Un
appunto. (15-140)
Un
paio di settimane fa mi ero segnato quest'appunto (per il diario):
destino dell'uomo è vivere fino all'ultimo giorno come se non ci
fosse la morte. Pensiero che ho sviluppato altre volte.
Ma la lettura
del libro di Galimberti (vedi 15-138) ha dato nuovi contenuti a
quella frase.
“La
saggezza [dei vecchi] non dipende dagli anni, né dalla nostra
fedeltà ai principi guida della nostra vita, ma da quella visione
del mondo che nasce dalla consapevolezza che noi siamo
irrimediabilmente mortali, per cui ... potremmo dire che è
opportuno, se si è giovani, dimenticare di esserlo (cosa che di
solito riesce naturale), se si è vecchi dimenticare tutto,
anche il fatto di essere stati giovani (cosa più difficile, ma di
grande sollievo).” (pag. 56)
L'idea
espressa da Galimberti è molto suggestiva. Eliminare il passato per
eliminare il confronto col presente, ma anche per eliminare la
possibilità di vivere di ricordi (consolante, ma ci sottrae dal
presente).
Forse
il segreto per vivere la vecchiaia è quello di concentrarsi sul
presente, eliminando passato (è una fuga) e futuro (perchè è la
morte).
Questo
è il risultato di una concezione ciclica del tempo e non
linear-crescente (vedi 15-117).
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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