29 marzo 2016

La ricerca* (16-049)

La ricerca.* (16-049)
Sono di formazione scientifica. Do molto valore dunque alle ricerche scientifiche, fatte secondo tutti i crismi della scienza moderna.
Ma negli ultimi tempi la mia fiducia vacilla.
La ricerca risente troppo dell'ideologia di chi la fa. Risente troppo dei valori della società che la finanzia. E risente ovviamente di tutte le possibilità di conformismo, di falsificazione, di corruzione che colpiscono il resto della società.
La scienza non ne è affatto immune.
Per di più la ricerca è codificata secondo i principi di alcune scienze fra le più sviluppate, ma meno capaci di affrontare problemi complessi. Come la fisica per esempio.
Nel campo della alimentazione vi sono molte evidenze che il modello proposto dalla fisica per affrontare i problemi non regge.
Si legga al proposito l'ottimo libro di Colin Campbell, Whole. Ripensare la scienza della nutrizione (2013).
Per me il motivo fondamentale del fallimento di molta ricerca scientifica nel campo della nutrizione sta nella sua utilità per l'uomo d'oggi.
O meglio nella sua inutilità.
Se è vero che la ricerca ha impiegato 40 anni per dimostrare che il latte materno è migliore del latte vaccino per allevare i neonati umani, c'è qualcosa che non va.
Meglio: questo tipo di ricerca è inutile.
Anzi, dannosa, perchè nel tempo ha sottratto sempre più spazio alla ricerca individuale, dimenticando che, in fatto di nutrizione, ogni organismo è diverso da quello degli altri e dunque la ricerca individuale, cioè le prove che si possono fare durante la vita per verificare se un alimento va bene o no, è fondamentale.
Con buona pace della scarsa significatività statistica dell'esperienza personale.
Se va bene per me, ho raggiunto il massimo di significato, anche se questo non potesse avere i crismi della ricerca scientifica ufficiale.
Lo esemplifica in modo perfetto l'esperimento fatto dal cardiochirurgo statunitense Caldwell Esselstyn.
Stanco degli scarsi successi del paradigma terapeutico della medicina cardiologica americana, decise di puntare sulla prevenzione e particolarmente sulla dieta. Nel 1985 propose a un gruppo di suoi pazienti (con cardiopatia coronarica conclamata) una dieta a base di cibi naturali vegetali con pochissimi grassi, con l'aggiunta di dosaggio minimo di un farmaco anticolesterolo, eliminando tutte le altre medicine.
Aderirono in 18, tutti gravemente cardiopatici.
Negli 8 anni precedenti i pazienti avevano subito, cumulativamente, 50 episodi cardiopatici (angina, bypass, infarti, ictus e angioplastica).
Ebbene negli 11 anni successivi, con questa dieta, i diciotto cardiopatici non riportarono nessun evento coronarico (tratto da: Come prevenire e guarire le malattie cardiache con l‘alimentazione di C. B. Esselstyn).
E' chiaro?
Questo esperimento non è una ricerca scientifica, non è statisticamente significativo.
Ma quanto importante invece per uno che abbia problemi di cuore! Quanto significativo per prendere una decisione per la propria vita!
Ecco: intendo rivalutare l'esperenza personale, contro la ricerca scientifica ufficiale.

Mi è venuta un'idea.
Ripetere l'esperimento di Esselstyn, applicandolo a vecchi invece che a cardiopatici.
E vedere l'effetto che fa
Valutarne l'effetto su malattie e fastidi della vecchiaia.
Progetto impegnativo.
Chissà se ne avrò le forze.

L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

Nessun commento:

Posta un commento