31 maggio 2017

Batteri (17-083)

Batteri. (17-083)
Qualche tempo fa, ho scritto dell'importanza dei batteri per la vita dell'uomo.
Ma come, non sono i nostri più acerrimi nemici? Portatori di molte malattie gravi? fortuna che sono stati inventati gli antibiotici, altrimenti per una polmonite potremmo morire; fortuna che Pasteur ne aveva scoperto la pericolosità nella seconda metà del secolo XIX!
Non è così, con buona pace di tutte le pubblicità che decantano la distruzione dei batteri a opera di questo o quel prodotto igienico.
Se è vero che vi sono batteri che causano malattie, è ancor più vero che ognuno di noi è pieno di batteri che convivono con noi pacificamente (si dice in simbiosi).
Ma si è scoperto molto di più, negli ultimi 5-10 anni.
I batteri nostri simbionti (presenti soprattutto nell'intestino) guidano la nostra salute, ci permettono di digerire alimenti per noi indigeribili, producono sostanze utili all'organismo al posto nostro, possono condizionare le nostre attività più elevate.
Possono modificare la psiche!
La costruzione di una sana flora batterica intestinale è il fondamento di una vita in piena salute. Si forma nel bambino nei primi tre anni di vita, e si potenzia al massimo fra i 20 e i 40 anni.
Quando si mangia alcunchè bisognerebbe chiedersi non se ci fa male o bene, ma se è gradito a quei batteri che ci sono utili.

Di questa meraviglia la maggior parte dei medici e dei ricercatori non sa praticamente nulla. Fortuna che, almeno negli ultimi tempi, si cerca di arginare l'abuso degli antibiotici. Perchè è bene chiarirlo: uccidono sì i batteri patogeni, ma sterminano anche tutti quelli utili. Con effetti nefasti sulla salute successiva all'emergenza.
Questo sconosciuto ben di dio comincia a perder colpi durante la vecchiaia.
Che sia all'origine di tutte le magagne dei vecchi?
Ecco allora un altro modo per vivere meglio la vecchiaia: occuparsi del microbiota (insieme dei batteri) presente nell'intestino. Fornirgli gli alimenti che fanno sviluppare quei batteri che ci sono amici.
Almeno da vecchi è necessario farlo.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

30 maggio 2017

Peggioramento (17-082)

Peggioramento. (17-082)
Ormai è estate e il mio vicino novantenne ha ripreso a stazionare in terrazzo: a leggere, far solitari con le carte, fare cruciverba.
Stamattina l'ho osservato: mi è sembrato cambiato, rispetto all'anno scorso. Più pallido, il volto un pò deformato. Non saprei dire come, ma è cambiato. Forse più distaccato, anche. 
Un tempo scambiavamo qualche parola. Ora si limita a un cenno della mano.
Ho incontrato anche sua moglie lungo le scale. Le ho chiesto come sta. Ha fatto una faccia molto triste e mi ha detto che non solo da un occhio non ci vede più, ma anche dall'altro comincia a vedere male. La stessa degenerazione ha colpito entrambi gli occhi. Mi ha raccontato che non riesce nè a leggere, nè a cucire e neppure a cucinare: non vede.
Mi sono immedesimato in lei: la situazione deve essere per lei drammatica. Da vecchia, quindi con una evidente perdita di forze, lucidità, economia eccetera, si vede perdere anche la vista, un importantissimo fattore di autonomia.

Mi sono angosciato: sarà così anche la mia di vecchiaia avanzata?


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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28 maggio 2017

Apparecchi acustici (2) (17-081)

Apparecchi acustici (2). (17-081)
Ho terminato il periodo di prova dell'apparecchio acustico di cui ho già scritto (v. 17-073).
E ho deciso di non acquistarlo.
Soprattutto per il fastidio che mi davano i due oggetti estranei nelle orecchie. Ore e ore di presenza di tali corpi, per quanto piccoli, alla fine disturbano. Almeno il mio corpo ha reagito negativamente. Tanto che l'ho definito con una parola: una tortura. Forse l'ho usato troppo (10-12 ore al giorno). Basterebbe usarlo solo per le ore di effettivo contatto con altre persone o per veder la tv. Ma comunque irritano.
E poi c'è la questione del prezzo: ben 3600€, decisamente troppo caro!

L'apparecchio è un piccolo gioiello elettronico, capace di innalzare il volume soltanto delle frequenze sonore nelle quali si è deficitari. Mi ha permesso di non chiedere ripetizioni ai miei interlocutori, di ascoltare la tv allo stesso volume di ascolto della mia compagna, in più è molto piccolo e non si vede. Insomma il giudizio sulla macchinetta è largamente positivo. Ha i due difetti che ho scritto più sopra (fastidio e costo) e questi me ne hanno sconsigliato l'acquisto.

Nelle due settimane di prova ho potuto parlare tre volte con il tecnico audiometrico e ho appreso cose interessanti. Per esempio il declino dell'udito durante la vecchiaia è progressivo fin verso gli 80 anni, poi in qualche modo si arresta.
Ma bisogna approfondire: il declino riguarda l'anatomia dell'orecchio, le sue varie componenti, che si deteriorano fino a una certa età. Successivamente il declino si arresta o diventa più lento. In età più avanzata subentra un altro fenomeno, il declino cognitivo. Non è più l'orecchio che diventa incapace di percepire vari suoni, ma è il cervello che non associa ai vari suoni i loro significati.

Mi sono accorto di un altro fattore: la psiche c'entra con l'udito.
Se si è disinteressati verso un argomento o verso una persona, si sente di meno.
Dunque se si vuole contrastare la perdita anatomica dell'udito, è necessario aumentare l'attenzione verso il proprio interlocutore.
Ai vecchi è richiesto un aumento di consapevolezza, a partire dall'ascolto.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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25 maggio 2017

Musica (17-080)

Musica. (17-080)
Ho ereditato da mia madre (e forse dalla sua famiglia) la sensibilità verso la musica.
Cioè certa musica mi emoziona profondamente. Me ne sono accorto una volta facendo ascoltare un brano musicale meditativo a mia madre, ormai vecchia. Si mise a piangere. Poichè certa musica ha su di me lo stesso effetto ho capito che si trattava di una questione ereditaria: anche una sua sorella aveva la stessa sensibilità.
Studiando la cosa ho scoperto che vi sono certi suoni capaci di suscitare emozioni. E che la frequenza di certe note produce un effetto o un altro anche variando gli hertz di poche unità: a esempio il la del diapason ha una frequenza di 432hz, ma potrebbe averla di 440 hz. Tale cambiamento produce effetti di maggior aggressività (così mi pare di aver capito).

La musica, specialmente quella classica, ha un effetto calmante e riposante; e perfino lenisce i dolori della vita. In più ha l'effetto di riportare alla memoria un passato piacevole.
Ho scoperto che l'ascolto di musica della mia giovinezza o infanzia, ha su di me un effetto consolante. È capace di farmi ricordare alcuni anni o alcune situazioni particolarmente piacevoli.
Penso che sia una cosa comune ad alcuni, forse a molti.
Per chi ha questa fortuna, durante la vecchiaia si può rivivere la giovinezza attraverso la musica. Ed è un bel passatempo rivivere emozioni e sentimenti del passato senza parole o racconti, ma soltanto con dei suoni.
Lo facevo negli ultimi anni di vita di mia madre, ascoltando insieme a lei i dischi della sua gioventù.
Mi pareva che me ne fosse grata.


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24 maggio 2017

Leggendo gli appunti (17-079)

Leggendo gli appunti. (17-079)
Per scrivere questo diario opero in questo modo: quando mi viene qualche idea, che colleghi la mia vita alla vecchiaia o alla morte, mi scrivo un appunto in un'agenda, per non dimenticare lo spunto. Poi nei giorni successivi lo sviluppo in una pagina.
A volte accumulo numerosi spunti prima di poter scrivere una pagina: così, prima di farlo, seleziono lo spunto più interessante.
Oggi leggendo le mie note mi sono accorto che negli ultimi giorni ho scritto:
  • una giornata no, non trovo un documento, fatico a tener a bada le mie carte, sono demoralizzato
  • sconforto, impotenza, rabbia per il declino, per la vecchiaia
  • mi avvilisco quando mi accorgo di aver perso qualche abilità
Questi appunti descrivono bene un altro aspetto della mia vecchiaia: quello della delusione.
Sì, perchè meditando su ciò che mi capita, come vecchio, tendo a edulcorare i miei sentimenti negativi di fronte alla decadenza. Tendo a presentare la vecchiaia come una tappa importante della vita. Tendo a presentare me stesso in modo positivo, razionale.
Cose senz'altro vere.
Ma non per questo è meno vera l'arrabbiatura o lo sconforto quando perdo pezzi delle mie capacità.

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21 maggio 2017

Il silenzio (17-078)

Il silenzio. (17-078)
Ho scritto ieri della morte di un mio conoscente, per me importante.
Ho partecipato al suo funerale, laico, in una sala del cimitero della mia città, chiamata sala del ricordo, costruita negli ultimi anni, per coloro che non desiderano un funerale religioso.
La cerimonia è stata seguita da molte persone. Il defunto era persona nota, almeno in un certo ambiente. Gli interventi sono stati numerosi. La figlia, colleghi, pazienti, amici. Sentendo le loro parole mi sono commosso, ma sono stato anche un pò a disagio.
Era eccessivo il tono agiografico dei discorsi.
La persona defunta era un uomo curioso, interessato a molte cose, di indubbio valore.
Ma ...
Aveva limiti evidenti: era paternalistico in modo fastidioso, supponente. Amava gestire il potere. E quando andava fuori dai gangheri poteva dire cose pesantissime sui suoi avversari. Insomma era uomo, con pregi e difetti. Non solo con pregi.

Le lodi smisurate di un defunto non gli rendono giustizia.
Mi sono chiesto: io vorrei che si dicessero di me quelle cose, al mio funerale?
O ancora: vorrei veramente che qualcuno tessesse le mie lodi?
Negli ultimi anni mi è capitato più volte di parlare a funerali di parenti.
Non so se voglio che qualcuno lo faccia al mio, di funerale.

È meglio il silenzio.


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20 maggio 2017

Un pezzo alla volta (17-077)

Un pezzo alla volta.(17-077)
E' morta una persona importante del mio passato.
Era medico; aveva fondato un asilo per bambini circa 40 anni or sono. Asilo laico che si definiva antiautoritario. Vi avevo mandato mio figlio. Esperienza importante della mia vita di giovane padre.
Successivamente avevo seguito i corsi che organizzava di medicine orientali.
Infine avevo aderito ad altre sue iniziative basate sulla creatività.
Poi era diventato il mio medico di base.
Insomma, una persona poliedrica.

Negli ultimi dodici mesi sono numerose le persone che hanno contato nel mio passato e che sono defunte. Tutte più vecchie di me di 5 – 10 anni (non muoiono ancora miei coetanei).
La loro morte fa scomparire pezzi importanti del mio passato. Relega i miei anni trascorsi soltanto nel mio ricordo, non più nella presenza di testimoni in carne e ossa.
Così il mio passato svanisce un pò alla volta.
È affidato solo alla mia memoria, che di per sè tende a sbiadire i ricordi.
Sto perdendo "passato" pezzo per pezzo.


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18 maggio 2017

Non tutti alla stessa età (17-076)

Non tutti alla stessa età. (17-076)
Non si invecchia tutti alla stessa età. Vi sono persone che a settant'anni sono in possesso di tutte le loro abilità (soprattutto psico-intellettive) e altre che mostrano grossi segni di cedimento.
Ho scritto di una conoscente, mia coetanea, alla quale, ormai da mesi o anni, sfuggono certe parole (vedi 16-036). Non riesce a riportare alla memoria parole d'uso comune. E le capita quotidianamente più volte. Anche a me succede lo stesso, ma in genere non più di una o due volte al mese.

Con questa persona devo trovare un accordo per formalizzare la sua permanenza nell'appartamento di cui sono proprietario. La situazione è complessa. Dopo vari incontri con avvocato, commercialista e con lei stessa, ho trovato una soluzione che permette di soddisfare le mie necessità con le sue esigenze. Gliene ho parlato più volte. Le ho messo per iscritto le considerazioni e la proposta, in modo che potesse leggersele con calma ed eventualmente farle leggere a suoi consulenti. Ebbene, in mia presenza sembra comprendere e riservarsi di decidere. Poi dopo qualche tempo, mi risponde con controproposte inaccettabili che non tengono in nessun conto le mie esigenze.
E questo per tre volte consecutive!
All'inizio ho pensato che facesse la furba per portare acqua al suo mulino. Che volesse convincermi a rinunciare a miei diritti a vantaggio dei suoi. Poi mi sono arreso, ho ritirato la proposta e le ho comunicato che agirò solo in base ai miei interessi.
Dopo qualche riflessione sono giunto alla conclusione che semplicemente ... non capisce!
In lei il deterioramento delle capacità intellettive è nettamente avanzato.
E siamo coetanei.


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17 maggio 2017

Proverbi (17-075)

Proverbi. (17-075)
Mia nonna parlava per proverbi. Ne conosceva tantissimi.
Aveva sempre un proverbio per ogni situazione della vita. Era un modo per dare giudizi solidi, basati sulla tradizione.
Non era una ripetizione stereotipata, bensì nasceva dalla capacità di identificare una situazione a cui applicare il detto popolare più opportuno. L'uso dei proverbi prevede una buona intelligenza.
I proverbi sono realmente cultura, tramandata da generazioni, usabile direttamente nella vita quotidiana.
Mia nonna non aveva studiato (solo la prima elementare!), ma era in grado di trasmettere saggezza attraverso i proverbi, soprattutto da vecchia.

Penso che i proverbi siano stati inventati principalmente da spiriti acuti anziani.
Capaci di sintesi potenti, di immagini folgoranti.
Anziani perchè solo nella vecchiaia c'è sufficiente accumulo di esperienze, da permettere la frase lapidaria.


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14 maggio 2017

Giustificarsi (17-074)

Giustificarsi. (17-074)
Se sono io che mi accorgo di una qualche perdita dovuta alla vecchiaia, va tutto bene. 
Cioè, me ne accorgo io, ne ho preso coscienza, dunque, anche se mi dispiace, mi consolo perchè è rimasta in mio potere questa capacità di leggere la vita.
Diverso è il caso quando sono gli altri che mi fanno notare qualche defaillance.
Allora tendo a spiegare il mio comportamento come irrilevante, occasionale, causato da circostanze esterne.
Per esempio, la mia compagna talvolta mi fa notare che guido l'autovettura più lentamente del solito. Allora tendo a spiegare che ciò è dovuto alla strada viscida oppure a una stanchezza momentanea, oppure genericamente invoco ragioni di prudenza.
Gli esempi potrebbero essere tanti.
Il fatto è che mi irrita che siano gli altri a notare le mie perdite.
È come se, oltre alla perdita notata, io avessi perso anche la capacità di osservare i miei mancamenti.
Dunque, tendo a negare che siano dovuti alla vecchiaia.
"Perdinci, sarò io che ti dico se è vecchiaia o no!" concludo spesso.

E invece no. 
La vecchiaia possiede questa ulteriore debolezza: non ci si rende sempre conto che si sta cambiando.
In peggio.


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12 maggio 2017

Apparecchi acustici (17-073)

Apparecchio acustico. (17-073)
Alla fine ho ceduto.
Convinto dalle continue sollecitazioni della mia compagna, dal non capire quello che viene detto alla tv, dal dover chiedere talvolta ai miei interlocutori di ripetere una frase, ho deciso di provare una protesi acustica. Di nuova generazione.
Una piccola meraviglia della tecnica.
L'apparecchio non amplifica semplicemente tutti i suoni, ma soltanto le frequenze sonore che percepisco malamente.

L'esame audiometrico è stato lungo e meticoloso. Il tecnico era preparato.
È emerso che effettivamente sono debole sulle frequenze del parlato.
Tengo bene sui suoni gravi e acuti. Cedo sui suoni intermedi. Non ho chiesto se la mia situazione sia grave. Non mi è parso. Però un buon 30% di sonoro mi sfugge.
Non è poco, ma neppure tanto.
Ho accettato di provare l'apparecchio.

Appena acceso, ho notato che le parole che dicevo erano a un volume più alto di quanto percepivo prima. Così, senza sforzo, ho abbassato il volume di emissione (uno dei miei difetti è che parlo a voce alta, tipico dei sordi). Nei dialoghi con la mia compagna, nelle prime ore d'uso, le ho chiesto di ripetere una frase una sola volta. Accesa la tv, l'ho ascoltata abbastanza bene al volume d'ascolto della mia compagna, senza alzarlo di tre quattro punti, come facevo prima.
Ritenevo che le due protesi mi avrebbero infastidito le orecchie e invece a un certo punto mi sono scordato di averle. Hanno cominciato a farsi sentire verso la decima ora (delle prime dodici in cui ho tenuti acceso l'apparecchio).
Al mattino successivo mi è parso di aver acquistato più udito, anche senza protesi!
Vedrò nei prossimi giorni.

Difetti?
Il prezzo, che non mi è stato detto (si tratta di un nuovo apparecchio sperimentale), ma che si aggira sicuramente sulle migliaia di euro (1-2).
Il fastidio auricolare, che potrebbe insorgere a lungo andare.
E la perdita dell'opportunità di ignorare un discorso, se fosse sgradito!


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10 maggio 2017

Trascurare (17-072)

Trascurare. (17-072)
E' strano.
Ho una cura meticolosa della mia alimentazione e dunque del mio fisico.
Eppure dimentico certe parti del mio corpo.
Per esempio, quando mi spunta un callo, aspetto settimane prima di porvi rimedio.
Oppure il mio dito a martello ha cominciato a farmi male (sfrega sulla scarpa): dovevo acquistare dei presidi specifici. Non l'ho fatto.
O ancora, penso di avere un dente cariato, che talvolta mi duole. E non vado dal dentista.
In questi casi (e altri), trascuro i fastidi che mi procurano.
Come se certe parti del corpo non mi appartenessero più.

Vicino alla fine sarà tutto il mio corpo a non appartenermi più?

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09 maggio 2017

Vita lunga (17-071)

Vita lunga. (17-071)
Negli anni passati ho scoperto che vecchiaia significa vita lunga.
Gli anni della vecchiaia possono essere una preziosa aggiunta di vita vera e non l'attesa della morte. Si possono fare scoperte interessanti, ci si può occupare di cose che si erano sempre trascurate (vedi 17-042). Insomma la vita lunga ha molti aspetti positivi.

Nei giorni scorsi ho avuto un altro conflitto con mio figlio, a proposito di mio nipote. 
Sono stato invitato a non occuparmene, nel modo in cui me ne sto occupando, perchè ciò crea ansia nei genitori e, a cascata, disagio nel bambino. Mi sono arrabbiato, perchè stanno facendo danni al piccolo. Ma è figlio loro. Mi devo rassegnare. Fare quel che posso senza interferire troppo.
Mi sento impotente.
Ciò mi crea sofferenza.

Ecco un aspetto che avevo sottovalutato.
Vita lunga significa anche più sofferenza.


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07 maggio 2017

Contabilità quotidiana (17-070)

Contabilità quotidiana. (17-070)
Ho chiuso una società alla fine del 2016.
Incredibile la mole di carte, documenti, fatture, bollette che seguono un'attività economica. L'ho fatto intensamente nei primi quattro anni di vero e proprio lavoro, e in modo più ridotto nei successivi dieci, dopo che avevo affittato l'attività.
Non è stato, quello di tener in ordine i conti, un lavoro che facevo di malavoglia. E poi ero aiutato da un commercialista. Insomma mi destreggiavo agevolmente fra numeri e carte.

Adesso curo soltanto la contabilità di casa mia e di un'altra casa che ho affittato.
Roba da ridere, in confronto, con la contabilità della società.
Ma sono diventato vecchio. Non ho più 50 o 60 anni. Ne ho 70.
Negli ultimi tempo dovevo cercare carte, fare conti, controllare bilanci condominiali.
Una massa di documenti molto minore di quella della società.
Ebbene ho finito con lo smarrirmi, non trovo più un documento importante, faccio confusione coi pagamenti.
Mi difetta la capacità di archiviare. 
Talvolta mi sconforto di fronte a questa mia nuova incapacità.
La lucidità è diminuita: non c'è alcun dubbio.

Una mia vecchia zia da tempo ha affidato tutto a suo figlio. Mia madre stessa, da anziana, molto tempo prima di morire, mi aveva delegato tutto dicendomi:
"Fai tu." 

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06 maggio 2017

Touchè! (17-069)

Touchè! (17-069)
Ero in un'area-cani vicino a casa. Vi ero entrato coi miei cani nonostante nell'area ve ne fossero già due, perchè erano due femmine, più o meno della taglia dei miei.
I miei cani sono due maschi.
I quattro cani giocano fra loro. 
La proprietaria di una delle femmine è accompagnata da una bambina di 8-9 anni. 
La bambina è curiosa. Mi chiede i nomi, la razza. Restituisco l'interesse chiedendo informazioni sulla sua cagna. Non gradisce il termine "cagna", perchè la sua maestra le ha detto che ha una connotazione negativa.
Continuiamo il colloquio parlando del cibo per cani e d'altro. Finchè la bimba mi chiede l'età del mio cane bassottto.
Le dico:"Ha nove anni."
Lei continua:"La mia è più giovane, ha un anno e mezzo."
E aggiunge:"E l'altro cane quanti anni ha?"
Rispondo:"Ha quasi 16 anni."
Concludo:"E' vecchio."
La bambina, prontamente osserva:"Come te."

Altro che andar a cercare i segni della mia vecchiaia!
Basta una bambina!

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04 maggio 2017

Essere nonni: un primo bilancio (17-068)

Essere nonni: un primo bilancio.* (17-068)
Sono nonno da cinque anni. Praticamente da quando sono entrato nella vecchiaia.
E sono un nonno partecipe. Mi prendo cura dei nipoti, fin da molto piccoli.
Sono diventato capace di stare con loro, accudirli, vigilarli, cambiarli, lavarli, portarli a spasso col passeggino, giocare con loro.
Due gli aspetti: grande soddisfazione e grande fatica.

In questi anni, a un certo punto mi sono ritrovato quattro nipoti. Si diventa nonni a tempo pieno, per forza. Tanto da dover lasciare il lavoro (che però già di suo era diventato pesante).
Sia chiaro: non è che ogni giorno ho tutti e quattro i nipoti. Ma una volta l'uno, una volta l'altro fanno sì che un giorno sì e uno no c'è un impegno con loro. È anche vero che, il giorno che mi tocca, passo solo qualche ora con i bambini, due o tre. 
Ma bastano. La stanchezza che procurano riesco a smaltirla soltanto riposando nelle altre ore restanti della giornata.
 
Le soddisfazioni però sono grandi.
Non solo legate alla meraviglia degli adulti di fronte alle conquiste dei piccoli, ma soprattutto alla fiducia che i bambini dimostrano verso chi si prende cura di loro. All'affetto autentico che manifestano verso i nonni. Suscita tenerezza perfino la semplicità (la disinvoltura!) con cui usano i nonni, per i loro desideri.
E l'attaccamento che deriva da tutto ciò.

Quando si è dentro lo stato di "nonnità", non si percepisce con chiarezza che la situazione si evolve di continuo (perchè i bambini crescono).
Non si immagina per nulla che sia destinata a finire.
E a finire in breve tempo.
Proprio così. Finisce rapidamente, perchè i bisogni diminuiscono, il tempo da stare con i bambini diminuisce (già nel passaggio dalla scuola d'infanzia a quella primaria).
Scompare inevitabilmente l'alone magico dei primi anni di vita.

Meglio goderseli quei cinque – otto anni di impegno gravoso.
Non tornano più.

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03 maggio 2017

Energie (17-067)

Energie. (17-067)
Mi sono accorto che le mie energie si affievoliscono nel primo pomeriggio.
A quell'ora (le 15) esaurisco la carica vitale. Ho bisogno di una ricarica, che riesco a fare con il sonno di un'ora. Poi verso le 16-16e30 posso riprendermi e tenere fino a sera.
Poichè mi alzo verso le 7 di mattino e mi esaurisco verso le 15, significa che funziono bene per circa otto ore. Dopo le 16e30 reggo per altre sette ore.

C'è dell'altro.
Nel pomeriggio, dopo il sonno, ho energie sufficienti per arrivare fino a sera, ma solo per fare la routine.
Niente lavori impegnativi, niente sforzi intellettuali, soprattutto niente stress psichici.
Per esempio è raro che di sera esca a fare alcunchè (salvo la passeggiata con i cani).
Mi manca il desiderio. L'energia che ho è bassa. Anche situazioni stimolanti (un concerto, un teatro, un cinema) non mi attirano più. Per questo vado al cinema di pomeriggio.
E se devo fare qualche sforzo, lo rimando al mattino seguente.

Anche per questo i tempi di vita si riducono. Non sono più padrone delle mie 16-18 ore di veglia di quando ero giovane o uomo maturo.
Me ne restano 8-10.
Ecco perchè i vecchi non hanno più molto tempo.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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