13 settembre 2015

Libri (15-138)

Libri. (15-138)
Ho ripreso in mano un libro di U. Galimberti I Miti del Nostro Tempo, Serie Bianca Feltrinelli (2009), rileggendo il capitolo sul mito della giovinezza, una ventina di pagine sulla vecchiaia. Mi ha fatto piacere trovare alcune delle idee che ho descritto nel mio diario. Segno che la vecchiaia è una condizione comune degli uomini. Chi riflette un poco giunge alle stesse conclusioni di grandi pensatori come appunto Galimberti.
Mi ha però stupito la profondità di alcune conclusioni e il modo bellissimo in cui sono scritte. Invito a leggerle.

Per invogliarne la lettura ne riporto alcuni brani.
Ma che cosa si nasconde dietro il culto del corpo e dell'eterna giovinezza … ?
Quel che si nasconde è l'idea malata che la nostra cultura si è fatta della vecchiaia, come di un tempo inutile che ha nella morte il suo fine, in attesa del quale, grazie alla chirurgia e alla cosmesi, sopravvive tutta quella schiera di “mummie animate”, come le chiama Hillman, di “paradossi sospesi” in quella zona crepuscolare in cui non si riesce a reperire altro senso se non l'attesa della morte.
A dar corda e sostegno a questa idea malata sono le categorie della biologia, dell'economia e dell'estetica che regolano la cultura occidentale e rendono la vecchiaia più spaventosa di quello che è.” (pag.45)

“ … alla vecchiaia non riescono a dar senso neanche coloro che ci vivono accanto perchè … nessuno riesce a identificarsi con un vecchio, anzi tutti si difendono spasmodicamente da questa identificazione, e perciò si crea quella destrutturazione fra l'Io e il mondo circostante che impoverisce la relazione e rende convenzionale e perciò falsa l'affettività.”
(pag. 48)

“ … sulle tracce di Jung, la vecchiaia è un orizzonte positivo dove si compie quel “processo di individuazione” che consente a ciascuno di noi di diventare ciò che in fondo siamo ...” (pag. 48)

A caratterizzare quest'età non è la tristezza, ma una noia sottile, perchè, per quante novità succedano, scopri che ognuna di esse altro non è che una nuova formulazione di qualcosa di già visto. E questa noia disaffeziona dal tempo a venire e ti rende più familiare e quasi amica la fine.
Hai imparato che la saggezza, che di solito si attribuisce a chi ha una certa età, altro non è che la somma delle esperienze che hai fatto e che non puoi trasmettere, perchè l'esperienza degli altri non serve a nessuno, tanto meno ai giovani che devono fare la propria. A quest'età allora capisci che chi ti sta intorno non è lì per chiederti consigli o insegnamenti, ma ascolto. Un ascolto curioso e attento, soprattutto verso quel mondo tumultuoso e spesso incomprensibile che sprigiona la giovinezza.” (pag. 50)


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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