31 marzo 2016

La nuova livrea* (16-150)

La nuova livrea.* (16-050)
Ho messo in pratica l'idea che mi era venuta qualche settimana fa (vedi 16-039).
L'idea cioè di adottare un vestito più consono alla mia età.
Inutile mentire: i vestiti che posseggo sono vecchi e si vede. E negli ultimi quattro anni ho perso sei chili di peso. Per cui le braghe sono troppo larghe, le giacche troppo abbondanti, l'aspetto miserevole.
Ho deciso di vestirmi di nero. La mia compagna mi ha assecondato e aiutato nelle scelte.
Risultato: sabato abbiamo avuto dei familiari a pranzo e mi sono vestito secondo i miei nuovi canoni.
Mi sono guardato allo specchio: decisamente elegante!
Almeno secondo il mio sguardo.
E' incredibile. Non mi sarei mai aspettato di cambiare così tanto il modo di pensare (dare importanza a come ci si veste).
E ciò è avvenuto in vecchiaia.
Coraggio, anche nella vecchiaia c'è possibilità di cambiamento.
La vecchiaia non è un vicolo cieco.
Anzi è una strada aperta.

L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
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29 marzo 2016

La ricerca* (16-049)

La ricerca.* (16-049)
Sono di formazione scientifica. Do molto valore dunque alle ricerche scientifiche, fatte secondo tutti i crismi della scienza moderna.
Ma negli ultimi tempi la mia fiducia vacilla.
La ricerca risente troppo dell'ideologia di chi la fa. Risente troppo dei valori della società che la finanzia. E risente ovviamente di tutte le possibilità di conformismo, di falsificazione, di corruzione che colpiscono il resto della società.
La scienza non ne è affatto immune.
Per di più la ricerca è codificata secondo i principi di alcune scienze fra le più sviluppate, ma meno capaci di affrontare problemi complessi. Come la fisica per esempio.
Nel campo della alimentazione vi sono molte evidenze che il modello proposto dalla fisica per affrontare i problemi non regge.
Si legga al proposito l'ottimo libro di Colin Campbell, Whole. Ripensare la scienza della nutrizione (2013).
Per me il motivo fondamentale del fallimento di molta ricerca scientifica nel campo della nutrizione sta nella sua utilità per l'uomo d'oggi.
O meglio nella sua inutilità.
Se è vero che la ricerca ha impiegato 40 anni per dimostrare che il latte materno è migliore del latte vaccino per allevare i neonati umani, c'è qualcosa che non va.
Meglio: questo tipo di ricerca è inutile.
Anzi, dannosa, perchè nel tempo ha sottratto sempre più spazio alla ricerca individuale, dimenticando che, in fatto di nutrizione, ogni organismo è diverso da quello degli altri e dunque la ricerca individuale, cioè le prove che si possono fare durante la vita per verificare se un alimento va bene o no, è fondamentale.
Con buona pace della scarsa significatività statistica dell'esperienza personale.
Se va bene per me, ho raggiunto il massimo di significato, anche se questo non potesse avere i crismi della ricerca scientifica ufficiale.
Lo esemplifica in modo perfetto l'esperimento fatto dal cardiochirurgo statunitense Caldwell Esselstyn.
Stanco degli scarsi successi del paradigma terapeutico della medicina cardiologica americana, decise di puntare sulla prevenzione e particolarmente sulla dieta. Nel 1985 propose a un gruppo di suoi pazienti (con cardiopatia coronarica conclamata) una dieta a base di cibi naturali vegetali con pochissimi grassi, con l'aggiunta di dosaggio minimo di un farmaco anticolesterolo, eliminando tutte le altre medicine.
Aderirono in 18, tutti gravemente cardiopatici.
Negli 8 anni precedenti i pazienti avevano subito, cumulativamente, 50 episodi cardiopatici (angina, bypass, infarti, ictus e angioplastica).
Ebbene negli 11 anni successivi, con questa dieta, i diciotto cardiopatici non riportarono nessun evento coronarico (tratto da: Come prevenire e guarire le malattie cardiache con l‘alimentazione di C. B. Esselstyn).
E' chiaro?
Questo esperimento non è una ricerca scientifica, non è statisticamente significativo.
Ma quanto importante invece per uno che abbia problemi di cuore! Quanto significativo per prendere una decisione per la propria vita!
Ecco: intendo rivalutare l'esperenza personale, contro la ricerca scientifica ufficiale.

Mi è venuta un'idea.
Ripetere l'esperimento di Esselstyn, applicandolo a vecchi invece che a cardiopatici.
E vedere l'effetto che fa
Valutarne l'effetto su malattie e fastidi della vecchiaia.
Progetto impegnativo.
Chissà se ne avrò le forze.

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27 marzo 2016

E' morto Paolo Poli* (16-048)

E' morto Paolo Poli.* (16-048)
Un vecchio attore italiano.
Lo ricordo anch'io con affetto questo grande vecchio irriverente.
Mai conformista.
Maestro anche nell'affrontare la vecchiaia, anzi l'ultima vecchiaia.
In un'intervista di qualche tempo fa, diceva: "Ho più di ottant'anni. Ho un piede nella fossa. Sono più di là che di qua." Dando prova di sano realismo (suscitando l'imbarazzo dell'intervistatore).
In un'altra, molto recentemente, dando l'addio alla scene: " Non ho più fiato, ho 86 anni. Qui c'è solo da morire. Ma non ho paura della morte. Come dicevano i greci, quando c'è la morte, non ci sono più io."
Diceva anche che l'unico obiettivo della vita è mantenere la dignità.
Finchè ha potuto, ha calcato le scene, vivendo la sua vita di sempre (ha continuato a fare quello che sapeva fare bene, quello che lo divertiva, che era comunque un valore).
Tre insegnamenti per noi vecchi più giovani: la dignità, vivere fino all'ultimo, consapevolezza che la vita sta per finire (e, tipico suo, la leggerezza).
Che si vuole di più?



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25 marzo 2016

Rabbia* (16-047)

Rabbia.* (16-047)
Mi sta crescendo la rabbia.
Per come questa società tratta i vecchi.
Non intendo qui parlare della scarsa considerazione e dell'emarginazione che vivono gli anziani nella nostra società (occidentale).
Intendo altro.
In Italia sono dieci anni da che è proibito fumare nei locali pubblici (e da più anni ancora è proibita la pubblicità delle sigarette in tv).
Vi sono consistenti prove che la salute generale ne abbia tratto vantaggio.
E da molti anni l'organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha inserito il fumo di tabacco nella classe dei composti sicuramente cancerogeni.
Alcuni mesi fa l'Oms ha inserito anche la carne dei salumi nella stessa classe del fumo (sostanze sicuramente cancerogene), e la carne rossa fresca in una classe leggermente inferiore (sostanze probabilmente cancerogene).
Non ho visto diminuire la pubblicità di carne e insaccati in tv.
Tutto continua come se non fosse successo nulla.
Si dirà: è passato poco tempo; si starà studiando qualche legge per diminuirne il consumo.
Nulla di tutto ciò.
Del resto è da molto tempo che l'Oms ha sancito l'effetto cancerogeno dei prodotti alcolici (birra, vino, superalcolici). E in tv continua a vedersi una mole impressionante di pubblicità di questi prodotti.

Che c'entrano i vecchi?
C'entrano, perchè l'effetto patologico di carne, alcol e fumo compare dopo molti anni, per lo più in vecchiaia. E nessuno si allarma che sempre di più i vecchi si ammalino di una serie infinita di malattie.
Si dice: malattie della vecchiaia.
È falso.
Malattie dovute a quello che si mangia, si beve e si fuma nell'età di mezzo.
E si continua a farlo in vecchiaia.
Ci fosse qualche campagna che avvisasse i vecchi: non bevete, non fumate, non mangiate carne e insaccati. Invece tutto continua come prima.
E i medici di base continuano a non avere alcuna formazione sull'alimentazione.
C'è una congiura per farci vivere una vecchiaia di merda.
Cresce la mia rabbia.

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22 marzo 2016

Di che cosa si muore* (16-046)

Di che cosa si muore.* (16-046) (22/03/16)
Per tutto l'anno scorso (2015) ho scritto più volte sul nesso vecchiaia/malattia.
La mia opinione era (ed è) che le malattie non sono la condizione normale della vecchiaia.
Vi può essere una vecchiaia sana.
Nella nostra società siamo così abituati che la vecchiaia è accompagnata dalla malattia che abbiamo smarrito il concetto di morire di vecchiaia.
Ma perchè allora il corpo muore? E di che cosa?
In fin dei conti se la vecchiaia non è malattia, che cos'è?
È indubbio che gli organi si deteriorino.
La replicazione cellulare è sempre meno efficace. La copia cellulare è sempre più sbiadita, come la fotocopia di una fotocopia di una fotocopia ... alla fine non si legge più.
Se gli organi si deteriorano, le funzioni scemano. Ci si vede di meno, si sente di meno, si hanno meno energie, meno forze (il meccanismo di trasformazione del cibo in energia si indebolisce).
Anche il cervello funziona meno bene, la memoria si fa scarsa, il ragionare è più lento, i riflessi diventano meno pronti.
Finchè ... il corpo si ferma.
Ecco, mi manca questa parte. Non tanto di esperienza (sono ancora un vecchio giovane, sarebbe impossibile), quanto di conoscenza.
Non ho esempi d'innanzi.
Non ho testi che descrivano quello che vorrei conoscere.
Dovrò aspettare di farmi esperienza da solo.

È drammatico constatare che ormai sono le malattie che fanno morire le persone.
Non la vecchiaia.

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20 marzo 2016

Autonomia* (16-045)

Autonomia.* (16-045)
Il mio vicino quasi novantenne stava portando a casa due pesanti borse della spesa.
Abita al terzo piano, le scale sono faticose. Infatti ansimava per lo sforzo.
Sua moglie, allarmata, ha suonato alla mia porta chiedendo aiuto.
Sono andato a prendergli le borse almeno per l'ultima rampa.
Gli ho chiesto bonariamaente perchè facesse quegli sforzi.
Mi ha risposto: "Non sopporto l'idea di dover sempre chiedere aiuto agli altri. Qualche volta lo sopporto. Sempre, no."
Ho ribadito: "Dopo una certa età è necessario chiedere aiuto!"
Poi, per fargli accettare l'dea: "Adesso io aiuto lei. Fra dieci anni qualcun altro aiuterà me. È inevitabile."
Il concetto era consolatorio, ma assolutamente realistico.
L'ho detto per lui, ma riguarda me.
Anch'io sarò come lui.
Chiedere aiuto, perdere l'indipendenza, sarà anche per me un dramma.
Comincio a intravvedere che il problema dell'autonomia è centrale nella vecchiaia. 
Perderla fa sentire ... non so come dirlo. Vecchi? Moribondi?
Più semplicemente impotenti.
Altro che impotenza sessuale!
La perdita di autonomia è il vero problema.
Non riuscire più a badare a se stessi è una tappa finale della vita.
Bisogna tenerne conto.
Ma ha profonde implicazioni, riguardo l'esistenza.
Bisogna approfondire.

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19 marzo 2016

Fiducia (16-044)

Fiducia.(16-044)
Certe cose si provano e si gustano solo da vecchi.
Esempio: le relazioni con bambini piccoli.
Sono stato genitore, dovrei averle già sperimentate. Ma le ho come dimenticate.
Anzi mi pare di non averle neppure colte in tutte le sfumature che colgo adesso, da nonno.
Insomma il rapporto dei nonni coi bambini è tutt'altra cosa del rapporto dei genitori.
Forse i nonni si commuovono di più.
Forse sono meno disturbati dalla vita e da tutti i suoi problemi.
Forse sono più attenti.

Ero andato in piscina ad accompagnare mio nipotino di 4 anni. Era presente anche la madre di un suo compagnetto, con un figlio più piccolo (due anni) al seguito.
Con questo bimbo ci eravamo visti altre due o tre volte. Mi aveva colpito per alcuni suoi comportamenti e così gli avevo prestato particolare attenzione, instaurando un rapporto diretto con lui.
Ebbene quando siamo usciti dagli spogliatoi, nella pausa durante la lezione, eravamo solo noi due adulti e il bimbo. La madre di questi si rivolse al figlio invitandolo a dare la mano al "nonno", anche se non ero suo nonno e se ci eravamo frequentati molto poco.
Il bimbo mi ha guardato, ci ha pensato un momento e poi ha allungato la mano verso la mia impugnandola forte.
Mi ha giudicato degno di fiducia!
Il mio cuore si è spalancato.
Da giovane, avrei colto la straordinarietà di quel gesto?

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16 marzo 2016

Confusione* (16-043)

Confusione.* (16-043) 
Anche se la mia salute è quasi buona, in questa prima fase di vecchiaia, comunque invecchio.
Dovevo portare mio nipote di 4 anni in piscina. 
Questo compito toccava all'altro nonno. Ma non se la sente più. 
Allora sono ricorsi a me. Pronta disponibilità, la mia.
Ma non ero mai stato in quel luogo. La madre mi ha detto: "Devi andar là entro quell'ora, lo aiuti a spogliarsi, lo accompagni ai bordi della vasca. Torni dopo 40 minuti, gli asciughi i capelli e lo fai rivestire. È semplice."
Non dubitavo che lo fosse, ma il luogo era sconosciuto.
Alcune indicazioni le avrei avute da mio nipote, ma ha 4 anni!
Mi sono fatto forza. È andato tutto bene. Ma il luogo era affollatissimo. Difficoltà di parcheggio, difficoltà di trovare lo spogliatoio, anzi l'antispogliatoio, poi lo spogliatoio, poi la piscina vera e propria. Anche di lasciare il bimbo colà senza che nessuno venisse a riceverlo in consegna mi ha creato qualche problema.
Confesso che sono stato un pò confuso.
Ma il santo degli anziani ci ha messo una pezza!
Proprio all'ingresso e senza che avessimo concordato un appuntamento, ho incontrato la mamma di un compagno di scuola di mio nipote. Giovane, simpatica, soccorrevole (con un altro bambino più piccolo da gestire contemporaneamente!): mi ha dato tutte le indicazioni del caso.

Le capacità mentali, con l'andare degli anni, diminuiscono.

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15 marzo 2016

Compleanni, ancora (16-042)

Compleanni, ancora. (16-142)
Ho detto in famiglia che anche quest'anno non desidero festeggiare il compleanno.
Entrato nella vecchiaia, a 65 anni, avevo promesso di festeggiarlo ogni quinquennio.
Così per qualche anno sono stato in pace.
Ma ora i cinque anni di moratoria stanno per finire.
Mi toccherebbe fare una festa.
Grande, visto che dovrei concentrarvi le altre cinque non fatte.
Non ne ho nessuna voglia.
Ho già detto alla mia compagna di non farmi regali. Non ho bisogno di nulla. E quello che effettivamente desidero, dovrei chiederlo esplicitamente, tanto non potrebbe venir in mente a nessuno (e così addio all'effetto sorpresa del regalo).
La mia compagna, che già si stava attivando per trovarmi un vecchio orologio meccanico a carica automatica (odio quelli a pila), ha ribattuto: "Allora fammi tu un regalo!"
Era la mia vecchia idea di un paio d'anni fa. Alla data del mio compleanno avrei fatto io un regalo a coloro che mi avrebbero fatto gli auguri. Poi non l'ho praticata, ma mi piaceva.
Un modo per cominciare a dar via qualche oggetto dei miei (delle migliaia di inutili oggetti che posseggo).
Anche l'ultima mia zia ancora superstite a un certo punto della sua vita chiese che si smettesse di farle gli auguri di compleanno.
Allora mi parve una stravaganza.
Ora la comprendo benissimo.

Il mio amico giornalista mi ha detto: "In ogni caso una festa di compleanno te la faranno, anche se non vuoi. Col funerale, quando morirai."
Il funerale è effettivamente la festa migliore. 
Non sancisce il compimento di un anno.
Celebra il compimento della vita.

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14 marzo 2016

Capacità mentali diverse* (16-041)

Capacità mentali diverse.* (16-041)
Mia madre è morta a novant'anni.
Negli ultimi anni di vita guardava molto la tv.
Talvolta la scoprivo mentre guardava programmi per bambini. Allora non ci facevo caso. Pensavo che fosse dovuto alla sua scarsa cultura.
Ora la penso diversamente.
I programmi per bambini sono costruiti con attenzione in modo da essere compresi da ... bambini, appunto. Cioè sono semplici. Non si usano troppe sofisticazioni nè linguistiche, nè situazionali, nè di tecnica televisiva. Cercano di essere comprensibili.
Gli altri programmi invece non se ne curano.
Permettono che gli invitati parlino contemporaneamente (per fare spettacolo, si dice; in realtà si fa solo confusione), oppure usano la tecnica di non inquadrare chi sta parlando, oppure cambiano continuamente inquadratura (spesso ogni due o tre secondi!).
Tutto questo non disturba una persona di mezz'età o un giovane: questi hanno capacità che permettono di seguire il filo ugualmente.
Un vecchio no, non ci riesce, specialmente se è avanti con l'età.
Un vecchio ha tempi più lunghi di comprensione. È disturbato più facilmente da rumori, da discorsi sovrapposti, da urla. Si sconcentra più facilmente.
Non so se gli autori televisivi lo sappiano.
Forse non importa loro, tanto i bersagli della pubblicità, incorporata in ogni programma, non sono gli anziani, ma le altre età.
Quelle che hanno più capacità.

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10 marzo 2016

Meglio morire a vecchiaia inoltrata* (16-040)

Meglio morire a vecchiaia inoltrata.* (16-040)
Nulla di più scontato, per un vecchio!
I giovani non la pensano così. Neppure io, da giovane.
Dicevo (e mi dicevo): mi basta arrivare a settant'anni.
Poi posso anche morire, magari di un bell'infarto, e tutto è finito.
Adesso ho settant'anni! 
Comincio a distinguere. 
I prossimi dieci anni potrebbero essere buoni. Poi non so. 
Ma dieci anni li posso ancora vivere di gusto.

Ho già scritto che vivendo a lungo si osserva la vita da una prospettiva diversa.
Migliore.
E che vivendo a lungo si possono compiere passi avanti nella comprensione, avere illuminazioni insperate, superare quei limiti che ci hanno accompagnato per tutta una vita.
Si può anche fare l'esperienza di diventare sazi di vita.
C'è un ultimo aspetto non da poco, nel morir tardi.
Ci si può distaccare dalla vita gradualmente. Quasi in modo indolore. Senza rimpianti.
E, ancora di più, si producono minori sofferenze in chi ci ha voluto bene.
A vecchiaia inoltrata sia noi vecchi che i più giovani, che ci sopravviveranno, siamo più rassegnati alla fine.
Avete mai notato l'atmosfera che si respira al funerale di un grande vecchio?
Mai disperazioni inconsolabili.
Più malinconia che dolore.
Più ricordi di vita che sofferenza per la mancanza.
Meglio morir tardi.

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09 marzo 2016

Un nuovo aspetto (16-039)

Un nuovo aspetto. (16-039)
Non mi è mai interessato il modo in cui mi vesto. Mi bastava e mi basta di essere abbigliato in modo decoroso. Mi sono però accorto che il concetto stesso di decoro non lo applico per bene. A volte mi guardo allo specchio e vedo che in effetti sono trasandato. Niente di particolarmente negativo, ma molti elementi del mio aspetto riconducono a un'idea di sciatteria.
Negli ultimi anni mi sono rassegnato: sono fatto così, non c'è nulla da fare.

E se invece cambiassi?
Se, come mi son detto (vedi 16-035), desidero vivere a lungo (ma bene), perchè non trovare un aspetto che connoti la vecchiaia?
Le donne anziane del sud dell'Italia, un tempo, portavano rigorosamente in testa un fazzoletto nero. Niente a che vedere con motivi religiosi. Era una tradizione.
E spesso si vestivano anche completamente di nero. Come una divisa.
Sono tentato di vestirmi anch'io di nero. Completamente di nero.
Per la nostra cultura sembra un'idea lugubre. Il nero è simbolo di morte.
Ma se richiamo l'immagine di un nostro stilista molto elegante (Armani), lo immagino sempre vestito di nero. Del resto anche artisti sul palcoscenico si vestono con tale colore.
L'idea mi solletica.
Una divisa per la vecchiaia.

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08 marzo 2016

Dibattito Internazionale di Be4Eat (16-038)

Dibattito Internazionale di Be4Eat. (16-038)
Ho appena ricevuto la comunicazione di un nuovo incontro internazionale, che si terrà vicino alla mia città il 20-22 maggio 2016. 
Sul tema dell'alimentazione e delle malattie, con particolare riguardo a cancro e cardiopatie.
È organizzato da Be4Eat e vedrà la partecipazione di Colin Campbell, il nutrizionista statunitense autore di The China Study, il più importante studio sulla nutrizione degli ultimi 30-40 anni.
L'anno scorso a ottobre se n'era tenuto un altro, sempre con Colin Campbell, che aveva visto la partecipazione di più di cento medici italiani, oltre al pubblico normale. Segno che, in campo medico, l'importanza dell'alimentazione, come fattore di causa o prevenzione delle malattie, comincia a farsi strada, anche fra gli operatori delle istituzioni pubbliche, almeno italiane.
Colin Campbell è un anziano studioso di più di 80 anni, ancora lucido e capace di sopportare lo stress di un convegno in cui è l'oratore principale. E anche lo stress di intraprendere un viaggio intercontinentale e di sostenere il cambio di fuso orario.
Ma ha più di ottant'anni. È prudente porre fine a fatiche così grandi.
Nel lancio del Dibattito Internazionale di Be4Eat è scritto: Ultima presenza dal vivo di Colin Campbell.
Grande prudenza di un vecchio saggio e intelligente!

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07 marzo 2016

Evoluzione (16-037)

Evoluzione. (16-037)
Abitando sullo stesso pianerottolo con due anziani quasi-novantenni, ho la fortuna di osservarne l'evoluzione. Ho la fortuna, che non capita a tutti, di acquisire preziose informazioni su come si vive in tarda età.
Perchè l'età avanzata è in gran parte sconosciuta, oppressa com'è da malattie, disabilità, deficit cognitivi e psichici, che alterano la comunicazione con le altre età.
Aumentando l'età dei vicini, abbiamo stretto relazioni più strette.
Andiamo a chieder loro se devono acquistare qualche cosa, quando usciamo a far la spesa; ci offriamo di accompagnarli con l'automobile, se devono recarsi a visite mediche o terapie riabilitative.
I due vicini sono stati finora autosufficienti. Hanno dei figli che si occupano un poco di loro. Ultimamente però la signora è stata colpita da dolori articolari, che la fanno soffrire quando scende o sale le scale.
I margini di autonomia si sono ridotti.
Così, in uno degli ultimi (fuggevoli) incontri sulle scale, la signora è sbottata: "Siamo da casa di riposo! Abbiamo continuo bisogno di aiuti!"
La situazione di debolezza è arrivata alla loro coscienza. Non è scontato e non succede a tutti, perchè spesso intervengono deformazioni psicologiche che impediscono di comprendere la realtà.
A loro è capitato.
Ma la presa di coscienza non basta.
Vedremo adesso quali saranno le decisioni.

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06 marzo 2016

La mente dei vecchi* (16-036)

La mente dei vecchi.* (16-036)
Una conoscente, settantenne, stava discorrendo con me del bilancio delle spese condominiali. A un certo punto del discorso, indicando alcune ricevute di pagamento che dovevo tenere unite, mi disse: "Meglio fermarle con una ... come diavolo si chiamano quegli oggetti per tenere uniti i fogli?"
"Graffette" ho risposto.
"Maledizione, non mi veniva il nome! E mi capita spesso, più volte al giorno. I termini degli oggetti mi sfuggono."
Le ho chiesto se era stata da un medico, per questa perdita di memoria.
Ha replicato: "Certamente. Si è messo a ridere e mi ha detto che si tratta di vecchiaia!"
Ora, fossi stato il suo medico, qualche esame delle sue capacità cognitive l'avrei consigliato. Settant'anni mi sembrano un'età precoce per l'apparire di un sintomo che nella migliore delle ipotesi, può definirsi come deficit cognitivo lieve; nella peggiore, inizio di demenza senile.
Negli anni trascorsi, capitava anche a me di smarrire il ricordo di qualche termine o di qualche nome di personaggio. Ma tali dimenticanze non avevano una cadenza più che giornaliera. 
Mi capitava due o tre volte al mese. Ciò mi irritava fortemente e facevo ogni sforzo per recuperare termini o nomi. A volte senza successo.
Da mesi non mi succede più.
Che il deficit sia regredito, almeno momentaneamente?

Mia madre è morta a novant'anni.
Negli ultimi dieci anni di vita aveva perso sempre più memoria, tanto che il medico le aveva diagnosticato una autentica demenza senile.
Sono spaventato da questa eventualità. Temo che sia ereditaria. 
E che quindi toccherà anche a me.
Mi sono rassegnato a che si tratti di uno degli aspetti della vecchiaia: inevitabile.
Ne ho scritto più volte, nel 2013 e nel 2014.
Ma alcuni giorni fa ho visto le condizioni mentali dei centenari sardi (vedi la pagina di ieri).
Mi è rinata una speranza: quella di fermare il declino mentale.

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05 marzo 2016

A kent'annos* (16-035)

A kent'annos!* (16-035)
Si tratta di uno dei saluti/auguri che si fanno gli abitanti della Sardegna.
Penso che significhi: "a rivederci fra cent'anni", oppure, "ti auguro di vivere cent'anni".
Augurio improbabile fra vecchi, si potrebbe dire.
Invece in Sardegna è realtà.
La Sardegna ha un numero elevato di centenari, superiore a quello di tutte le altre regioni italiane. Nell'ultimo secolo sono documentati 3.400 ultracentenari e 23.000 ultranovantenni. In particolare vi è un'area circoscritta, coincidente col Parco del golfo di Orosei e del Gennargentu, nella quale i centenari sono più frequenti. L'area è una delle tre-quattro zone blu del mondo, segnalate dall'Onu come siti di grande longevità.
Ciò che stupisce è vedere (nei filmati che si trovano in rete alla voce progetto AkeA del prof. Deiana, univ. Di Sassari) la loro lucidità e l'efficienza fisica.
Continuano a lavorare oltre i novanta. E non sono affatto decrepiti.
(Vivere a lungo non è un gran risultato se si vive come vegetali, confinati in un letto.)
Uno studio ventennale per scoprire la causa di tali lunghe vite, ha finora riportato i seguenti risultati: non vi sono cause genetiche apparenti; il luogo in cui vivono è ancora incontaminato; le abitudini di vita sono rimaste stabili per molte generazioni; la società a cui i centenari appartengono tiene in molta considerazione i vecchi; la professione più frequente fra i centenari è quella di pastore e/o agricoltore; il 91% dei centenari ha come componente importante della dieta il pecorino sardo (ciononostante i livelli di colesterolo sono normali); esperimenti di varia natura hanno evidenziato che altri tipi di formaggi o di altri pecorini da caseificio non danno gli stessi effetti; una ricerca batteriologica ha trovato nel pecorino sardo tre lattobacilli (DC2, DC3, IC5) assenti negli altri formaggi.

Ma allora tu vuoi vivere a lungo!
Be', se fossi nelle condizioni mostrate dai centenari sardi, se continuassi a essere curioso dei fatti della vita, se soprattutto non gravassi sui miei familiari, non mi dispiacerebbe.
L'ho detto.
La vita mi piace ancora.

L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
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