24 giugno 2014

Morti perfette (14-124)

Morti perfette. (14-124)
Scrittori antichi descrissero la morte di certi personaggi (molto anziani) come spegnersi della vita. Accompagnavano le descrizioni con la formula: "... si spense, carico d'anni e sazio di vita".
La morte come spegnimento, come conclusione, come sazietà di vita.
La morte del tutto è compiuto.
Questo mi attira. Anzi, lo desidererei per me e i miei cari.
Ricordo la morte nel sonno di uno dei presidenti della repubblica italiana, Sandro Pertini. La morte di Rita Levi Montalcini (Premio Nobel).
Qualche giorno fa ho accompagnato il mio anziano farmacista a iscriversi alla società di cremazione. Mi raccontava della morte di suo fratello, avvenuta pochi mesi prima, avvenuta come passaggio rapido fra la vita normale di tutti i giorni e la fine, in poltrona. Mi raccontava la morte di sua madre, avvenuta con le stesse modalità. Si augurava di aver ereditato il modo di morire dalla sua famiglia.
Sono morti perfette.
Perchè alcuni sì e la maggior parte no?
È lo stile di vita sbagliato? (alcuni di quelli che ho citato mangiavano pochissimo)
Esiste un modo naturale di morire?


(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 sitrova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

1 commento:

  1. Tiziano Terzani ti smentirebbe. La miglior morte è quella preceduta da una significativa malattia, secondo lui.
    Una malattia che ti permetta di riflettere sulla tua vita, ma non le riflessioni comuni che facciamo quai sempre, le riflessioni di chi sa che sta per finire.
    Cosa ci passa per la testa quanso sappiamo, veramente, che sta per finire per noi? V.S.

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