15 settembre 2015

Un appunto (15-140)

Un appunto. (15-140)
Un paio di settimane fa mi ero segnato quest'appunto (per il diario): destino dell'uomo è vivere fino all'ultimo giorno come se non ci fosse la morte. Pensiero che ho sviluppato altre volte. 
Ma la lettura del libro di Galimberti (vedi 15-138) ha dato nuovi contenuti a quella frase.
La saggezza [dei vecchi] non dipende dagli anni, né dalla nostra fedeltà ai principi guida della nostra vita, ma da quella visione del mondo che nasce dalla consapevolezza che noi siamo irrimediabilmente mortali, per cui ... potremmo dire che è opportuno, se si è giovani, dimenticare di esserlo (cosa che di solito riesce naturale), se si è vecchi dimenticare tutto, anche il fatto di essere stati giovani (cosa più difficile, ma di grande sollievo).” (pag. 56)

L'idea espressa da Galimberti è molto suggestiva. Eliminare il passato per eliminare il confronto col presente, ma anche per eliminare la possibilità di vivere di ricordi (consolante, ma ci sottrae dal presente).
Forse il segreto per vivere la vecchiaia è quello di concentrarsi sul presente, eliminando passato (è una fuga) e futuro (perchè è la morte).
Questo è il risultato di una concezione ciclica del tempo e non linear-crescente (vedi 15-117).


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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