Penso
di aver capito.* (15-143)
Mi
chiedo se mio figlio pensi mai alla morte.
O
anche solo al significato della vita.
Temo
di no. E non perchè sia persona insensibile o poco riflessiva.
È
nel pieno della vita, ha 44 anni. Ha un figlio piccolo e ne sta
aspettando un secondo.
È
nel pieno della sua attività professionale. Ha un lavoro come
dipendente, ma si è anche costruito una seconda attività privata,
importante. Ha realmente poco tempo libero.
Mi
figlio è immerso nella vita (mi vien quasi da dire sommerso).
Vive
e basta.
Questa
è la condizione dell'età giovanile e di quella più matura.
Penso
che sia un'indicazione per la vecchiaia.
Immergersi
nel fiume della vita.
Semplicemente
vivere, sfruttando il dono di Prometeo e cioè la nostra
cecità di fronte alla prospettiva di una morte certa.
Nel
primo anno di questo diario ho affermato che esempi come quello del
nostro ex presidente della repubblica (88 anni e ancora attivo nella
vita politica) fossero deleteri per i vecchi.
Un vecchio, soprattutto
in età avanzata dovrebbe occuparsi della propria morte e nulla di
più.
Sto
cambiando idea.
Forse
anche la scelta di immergersi pienamente nel fiume della vita è
legittima.
È
un altro modo di vivere la vecchiaia.
Questione
di scelta o un modo è migliore dell'altro?
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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