21 settembre 2015

Penso di aver capito* (15-143)

Penso di aver capito.* (15-143)
Mi chiedo se mio figlio pensi mai alla morte.
O anche solo al significato della vita.
Temo di no. E non perchè sia persona insensibile o poco riflessiva.
È nel pieno della vita, ha 44 anni. Ha un figlio piccolo e ne sta aspettando un secondo.
È nel pieno della sua attività professionale. Ha un lavoro come dipendente, ma si è anche costruito una seconda attività privata, importante. Ha realmente poco tempo libero.
Mi figlio è immerso nella vita (mi vien quasi da dire sommerso).
Vive e basta.
Questa è la condizione dell'età giovanile e di quella più matura.
Penso che sia un'indicazione per la vecchiaia.
Immergersi nel fiume della vita.
Semplicemente vivere, sfruttando il dono di Prometeo e cioè la nostra cecità di fronte alla prospettiva di una morte certa.
Nel primo anno di questo diario ho affermato che esempi come quello del nostro ex presidente della repubblica (88 anni e ancora attivo nella vita politica) fossero deleteri per i vecchi. 
Un vecchio, soprattutto in età avanzata dovrebbe occuparsi della propria morte e nulla di più.
Sto cambiando idea.
Forse anche la scelta di immergersi pienamente nel fiume della vita è legittima.
È un altro modo di vivere la vecchiaia.
Questione di scelta o un modo è migliore dell'altro?

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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