mente. Magari attraverso un odore, una visione fuggevole, una situazione.
Spesso i ricordi sono piacevoli (o ricordiamo solo le cose piacevoli!). Così in compagnia dei ricordi stiamo bene. Ci prende una qualche nostalgia, dolce, di pezzi di vita passati eppure così presenti nella nostra mente.
Siamo fortunati.
Possiamo vivere del presente. Ma possiamo vivere del passato. Un lungo passato.
È come se avessimo due o tre vite da vivere contemporaneamente.

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08 giugno 2014

Mi sono abituato (14-112)

Mi sono abituato. (14-112)
Quando sono entrato nella vecchiaia formale (65 anni), mi sono spaventato.
Mi è parso che molti segnali di vecchiaia fossero improvvisamente comparsi, tutti insieme. Allora, e per molti mesi, mi parve di perdere memoria, lucidità, forze, abilità.
Sono passati tre anni. Tutti quei segnali sono scomparsi. La memoria da allora non è peggiorata. La lucidità mentale è stata messa alla prova quest'anno nel lavoro e ho visto che regge bene. Le forze ci sono, non si sono progressivamente affievolite. Non ho notato grosse perdite nelle abilità.
Che succede? Si è arrestata la vecchiaia? Addirittura è regredita?
Non credo. In questi tre anni è diminuita l'ansia per la vecchiaia. Mi ci sono abituato. Convivo bellamente con la mia vecchiaia.
Mi sembra di essere entrato in un falsopiano, in cui non ci sono più salite all'orizzonte. O meglio c'è in fondo una vetta impervia, verso la quale mi sto dirigendo. Ma il cammino è ancora lungo. Solo in leggera ascesa, se non addirittura in piano.
La vecchiaia si può viverla anche così. Senza drammatizzare. Senza ansia. Senza enfatizzare le piccole defaillances che comporta.
Così vivendo, quasi non ce se n'accorge.
E ci si abitua facilmente ai cambiamenti.
Ci si abitua.
In attesa dell'ultima fase.
Ma quella è un'altra faccenda.

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