31 maggio 2014

Resistenze (14-106)

Resistenze. (14-106)
Sono restio a parlar di sesso.
Che differenza con quarant'anni fa, quando ne parlavo continuamente! (nasceva da un senso di mancanza).
Sono restio perchè non mi interessa più. Sarebbe un pò presto, a sessantotto anni. Ma così è. E sinceramente non me ne dolgo gran che.
Nei libri sulla terza età si fa un gran parlare del sesso fra gli anziani, come cosa importante. Ma mi sembra che si parli di altri, non di me.
Il sesso è importante nella vita, ma ha significati ambivalenti, si confonde con amore e innamoramento, crea confusione. Arrivati alla mia età ci si libera delle ambiguità.
C'è dell'altro.
Da vecchi potrebbe conservare un significato più limpido di intimità.
Forse è qui che rivelo un lato profondo (mio? di tutti?).
Forse che da vecchio non voglio più intimità? Non voglio più condividere con qualcuno emozioni profonde? Non voglio più lasciarmi andare?
Da vecchio sto diventando più solo.
È quello che voglio?

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 sitrova alla pagina 14-41.)
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30 maggio 2014

L'elenco (14-105)

L'elenco. (14-105)
Ho deciso di tenere un elenco delle mie defaillances quotidiane. Un elenco di tutti quei fatti che indicano perdita di capacità cognitive o di capacità attentive o di altre abilità.
Lo faccio perchè non voglio arrivare a uno stato di minore presenza a me stesso, senza rendermene conto.
Lo faccio anche perchè chi mi sta vicino a volte mi chiede come sto, con un tono interrogativo un pò ambiguo. Quasi a dirmi: "Sei sicuro di star bene? Perchè mi sembri peggiorato."
Inoltre mia moglie ultimamente mi ha ripetuto più volte che mi trova più distratto del solito. Mi trova un pò assente. Un pò svanito.
Io non ho questa sensazione. Sul lavoro ho svolto delle performances niente male. Sia sul piano fisico che su quello intellettuale.
Può essere che mi sia fatto assorbire molto dalla professione. Che la mia concentrazione sui problemi del lavoro mi abbia reso più estraneo in famiglia.
Ma se non fosse così? Se effettivament stessi perdendo colpi?
Se fosse già comincito quel decadimento mentale tipico della vecchiaia?
Voglio saperlo.
Voglio esserne cosciente.

Non m'importa (quasi) che avvenga tutto ciò.
M'importa esserne cosciente.
Che tutto capiti davanti a me. 
Non alle mie spalle. 


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29 maggio 2014

Propositi (14-104)

Propositi. (14-104) (29/05/14)
Sera, a letto, prima di dormire. Lei mi dice:" E' da molto tempo che non facciamo dei propositi." Poi spiega:"Mi propongo di dar valore a tutte le cose della vita senza sbuffare per quelle che non mi piacciono; senza considerarne alcune come routine noiosa. Tutto ciò che viviamo è vita. Alla nostra età tutto è importante. Ogni evento ha un valore particolare.
E' vita. Ce ne resta poca. Dobbiamo prenderla tutta. Non possiamo selezionarne una parte e buttare il resto, quello che non ci piace. Perchè non siamo più ricchi di tempo."
Le dico che negli ultimi tempi anch'io sono giunto a conclusioni simili. Le faccio l'esempio della mia passata insofferenza per le spese settimanali. E della mia nuova accettazione anche di questa routine.
Mi pare che siamo in sintonia.
Ma non so se ho capito bene.
Era tardi e avevo sonno.

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28 maggio 2014

Scarpe (14-103)

Scarpe. (14-103)
Entro in un negozio ad acquistare un paio di scarpe estive. Sulla panca per le prove, accanto a me, sono seduti due molto-anziani, marito e moglie, in attesa. Finalmente arriva un tale (il figlio, evidentemente) con un paio di scarpe in mano. Le prova al padre, confabula un po' con lui, poi decide l'acquisto. Se ne vanno tutti e tre.
Il vecchio cammina a fatica, sostenuto per le braccia da moglie e figlio. Anche la moglie procede a fatica. Prima si era lamentata dei dolori alle gambe e mi aveva detto la loro età: novanta lei, novantatre lui.
Che se ne farà quel vecchio di un paio di scarpe nuove, se cammina così poco, così male, e probabilmente non camminerà più?
Le scarpe sono simbolo di una vita che non c'è più. Ma alla quale siamo molto attaccati. Pensiamo che la difficoltà a camminare sia passeggera. Ci illudiamo che ritorneremo a camminare spediti.
Ci mentiamo.
Il passo successivo è la fine della vita.

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27 maggio 2014

Figli (14-102)

Figli. (14-102)
Se siamo in buona salute, noi vecchi, abbiamo ancora un ruolo attivo con i nostri figli.
Di aiuto, di consiglio.
Ma i figli sono ormai trentenni (se non quarantenni). È improprio un nostro ruolo dirigista. Non possiamo più dettar leggi. Dovremmo essere più modesti negli atteggiamenti e nei toni. Loro hanno ormai una  vita propria. Si sono formati convinzioni, pensieri, valori che solo in parte coincidono coi nostri. Sono diversi dai giovani adolescenti che ci hanno fatto disperare.
Insomma da vecchi dobbiamo cessare di essere genitori ingombranti.
Se no, quando moriremo, tireranno un sospiro di sollievo.
E non mi pare bello.

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26 maggio 2014

Così come sono (14-101)

Così come sono. (14-101)
Mi hanno detto che questo diario è deprimente. Trasuda pessimismo, paura, inquietudine. 
E poi è mono-tematico; affronta prevalentemente temi legati a fattori fisici (cibo, perdite, incapacità).
Da queste parole sembra che io stia vivendo la mia vecchiaia in modo molto negativo. Oppure nel migliore dei casi in modo malinconico.
Prendo atto.
Le parole scritte sono quel che sono. Se comunicano sentimenti negativi è colpa mia.
Eppure non sto vivendo la mia vecchiaia in modo tragico.
Tutt'altro.
Sono contento di come sono e anche del mio essere vecchio. Ho prospettive di vita in questa vecchiaia. Mi sono anzi convinto che non sarà breve. Che ci sarà tempo per vivere un'altra tranche consistente di vita.
Sono diverso dalle mie parole?
Sono incapace di scrivere il mio stato profondo? Oppure il mio strato profondo è proprio quello che traspare dalle parole?
Non so.
Ma io non sto male.
Nè la vecchiaia mi ha depresso.
Mi dico e voglio dire ai vecchi:" Tranquilli, la vecchiaia non è male, ci sono soddisfazioni impagabili nell'aver vissuto molto. Anche finire la vita, avanti negli anni, sarà una cosa naturale e desiderata."

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24 maggio 2014

Come mi vedono gli altri (14-100)

Come mi vedono gli altri. (14-100)
Sono scivolato mentre salivo le scale. Non mi sono fatto quasi nulla. Una vicina, più giovane, che era presente, si è preoccupata della mia salute. Normale.
Ma ho percepito una preocupazione diversa da quella che se fossi stato un suo coetaneo. Non riesco a esprimerlo meglio, ma era evidente che c'era un di più, c'era un che di diverso, dovuto alla mia età.
In un'altra occasione ero al lavoro, di pomeriggio. Stavo dirigendo un gruppo di ragazzi più giovani. Avevo organizzato al meglio, ma mi è capitato più volte di sbagliare intervento, di sconcentrarmi. Ho visto i giovani sorridere, indulgenti.
Era evidente che attribuivano i miei errori all'età.
Non so se sono diventato io ipersensibile a questi atteggiamenti o se sia la realtà.
Da un pò di tempo sento che gli altri mi guardano diversamente.
Mi guardano come un vecchio.
Mi guardano per quel che sono.

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21 maggio 2014

La vita è lunga (14-99)

La vita è lunga. (14-99)
Strane sensazioni. Quando si hanno 40-50 anni si desidera liberarsi presto dei carichi (familiari, di lavoro), per potersi dedicare (finalmente!) a ciò che si ama di più.
Si ha la sensazione di aver poco tempo. Si pensa che già a sessant'anni sia tutto finito.
Incredibilmente l'arco di vita che ci si immagina a metà dell'esistenza è breve.
Poi arriva la vecchiaia. A quel punto, il tempo restante è oggettivamente breve. Eppure, dopo un primo smarrimento, si fa strada l'idea di avere un'altra vita davanti.
Un tempo consistente.
È vero che, dopo questa ultima tranche, la vita è finita, ma il tempo che resta a un sessantacinquenne (in buona salute!) è ancora lungo. C'è ancora tempo da spendere.
C'è ancora tempo per praticare ciò che ci appassiona.
Ciò che abbiamo accumulato in gioventù, può tornarci utile nella vecchiaia.
La vita è lunga.

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20 maggio 2014

Dietro la porta (14-98)

Dietro la porta. (14-98)
In casa conserviamo poco delle nostre famiglie d'origine. Non i mobili, quasi tutti distribuiti fra i figli o regalati. Pochi gli oggetti. Poche le fotografie.
Della mia famiglia ho raccolto gli oggetti in un baule, da dare a mio figlio, quando morirò. E il baule è in cantina.
Dei miei suoceri abbiamo conservato un diploma al merito del lavoro, ricevuto quando sono andati in pensione. Diploma appeso in soggiorno. Dietro una porta!
Le generazioni hanno la memoria corta. Si ricordano dei vivi. Di sè e dei figli. Altri finiscono nel dimenticatoio.
La vita esige la vita. I vivi ricordano solo i vivi. I morti non ci sono più. Si fatica a serbare oggetti, ricordi. Perfino a parlarne, se non di tanto in tanto.
Ciò vale naturalmente anche per noi. Quando saremo morti, se ne dimenticheranno in fretta. Proprio come stiamo facendo coi nostri genitori.
Sappiamo profondamente che non ci sono più, i morti. Non fanno più parte delle relazioni.
E così ci si dimentica di loro.
È il ciclo vitale, nessuna meraviglia.
Anche noi finiremo dietro la porta.

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15 maggio 2014

Ingobbito (14-97)

Ingobbito. (14-97)
Non ho mai avuto le spalle possenti da maschio dominante. Anzi le mie spalle sono sempre state strette. E un pò curve.
Fino a poco tempo fa, quando mi specchiavo nelle vetrine dei negozi, mi sforzavo di raddrizzare la schiena, giustificando la sua curva con la mancanza di autocontrollo, con la mia psiche tendente un pò alla depressione, con i muscoli poco sviluppati (poca palestra!).
Ora mi tengo l'incurvamento.
È tipico dei vecchi. Mi sento legittimato ad averlo, in quanto anziano.
Nessuno si meraviglia se mi vede curvo. Per forza, sono vecchio.
Posso lasciarmi andare ai miei difetti fisici.
Arriva un tempo in cui c'importa di poco.

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14 maggio 2014

Capacità cognitive (14-96)

Capacità cognitive. (14-96)
C'è un'età in cui gli altri ci percepiscono come vecchi rimbambiti.
C'è dunque un'età in cui i vecchi cambiano radicalmente. Non sanno più rispondere a tono, sono lenti nei ragionamenti, perdono la memoria. Sembrano di un altro pianeta.
È evidente che si comincia presto a perdere colpi. Ma è verso gli ottantacinque anni o più che c'è la svolta. I segni di deterioramento cognitivo diventano evidenti. La lentezza dei movimenti e delle risposte è lampante. Anche la prontezza di riflessi viene a mancare.
È l'età in cui gli altri ci sfuggono. Evitano di trattare con noi. Perchè è diventato difficile il rapporto. Non è più un rapporto fra pari.
Chissà se i molto-vecchi se ne rendono conto.
O se invece non se ne accorgono e non se ne curano.
Ho deciso di sottopormi a dei test cognitivi da subito e vedere ogni due o tre anni come cambiano le mie capacità.
Vedere poi come reagirò all'inesorabile diminuzione.
Ma reagirò?

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13 maggio 2014

Vivere: per che cosa? (14-95)

Vivere: per che cosa? (14-95)
Per che cosa vivere (da vecchi, intendo)?
È una domanda che mi sono posto varie volte in questi due anni. Mi sono risposto: i progetti aiutano (i debiti pure!). Anche la solidarietà verso i giovani aiuta.
La natura in questo senso ci viene in soccorso. Senza che ci sforziamo tanto.
Perchè molti anziani diventano nonni.
Ecco, i nipoti piccoli sono una soluzione al bisogno di dare un senso all'ultima parte della vita.
Quando hai molti anni, non sei più ossessionato dal voler a tutti i costi condurre in porto grandi progetti. Sai apprezzare anche le piccole cose. Una passeggiata, un buon film, un bel tramonto. Pure, ci si accontenta di far la spesa con la propria consorte
Ma se sei nonno, il piccolo progetto di stare qualche ora con tuo nipote, diventa un grande progetto: la crescita armoniosa di questa nuova vita. Accudendo tuo nipote partecipi del grande progetto della nuova vita che si sta formando.
La natura aiuta sempre.

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12 maggio 2014

Vecchi magri (14-94)

Vecchi magri. (14-94)
Spesso i vecchi sono in sovrappeso. È naturale. In vecchiaia si diminuisce l'attività fisica e lavorativa, ma si continua a mangiare la stessa quantità. Pertanto si ingrassa.
Spesso si arriva alla terza età già in sovrappeso, a causa di diete errate. Perchè non c'è alcuna attenzione a ciò che si mangia.
Ebbene, sia chiaro: meno peso fa vivere molto meglio. Non solo perchè si affatica meno il cuore, e neppure soltanto perchè si gravano meno articolazioni e giunture.
Si vive meglio perchè c'è più desiderio di movimento. Cioè, chi è più magro si muove di più (con meno fatica). Questo è stato provato su animali. Quelli sovra-nutriti diventano più torpidi, più statici. Quelli che mangiano meno si muovono di più.
In vecchiaia bisogna diminuire la quantità di cibo, perchè così facendo si ottiene anche il risultato di muoversi di più. Che è il secondo grande segreto di una vecchiaia sana (il primo è mangiare meno, ovviamente).
Come si fa? Molto difficile. Perchè è sempre un piacere della vita, il mangiare. Perchè è un'abitudine sociale (si mangia insieme ad altri). Perchè mangiamo cibi sbagliati, cioè quelli che ci offre l'industria e la cultura alimentare degli ultimi cinquant'anni (carne, latticini, cereali raffinati, zuccheri). Perchè abitudini radicate in decenni di vita non si smantellano più.
Occorrono molte motivazioni, molto impegno.
Ma è l'unica via per una vecchiaia sana.
Altrimenti la nostra vecchiaia sarà malata.
Già la vecchiaia è difficile, se ci aggiungiamo anche le malattie ...

Qualche accorgimento ci sarebbe. Per esempio diminuire di molto la varietà dei cibi con cui nutrirsi. Per esempio diventando vegetariani (ma senza uova e formaggi!).
Limitando al minimo zuccheri e cereali (raffinati e non).
Quando in casa hai una varietà limitata di cibi, se ti vien fame devi ricorrere sempre a quelli, e la fame ti passa.
Oppure diminuendo di poco a ogni pasto il cibo assunto. Basta mezzo panino di meno, mezza banana invece di una banana intera, un cucchiaio in meno di riso. A ogni pasto. In un mese, si vedono già i risultati.
Sono mezzucci. Lo riconosco.
Ognuno deve trovare il suo modo per mangiare di meno (in vecchiaia).
Ognuno deve trovare il suo modo per muoversi molto di più.
Discendiamo da antenati che avevano poco da mangiare (soprattutto vegetali) e si muovevano moltissimo.
La nostra specie è nata con la fame e il movimento.

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11 maggio 2014

Pausa di riflessione (14-93)

Pausa di riflessione. (14-93)
Invecchiando si impara. È la vita stessa che ci insegna. 
Essendo più disabili, più lenti, meno attenti, siamo costretti a adottare strategie nuove. Impariamo.
Da giovani capita di dover fare delle scelte rapidamente. Spesso si è pressati a decidere velocemente. O è la nostra ansia che ci spinge. 
Tante volte poi ci si pente delle decisioni prese. 
Con fatica e molta esperienza alcuni arrivano a una conquista: prima di prendere una qualsiasi decisione chiedono più tempo.
Da vecchi si diventa più lenti. Le decisioni rapide non si accordano con le nostre nuove (in)capacità mentali. Ecco allora che ci prendiamo delle pause di riflessione. Anche di fronte a problemi impellenti. Abbiamo la necessità di pensarci su. Di ripensarci.
La nostra sopravvenuta lentezza di pensiero favorisce una maggior ponderatezza nelle decisioni.
Anche questo è un dono della vecchiaia.

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10 maggio 2014

Sangue giovane (14-92)

Sangue giovane. (14-92)
Hanno scoperto che iniettare sangue di un topo giovane nel corpo di un topo vecchio fa ringiovanire quest'ultimo. Nel senso che il topo vecchio riesce a fare cose che non faceva più. Per esempio correre più a lungo e altro.
Mi viene in mente che in tarda età perfino Gandhi dormiva la notte nella stessa stanza di alcune adolescenti, perchè, secondo le credenze indiane, questo rinvigoriva l'anziano.
Altre scoperte recenti ipotizzano che l'organismo umano può vivere ben oltre i 90 anni. Può arrivare fino a 140-200 anni. C'è chi prevede fino a 500 anni!
Tutto ciò mi turba.
Indica il rifiuto di morire. Il rifiuto di accettare i limiti della nostra esistenza.
Per fortuna se ciò dovesse accadere, riguarderà pochissime persone. Il resto dell'umanità continuerà a morire fra i 60 e i 90 anni.
Forse ha ragione J. Hillman che ne La forza del carattere scrive che nei vecchi a un certo punto sorge un cambiamento nel carattere: i vecchi desiderano durare il più a lungo possibile. 
Ma l'autore dice anche che poi questo desiderio di durare lascia il posto al bisogno di lasciare.
Nella vecchiaia a un certo punto si desidera finire. Non tanto perchè si è malati o invalidati.
Quanto perchè la vita viene a noia.
Ma questo lo sanno solo gli anziani-anziani.

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08 maggio 2014

Darsi del "tu" (14-91)

Darsi del "tu". (14-91)
Non sono incline a dare del tu alle persone, nè a farmi dare del tu.
Non voglio troppa confidenza nelle relazioni occasionali. (I giovani invece danno del tu anche agli anziani, livellando tutti sulla loro età.)
Così sono poche le persone che incontro al parco alle quali do del tu. Spesso avviene dopo anni di incontri. E sempre su iniziativa degli altri.
Qualche giorno fa, ho preso io l'iniziativa, e ho proposto a una coppia più giovane di eliminare il "lei". Reazione inaspettata: si sono mostrati riluttanti.
Spiegazione: la mia età così diversa (così avanzata, ho aggiunto io).
Condivido. Siamo diversi. Noi vecchi dagli altri.
Noi vecchi siamo più distanti dalle altre generazioni.
Darsi del "lei" (una volta ci si dava del voi!), rimarca questa distanza, sottolinea la diversità.
Darsi del lei ristabilisce la disuguaglianza.
Noi vecchi apparteniamo a un'altra specie.

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07 maggio 2014

Cambiamenti (14-90)

Cambiamenti. (14-90)
Ho timore di cambiare in peggio e di non accorgermene.
Per esempio non accorgermi di essere diventato inadeguato nel lavoro e farmi dire dagli altri che è bene che stia a casa.
Oppure non accorgermi di cambiamenti della mia psiche o dei miei comportamenti, mentre altri li avvertono e me li segnalano.
Col risutato che mi irritano, proprio perchè io non li noto.
Non accorgersi dei cambiamenti è eclatante nell'Alzheimer, ma è presente anche nella disfunzione cognitiva, o nella demenza senile.
Ho timore proprio di queste malattie che intaccano le capacità mentali.
In fondo in fondo ho paura di perdere il controllo su di me.
E il cammino, lungo della vecchiaia si conclude proprio con la perdita totale di controllo. 
Con la morte.

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06 maggio 2014

Stasi (14-89)

Stasi. (14-89)
All'inizio di questo diario, nel 2012, avevo scritto della prudenza, virtù necessaria agli anziani. Uno degli episodi che citavo riguardava l'alzarsi di notte per andare in bagno. 
Dicevo di avere la cattiva abitudine di non accendere la luce e di muovermi a tentoni. Col rischio grave di cadere, per un eventuale improvviso capogiro, o per ostacoli imprevisti o anche semplicemente per non aver calcolato bene le distanze.
Sei imprudente! Mi ero detto.
Da qui la decisione di tenere almeno una pila sul comodino e muovermi con questa. Cosa che ho fatto per qualche tempo.
Poi sono tornato alla mia consueta abitudine. Mi muovo al buio.
Nei giorni scorsi mi sono chiesto il perchè.
La prima risposta: forza dell'abitudine! Ma non è così.
Quando ho compiuti i fatidici 65 anni, ho cominciato ad accorgermi di varie perdite dovute all'anzianità. Per un po' sono stato spaventato da questa improvvisa e rapida irruenza della vecchiaia nella mia vita. Ora a distanza di due anni o mi sono abituato a queste perdite o sono rallentate o addirittura regredite.
La vecchiaia è anche questo. Appare a macchie di leopardo e procede a salti, non con una velocità costante.
Anzi in certi momenti sembra addirittura che si arresti.
Ora vivo una stasi della mia vecchiaia.

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03 maggio 2014

Strumenti (14-88)

Strumenti. (14-88)
Qualche tempo fa mi sono accorto che gli anziani non usano più il bastone per camminare. 
È passato di moda, forse. Eppure sarebbe un bell'aiuto.
Adesso ho notato che i molto anziani usano un altro strumento, per muoversi: il deambulatore. Si tratta di un attrezzo a quattro ruote, sormontato da un manubrio da bicicletta, con tanto di freni. L'anziano si appoggia a questo e così non deve preoccuparsi di mantenere l'equilibrio. Quel poco di forze che gli resta lo usa per muovere i piedi. 
Un po' di autonomia in più. In casa, ma anche fuori.
Alcuni deambulatori hanno il cestino per la spesa, altri sono dotati di un piccolo sedile. 
Così se l'anziano si stanca, durante la passeggiata, può fermarsi e sedersi a riposare. 
E poi riprendere.
Bella invenzione, non c'è che dire. La vedo sempre più spesso in giro.
Prolungare un poco la propria autonomia o rifiuto dei limiti della propria situazione?
È sempre ambivalente il significato di ciò che accade in vecchiaia.
Si cerca disperatamente di conservare un poco di indipendenza, ma al tempo stesso si sfugge alla propria condizione.
È la vecchiaia a essere ambivalente.
È ancora vita, ma a un passo dalla fine.

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02 maggio 2014

Solitudini (14-87)

Solitudini. (14-87)
Ieri era la festa dei lavoratori (in Italia). Dalle mie parti era una bella giornata. 
I giovani si muovono, in queste occasioni. I vecchi no.
Di pomeriggio ero fuori coi cani. Poca gente per strada (il mio quartiere è periferico). Qualche extracomunitario, qualche vecchio. Ho incontrato anche un paio di anziane, in passeggiata (ognuna per conto proprio). Due vecchie sole.
La solitudine è una situazione che capita di vivere, in tarda età. Non a tutti. Ma pare che sia frequente. Sono molti gli anziani che vivono da soli. I coniugi sono morti, i figli lontani o impegnati, convivenza con amici, rara.
Mi figuro la vita di quelle persone che pur in tarda età sono autosufficienti.
Vivono una vita quotidiana, fatta di abitudini, di pochi impegni. Tempo libero?
È un tempo comunque impegnato. Appunto perchè vi sono le abitudni e le piccole faccende quotidiane, che alla fine occupano tutta la giornata.
Un po' di tempo resta. Anche perchè si è soli.
Tempo per ricordare. Per pensare.
Tempo rivolto al passato. Perchè di futuro ne resta poco.
Potrebbe essere un tempo fecondo di bilanci. Ma bisogna avere attitudine alla riflessione. Bisogna averla esercitata fin da giovani.
Altrimenti, la vita scorre via senza pensare.


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