31 agosto 2014

Il passato (14-169)

Il passato. (14-169) (31/08/14)
Noi vecchi abbiamo vissuto tanto.
I miei primi ricordi risalgono a quando avevo 3-4 anni. Quindi ho nella memoria una vita di 65 anni. Una enormità di fatti, emozioni, sensazioni.
Da giovane avevo chiara in mente tutta la mia vita vissuta. Naturale, si trattava di 20-30 anni di tempo. E di buone capacità mnemoniche.
Oggi dovrei averne in mente più del doppio. Impossibile. E la memoria è più debole.
Forse ho esaurito la memoria disponibile (proprio come nei computer).
Infatti il ricordo dei primi anni di vita (e anche quelli nei quali ho fatto una nuova famiglia) sta sbiadendo. Non scompaiono alcuni fatti, dei quali ho viva memoria. Scompare il contesto, la continuità fra un fatto e un altro dello stesso periodo.
Sta impallidendo anche il ricordo di fatti più recenti. A esempio quelli di dieci anni fa.
C'è dell'altro.
Noi vecchi siamo stati testimoni di lunghi periodi. Ma più che la memoria di questi periodi, più che la memoria di fatti, immagini, persone fisiche, resta il ricordo come di un racconto di quei fatti.
Un esempio: guardando una fotografia di quando mi sono sposato la prima volta, ricordo, sì, i fatti di quel giorno, ma più come se guardassi dall'esterno un film. Non ho ricordi come partecipe diretto di quel film.
Mi è rimasta soltanto la storia, come se l'avessi imparata su un libro.
Alla fine, noi vecchi ricordiamo poco.
Il passato ci scompare.
 
(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

30 agosto 2014

Necrologi (14-168)

Necrologi. (14-168)
Vicino a casa una locandina funebre. È morta un'anziana. Di 72 anni.
Come è vicina alla mia età!
Il primo pensiero: era malata. Non la conoscevo e non so se fosse vero.
Il primo pensiero però mi difende.
Non è morta in quanto anziana. È morta in quanto malata.
Così posso allontanare il secondo pensiero: era una coetanea. Vale a dire: è morta lei ma potevo e posso morire anch'io. L'età è quella giusta. Un pò prematura ma non di molto. Pochissimi anni.
Perchè allora sento la morte così lontana?
È l'inganno del dono di Prometeo? Quello che ci fa credere immortali anche quando siamo alla fine della vita?
Penso di sì.
Pur essendo vecchio il pensiero della mia morte è ancora nebuloso. Poco reale. Al punto da sembrarmi impossibile.
Confido che aumentando gli anni, la morte mi si farà più vicina.
Anche perchè quello è l'esito.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
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29 agosto 2014

Che fatica! (14-167)

Che fatica! (14-167)
Ho rimesso in ordine il mio studio. Razionalizzato fascicoli, libri, postazione del computer.
Un'ottima occasione per eliminare qualcosa.
Non l'ho colta.
C'era poco tempo, non potevo certo fare una selezione di ciò che non uso più, era troppo impegnativo. Queste le mie scuse.
Scuse, nient'altro.
Ho una difficoltà enorme a gettar via. Se non c'era mia moglie, che è intervenuta, mi sarei tenuto anche dischetti dimostrativi di enciclopedie a puntate.
L'ho già scritto alla pagina 14-161. Sono molto attaccato alle mie cose.
Un modo per rifiutare la fine.
Ho scritto che distaccarsi dalle cose è un processo. Ora aggiungo che è un processo lungo. Devo cominciarlo da subito. Giorno per giorno. Non posso più rimandare, la mia casa scoppia di cose.
Prendo esempio da quel pittore che scrisse: "Nulla dies sine linea", nessun giorno senza aver dipinto qualcosa.
Sarà il mio motto: nessun giorno senza aver eliminato qualcosa.
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27 agosto 2014

Regali (14-166)

Regali. (14-166) (27/08/14)
Non si sa mai che cosa regalare a un vecchio. Per il compleanno, a Natale ...
Indumenti? Spesso il vecchio esce di casa raramente. Non li indosserebbe. E poi c'è il problema dell'abitudine. Preferisce indossare quelli che indossa ormai da vent'anni.
Oggetti per la casa? Tipo soprammobili o altro. Non sa che farsene e non li apprezzerebbe.
Libri, dischi? Non legge più. Se poi ha perso anche un po' di udito ...
Si finisce per optare per qualcosa da mangiare o bere. Una scatola di cioccolatini, una grappa.
I vecchi non hanno più necessità. Hanno vissuto molto. Hanno tutto. A volte hanno due o tre oggetti dello stesso tipo. Se sono stati amanti della lettura o della musica, probabilmente hanno un sacco di libri o dischi che non hanno ancora letto o ascoltato.
E le novità non li attraggono.
I vecchi non hanno bisogno di niente.
Smettetela di far regali a noi vecchi.

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26 agosto 2014

Società per vecchi (14-165)

Società per vecchi. (14-165)
E' la fine di agosto. Gente in ferie. Scuole e fabbriche chiuse (almeno nel mio paese). 
In città sembra che non ci sia nessuno. In realtà molti sono a casa, ma non si spostano.
Per noi vecchi è un tempo ideale. Poca confusione, poco traffico, nessuna frenesia. Possiamo camminare tranquillamente per strada. Se ci fermiamo in auto, nessuno ci strombazza.
I ritmi più lenti, gli incontri più diradati, i movimenti più rilassati. Tutto si adatta perfettamente al nostro modo di vivere più lento. 
La città così è perfetta, per la nostra età.

Mi è sorto un dubbio: siamo noi vecchi che siamo peggiorati e dunque abbiamo necessità di maggiore calma nella società oppure è la società normale che ha esagerato e costretto tutti a vivere in modo frenetico?
Qualche anno fa mi sono recato in un paese del nord Europa. Ho trovato lo stesso traffico che trovo ora nella mia città, la stessa flemma di vita. Era giugno, però.
Penso che le nostre nuove esigenze di vita (di vecchi) non siano affatto un elemosinare dalla società dei cambiamenti per permetterci di vivere a un ritmo più rilassato.
Sono invece un richiamo a una vita migliore, che già avviene nei piccoli centri della provincia o in alcuni paesi (nord Europa, mediterraneo).
Le nostre esigenze di vecchi sono un regalo per la società.
Una vita più lenta fa bene a tutti, non solo a noi.
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25 agosto 2014

Modi di dire (14-164)

Modi di dire.(14-164)
Passeggiando spesso coi cani, si conosce gente. Un tale, anziano come me, mi saluta ed è intenerito al vedere i miei cani. "Come bambini!" commenta spesso. Ieri mi ha chiesto come va. Ho risposto: "Bene, grazie." Ha ribattuto: "Fin che ci si vede!"
Voleva significare che alla nostra età, anche il solo re-incontrarci è positivo. 
Significa che siamo ancora vivi.
I vecchi hanno dei modi di dire specifici della loro età. 
Nascono dalla condizione di anziani. Mostrano i pensieri di quest'età. Un giovane non direbbe mai: "Fin che ci si vede." Perchè non ha la sensazione che la vita finisca. Un anziano ce l'ha.
I molto-anziani, ai parenti che fanno discorsi su progetti futuri, dicono sovente: "Se ci sarò ancora!" Non è un modo scaramantico di esorcizzare la morte. Non è un modo cinico per spaventare i giovani. È un commento che sgorga naturale in chi sa benissimo che la sua vita è agli sgoccioli. 
Rivela pensieri profondi. Non è necessariamente espressione di paura. È realismo.
Quel realismo che giovani e meno giovani non hanno, dato che vivono sotto l'egida dell'immortalità.
I vecchi, per questo, sono utili alle altre età.

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24 agosto 2014

Un decennio (14-163)

Un decennio. (14-163) (24/08/14)
Sto finendo il decennio degli anni sessanta. Sono gli anni della prima vecchiaia, anche se in effetti si usa farla cominciare a 65.
Quando un individuo arriva a sessanta, anche se non formalmente vecchio, è comunque fuori sia dalla giovinezza che dall'età di mezzo.
Il numero sessanta evoca la vecchiaia, non altro.

Dieci anni. Sono dieci anni che sono vecchio! Fa impressione a dirlo.
È Stato un decennio ibrido, quello che sto completando. Ci sono tutti i germi della vecchiaia (proprio tutti), ma salute ed energia sostengono. Si è più fragili, ma solo un poco. 
Si è indeboliti, ma solo di poco.
In questi anni ci sono tutte le premesse per pensare positivamente all'ultima età della vita.
Il bilancio che ne sto qui facendo è proprio questo: una buona fase della vita. Una vita soddisfacente. Certo, magagne ce ne sono e ce ne sono state, ma l'atteggiamento complessivo è positivo.

E poi se anche fosse negativo per tutto il resto, l'arrivo del primo nipote ha cambiato il significato della mia vecchiaia.
L'essere nonni è un valore aggiunto.

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21 agosto 2014

Nipote e nonno (14-162)

Nipote e nonno. (14-162)
Ero andato in un super-mercato per il bricolage. Mentre attendevo di pagare, sono entrate due persone. Un anziano di prima fascia (65-70) e un ragazzino di 7-8 anni.
Il bambino teneva la mano dell'anziano. Evidentemente suo nonno.
La teneva con grande confidenza. Con piacere. Poi il bambino si è messo addirittura a giocare con la mano del nonno. Ridendo. Sorrideva anche il nonno, per nulla infastidito da questo gioco infantile, da parte del nipote, non più piccolissimo.
Un quadretto delizioso. Fra i due individui vi era una grande complicità.
Si vedeva benissimo che il nipote si fidava del vecchio.
Si vedeva benissimo che il nonno traeva piacere dal rapporto col bambino.
Come quando mio nipote abbandona la testa sulla mia spalla quando lo tengo in braccio, in un momento di stanchezza.
Grande fiducia.
Puro amore.

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20 agosto 2014

Eliminare (14-161)

Eliminare. (14-161)
Ne ho parlato più volte in questo diario.
Gli anziani devono imparare a eliminare dalla loro esistenza molte cose. Soprattutto oggetti. Devono imparare a distaccarsi.
Questa è la teoria.
Quando tento di farlo in pratica, ho forti resistenze. Non riesco neppure a eliminare capi di vestiario che non uso da anni. Per non parlare di dischi o libri, che so che non leggerò più. 
Non ho tempo, mi dico. Per eliminare ci vuole tempo. 
Vero. Ma è che mi piace possederli. Questa è la verità.
Sono certo che la teoria sia corretta. Devo solo cambiare modalità. Non posso eliminare tutto dall'oggi al domani. Non ci riesco.
Devo accontentarmi di cominciare un processo. Un lungo processo di distacco, che si concluderà con la fine della mia esistenza.
Quando lascierò tutto.
Sarei felice di arrivarci avendo poche cose.
Ma per giungere a ciò devo cominciare adesso.

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17 agosto 2014

Vivere a lungo? (14-160)

Vivere a lungo? (14-160)
Mi ha preso il desiderio di durare il più a lungo possibile.
Me ne accorgo soltanto ora. A più di tre anni dalla mia entrata nella vecchiaia.
Lo sto camuffando col desiderio di vivere una vecchiaia in salute e non nella malattia.
Ma sotto sotto ciò significa che voglio ancora vivere a lungo.
L'ho capito rileggendo una frase di J. Hillman nel suo libro La forza del carattere.
"... i cambiamenti a cui va soggetto il carattere nell'ultima parte della vita. In primo luogo, il desiderio di durare il più a lungo possibile."
Quando ero nell'età di mezzo, mi davo come termine della mia vita gli ottant'anni.
Mi parevano tanti. Soprattutto ero molto lontano da quella meta.
Successivamente mi è parso che ottantacinque potevano andar bene.
Adesso guardo con simpatia i novanta!
Passando gli anni, sposto il traguardo sempre più avanti.
È una fase transitoria, dice ancora Hillman.
La fase successiva è il desiderio di lasciare.
Ma per adesso non ce l'ho proprio, questo desiderio.

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14 agosto 2014

Vecchi che cadono dalla bicicletta (14-159)

Vecchi che cadono dalla bicicletta. (14-159)
Il mio vicino ottantacinquenne è caduto dalla bicicletta. 
Ne ho scritto qualche giorno fa (14-156). L'ho visto ieri e gli ho chiesto come sta. Si lamentava della gamba. Ho pensato alla botta ricevuta. Invece ha soggiunto: "Era già una settimana che non la sentivo bene."
Quando a un vecchio (molto vecchio) succede un incidente, bisogna chiedersi se è l'incidente ad aver causato il trauma o se invece l'incidente non sia stato causato da un trauma fisiologico (precedente).
Più chiaramente: il mio vicino è scivolato e si è infortunato alla gamba oppure è stata la gamba che ha ceduto e ha causato la caduta. 
Perchè da molto vecchi, inesorabilmente, qualcosa comincia a non funzionare più.
Visto dalla mia età, è un passaggio cruciale. Parti del nostro corpo cessano il funzionamento normale. È l'inizio della fine. Quando sono organi importanti o disfunzioni importanti, non c'è niente da fare. Ci si avvia a finire. Non subito, ma la menomazione ne innesta il percorso. E il vecchio si rassegna a star sempre pegggio. 
Il tutto si può tamponare, ma sono segnali inequivocabili.
Segnali di morte.
Questo passaggio mi angoscia, almeno alla mia età (settanta).
Non so se fra 15 anni sarò più disposto a percorrere questo calvario.
Per il momento non ne so molto.
Potrei chiedere al mio vicino. Sarebbe bellissimo potergli parlare apertamente.
Ma non mi sento il diritto di invadere la sua intimità con una curiosità sfacciata.
I molto vecchi non si interrogano facilmente. 

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12 agosto 2014

Tempo che fugge (14-158)

Tempo che fugge. (14-158)
Ho due cani. Vecchi entrambi, 12-13 anni. Difficile che vivano ancora più di 4-5 anni. Un tempo molto breve. Non ci voglio pensare, ma fra non molto cesseranno di vivere.
La loro fine mi angustia. Mi dispiace perderli.
Il pensiero della loro fine rimanda naturalmente alla mia, di fine.

Quando sono entrato nella vecchiaia (tre anni or sono), mi davo una vita possibile di vent'anni (generosamente, perchè la speranza di vita in Italia è, per i maschi, di 8o anni). Ora di anni ne rimangono 17. Tanti. Ma anche pochi.
Ho cominciato a pensare a quello che non potrò vedere. Per esempio la fine degli studi di mio nipote. Il suo ingresso nel mondo del lavoro. La famiglia che si formerà.

Ho la netta sensazione che i tempi mi si siano accorciati. Così, di colpo.
Non posso più pensare alla mia vita come se non avesse confini.
Se mi va bene è probabile che il mio termine avvenga in prossimità dei miei 85 anni.
O prima.

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11 agosto 2014

Rancori (14-157)

Rancori. (14-157)
Ho rivisto un mio ex-socio. Insieme avevamo fatto impresa più di dieci anni fa. L'impresa andò male, per inesperienza mia e anche a causa del socio. Così pensavo. Non ci siamo lasciati male, ma freddamente sì. In questi anni, quando lo rivedevo, cercavo di scantonare, di non incontrarlo. Serbavo rancore.
Rivederlo in questi giorni non mi ha creato sentimenti negativi.
Mi sono lasciato dietro le spalle il disappunto sul suo comportamento nella conduzione dell'impresa.

Nella mia vita ho avuto due mogli. Dalla prima mi sono separato più di vent'anni fa. Poi una lunga battaglia legale per il divorzio. Che si concluse sei anni or sono. Con rancore da ambo le parti.
Recentemente nostro figlio è in attesa di un bambino. Nostro nipote. Per varie questioni ho ripreso i rapporti con l'ex-moglie. Lei è in difficoltà. Ho cercato di aiutarla. Abbiamo recuperato rapporti civili.
Tutti i rancori sono sfumati.

Il tempo che passa sana i dissidi.
I vecchi, di tempo, ne hanno molto alle spalle. Possono sanare vecchi dissapori.
Con gli anni che passano i rancori si sciolgono naturalmente.
È una fortuna diventare vecchi, anche per questo.

Recentemente mio figlio mi ha riferitodi un tale, con il suo stesso cognome, che su facebook gli ha chiesto "amicizia".
Sorpresa: è un mio vecchio cugino col quale non ho rapporti, anche a causa di dissapori passati.
Forse è ora di sciogliere anche questo rancore.

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09 agosto 2014

Sciocchi (14-156)

Sciocchi. (14-156)
Il mio vicino è caduto dalla bicicletta. Incidente frequente fra i ciclisti.
Ma il mio vicino ha 86 anni. Una caduta a quest'età lascia strascichi.
Il mio vicino cammina male, col bastone. Così, quando vuole fare prima, usa la bicicletta. 
Anzi, raramente esce a piedi, quasi sempre con la bicicletta. Anche con la neve!
Il mio vicino usa la bicicletta per andare a fare la spesa.
Non la fa spesso. La fa una volta a settimana od ogni dieci giorni. Così torna a casa con due o tre sacchetti pesanti.
Il mio vicino non si è attrezzato con delle capaci borse da bicicletta e con dei cestini.
No.
Appende i sacchetti sul manubrio, rendendo ancora più precario il suo equilibrio.
Così è caduto. Si è fatto male.
Il mio vicino era una persona intelligente. Ma non ha voluto imparare nulla dalla vecchiaia.
Continua a fare quello che faceva vent'anni fa. Non ha capito che la situazione è cambiata.
Quello che un tempo era normale ora è imprudente.
Il mio vicino è molto testardo.
Da uomo intelligente si è trasformato in un vecchio sciocco.

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08 agosto 2014

Con gli occhi degli altri (14-155)

Con gli occhi degli altri. (14-155)
Una conoscente, vista la fotografia della mia carta d'identità, fatta di recente, ha esclamato: "Sembri avere ottant'anni!"
L'ho riguardata: a me non sembra.
Stamattina tornavo all'auto con i cani al guinzaglio. Pioveva e così avevo una giacca a vento e un cappello impermeabile. Entrato in macchina, mia moglie che mi stava aspettando, mi dice: "Dio mio, che aspetto trasandato che hai! Che parvenza di disagio. Sembri proprio male in arnese." A me non sembrava.
Giorni fa, mi sono tagliato la barba, che inevitabilmente è bianca. Entrato nel bar dove faccio colazione, la barista mi squadra e mi dice: "Vent'anni di meno!"
Vale a dire: quando hai la barba lunga sembri molto vecchio.
Io non mi vedo così. Anzi, mi sembra di essere un vecchio settantenne che porta bene i suoi anni.
Mi vedo con altri occhi evidentemente.
Ma sono gli occhi degli altri, quelli che dicono la verità.

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07 agosto 2014

Finire la vita (14-154)

Finire la vita. (14-154)
Non abbiamo esperienza della morte, scrivevo ieri.
Eppure il tempo della vecchiaia trasforma la nostra psiche. In un modo che sembra un'anticipazione della morte.
Diventati vecchi, diventiamo più passivi. Siamo riluttanti a imbarcarci in nuovi progetti, soprattutto se impegnativi.
Da vecchi siamo restii ad affrontare nuovi impegni. Facciamo solo quelli per i quali siamo obbligati.
Da vecchi passa l'entusiasmo per migliorare la nostra condizione, sia economica che psicologica. Non abbiamo l'impulso a migliorarci.
Alla fine tiriamo i remi in barca.
Sembra proprio che ci si stia preparando alla morte.
Non in modo cosciente. Cioè non lo facciamo per acquistare quel senso di distacco dalla vita che ci permetterà di lasciare il mondo. Lo facciamo e basta.
Poi in effetti ci aiuterà.
Ma, nostro malgrado.

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06 agosto 2014

Non è vero (14-153)

Non è vero. (14-153) 
"La vecchiaia è una lunga attesa della morte" dice il pessimista.
Più chiaro: il vecchio pensa solo alla sua morte. Trascorre tutto il tempo nell'attesa della fine.
Non è vero.
Neppure per gli ultimissimi anni di vita.
Lo slancio vitale è così poderoso che, anche nell'anno di vita che precede la nostra morte, pensiamo ad altro.
Una conoscente novantenne, al dottore che si raccomandava che non facesse stravizi in campo alimentare, rispose: "Vada a quel paese! Stasera mangerò baccalà."
Lo fece e il giorno dopo morì.
Non aveva percezione di essere a un punto della vita in cui si può morire in qualsiasi momento.
Anche pochi giorni prima della nostra morte non abbiamo sentore che stiamo per finire.
Nel mito greco di Prometeo, questa cecità di fronte alla fine è un dono/inganno della divinità. Dono perchè ci permette di sopravvivere. Di vivere senza essere paralizzati dall'angoscia del pensiero della fine. Inganno perchè ci nasconde la realtà.
Io penso che sia normale non pensare continuamente alla morte.
Siamo dei viventi. La nostra esperienza è la vita. Non abbiamo esperienza della morte.
Da vecchi abbiamo imparato a vivere.
Non abbiamo imparato a morire.

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01 agosto 2014

Pometti Lazzarini: anno terzo (14-152)

Pometti Lazzarini: anno terzo. (14-152)
Ho fatto visita all'albero di pometti Lazzarini del parco vicino a casa. Non è ancora il mese di maturazione, ma volevo osservare come stavano maturando.
Prima sorpresa: alcuni frutti erano già maturi.
Seconda sorpresa: erano di dimensioni nettamente maggiori dei frutti dell'anno scorso.
Ho fatto un pensiero: l'albero, invecchiando, migliora.
A questo ne è seguito subito un altro: le persone, invecchiando, migliorano?

In teoria dovrebbe essere così. I vecchi hanno più esperienza, hanno vissuto di più. Dovrebbero essere migliori. In teoria.
In realtà, dipende molto dalla vita antecedente.
Nella vita spesso incontriamo dei bivi. Dobbiamo fare delle scelte. Se scegliamo sempre in una direzione, da vecchi conserveremo la qualità che ne deriva.
Dunque potremmo essere migliori.
Ma se abbiamo sempre fatto le scelte in un'altra direzione ...

Anche i pometti di quest'anno, più grossi e sugosi, sono dipesi dalla stagione: più calda d'inverno, più piovosa d'estate.

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