L'orizzonte
si restringe. (18-166)
Fino
a qualche mese fa incontravo quasi quotidianamente i miei vicini
ultranovantenni.
Poi la signora è caduta di notte, il marito non è
stato in grado di aiutarla a rialzarsi e così è intervenuta
l'ambulanza. Niente di grave, ma la cosa ha fatto capire ai figli
della coppia che i due non possono più stare soli. Così, per il
momento, la soluzione è stata quella di aumentare le ore di
servizio di una cameriera (servizio diurno).
Da
allora non li vedo quasi più: i piccoli servizi che facevamo loro,
ora li fa la cameriera. E loro stessi escono molto poco.
Da
molto vecchi l'orizzonte dei propri movimenti si restringe.
Non
so più chi l'abbia scritto, ma qualcuno ha descritto in modo molto
efficace questo rinchiudersi.
Quando
ci si inoltra nella vecchiaia, il proprio orizzonte finisce con
l'esaurirsi nella propria città. Col passare del tempo l'anziano
finisce col frequentare solo il proprio quartiere, e successivamente
soltanto la propria via e il proprio isolato. A un certo punto ci si
muove soltanto nel giardino e nella propria casa (come a esempio fa
mia zia novantaquattrenne).
Infine
non si esce più dalla propria camera.
Esito
finale: non ci si muove più dalla propria poltrona o dal proprio
letto.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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