Mi
sono abituato. (14-112)
Quando
sono entrato nella vecchiaia formale (65 anni), mi sono spaventato.
Mi
è parso che molti segnali di vecchiaia fossero improvvisamente
comparsi, tutti insieme. Allora, e per molti mesi, mi parve di
perdere memoria, lucidità, forze, abilità.
Sono
passati tre anni. Tutti quei segnali sono scomparsi. La memoria
da allora non è peggiorata. La lucidità mentale è stata messa alla
prova quest'anno nel lavoro e ho visto che regge bene. Le forze ci
sono, non si sono progressivamente affievolite. Non ho notato grosse
perdite nelle abilità.
Che
succede? Si è arrestata la vecchiaia? Addirittura è regredita?
Non
credo. In questi tre anni è diminuita l'ansia per la vecchiaia. Mi
ci sono abituato. Convivo bellamente con la mia vecchiaia.
Mi
sembra di essere entrato in un falsopiano, in cui non ci sono più
salite all'orizzonte. O meglio c'è in fondo una vetta impervia,
verso la quale mi sto dirigendo. Ma il cammino è ancora lungo. Solo
in leggera ascesa, se non addirittura in piano.
La
vecchiaia si può viverla anche così. Senza drammatizzare. Senza
ansia. Senza enfatizzare le piccole defaillances che comporta.
Così
vivendo, quasi non ce se n'accorge.
E
ci si abitua facilmente ai cambiamenti.
Ci
si abitua.
In
attesa dell'ultima fase.
Ma
quella è un'altra faccenda.
(L’indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012
sitrova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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