30 settembre 2015

Mi sono rassegnato (15-147)

Mi sono rassegnato. (15-147)
Ho scritto più volte che i vecchi non hanno tempo.
Le altre età pensano: “E' in pensione, chissà quanto tempo ha. Si annoierà.”
Balle.
Noi non abbiamo tempo, perchè i tempi con i quali facciamo le cose si dilatano.
Occupiamo tutto il tempo a far le cose di routine. Non ce ne resta altro.
Negli ultimi anni mi sono ripromesso più volte: “Appena arriva l'estate riordino il garage, elimino tutti i vestiti che non indosso più, regalo molti oggetti che non uso.”
Mai fatto!

Quando ho delle cose da fare, mi faccio un elenco, per non dimenticarle. 
A volte gli elenchi sono lunghi. Sono felice quando un elenco è stato svolto per intero.
Ma mi succede sempre che, finito un elenco, ne devo fare un altro altrettanto lungo.
Non c'è salvezza.
A volte non riesco neppure a riordinare la scrivania, o a mettere in ordine i panni che uso giornalmente.
Mi accontento di tamponare le emergenze.
Mi sono rassegnato.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

26 settembre 2015

Una felice intuizione (15-146)

Una felice intuizione. (15-146)
Parlavo con la mia compagna della nostra vita (entrambi siamo divorziati).
Mi ha detto: ”Se penso alla vita di coppia col mio ex marito, ricordo una sostanziale solitudine. Mi occupavo dei figli, ma vita di coppia non ce n'era.”
Ho riflettuto sulla mia di vita e ho scoperto la stessa cosa. Ero solo, non perchè la mia ex moglie fosse assente, ma perchè entrambi pensavamo molto di più alle nostre vite individuali.
Una vera vita di coppia (io e la mia compagna) ce l'abbiamo solo adesso, alle soglie della vecchiaia.
Fatta di scambi, di solidarietà, di esperienze condivise.
Solo adesso, che siamo vecchi, scopriamo che cosa significhi vita di coppia.

Si tratta di un altro dono di una vita lunga.
Se non fossimo diventati vecchi, non l'avremmo mai saputo.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
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24 settembre 2015

I dischi della mia vicina, ancora (15-145)

I dischi della mia vicina, ancora. (15-145)
Sono stato dalla mia vicina, a prendere i dischi che voleva regalarmi (vedi n. 15-144).
Erano di più dei miei. Forse un centinaio. E di qualità decisamente superiore.
L'ho ringraziata molto, ma ne ho preso solo una piccola parte, per motivi di spazio e di genere (la musica lirica non mi appassiona).
Mi sono impegnato con lei a portare i rimanenti presso uno dei mercatini annuali di vecchi oggetti.
Poi sono tornato nel mio appartamento.
Parlando con la mia compagna le ho descritto quali opere avesse la vicina.
Per esempio ben tre opere di Wagner, autore di cui non possediamo quasi nulla!
La mia compagna è rimasta sbalordita.
Penso che andrò a prendere altri dischi, almeno quelli che non abbiamo.
Sono in contraddizione: ho ancora l'istinto di accaparrare.
Altro che regalar via tutto!

Nell'incontro, la mia dirimpettaia mi ha detto: ”Sono mesi che ho male al braccio destro, che mi arriva fino alla testa. Mi è passato ogni desiderio di ascoltar la musica che pure ho amato in gioventù.”
Il dolore impedisce il godimento di tutti i piaceri.
L'estrema vecchiaia è spesso accompagnata dal dolore.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
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22 settembre 2015

I dischi della mia vicina (15-144)

I dischi della mia vicina. (15-144)
La mia vicina di casa (88 anni) mi ha chiesto se mi piace la musica lirica. Le ho risposto che non era il mio genere preferito, ma che, trattandosi di musica classica, potevo apprezzarla. Allora mi ha offerto in regalo una ventina di suoi L.P. perchè: “Quando morirò, finiranno nella spazzatura.”
E' un modo per dar valore alle cose che abbiamo amato, ma che non possiamo portare con noi, al momento della morte.

Un anno fa (o più) ho scritto varie pagine sulla necessità, per i vecchi, di distribuire tutto quello che hanno. Per non lasciare migliaia di cose dietro di noi. 
Mi ero anche riproposto di regalare ogni giorno qualcosa, per finire la vita con pochi oggetti.
Non ho mantenuto l'impegno, anche se l'idea mi sembra buona.
Scopro adesso un altro risvolto nel gesto di regalare le proprie cose: 
quello di perpetuare un attaccamento a quegli oggetti.
Desideriamo che non vadano a finir male.
Desideriamo essere noi a trovar loro una casa, piuttosto che finiscano in discarica.
Se non lo facciamo, altri si occuperanno di gettare tutto in una discarica.
Lasciando accadere così le cose, temiamo di finire anche noi in discarica.
Ma è inevitabile.
Di noi vecchi, dopo la nostra morte, resta poco. 
E non certo le nostre cose.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
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21 settembre 2015

Penso di aver capito* (15-143)

Penso di aver capito.* (15-143)
Mi chiedo se mio figlio pensi mai alla morte.
O anche solo al significato della vita.
Temo di no. E non perchè sia persona insensibile o poco riflessiva.
È nel pieno della vita, ha 44 anni. Ha un figlio piccolo e ne sta aspettando un secondo.
È nel pieno della sua attività professionale. Ha un lavoro come dipendente, ma si è anche costruito una seconda attività privata, importante. Ha realmente poco tempo libero.
Mi figlio è immerso nella vita (mi vien quasi da dire sommerso).
Vive e basta.
Questa è la condizione dell'età giovanile e di quella più matura.
Penso che sia un'indicazione per la vecchiaia.
Immergersi nel fiume della vita.
Semplicemente vivere, sfruttando il dono di Prometeo e cioè la nostra cecità di fronte alla prospettiva di una morte certa.
Nel primo anno di questo diario ho affermato che esempi come quello del nostro ex presidente della repubblica (88 anni e ancora attivo nella vita politica) fossero deleteri per i vecchi. 
Un vecchio, soprattutto in età avanzata dovrebbe occuparsi della propria morte e nulla di più.
Sto cambiando idea.
Forse anche la scelta di immergersi pienamente nel fiume della vita è legittima.
È un altro modo di vivere la vecchiaia.
Questione di scelta o un modo è migliore dell'altro?

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18 settembre 2015

L'intestino felice (15-142)

L'intestino felice. (15-142)
E' il titolo di un bel libro (Sonzogno, 2015) di Giulia Enders, giovanissima medica tedesca.
Tratta del nostro apparato digerente, in un modo simpatico e innovativo, descrivendo le ultime ricerche scientifiche sull'argomento. Soprattutto descrive in dettaglio che cosa avviene in tutte le zone dell'apparato digerente, fornendo strumenti per gestire al meglio la propria alimentazione. Tutto è spiegato in modo semplice e senza tecnicismi: non occorre essere medici per capirlo.
Lo cito qui perchè nella seconda parte del libro viene presentata la nuova frontiera degli studi sull'alimentazione: l'organismo umano non è un organismo autonomo, bensì è in coabitazione con moltissimi batteri (vedi anche il libro di Berrino alla pagina di questo diario 15-126). 
Non solo: l'intestino gareggia con il cervello come quantità di nervi. La connessione fra intestino e cervello è così grande che si ipotizza che l'intestino possa influenzare perfino il comportamento. Il collegamento fra intestino e cervello avviene tramite il nervo vago.
È stato fatto un esperimento da Stephen Collins (MacMaster University, Canada) sui topi (io sono nettamente contrario alla sperimentazione con animali, ma questo esperimento almeno non sembra essere stato cruento).
Due gruppi di topi sono stati selezionati in base al loro comportamento. Un gruppo era formato da individui timidi e paurosi, un secondo gruppo da da individui curiosi e coraggiosi. A entrambi i gruppi sono stati somministrati antibiotici per distruggere tutta la loro flora batterica intestinale. Poi al gruppo dei topi paurosi è stata inoculata la flora batterica dei topi coraggiosi e viceversa.
Il risultato eclatante è stato che si è invertito il tipo di comportamento!
Cioè il gruppo dei topi paurosi, con la flora intestinale dei topi coraggiosi, è diventato coraggioso e viceversa.
Il risultato non è applicabile all'uomo, ma è grandemente suggestivo.
Sembrerebbe che i batteri, che anche noi come i topi possediamo nell'intestino, sia in grado di influire su cervello e comportamento.

Io mi occupo molto di cibo e alimentazione. Leggo tutte le novità librarie che è possibile reperire sul mercato. Pensavo di aver capito molto (non dico tutto).
Questo libro mi ha fatto capire che non ho capito niente.
Vantaggi di vivere a lungo.
Vantaggi di diventar vecchio.

Libro imperdibile.


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17 settembre 2015

Sogni* (15-141)

Sogni.*(15-141)
Scrivo poco di sesso e affini. 
Un po' perchè, da qualche anno, l'interesse è molto diminuito. Un po' per pudore.
Tutto il contrario di quando ero giovane, tempo in cui di sesso parlavo spesso.
Forse per insoddisfazione.
Poi con la maturità la soddisfazione è arrivata. Ora non ne parlo più.
Anche di sogni erotici ne faccio pochi (ma ne faccio).
Nell'ultimo mese ho fatto due o tre sogni diversi dal solito.
Ho sognato una situazione di innamoramento, cosa che non ricordo di aver mai sognato prima. Sesso e innamoramento sono cose diverse, ma entrambe potentemente presenti nella vita dei giovani.
Poi ho sognato di essere geloso. Sentimento che raramente ho provato nella mia vita. 
Infine ho sognato un inizio di rapporto sessuale con una partner disponibile.
Con questi sogni è come se avessi fatto un riassunto della mia vita sessuale. 
Ricapitolazione in vista di una mia prossima fine?
È un pensiero che mi è venuto (la prima reazione è stata di paura!).

Quando faccio sogni di questo genere, ne sono contento. Come se fossero la dimostrazione che quest'aspetto della vita non è scomparso. Anche se la diminuzione di vita sessuale non è che mi turbi più di tanto. Ho altri interessi, altro amore.
Si fa un gran parlare di amore negli anziani, di sesso nella vecchiaia.
Io sinceramente non ne sono interessato. Può essere che la diminuzione di ormoni in me sia stata più drastica che in altri. Però confesso che sono contento di essermi liberato da una dipendenza, quasi da una schiavitù. Del resto sono soddisfatto della vita sessuale che ho avuto. Non ho rimpianti.
Anche la lettura del paragrafo su amore e sessualità nella vecchiaia del libro di Galimberti 
I miti del nostro tempo, non mi ha emozionato, nè mi sono sentito descritto da quelle pagine.
Ovviamente parlo per me.
Altri anziani saranni diversi.
E io li rispetto.


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15 settembre 2015

Un appunto (15-140)

Un appunto. (15-140)
Un paio di settimane fa mi ero segnato quest'appunto (per il diario): destino dell'uomo è vivere fino all'ultimo giorno come se non ci fosse la morte. Pensiero che ho sviluppato altre volte. 
Ma la lettura del libro di Galimberti (vedi 15-138) ha dato nuovi contenuti a quella frase.
La saggezza [dei vecchi] non dipende dagli anni, né dalla nostra fedeltà ai principi guida della nostra vita, ma da quella visione del mondo che nasce dalla consapevolezza che noi siamo irrimediabilmente mortali, per cui ... potremmo dire che è opportuno, se si è giovani, dimenticare di esserlo (cosa che di solito riesce naturale), se si è vecchi dimenticare tutto, anche il fatto di essere stati giovani (cosa più difficile, ma di grande sollievo).” (pag. 56)

L'idea espressa da Galimberti è molto suggestiva. Eliminare il passato per eliminare il confronto col presente, ma anche per eliminare la possibilità di vivere di ricordi (consolante, ma ci sottrae dal presente).
Forse il segreto per vivere la vecchiaia è quello di concentrarsi sul presente, eliminando passato (è una fuga) e futuro (perchè è la morte).
Questo è il risultato di una concezione ciclica del tempo e non linear-crescente (vedi 15-117).


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14 settembre 2015

Oliver Sacks (15-139)

Oliver Sacks. (15-139)
E' morto all'età di 81 anni, due settimane fa. È noto come scrittore di libri di neurologia.
Un paio d'anni fa (vedi n. 299) avevo riportato un suo bellissimo articolo sull'ultima fase della vita. Stava per compiere 80 anni.
Una delle sue frasi che più mi colpì era la seguente (cito a memoria): “Non vedo l'ora di entrare nel decennio 80-90, perchè mio padre diceva che era stata la sua età migliore”.
Purtroppo è morto senza percorrere quella tappa.
Scherzi del destino, verrebbe da dire.
In realtà chi ha più di 80 anni dovrebbe sapere che tutti gli anni a venire sono un regalo, che potrebbe finire immediatamente.
La migliore speranza di vita del mondo occidentale è appunto di 81 anni.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
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13 settembre 2015

Libri (15-138)

Libri. (15-138)
Ho ripreso in mano un libro di U. Galimberti I Miti del Nostro Tempo, Serie Bianca Feltrinelli (2009), rileggendo il capitolo sul mito della giovinezza, una ventina di pagine sulla vecchiaia. Mi ha fatto piacere trovare alcune delle idee che ho descritto nel mio diario. Segno che la vecchiaia è una condizione comune degli uomini. Chi riflette un poco giunge alle stesse conclusioni di grandi pensatori come appunto Galimberti.
Mi ha però stupito la profondità di alcune conclusioni e il modo bellissimo in cui sono scritte. Invito a leggerle.

Per invogliarne la lettura ne riporto alcuni brani.
Ma che cosa si nasconde dietro il culto del corpo e dell'eterna giovinezza … ?
Quel che si nasconde è l'idea malata che la nostra cultura si è fatta della vecchiaia, come di un tempo inutile che ha nella morte il suo fine, in attesa del quale, grazie alla chirurgia e alla cosmesi, sopravvive tutta quella schiera di “mummie animate”, come le chiama Hillman, di “paradossi sospesi” in quella zona crepuscolare in cui non si riesce a reperire altro senso se non l'attesa della morte.
A dar corda e sostegno a questa idea malata sono le categorie della biologia, dell'economia e dell'estetica che regolano la cultura occidentale e rendono la vecchiaia più spaventosa di quello che è.” (pag.45)

“ … alla vecchiaia non riescono a dar senso neanche coloro che ci vivono accanto perchè … nessuno riesce a identificarsi con un vecchio, anzi tutti si difendono spasmodicamente da questa identificazione, e perciò si crea quella destrutturazione fra l'Io e il mondo circostante che impoverisce la relazione e rende convenzionale e perciò falsa l'affettività.”
(pag. 48)

“ … sulle tracce di Jung, la vecchiaia è un orizzonte positivo dove si compie quel “processo di individuazione” che consente a ciascuno di noi di diventare ciò che in fondo siamo ...” (pag. 48)

A caratterizzare quest'età non è la tristezza, ma una noia sottile, perchè, per quante novità succedano, scopri che ognuna di esse altro non è che una nuova formulazione di qualcosa di già visto. E questa noia disaffeziona dal tempo a venire e ti rende più familiare e quasi amica la fine.
Hai imparato che la saggezza, che di solito si attribuisce a chi ha una certa età, altro non è che la somma delle esperienze che hai fatto e che non puoi trasmettere, perchè l'esperienza degli altri non serve a nessuno, tanto meno ai giovani che devono fare la propria. A quest'età allora capisci che chi ti sta intorno non è lì per chiederti consigli o insegnamenti, ma ascolto. Un ascolto curioso e attento, soprattutto verso quel mondo tumultuoso e spesso incomprensibile che sprigiona la giovinezza.” (pag. 50)


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
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11 settembre 2015

In bicicletta (15-137)

In bicicletta. (15-137)
Sono stato a trovare il mio amico, in un'altra città.
Mi ha organizzato una gita in bicicletta, fino al grande fiume che costeggia la sua città. 
Molto bello.
Molto appagante anche lo sforzo fisico per compiere i quindici chilometri del percorso.
Ho pensato che la bicicletta sia una buona alternativa alla corsa a piedi. Richiede meno sforzo del correre, ma, se il percorso è abbastanza lungo, la fatica c'è (il mio motto è: i vecchi devono fare fatica fisica).
Ci devo pensare seriamente, perchè dopo aver corso tre volte mi è venuto un certo male a un piede, che mi fa camminare zoppicando. Figurarsi correre!
Per di più l'ultima delle corse, la più lunga, dal chilometraggio maggiore, mi ha lasciato spossato. Ho faticato troppo. Ho richiesto troppo al mio vecchio corpo (vedi15-136).
La bicicletta sarebbe un buon compromesso.
Un compromesso intelligente.

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10 settembre 2015

Il vicino (15-136)

Il vicino. (15-136)
Da qualche tempo ho ricominciato a correre.
Alla fine della terza corsa, sono arrivato correndo fino a casa, per aumentare i chilometri di corsa. Ero stanco. Provato.
Mi sono accorto di aver spinto oltre le mie possibilità.
Mi sono seduto sui gradini di casa per riprendermi un po'.
Un vicino, uscendo per andare al lavoro, mi ha visto, e mi ha chiesto se mi sentivo bene (forse ero pallido). Alla mia risposta positiva mi ha ancora chiesto se avevo corso.
Gli ho risposto che sì, volevo riprendere a correre con continuità.
Il suo commento è stato lapidario: “Che coraggio!”
Ma il tono non era quello dell'ammirazione.
Era piuttosto una disapprovazione.
Voleva intendere: “Sei vecchio, queste cose non sono per te!”
Il mio vicino è più saggio di me.

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08 settembre 2015

Il culto del corpo* (15-135)

Il culto del corpo.* (15-135)
Al parco vi sono alcune persone che si allenano. Cioè fanno una serie di esercizi ginnici per mantenersi in forma. Per lo più giovani, spesso muniti di bracciali tecnologici che misurano battiti cardiaci e chissà cos'altro. 
Possiedono muscolature perfette, corpi elastici, movimenti armonici.
Hanno il mito del corpo, è inequivocabile.
Non do giudizi.
Registro solo un comportamento.

Me l'hanno fatto notare, in famiglia: tutta la mia attenzione a cibo e malattie è una vera e propria ossessione per il corpo. Non sono arrivato al punto di farmi della chirurgia estetica (cosa che mi fa inorridire). Ma col mio comportamento rappresento quelle persone, a volte vecchie, che hanno il culto del proprio corpo.
Me lo devo dire, perchè temo che sia la verità.
Anche la mia decisone di riprendere a correre, che cosa non è se non il tentativo di mantenere il corpo giovane?
Lo stesso, l'obiettivo di perdere peso, che ho perseguito con successo negli ultimim tre anni.

Meglio dirsi la verità.
Poi dopo aver capito, si può scegliere.
Del resto, come dice James Hillman ne La forza del carattere, il fine di invecchiare non è quello di morire, ma di svelare il nostro carattere (forse significa far emergere il nostro vero carattere).
Prima di tutto a noi stessi.

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07 settembre 2015

Gli amici di mio figlio (15-134)

Gli amici di mio figlio. (15-134)
Quando mio figlio ha avuto il suo primo figlio, è cambiata la percezione che avevo di lui.
Vederlo genitore ha messo in secondo piano il suo essere figlio.
Insomma: il rapporto da padre a figlio è diventato una relazione da padre a padre.
Recentemente ho incontrato un suo caro amico, che conoscevo da quando erano compagni d'asilo. Anche lui ha una figlia.
In questo caso non è cambiata la percezione di quest'amico. Ma di me.
Vedere gli amici di mio figlio diventati maturi e nella condizione di padri, mi ha rivelato di colpo quanto tempo sia passato.
Ha fotografato la mia situazione: appartengo a un'altra generazione.
E se loro sono uomini nel pieno della maturità, inevitabilmente io sono il passato.
Sono un vecchio.
Anche se mi sento giovane (dentro, s'intende).

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06 settembre 2015

Smentita* (15-133)

Smentita.* (15-133)
Fin dall'inizio di questo diario ho parlato di cibo.
Ho confessato che era per me un tema molto coinvolgente.
Tutto quello che ho detto (e mi son detto) era: il cibo determina la salute o la malattia della vecchiaia.
Finchè alcuni mesi fa (vedi 15-063) ho scoperto di avere la glicemia alta. Nonostante tutte le diete restrittive che ho seguito in questi ultimi tempi.
Fortuna ha voluto che quest'estate io sia stato molto bene. Così ho voluto ripetere le analisi. Sorpresa: erano perfette.
Proprio in quei giorni sono stato ad accudire un mio nipotino. Quello piccolo, che altre volte mi aveva dato problemi. Sono stato con lui alcune ore. Tutto bene. Però alla sera mi sentivo uno straccio. Il malessere è durato anche il giorno successivo.
Ho provato a misurarmi la glicemia: era di nuovo alta! E la dieta era sempre la stessa.
Evidentemente la mia patologia non dipendeva dal cibo.
A onta di tutte le mie precedenti affermazioni.
Devo dar ragione alla mia compagna. Vi sono fattori psichici che influenzano la salute, al di là del cibo che si mangia. Era troppo ingenuo pensare che tutto dipendesse dal cibo?
Uno dei fattori da tener presente è lo stress. E la risposta allo stress dipende dalla tua psiche. È chiaro che mi sento troppo responsabile quando accudisco i miei nipoti.

(Resto comunque convinto che, se mangiassi male, avrei altre patologie oltre a quelle dovute allo stress.)

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03 settembre 2015

Ho ripreso a correre (15-132)

Ho ripreso a correre. (15-132)
Quando sono ritornato da una settimana di camminate in montagna, all'inizio di luglio, stavo così bene che avevo deciso di continuare nel mio stile di vita, fortemente salutare. 
Cioè attenzione al cibo (vegetariano crudista) e al movimento.
Poi il caldo e vari impegni mi hanno impedito di camminare sui colli vicino a casa.
Non però di continuare la mia dieta.
Lo stato di grazia è durato circa un mese o poco più. Ho continuato a star bene, ma non con quell'euforia del primo mese.
Ciò che mancava era il movimento.
Così ho deciso di riprendere a correre, come facevo fino ai miei cinquant'anni.
Il programma era di tre corse alla settimana di circa mezz'ora l'una.
È stato faticoso.
La mia idea di correre senza interruzioni per una mezz'ora (4-5 km) per il momento è impraticabile (era quello che riuscivo a fare vent'anni fa). 
Mi devo accontentare di fare almeno due o tre soste, durante la corsa. 
Lo sforzo che richiede una corsa continua di 30 minuti è al di fuori della mia portata.
Va bene anche così.
Provare i miei limiti, dovuti all'età, e adattare i miei desideri ai limiti.
Mi sembra un compromesso onorevole.
L'importante è che mi muova.

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