31 dicembre 2018

Resoconto di novembre e dicembre 2018 (18-172)

Resoconto di novembre e dicembre 2018. (18-172)
Un paio di idee stimolanti, in questi ultimi due mesi: da vecchi si è quel che si è, non contano titoli e carriere. In un anziano la caratteristica più importante è la vecchiaia, non l'essere dottore, commendatore, professore o qualunque altra cosa che si è stati nel resto della vita (18-149), se ne dimenticano gli altri e ce ne dimentichiamo anche noi.
E dopo una certa età si accentua il divario fra la nostra età anagrafica (incarnata nel corpo) e la percezione interiore (radicata nell'io): quest'ultima cessa di invecchiare attorno ai 50-60 anni (18-168).


Poi sempre alla ricerca dei segreti di una vecchiaia lunga e in salute: vedi 18-152, -155, -164.
E anche alla ricerca di conoscere gli ultimi anni di vita, che spaventano di più: vedi 18-159, -166, -171.
Dal mio vecchio cane ho imparato (per la verità confermato) che si muore per una banale comune malattia, che per un organismo vecchio diventa insuperabile (18-165).


Continuo a registrare segni di vecchiaia: uso molto meno la bici (18-167), non so se continuerò ancora a farmi delle camminate in montagna (18-150), ho la sensazione che il tempo si sia messo a galoppare (18-170), sto perdendo elasticità mentale (18-151), controllo di meno la mia vita (18-158 e -161).
Forse il segno più appariscente è che il mondo in cui vivo non mi piace (18-148).


Infine un'ottima notizia: ho scoperto come aiutare il mio udito che si è indebolito, acquistando dei banali amplificatori acustici e spendendo 10-20 € (18-163 e -169).


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

30 dicembre 2018

Noia (18-171)

Noia. (18-171)
Ho sempre qualcosa da fare. Anzi, mi manca il tempo per fare tutto quel che vorrei.
Se mi capita, raramente, di essere senza impegni, me la godo ascoltando musica. Oppure leggendo un libro.
Talvolta però non ho sottomano un bel libro avvincente, oppure una musica che mi prenda.
In quei casi subentra la noia. Un senso di vuoto. Una sensazione di inutilità della vita che sto facendo.


Mi annoio soprattutto nel continuare a ripetere gesti e azioni di routine della vita di tutti i giorni.
Talvolta mi annoia prepararmi da mangiare. Oppure andare a far la spesa. O anche mettere in ordine qualcosa che dopo qualche ora è ancora in disordine.
Mi dico che sia noia per il vivere quotidiano.
Noia della vita tout court.
Intuisco vagamente che questa condizione nel tempo della vecchiaia cresca sempre di più. Una delle cose che mi dice mia zia 95enne è appunto: “Mi annoio.”
Forse, arrivati a una certa età, una noia mortale prende il sopravvento.
E non si vede l'ora di finire.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

28 dicembre 2018

Tempo e progetti (18-170)

Il tempo. (18-170)
Negli ultimi mesi mi sembra che il tempo scorra più velocemente.
Passano giornate intere in un batter d'occhio.
Anche le settimane scivolano via rapide. Spesso quando decido che è l'ora di fare una certa cosa e attendo il momento opportuno per farla, non mi accorgo che sono passate settimane dalla decisione.
Anche se non lavoro più, sono molto occupato dalla vita quotidiana. Faccio le solite cose e così arrivo a sera senza aver combinato qualcosa in più della normale routine
È che il tempo giornaliero utile per svolgere un compito importante si assottiglia. 
Spesso, si riduce a una o due ore di mattina.


Ho in animo di scrivere qualcosa su una mia grande passione, il cibo, per poi farla pubblicare.
Il materiale ce l'ho già, quasi del tutto, raccolto in anni di letture, convegni, ricerche.
Mi mancherebbero soltanto un paio di capitoli.
Eppure sono mesi che non riesco a procedere.


Certo, avere un progetto al quale applicarsi, fa bene alla vecchiaia. 
Anche se, magari, si fatica a perseguirlo.
E, da vecchi, affiora il dubbio di non avere più tempo per condurlo a termine.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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27 dicembre 2018

Amplificatori per l'udito (18-169)

Amplificatori per l'udito. (18-169)
Non ci sento tanto bene (vedi 18-163). 
Ho una perdita di udito di circa 30 dB attorno alla frequenza di 1000Hz. È la frequenza dei suoni di una conversazione.
Ho provato una protesi acustica l'anno scorso: tecnologia sofisticata, ottimi risultati, ma costi proibitivi, almeno per me (3-4.000 €, vedi 17-072); e poi un fastidio permanente al condotto auricolare.
Ero rassegnato, ma quest'anno sono comparsi sul mercato degli amplificatori di suoni, ad un prezzo molto più basso: fra cento e duecento euro. Certo, amplificano tutto, anche il rumore di fondo, ma per l'uso che potrei farne io, perchè non provarli? Così mi sono messo a cercare in rete le loro caratteristiche.
Ho scoperto amplificatori a un costo ancora più contenuto: quelli che non scompaiono dentro l'orecchio, ma sono appoggiati all'esterno e si vedono. A me non importa che si vedano, basta che mi permettano di seguire una conversazione a tavola: quando mastico il cibo, il rumore di questa operazione mi confonde l'ascolto delle parole. Ho anche trovato apparecchietti a 50 € e addirittura a 20€!
Mi sono messo a cercare un negozio della mia città che li trattasse, ma fino a qualche giorno fa non ne avevo trovati.


La vigilia di natale ho fatto un ultimo acquisto di generi alimentari presso il supermercato vicino a casa.
Sorpresissima!!!
In uno scaffale erano in vendita degli amplificatori acustici al prezzo di 9,99€ !!!
Sono rimasto sbalordito.
Ne ho subito acquistato uno, corredato da un set di batterie di riserva (le batterie sono un punto debole di questi strumenti). Ho immediatamente cominciato a usarlo e finalmente sono riuscito ad ascoltare la tv mentre mangiavo e a conversare con mia moglie a televisore acceso.
Tutto perfetto (almeno per le mie necessità).
Lo uso soltanto alcune ore al giorno e non mi dà un gran fastidio all'orecchio.
Sono così contento che ne voglio fare la pubblicità in questo diario, in modo che altri colleghi anziani, affetti da un leggero deficit d'udito possano trarne beneficio.  Costa così poco che anche se non andasse bene la spesa sostenuta sarebbe stata veramente bassa.
Il marchio commerciale è SANITAS, il modello è SHA 15, la ditta che lo produce è la Hans Dinslage GmbH di Uttenweiler, Germania.


(cercando in rete ho trovato che l'amplificatore costerebbe 30€, ma che in questo momento viene venduto a 10€, per esempio nei supermercati LIDL, dove l'ho trovato io)


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26 dicembre 2018

Quanti anni ci si sente (18-168)

Quanti anni ci si sente. (18-168)
Un noto giornalista televisivo del mio paese, ancora al lavoro, ha compiuto recentemente 90 anni.
Durante un'intervista sul suo compleanno, gli è stato chiesto: “Che età si sente di avere?”
La risposta è stata: “45 anni.”
Esattamente la metà!
Anch'io non sento i miei 72 anni. Potrei rispondere che me ne sento 50, 55, non di più.

È esperienza comune che l'io, arrivato a una certa età (che è poi quella della sua maturazione completa), cessa di invecchiare, mentre il corpo continua a farlo. Fra corpo e senso interiore comincia a prodursi una divaricazione che si approfondisce negli anni.
Fino a culminare nella morte.
Perciò si può dire che si muore relativamente giovani, se si considera il senso interiore.
Mentre il corpo muore proprio da vecchio.

Tutti gli sforzi che si fanno (o meglio, che io faccio) per tenersi in forma anche da anziani, servono a attutire la contraddizione fra io interiore e io corporeo.




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23 dicembre 2018

Pigrizia (18-167)

Pigrizia. (18-167)
Ho sostenuto (e sostengo ancora) che il movimento per l'anziano è fondamentale, ai fini di una vita salubre. Me lo dimostra il mio nuovo conoscente (più che novantenne) che ogni mattina al parco fa una bella passeggiata e qualche movimento di ginnastica.

Ho smesso di lavorare due anni fa. Poiché la sede di lavoro era nel centro cittadino, per ottimizzare i tempi, mi spostavo in bicicletta. Era un buon equilibrio fra fatica di andare in bici e soddisfazione per l'ossigenazione dovuta allo sforzo (per altro modesto).
Ma da due anni la bicicletta la uso poco.
Talvolta mi fa desistere la minaccia di pioggia, talvolta il buio, ora il freddo.
Anche la piccola fatica di pedalare costituisce un ostacolo.
Sono diventato più vecchio.
E più pigro.

(per quanto riguarda muoversi in bicicletta col buio, devo dire che è prudente non farlo, nella mia condizione di anziano)




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22 dicembre 2018

L'orizzonte si restringe (18-166)

L'orizzonte si restringe. (18-166)
Fino a qualche mese fa incontravo quasi quotidianamente i miei vicini ultranovantenni. 
Poi la signora è caduta di notte, il marito non è stato in grado di aiutarla a rialzarsi e così è intervenuta l'ambulanza. Niente di grave, ma la cosa ha fatto capire ai figli della coppia che i due non possono più stare soli. Così, per il momento, la soluzione è stata quella di aumentare le ore di servizio di una cameriera (servizio diurno).
Da allora non li vedo quasi più: i piccoli servizi che facevamo loro, ora li fa la cameriera. E loro stessi escono molto poco.
 
Da molto vecchi l'orizzonte dei propri movimenti si restringe.
Non so più chi l'abbia scritto, ma qualcuno ha descritto in modo molto efficace questo rinchiudersi.
Quando ci si inoltra nella vecchiaia, il proprio orizzonte finisce con l'esaurirsi nella propria città. Col passare del tempo l'anziano finisce col frequentare solo il proprio quartiere, e successivamente soltanto la propria via e il proprio isolato. A un certo punto ci si muove soltanto nel giardino e nella propria casa (come a esempio fa mia zia novantaquattrenne).
Infine non si esce più dalla propria camera.
Esito finale: non ci si muove più dalla propria poltrona o dal proprio letto.




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20 dicembre 2018

Il mio vecchio cane, ancora e ancora (18-165)

Il mio vecchio cane, ancora e ancora. (18-165)
Caro vecchio cane, che mi fai da battistrada e mi indichi come sarà la mia vita fra dieci o più anni!
Adesso fatichi a stare in piedi. Quando cammini sbandi qua e là. Quando scendiamo per andare in giardino ti devo prendere in braccio, perchè le scale sono uno sforzo troppo grande.
Negli ultimi giorni hai avuto la diarrea due volte. Hai vomitato e hai orinato in casa. E hai cominciato a rifiutare il cibo.
Siamo allo stremo, ho pensato.
Ieri invece ti sei ripreso, merito forse di un antibiotico e un antinfiammatorio che ti ha fatto il veterinario. Ieri sera hai anche mangiato senza sforzo.
Era soltanto una qualche infezione, eppure sembravano proprio le tue utlime ore.
Ci stai abituando piano piano al pensiero della tua fine.
Come dice il mio maestro di vecchiaia: “... in età molto avanzata basta un raffreddore per morire … e se si supera quel momento critico, ci si meraviglia che non fosse niente di grave, che si trattasse di una banale comune malattia. Ma, appunto, poi si morirà proprio di una banale comune malattia.




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16 dicembre 2018

Quanti malati! (18-164)

Quanti malati! (18-164)
Tanti malati, intorno a me.
Tutti anziani.
La diceria, secondo la quale la vecchiaia è portatrice di malattie, forse corrisponde al vero.
Un conoscente di gioventù, un po' più vecchio di me, ha avuto un infarto. Si è ripreso, ma dopo un anno mostra una notevole insufficienza renale. Non possono neppure fargli una biopsia, per avere più informazioni sulle cause, perchè nella sua condizione di cardiopatico, quella tecnica non sarebbe sopportabile dal suo organismo.
Non voglio portare acqua al mio mulino, ma ricordo che quando eravamo giovani e io gli chiedevo che cosa mangiasse, mi rispondeva: “A me basta ingurgitare tot di proteine, di vitamine e di carboidrati: del resto non mi curo.”
 
A due dei miei cinque cugini, tutti anziani giovani, è stato diagnosticato il cancro. A una al seno e a un altro alla prostata. Operati, sembra che stiano bene: ma sono passati solo pochi mesi dagli interventi.
Anche loro non si sono mai occupati del cibo che mangiavano, neppure da vecchi.

Anche fra i miei conoscenti, proprietari di cani, coi quali ci ritroviamo nel parco vicino a casa, vi sono dei malati. Uno ha avuto il cancro alla vescica, cinque anni fa e sembra che ne sia uscito, ma deve fare dei controlli annuali, che sono sempre spade di Damocle.
Un'altra ha il cancro all'utero ormai in metastasi e sembra spacciata (però è una gran fumatrice); un altro ancora ha avuto un melanoma. Sembra superato.
A nessuno di questi ultimi viene mai in mente che ciò che si mangia può fare la differenza: e i nostri discorsi sul cibo riguardano spesso piatti succulenti a base di insaccati, carne e affini.
Da loro sono visto come un pesonaggio folcloristico, perchè sono vegetariano.
 
Un mio compagno di scuola, al quale ho spedito un libro, dopo anni che non lo vedevo, accompagnato da una lettera scherzosa sul fatto che fosse ancora vivo, non mi ha neppure risposto, segno che forse è malato anch'egli. Purtroppo beveva alcolici in modo cospicuo.
Un altro ancora, amico di amici, ha avuto un cancro alle vie urinarie. Anch'egli beveva molto, troppo.

Ripeto: non voglio portare acqua al mio mulino e concludere che se avessero seguito un regime alimentare più salutare, non sarebbero così malati.
Per altro non posso non registrare che l'atteggiamento di tutti costoro rispetto a ciò che si mangia e beve era ed è di totale disinteresse. Ed essere giunti a 65 anni significa aver messo nell'organismo (durante tutta la vita, a colpi di due chili di cibo al giorno) quasi 50 tonnellate di alimenti !!!
Ciò non può non avere conseguenze.
Non si può non prestare attenzione al tipo di cibo che si mangia.




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12 dicembre 2018

Ancora sulla sordità (18-163)

Ancora sulla sordità. (18-163)
Siamo a tavola. 
Mia moglie e suo figlio parlano fra loro. Io sono all'altro capo del tavolo, un po' più distante.
Sto masticando la mia insalata e non sento bene il discorso.
Mia moglie si alza da tavola e si reca in cucina; suo figlio continua a parlare con me. Non sento bene quel che dice e annuisco per cortesia. Ma a un certo punto mi fa una domanda. Non so rispondere, perchè non ho sentito quel che ha detto. Glielo confesso e mi scuso attribuendo la mia assenza al rumore della masticazione.

Non ho una grave sordità, ma quei 40 decibel di perdita di udito attorno ai 1000 Hz di frequenza (che è quella del parlato), mi fanno saltare dei passaggi di un discorso.
Devo correre ai ripari.
Gli apparecchi acustici sono troppo sofisticati e costosi per le mie esigenze e finanze.
Di recente sono stati messi sul mercato dei normali amplificatori, di costo contenuto.
Ne comprerò senz'altro uno.
La spesa è modesta e se non andrà bene, avrò speso poco.
Spero che un aiuto me lo diano.


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11 dicembre 2018

Lasciarsi aiutare (18-162)

Lasciarsi aiutare. (18-162)
Un frigorifero voluminoso da trasportare in strada (per lo smaltimento prenotato): fortuna che in questi giorni è a casa nostra il figlio di mia moglie. Ci sono le scale da fare, fortunatamente in discesa. Ma è molto ingombrante. Facciamo la prima rampa: abbastanza bene, anche se impugnarlo è difficile. Comunque, per parte mia, ce la faccio. Cominciamo la seconda rampa. Fatico a tenerlo con le mani: non per il peso, bensì per l'assenza di appigli.
In quel mentre l'inquilino del primo piano rientra in casa, ci vede e si offre di aiutarci. Decliniamo l'offerta, perchè le scale sono strette e non sapremmo dove inserire il terzo trasportatore. L'inquilino insiste, dicendo che può sostituire me. 
Manca poco alla fine. In altri anni avrei stretto i denti e fatto da solo. 
Questa volta accetto e gli cedo il posto.
Mi son fatto aiutare, perchè un vecchio è inutile che faccia sforzi al di sopra dei suoi limiti.


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09 dicembre 2018

Scatti di rabbia (18-161)

Scatti di rabbia. (18-161)
Sono diventato un po' rabbioso. Non con gli altri, ma da solo.
Mi irrito e impreco se tardo ad abbottonarmi i polsini della camicia, perchè non riesco a inserire il bottone nell'asola.
Bestemmio se nel tentativo di inserire un sacchetto in un altro più grande la cosa non mi riesce subito e bene.
Lancio maledizioni se infilandomi un maglione l'operazione non mi riesce a puntino.
Tutte situazioni nelle quali mi aspetto molto dalle mani, ma non sono più abili come un tempo.
Le mie mani sono più incerte. Sono consapevole che è un prodotto della vecchiaia.
Eppure non posso fare a meno di arrabbiarmi.
Mi arrabbio per la perdita.
Mi arrabbio perchè non ho più il controllo che avevo un tempo.


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08 dicembre 2018

Piccoli segnali (18-160)

Piccoli segnali. (18-160) (08/12/18)
Una volta all'anno tengo un corso di igiene presso una scuola di naturopatia della mia città.     In passato le lezioni (8) erano raggruppate in due mesi, praticamente una volta alla settimana. Quest'anno invece ho chiesto di distanziarle: sia perchè i contenuti sono impegnativi, sia perchè io stesso mi stanco a mantenere un ritmo settimanale.
Così ho svolto le lezioni di settembre e ottobre. Si avvicinava la terza lezione di fine novembre, quando ricevo un messaggio dalla segreteria che mi ricordava appunto la lezione di quel mese. La segretaria si scusava di avermelo ricordato, non voleva che pensassi che aveva scarsa fiducia nella mia memoria. L'ho tranquillizzata e ringraziata, scrivendole anzi che apprezzavo se in futuro me lo avesse ricordato ancora.
Collaboro con questa scuola da vent'anni. Conosco il personale da quando è stato istituito il corso quinquennale di naturopatia. Agli inizi eravamo tutti splendidi quarantenni o cinquantenni, in piena forza, con ottime energie: nessuno si sarebbe sognato di avvisarmi di un incontro. Nessuno dubitava della mia serietà e memoria. 
Ma gli anni sono passati. Ho settantadue anni. 
È lecito avanzare qualche riserva e fornire qualche supporto.
Sono passato alla vecchiaia.
E, si sa, dei vecchi ci si può fidare un po' di meno!


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05 dicembre 2018

Si sottraggono (18-159)

Si sottraggono. (18-159)
Sto osservando anno dopo anno le trasformazioni dell'unica grande vecchia rimasta nella mia famiglia: una zia di 94 anni.
L'ho vista un paio di mesi fa.
Nelle mie visite precedenti, negli anni scorsi, avevo notato una memoria sempre più fragile, la ripetitività nelle domande che mi faceva, una certa rassegnazione nei confronti dei limiti della vecchiaia.
L'ultima volta vi è stato qualcosa di più.
Non mi ha fatto alcuna domanda sulla mia vita. Rispondeva cortesemente alle domande che le facevo, sembrava attenta alle mie considerazioni e alle mie affermazioni, ma pareva più distaccata. Indifferente al dialogo con me.
Lo avevo notato già in altri vecchi ultranoventenni: diventano poco interessati a dialogare con gli altri. Anzi, se possono, si sottraggono ai colloqui. Ascoltano quello che dice loro la gente che gli sta intorno, ma non partecipano.
Un modo per avviare quel distacco che giungerà definitivo con la morte.
E i loro parenti (e anch'io) si rassegnano a questo progressivo distacco.
Un modo per dar loro il congedo.


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04 dicembre 2018

Controllo (18-158)

Controllo. (18-158)
E' da qualche tempo che il problema del controllo sulla mia vita si ripresenta sempre più frequentemente. Tanto che temo abbia a che fare con la vecchiaia. 
Non ho ancora capito se si tratti di un problema cerebrale o psicologico.

Ha cominciato a presentarsi sotto la forma dello smaltimento di tutti gli oggetti che ho accumulato. Mi sono subito scoraggiato: ci vorranno anni per farlo con cura.
Non sono in grado di controllare quest'operazione.
Si è ripresentato con tutte le diavolerie connesse con gli apparati elettronici: carte, banca, acquisti on line, cellulare …
Ne ho fatto una battaglia di libertà da queste macchinette che non mi entusiasmano, ma sotto sotto è che dovrei applicarmi a fondo per entrare in possesso di tutte le tecniche connesse.
E non ne ho voglia!
E quindi sto perdendo il controllo di un aspetto cruciale della società nella quale sono inserito.
Infine mi si presenta anche come sensazione che il tempo mi stia sfuggendo e non ho più il controllo delle cose che devo fare.

Probabilmente è una questione che origina dal mio cervello: funziona progressivamente sempre di meno.




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30 novembre 2018

Un errore (18-157)

Un errore. (18-157)
Scartabellando dei libri che volevo dismettere, ho scoperto una vecchia grammatica di inglese, sulla quale ha studiato mio padre. Incerto se disfarmene o no, mi è venuta l'idea di inviarla a un mio compagno di scuola, la cui madre era proprio l'autrice di quella grammatica. Magari gli avrebbe fatto piacere. Non vedo il mio compagno da anni, ma di tanto in tanto, dopo il tempo della scuola, ci siamo frequentati. E il nostro rapporto è stato sempre quello di prenderci in giro bonariamente, pur non essendo mai diventati amici.
Approfittando dell'invio gli ho scritto una lettera ironica, complimentandomi, se fosse stato ancora in vita, contro tutte le mie aspettative, ma anche facendo le condoglianze ai familiari se nel frattempo fosse  morto. Il tutto palesemente in modo umoristico.
Confesso che mi aspettavo una immediata telefonata di ringraziamento, sia pur condita con sarcasmi vari e contumelie umoristiche, nello stile del mio compagno.
E invece nulla.
Temo di avere commesso una gaffe.
Ho dato per certo che fosse in vita e in buona salute, ma alla nostra età questo non è più scontato.
Magari è morto proprio di recente o sta combattendo con una grave malattia.
Mai scherzare sulla morte con chi è così vicino a essa.
Ma se non si scherza sulla morte fra noi vecchi, con chi lo si può fare?




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29 novembre 2018

Più lenti, più irritabili (18-156)

Più lenti, più irritabili. (18-156)
In famiglia.
Mia moglie mi comunica che una lampada del suo studio non funziona e mi chiede di controllare. Le faccio qualche domanda, per capire di che cosa si tratti e mi dilungo un poco. Lei si spazientisce e: “Sei diventato lungo nelle domande e lento nelle risposte!”
In effetti … non sono mai stato un fulmine e, invecchiando, evidentemente sono peggiorato.
La maggior lentezza è tipica della vecchiaia.
Ma anche mia moglie sta diventando vecchia. Lei è sempre stata veloce e quindi io non mi posso lamentare. Eppure ho notato che negli ultimi anni si è accentuata una certa insofferenza in alcune situazioni. È diventata più irritabile e meno tollerante.
Anche l'irritabilità è tipica della vecchiaia!






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25 novembre 2018

Il signor Giorgio (18-155)

Il signor Giorgio. (18-155)
Il vecchio signor Giorgio ha il cancro. 
Era uno dei molto anziani del quartiere che avevo intervistato (vedi 18-152) per scoprire il segreto della loro longevità.
Di lui ho scritto in anni passati. 
Il signor Giorgio è un vecchio alpino in forma splendida che ha raggiunto i novantadue anni.
Lo invidiavamo tutti, noi vecchi giovani. Fisico asciutto, pieno di energia, continuava a fare il custode di un parco cittadino. Fra noi ci chiedevamo quanto ancora avrebbe resistito, perchè non c'erano segni di cedimento.
Sì, magari la memoria vacillava un po', ma sul piano fisico era un esempio.
Oggi ho saputo che è stato colpito da un tumore alla prostata.
Era un ottimo esempio di quella che si chiama Restrizione Calorica: una dieta che fa vivere di più proprio perchè si mangia poco. E lui mangiava poco.
Ho perso una prova della sua validità.

Comunque novantadue anni sono una durata di tutto rispetto.
Come dicevo nei primi anni di diario: di qualcosa bisogna pur morire.




(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

24 novembre 2018

Fatiche (18-154)

Fatiche. (18-154)
Ieri è venuto a trovarmi il mio amico. È stata una breve, ma piacevole visita.
Ci vediamo soltanto tre o quattro volte l'anno (abita in un'altra città); fino a due anni fa in aggiunta passavamo alcuni giorni a camminare in montagna: formiamo un bel sodalizio.
Insomma, ieri con lui sono stato bene.
Eppure anche la banale organizzazione della visita mi è costata fatica. Cioè ho accusato la fatica di programmare un evento sia pure molto gradito.
In altri casi (andare a un concerto, a una conferenza a vedere un film, soprattutto di sera) il piacere di farlo non compensa la fatica di organizzarlo e andarci.
E spesso rinuncio.

Vecchiaia, energie che se ne vanno.


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23 novembre 2018

E' una necessità (18-153)

È una necessità. (18-153) (23/11/18)
Non c'è nulla da fare!
Al pomeriggio devo dedicare un'ora a un sonnellino, per ricaricare le batterie.
Altrimenti arrivo all'inizio della serata che sono uno straccio. E mi addormento appena mi siedo in poltrona, per esempio davanti alla tv.
È un tema sul quale ho già scritto, ma che mi si ripresenta dal vivo di tanto in tanto.
Si tratta di una limitazione.
Di pomeriggio avrei tante cose da fare invece di dormire: e invece devo usarne una parte per il riposo.
È curioso: devo sacrificare del tempo prezioso di vita per poter finire la giornata.
Devo consumare vita per avere altra vita da vivere (e concludere la giornata)!

Questo mi fa arrabbiare.


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20 novembre 2018

I segreti dei vecchi (18-152)

I segreti dei vecchi. (18-152)
Lo incontro quasi ogni giorno al parco vicino a casa.
Gli ho chiesto l'età. “Novantun anni!” ha ribadito, orgoglioso.
Alto, fisico asciutto, cammina forzando un poco i movimenti. Si ferma presso una panchina e accenna a qualche movimento di ginnastica.
Gli ho chiesto: “Qual è il segreto della sua longevità?”
Lavorare molto!” mi ha risposto, senza esitazione.
L'ho incalzato: ”… e sul mangiare, che mi dice?”
Essere parchi. Mio fratello, di cinque anni più giovane, è molto grosso. Perchè, anche da anziano, non sapeva dir di no ai continui inviti a cena (è un personaggio pubblico). Adesso non si muove più. Non riesce a reggersi sulle gambe.”
E' il terzo grande vecchio (85-90 anni) che “ho intervistato” che mi segnala un dato interessante della sua longevità: l'essere parco nel consumo di cibo, pur mangiando di tutto. Ne ho già scritto nella pagina 18-142, citando la Restrizione Calorica come una condizione che la ricerca scientifica giudica fondamentale per un allungamento della vita.
L'ho ringraziato e me ne sono andato.
Mentre mi allontanavo una signora, anziana anche lei, che lo accompagna sempre, ha aggiunto: “ E fare ginnastica!”


In pochi secondi, in tre frasi, svelati tutti i segreti di una vita lunga.


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