31 maggio 2018

Olio pulente (18-075)

Olio pulente. (18-075)
Ho ri-scoperto una tecnica di guarigione portata all'attenzione scientifica circa vent'anni fa da un medico ucraino (F. Karach), ma risalente alla tradizione antica dell'India.
Si tratta di assumere a digiuno un cucchiaio di olio di girasole, di tenerlo in bocca masticandolo, succhiandolo, facendolo passare su gengive, palato e denti, senza deglutirlo, per circa un quarto d'ora e poi di sputarlo. Ciò che si sputa dovrebbe essere una emulsione di saliva e olio, di color bianco. Si raccomanda di non deglutirlo perchè l'emulsione conterrebbe batteri patogeni e tossine varie.
L'effetto è la disinfiammazione.
Prima di tutto di bocca e denti.
Ma è risultato efficace in numerose patologie: dal mal di testa alle malattie del sangue, dall'artrosi alle malattie intestinali, da quelle del cuore a quelle dei reni. Si dice che prevenga il cancro.
Naturalmente le prime a essere guarite (o nettamente migliorate) sono le infiammazioni gengivali, le afte, le carie dentali.
Io ho provato la terapia proprio per un'infiammazione della mucosa della bocca: abbastanza pesante (con una tumefazione sul palato in costante crescita), che però è guarita con una decina di trattamenti.
Si può fare la terapia una volta al giorno o anche più (fino a tre, sempre a digiuno) e continuare finchè non c'è la remissione dei sintomi. Ciò dovrebbe avvenire in pochi giorni.
Perchè non provare?

(l'autore non lo dice, ma io raccomando olio di girasole biologico)
(si può approfondire in internet digitando "olio pulente del dottor Karach")




(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

30 maggio 2018

C'è una ragione in più (18-074)

C'e una ragione in più. (18-074)
C'è una ragione in più per affermare che i vecchi sono privilegiati a riguardo del giudizio sul cibo.
La ragione più ovvia è che hanno mangiato di più, hanno fatto più esperienza dei vari alimenti, degli effetti del cibo sulla salute.
Perchè a quarant'anni, se tutto va bene, si ha un'esperienza di vent'anni.
A settanta, una di cinquanta!
E, in 50 anni, si possono fare molte osservazioni, delle analisi non da poco, si può aver letto di più. Si possono fare delle riflessioni, trarre delle conclusioni, farsi una teoria compiuta.
Ma la ragione in più è la seguente: i vecchi sono in un'età più vulnerabile (il corpo è diventato più fragile).
Ciò comporta che gli effetti di taluni alimenti si manifestino più rapidamente che da giovani. O addirittura che si manifestino da vecchi, ma non da giovani.
Esempio banale: la pizza, di sera, da giovani, scivola via senza conseguenze.
Da vecchi, come minimo, ti produce acidità di stomaco per tutta la notte.




(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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28 maggio 2018

Continuità (18-073)

Continuità. (18-073) (28/05/18)
Ho una nipotina di quasi tre anni. I genitori hanno deciso di mandarla all'asilo nido quando non aveva ancora un anno, dunque questo è il terzo e ultimo anno di nido che frequenta. L'anno prossimo frequenterà la scuola d'infanzia. Un altro ordine di scuola.
La scuola, attentissima al valore simbolico di questo passaggio, ha organizzato una specie di cerimonia per il conferimento del diploma di nido per quei bambini che finiscono il ciclo.
Piccola cerimonia, semplice, ma curata, alla presenza di genitori e nonni.
È stato emozionante per bambini e parenti presenti.
I bambini, tutti vestiti con una semplice tunica rossa, erano seduti da un lato. Dall'altro stavano i parenti. Un maestra chiamava i bambini uno per volta, li faceva salire su una pedana rialzata, dava loro il diploma con tanto di foto e metteva loro in testa il tocco (cappello nero cilindrico a tesa larga, a somiglianza di quanto avviene nelle cerimonie di laurea di primo livello in Usa). Infine si complimentava per la fine del ciclo e dava loro la mano. 
I genitori applaudivano. I bambini tornavano a sedere al loro posto, composti e silenziosi.
È stato emozionante. 
Per la serietà di quei piccolini e per il carattere di importante cerimonia dato dalla scuola.


Quando ero giovane padre, avevo il problema di mandare mio figlio in una scuola d'infanzia, diversa da quelle disponibili nella mia città (quasi tutte religiose cattoliche). Ebbi la fortuna di incontrare un gruppo di genitori che aveva il mio stesso problema e che aveva costituito un asilo privato, chiamato "asilo anti-autoritario". Vi iscrissi mio figlio e partecipai all'esperienza. Eravamo un'avanguardia. Testimoniavamo un bisogno. Non ci piegavamo alla routine delle scuole cosiddette normali.


Sono passati più di quarant'anni da allora. Eppure altri genitori (praticamente la generazione successiva) hanno avuto il nostro stesso problema e vi hanno risposto in modo molto più brillante.
La scuola frequentata da mia nipote è perfettamente strutturata e all'avanguardia per quanto riguarda la pedagogia.
Sono commosso per come vi sia stata una continuità di intenti fra la mia generazione e quella successiva, senza che ci abbiano copiato, senza che vi sia stata trasmissione di modelli e strutture. 
Basta trasmettere il bisogno: poi ogni generazione sceglie la forma che più le si confà.


Il nido frequentato da mia nipote è un nido Montessori.
Metodo diffuso nel mondo già a partire dagli anni trenta del XX secolo!






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26 maggio 2018

Non è così (18-072)

Non è così. (18-072)
A settant'anni si è vecchi. 
Senza "se" e senza "ma". 
L'ho scritto quando ho raggiunto quest'età. Volevo intendere che, raggiungendo i settanta, l'aspetto non può più essere camuffato e le defaillances proprie della vecchiaia ci sono tutte.
Eppure ...
Ho incontrato dopo molti anni un mio quasi amico di gioventù e dell'età matura.
Forma splendida. E ha compiuto or ora i settanta.
Mi ha confessato che qualche perdita di memoria l'ha avuta. Ma per il resto ... Soprattutto nell'aspetto. Non solo ha una buona carnagione, ha un certo vigore fisico (pratica yoga "spinto") e ha continuato a fare tutto ciò che faceva 10-20 anni fa.
Ha in sovrappiù degli incredibili capelli neri!
Confesso che l'ho invidiato.
Certo non so di più della sua vita più interiore (anche se mi ha confessato che deve accudire per tempi prolungati una nipote di tre anni e mezzo e quando finisce la giornata è esausto).
Ma l'apparenza non è quella di un vecchio.

Nella stessa casa in cui abita, vi è anche un mio compagno di scuola, che ha la mia stessa età. Anche lui forma smagliante. Aspetto incredibile.
Lo stesso mi era capitato l'anno scorso con altri due miei coetanei: aspetto invidiabile.
Altro che vecchiaia!

Che sta succedendo?
Trovo sempre più persone della mia generazione (lo ripeto, la terza che gode di una vecchiaia lunga, in tutta la storia dell'umanità, centomila generazioni!) che sembrano aver arrestato il passare del tempo. Come se non solo la vita si sia molto allungata, ma anche che la vecchiaia stessa compaia molto più tardi.
Il mio quasi amico mi ha confessato che a settant'anni si sente di essere entrato nella quarta giovinezza!


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24 maggio 2018

Boicottaggio (18-071)

Boicottaggio. (18-071)
Ho cominciato la mia personale lotta contro le modernità.
Qualche mese fa, infastidito dalle complicazioni per la configurazione della banca elettronica, ho annullato l'opzione: ora sono senza banca elettronica.
Svantaggi?
Neanche uno! Vado allo sportello come ho fatto nei 50 anni precedenti.
Nei supermercati che frequento, hanno introdotto le casse automatiche: una soprattutto era complicata e sempre richiedeva la chiamata di un addetto in carne e ossa.
Ho deciso di non usarla più.
Userò le casse con cassiere, come ho fatto nei 50 anni precedenti.


La banca mi ha comunicato che la mia carta di credito cesserà di essere usabile dopo la sua prossima scadenza (giugno 2018), per motivi di sicurezza.
Ottimo, rinuncerò alla carta di credito! Nei miei primi 40 anni di vita non l'avevo, tornerò a non averla.


Non possiedo uno smart-phone, perchè a me serve soltanto un telefono per chiamare qualcuno: mi sono liberato d'un colpo di tutta la pubblicità e la retorica di essere sempre connessi! Ma che me ne faccio di una connessione continua?


Potrei continuare con altri esempi.
Tutte le innovazioni automatiche hanno un difetto: non prevedono l'essere umano e perciò sono tremendamente rigide. Basta un niente per far fallire il tentativo di usarle.
Inoltre: esigono sempre di più che il cliente sia informato, che studi, che si applichi, che perda tempo a imparare cose inutili.
Io mi ribello.
Io, che sono vecchio, ho scoperto qual è il fine ultimo di tutto ciò: far guadagnare sempre di più i possessori di capitali che investono in questi campi, eliminando manodopera, scaricando sul cliente una serie di conoscenze che prima avevano le persone vere e vive che operavano agli sportelli. Negli ultimi dieci anni gli sportelli sono sempre di meno: tutto è diventato automatico o al massimo si opera attraverso i call-center, coi quali il contatto umano è stato limitato alla sola voce.
Ma chi credono di prendere in giro?
Vogliono convincerci che tutto ciò è meglio, la vita migliora, si risparmia tempo.
NON E' VERO!
È meglio solo per i pochi che ci guadagnano e che vogliono guadagnarci sempre più con una avidità spaventosa.
Ho deciso: il mio tempo non l'avranno.

(alcuni cercano di far passare questo rifiuto come un'incapacità di stare al passo coi tempi: attenzione! È un ulteriore trucco per convincere gli anziani ad aderire a questi giochetti, così si mantengono giovani. È solo un miserabile trucco.)




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23 maggio 2018

Fuori casa (18-070)

Fuori casa. (18-070)
Domenica scorsa, io e la mia compagna, abbiamo partecipato a una festicciola di famiglia per i 50 anni di matrimonio di due parenti. Siamo andati a mangiare al ristorante e poi a casa dei due festeggiati per stare un poco in compagnia.
La giornata è stata piacevole.
Tornando a casa nostra verso le 19, io e la compagna eravamo stanchi. Normale dopo una giornata intensa.
Già altre volte ho scritto che dopo essere stato per tanto tempo fuori casa, non vedo l'ora di rientrare a casa a riposarmi. E quando l'ho scritto facevo la riflessione che gli anziani tendono sempre a tornare a casa al più presto, tanto più quanto procedono negli anni.


Uno spunto simile mi aveva colpito la mattina stessa, nella pasticceria dove vado a far colazione. Nel tavolino a fianco del nostro vi era un signore di mezza età, in compagnia di un altro molto anziano, che era giunto al bar col deambulatore.
Captando qualche frase dei due, mi è parso che l'anziano a più riprese sollecitasse il più giovane a rientrare a casa, mentre quest'ultimo spingeva per stare ancora un poco al tavolino del luogo pubblico.
Gli anziani fuori casa si stancano!


La novità in questa riflessione sta nel fatto che non sono stato io a osservare la stanchezza, ma la mia compagna.
Cosa che finora non aveva mai fatto.
La mia compagna è ormai prossima ai settant'anni.


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19 maggio 2018

Se non ora, quando? (18-069)

Se non ora, quando? (18-069)
(Rubo questa frase del Talmud ebraico per piegarla però al mio discorso.)

Da vecchi la nostra struttura psicologica è ormai definita. Quasi cristallizzata.
Rigida.
E così ogni vecchio si muove nella realtà secondo schemi assunti in tutta una vita. 
Spesso secondo schemi legati al modo di sopravvivere senza danno in età infantile e giovanile.
Passati tanti anni, gli schemi resistono, anche se non sono più utili, anzi potrebbero essere dannosi. Diventano automatismi senza nessun legame con le necessità della vita presente.
È che spesso uno non si accorge di ciò.
Così anch'io.
Ho imparato da bambino a evitare i conflitti, a sopportare le offese, costruendo di me un'immagine di buona persona. All'inizio mi serviva, evidentemente. Tutto ciò mi è costato e continua a costarmi.
Oggi ne vale la pena? Tutto è così automatico che non so più dire a che cosa mi serva.
E nelle relazioni mi danneggia: me ne sto accorgendo adesso.
Ho deciso di intervenire. E di esprimere subito i disagi che il comportamento altrui mi procura, senza sopire le mie reazioni.
Voglio proprio vedere che cosa succede.
Sono così vecchio (72 anni), che se non lo faccio adesso non lo farò mai più.
Alla mia età mi son detto: se non ora, quando?


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16 maggio 2018

Alcol (18-068)

Alcol. (18-068)
Ho scritto più volte sui gravi danni che produce un consumo quotidiano di bevande alcoliche. Soprattutto agli anziani.
Ho trovato conferma di ciò in una recente ricerca comparsa sulla rivista scientifica Lancet a febbraio del 2018. Sono riportati i risultati di un grande studio svolto in Francia riguardante la demenza senile.
Ebbene, ben il 57% delle persone che hanno manifestato un inizio precoce di demenza (prima dei 65 anni) hanno anche avuto il problema di un uso eccessivo di bevande alcoliche.
Due più due fanno quattro: chi beve molto in giovane età o nell'età di mezzo, ha una grande probabilità di ritrovarsi da vecchio giovane con una demenza precoce.
Si badi bene però: bere molto non significa ubriacarsi tutti i giorni; significa invece assumere quotidianamente una dose di alcol per tempi lunghi nella misura standard di tre bicchieri di vino o tre lattine di birra o tre bicchierini di super alcolici al giorno.
Nell'ambiente delle associazioni che lottano contro l'etilismo si ritiene che una grappetta ogni sera faccia rientrare nella categoria degli etilisti (cioè di persone che sono dipendenti dall'alcol). E un bicchierino di superalcolico (la grappetta) sono già 40 ml di bevanda di cui 15-20 ml sono di alcol puro. Senza aggiungere l'alcol assunto sotto forma di birra o vino o aperitivi.


(En passant cito anche un antidoto della demenza senile: i folati; cioè quelle sostanze presenti in gran quantità nelle verdure a foglia verde, assunte crude.)


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15 maggio 2018

Nulla da fare (18-067)

Nulla da fare. (18-067)
Si può vivere la vecchiaia riempiendosi di cose da fare: impegni, progetti, nipoti, aggiustature in casa.
È un modo per non pensare alla fine della vita, ormai prossima.
Le cose da fare, poi, possono essere semplicemente fare la spesa, recarsi dal medico, condurre fuori i cani. La lentezza che accompagna la vecchiaia fa sì che tutto il tempo se ne possa andare svolgendo queste piccole cose.
Ebbene, più passa il tempo, più sono frequenti le occasioni in cui non ho alcun desiderio di far qualcosa.
Detto brutalmente: non ho voglia di far nulla.
Non solo.
Quando non ho nulla da fare sono molto, molto contento!


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14 maggio 2018

Biblioteche (18-066)

Biblioteche. (18-066)
Amo i libri.
Quando ho vissuto per conto mio, ero orgoglioso della mia raccolta di un migliaio di libri, che ho ordinato, catalogato e ben disposto in una libreria. Era una piccola biblioteca, così facevo di tutto per incrementarla, anche con testi relativi a temi che mi erano estranei. In quel tempo fu eccitante scoprire presso un cassonetto delle immondizie due scatoloni zeppi di buoni libri, che mi affrettai a incamerare.


Ora sono diventato vecchio e fin da subito mi si è posto il problema di smaltire tutto ciò che avevo accumulato in gioventù. Problema che non ho ancora risolto. Fra questi residui di gioventù vi sono anche i libri.
Mi piacerebbe lasciarli a mio figlio, ma temo (anzi, ne sono certo) che non gli interessino. I nipoti sono troppo piccoli per seguire la mia passione.
Dunque ho cominciato a regalarli (volevo venderli, ma ciò è risultato impraticabile). Ho seguito l'esempio della mia compagna che pratica lo scambio di libri in un paio di luoghi e nella biblioteca di quartiere.

Raramente, mi capita ancora di trovare scatole di libri presso le isole ecologiche. Non mi precipito più a trasportarli a casa: devo pensare a smaltire i miei, non a caricarmi di altri. Ciononostante, me li guardo uno per uno, alla ricerca di qualche perla, magari un vecchio classico che mi manca.
Le ultime volte che ciò mi è capitato, ho portato a casa un vecchio manuale Hoepli di stenografia (non lo leggerò mai, ma i manuali Hoepli sono oggetto di culto fra i bibliofili) e i Fiori del male di Baudelaire.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio !


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13 maggio 2018

Diversamente da come pensavo (18-065)

Diversamente da come pensavo. (18-065)
Sono più di vent'anni da che io e il mio amico andiamo a camminare in montagna per una settimana all'anno, da rifugio a rifugio, con lo zaino in spalla.
Quando abbiamo cominciato eravamo baldi cinquantenni. Ora siamo settantenni.
Verso i sessanta abbiamo cominciato a interrogarci: per quanto tempo continueremo in queste piccole imprese? Che faremo quando saremo vecchi?
Ci siamo risposti: non faremo più percorsi difficili con pesanti zaini in spalla, seguendo un itinerario lineare; ci limiteremo a recarci in un singolo rifugio e da lì faremo percorsi ad anello, con zaino leggero.
E ancora: non ci ostineremo più a voler salire in cima alle vette; ci limiteremo a stare a mezza costa in mezzo ai boschi.
E poi: faremo percorsi giornalieri più brevi: sette-dieci chilometri invece di 15-20.
E così abbiamo fatto.
Ma la vecchiaia si è presentata sotto altri aspetti.
Anno dopo anno sono diminuite le motivazioni, sono aumentati i timori.
Il mio amico ha cominciato a diminuire il tempo della nostra "settimana" di camminate, puntando a ridurla a tre giorni, con motivazioni varie nelle quali ho visto però il timore di stancarsi troppo (anche per me la stanchezza delle camminate ha cominciato a presentarsi).
Per parte mia, durante qualche punto difficile (di sentiero o di situazione) ho cominciato a tirarmi indietro e a proporre di rinunciare al percorso. È cominciato a mancarmi il desiderio di proseguire.
Insomma la vecchiaia ci ha colpito dove non ci aspettavamo: la psiche.
Poi il mio amico quest'anno ha accusato male alle articolazioni, delle ginocchia soprattutto. Male che gli compare dopo uno o due chilometri di percorso, anche cittadino.
Ci siamo incontrati l'altro ieri e forse quest'anno faremo il giro saltato l'anno scorso.
Lui verrà soltanto tre giorni e non so che succederà: se avrà male evidentemente tornerà a casa.

La mia compagna mi ha detto: "Ah, andate anche quest'anno? Pensavo che non sareste andati più."
La vecchiaia influisce anche attraverso l'opinione di chi ci sta vicino.
Diversamente da come pensavo.


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10 maggio 2018

Curriculum (18-064)

Curriculum. (18-064)
Negli ultimi mesi ho inviato alcuni scritti a due associazione e un giornale per proporre loro le mie idee sull'alimentazione. Ho accompagnato il tutto con il mio curriculum.
Ho più di settant'anni e così si tratta di un elenco lungo di cose fatte.
Due destinatari mi hanno ignorato; uno invece ha accettato. Ho saputo per vie traverse che chi ha accettato è stato molto colpito dal mio curriculum.
Se uno è vecchio e nella vita si è dato da fare, inevitabilmente le esperienze fatte (di lavoro, di studio, eccetera) sono molte. Mi sembra ovvio: non meno gran vanto per lo stupore che può destare l'elenco delle cose fatte nella mia vita. Qualche anno fa dicevo che quando si approda alla vecchiaia è come se si fossero vissute 3-4 vite.
Nello scrivere i fatti della mia vita mi sono accorto che bisogna cominciare a sfoltirli: non si può raccontar tutto, anche perchè alcune esperienze non sono attinenti alla ragione per cui si invia la propria carriera.
Mi sono anche accorto che alcune esperienze stanno sbiadendo: cioè non sono più patrimonio della mia vita.
Infine, anche i fatti importanti, le conoscenze acquisite, ma poi non coltivate da 5 o 10 anni, scivolano via: non fanno più parte di me.
Confesso che eliminare pezzi di curricolo mi ha dato un senso di liberazione!
Le esperienze passate ci appesantiscono. Meglio vivere la vecchiaia nel presente.


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09 maggio 2018

Pian piano* (18-063)

Pian piano.* (18-063) (09/05/18)
Interessato all'alimentazione ormai da 45 anni, ho radicalmente cambiato idee negli ultimi 5. La mia nuova visione tiene conto di ricerche recenti, ma anche di altre più datate, che ho conosciuto soltanto di recente. Mettere insieme tante idee diverse non è semplice, così la sintesi che ho compiuto nell'autunno scorso ha subito vari aggiustamenti. Ancora in questi giorni sto apportando alcune modifiche.
Mi sembra di aver raggiunto pian piano un'idea generale che renda conto di tutto quanto si è scoperto sull'alimentazione umana.


Sono arrivato alla convinzione che l'uomo può mangiar di tutto.
Qualche problema nasce quando si allontana dal cibo più adatto alla sua fisiologia (che identifico in quello che mangiano gli altri ominoidi: gorilla, orango, scimpanzè). 
Principalmente se l'uomo se ne allontana per decenni.
Soprattutto se lo fa l'uomo di questo secolo, caratterizzato da un aumento impressionante della durata della vecchiaia. Se un uomo vuol vivere 80-90 anni in buona salute, deve essere più aderente al suo cibo fisiologico.
Se non lo fa, vive meno e vive nella malattia.
Faccio un esempio per spiegarmi.
Forse la peggior dieta del mondo civilizzato è quella praticata negli Usa.
Poche fibre, assoluta prevalenza di cibo cotto, di prodotti animali, di cereali e dolci. Soprattutto di cibo industriale.
Eppure l'età media in quel Paese è di 75 anni: non proprio bassa.
Ma gli Usa sono caratterizzati da essere preda di malattie cardio-circolatorie, da diabete, obesità, ictus, cancro, malattie dismetaboliche. Con molti farmaci si riesce a raggiungere una vecchiaia di 75 anni. Quindi in quel paese si vive una vecchiaia malata.
Ebbene sono giunto alla conclusione che, pur con una dietà non fisiologica si potrebbe vivere in buona salute e a lungo.
Come?
Mangiando poco e facendo molto movimento.


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08 maggio 2018

Denti (18-062)

Denti. (18-062)
Ho trascurato i miei denti. E ora cominciano a essere malmessi.
In vecchiaia i denti si deteriorano. E quando cominciano a farlo gli anziani se ne curano poco: tanto, ormai ...
Ho fatto anch'io così.
Qualche mese fa se ne è spezzato uno (mi è rimasta solo la radice). Non me ne sono occupato, fidandomi della mia dieta, pensavo di fornire alla mia bocca i batteri giusti a impedire le carie.
Invece, ad una analisi fatta nei giorni scorsi, sono pieno di carie, piccole e grandi. Per di più ha cominciato a farmi male proprio il dente spezzato. Sono mesi che se lo premo mi duole.
Ho fatto una revisione mentale di ciò che mangio e ho concluso che mangio troppa frutta acida: succo d'arancia, mele, pere, pomodori. E sì che evito la frutta zuccherina: ad esempio le banane non le mangio mai mature. Evidentemente non basta.
Troppi zuccheri, ma anche troppi acidi, danneggiano i denti, soprattutto quando hanno la loro bella età (almeno 65 anni, esclusi i 7 anni della prima dentizione).
Non so che fare, perchè mettere a posto i denti costa molto (almeno nel mio Paese).
E poi, una volta messi a posto, quanto durano?
L'ultima volta che l'ho fatto è stato dieci anni fa e adesso sono punto e da capo.
Tanto vale rinunciare.
Ormai la mia speranza di vita non è più di 10 anni.


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06 maggio 2018

Come morta (18-061)

Come morta. (18-061)
La settimana scorsa, una notte, mi sono svegliato incapace di muovere una mano. Mi sono allarmato, ho cercato di scuotere il braccio per far torrnare la circolazione e poi, poco a poco, la sensibilità della mano e la sua capacità di rispondere ai comandi del mio cervello è tornata. La notte successiva mi è capitato lo stesso, ma in forma più leggera. Poi più nulla.
So che, di notte, complici le posizioni che assumiamo per dormire, si possono creare tali situazioni, ma che sensazione sgradevole!
Ho vissuto per qualche decina di secondi una sensazione di paralisi.
Mi è sembrato di vivere privato d'improvviso del controllo sul mio corpo (sia pur su una sua porzione esigua).
Eppure è proprio ciò che avviene con la morte: il corpo non risponde più.


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03 maggio 2018

Un pò di speranza (18-060)

Un po' di speranza. (18-060)
Sono stato invitato dal circolo dei miei con-suoceri a tenere una conversazione sull'alimentazione. Si tratta di un circolo Auser: un'organizzazione a carattere nazionale che si propone di favorire l'invecchiamento attivo degli anziani e valorizzare il loro ruolo nella società.
Varie sorprese.
In primo luogo, nonostante che il giorno scelto fosse in mezzo a due festività, l'afflusso è stato più che buono (mi aspettavo i soliti quattro gatti, e invece eravamo quasi una cinquantina). Poi, i presenti erano attenti, interessati, partecipi, desiderosi di dir la loro, di far domande, di portare la loro esperienza. 
Infine l'accoglienza delle mie idee è stata calorosa.
Ne sono uscito rinfrancato.
Vi sono anziani vivi e vivaci, interessati alle tematiche del cibo, della salute, della buona vecchiaia.
Certo, si tratta di anziani fra i settanta e gli ottanta (non mi pareva ci fossero età maggiori); si tratta di gente che proviene dal sindacato (Auser è stato fondato proprio dal maggior sindacato nazionale italiano e dal più progressista). Infine si tratta di gente che vuole dedicare la sua ultima parte di vita al volontariato.
Insomma, gente selezionata.
Non di meno si tratta pur sempre di un circolo di fuori città. Che copre un bacino di utenti anziani, nell'ultima parte della loro vita. E si è trattato di un'attività che li costretti a uscir di casa (alle tre del pomeriggio!).
Sono stato proprio soddisfatto.
Soprattutto di trovarmi fra coetanei non ancora morti!




(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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