Meglio
morire a vecchiaia inoltrata.* (16-040)
Nulla di
più scontato, per un vecchio!
I
giovani non la pensano così. Neppure io, da giovane.
Dicevo
(e mi dicevo): mi basta arrivare a settant'anni.
Poi
posso anche morire, magari di un bell'infarto, e tutto è finito.
Adesso
ho settant'anni!
Comincio a distinguere.
I prossimi dieci anni
potrebbero essere buoni. Poi non so.
Ma dieci anni li posso ancora
vivere di gusto.
Ho già
scritto che vivendo a lungo si osserva la vita da una prospettiva
diversa.
Migliore.
E che
vivendo a lungo si possono compiere passi avanti nella comprensione,
avere illuminazioni insperate, superare quei limiti che ci
hanno accompagnato per tutta una vita.
Si può
anche fare l'esperienza di diventare sazi di vita.
C'è un
ultimo aspetto non da poco, nel morir tardi.
Ci si
può distaccare dalla vita gradualmente. Quasi in modo indolore.
Senza rimpianti.
E,
ancora di più, si producono minori sofferenze in chi ci ha voluto
bene.
A
vecchiaia inoltrata sia noi vecchi che i più giovani, che ci
sopravviveranno, siamo più rassegnati alla fine.
Avete
mai notato l'atmosfera che si respira al funerale di un grande
vecchio?
Mai
disperazioni inconsolabili.
Più
malinconia che dolore.
Più
ricordi di vita che sofferenza per la mancanza.
Meglio
morir tardi.
L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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