Libri.
(15-138)
Ho
ripreso in mano un libro di U. Galimberti I Miti del Nostro Tempo,
Serie Bianca Feltrinelli (2009), rileggendo il capitolo sul mito
della giovinezza, una ventina di pagine sulla vecchiaia. Mi ha fatto
piacere trovare alcune delle idee che ho descritto nel mio diario.
Segno che la vecchiaia è una condizione comune degli uomini. Chi
riflette un poco giunge alle stesse conclusioni di grandi pensatori
come appunto Galimberti.
Mi
ha però stupito la profondità di alcune conclusioni e il modo
bellissimo in cui sono scritte. Invito a leggerle.
Per
invogliarne la lettura ne riporto alcuni brani.
“Ma
che cosa si nasconde dietro il culto del corpo e dell'eterna
giovinezza … ?
Quel
che si nasconde è l'idea malata che la nostra cultura si è fatta
della vecchiaia, come di un tempo inutile che ha nella morte il suo
fine, in attesa del quale, grazie alla chirurgia e alla cosmesi,
sopravvive tutta quella schiera di “mummie animate”, come le
chiama Hillman, di “paradossi sospesi” in quella zona
crepuscolare in cui non si riesce a reperire altro senso se non
l'attesa della morte.
A
dar corda e sostegno a questa idea malata sono le categorie della
biologia, dell'economia e dell'estetica che regolano la cultura
occidentale e rendono la vecchiaia più spaventosa di quello che è.”
(pag.45)
“ … alla
vecchiaia non riescono a dar senso neanche coloro che ci vivono
accanto perchè … nessuno riesce a identificarsi con un vecchio,
anzi tutti si difendono spasmodicamente da questa identificazione, e
perciò si crea quella destrutturazione fra l'Io e il mondo
circostante che impoverisce la relazione e rende convenzionale e
perciò falsa l'affettività.”
(pag.
48)
“ … sulle
tracce di Jung, la vecchiaia è un orizzonte positivo dove si compie
quel “processo di individuazione” che consente a ciascuno di noi
di diventare ciò che in fondo siamo ...” (pag. 48)
“A
caratterizzare quest'età non è la tristezza, ma una noia sottile,
perchè, per quante novità succedano, scopri che ognuna di esse
altro non è che una nuova formulazione di qualcosa di già visto. E
questa noia disaffeziona dal tempo a venire e ti rende più familiare
e quasi amica la fine.
Hai
imparato che la saggezza, che di solito si attribuisce a chi ha una
certa età, altro non è che la somma delle esperienze che hai fatto
e che non puoi trasmettere, perchè l'esperienza degli altri non
serve a nessuno, tanto meno ai giovani che devono fare la propria. A
quest'età allora capisci che chi ti sta intorno non è lì per
chiederti consigli o insegnamenti, ma ascolto. Un ascolto curioso e
attento, soprattutto verso quel mondo tumultuoso e spesso
incomprensibile che sprigiona la giovinezza.” (pag. 50)
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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