10 marzo 2016

Meglio morire a vecchiaia inoltrata* (16-040)

Meglio morire a vecchiaia inoltrata.* (16-040)
Nulla di più scontato, per un vecchio!
I giovani non la pensano così. Neppure io, da giovane.
Dicevo (e mi dicevo): mi basta arrivare a settant'anni.
Poi posso anche morire, magari di un bell'infarto, e tutto è finito.
Adesso ho settant'anni! 
Comincio a distinguere. 
I prossimi dieci anni potrebbero essere buoni. Poi non so. 
Ma dieci anni li posso ancora vivere di gusto.

Ho già scritto che vivendo a lungo si osserva la vita da una prospettiva diversa.
Migliore.
E che vivendo a lungo si possono compiere passi avanti nella comprensione, avere illuminazioni insperate, superare quei limiti che ci hanno accompagnato per tutta una vita.
Si può anche fare l'esperienza di diventare sazi di vita.
C'è un ultimo aspetto non da poco, nel morir tardi.
Ci si può distaccare dalla vita gradualmente. Quasi in modo indolore. Senza rimpianti.
E, ancora di più, si producono minori sofferenze in chi ci ha voluto bene.
A vecchiaia inoltrata sia noi vecchi che i più giovani, che ci sopravviveranno, siamo più rassegnati alla fine.
Avete mai notato l'atmosfera che si respira al funerale di un grande vecchio?
Mai disperazioni inconsolabili.
Più malinconia che dolore.
Più ricordi di vita che sofferenza per la mancanza.
Meglio morir tardi.

L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

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