08 giugno 2014

Mi sono abituato (14-112)

Mi sono abituato. (14-112)
Quando sono entrato nella vecchiaia formale (65 anni), mi sono spaventato.
Mi è parso che molti segnali di vecchiaia fossero improvvisamente comparsi, tutti insieme. Allora, e per molti mesi, mi parve di perdere memoria, lucidità, forze, abilità.
Sono passati tre anni. Tutti quei segnali sono scomparsi. La memoria da allora non è peggiorata. La lucidità mentale è stata messa alla prova quest'anno nel lavoro e ho visto che regge bene. Le forze ci sono, non si sono progressivamente affievolite. Non ho notato grosse perdite nelle abilità.
Che succede? Si è arrestata la vecchiaia? Addirittura è regredita?
Non credo. In questi tre anni è diminuita l'ansia per la vecchiaia. Mi ci sono abituato. Convivo bellamente con la mia vecchiaia.
Mi sembra di essere entrato in un falsopiano, in cui non ci sono più salite all'orizzonte. O meglio c'è in fondo una vetta impervia, verso la quale mi sto dirigendo. Ma il cammino è ancora lungo. Solo in leggera ascesa, se non addirittura in piano.
La vecchiaia si può viverla anche così. Senza drammatizzare. Senza ansia. Senza enfatizzare le piccole defaillances che comporta.
Così vivendo, quasi non ce se n'accorge.
E ci si abitua facilmente ai cambiamenti.
Ci si abitua.
In attesa dell'ultima fase.
Ma quella è un'altra faccenda.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 sitrova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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