31 gennaio 2019

Rivoluzione (19-013)

Rivoluzione. (19-013)
Quando colgo, nella società in cui vivo, palesi ingiustizie, storture del sistema, falsità nelle dichiarazioni del potente di turno, mi viene voglia di rivoluzione. Cioè, letteralmente, di far osservare le cose da un altro punto di vista (come in astronomia si chiama rivoluzione il giro della terra attorno al sole che ci trasporta a milioni di chilometri di distanza durante il suo corso, dunque in uno spazio/luogo completamente diverso).
Per fare una rivoluzione è necessario (anche) avere memoria di situazioni diverse da quelle in cui siamo immersi. E chi potrebbe far ciò meglio degli anziani, i quali, appunto, sono vissuti a lungo e possono ricordare altre situazioni, in cui sono state date soluzioni diverse da quelle imperanti nei nostri giorni e nella nostra società (ripeto, occidentale)?
Così mi sono segnato da tempo un appunto dal titolo: la rivoluzione la possono fare solo gli anziani (oppure i visionari, che sognano un futuro diverso, che però non hanno vissuto).
Ma le rivoluzioni le fanno i giovani, pèrchè hanno l'energia giusta, l'entusiasmo necessario, la generosità che non guarda al proprio tornaconto.
Allora ai vecchi resta il compito di segnalare ciò che non va.
Sperando che dei giovani se ne approprino.
E facciano la rivoluzione.




(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

28 gennaio 2019

Il signor Giorgio (19-012)

Il signor Giorgio. (19-012)
E' morto il signor Giorgio, a 92 anni. Era malato (vedi 18-155).
Per noi, anziani-giovani del parco vicino a casa, era un mito, per la grande energia che sprigionava anche da vecchio e per quel che faceva da ultraottantenne.
La sua malattia è stata breve: qualche mese. Aveva un cancro alla prostata forse con metastasi. Mi hanno riferito che negli ultimi tempi non desiderava incontrare più nessuno. 
La malattia lo ha in senso psicologico, oltre che fisico (doveva muoversi con una sacca per le urine).
Si potrebbe dire che ha subito un crollo della psiche.
Mi piace invece pensare che la situazione in cui si è trovato a causa della malattia fosse senza dignità, che vivere così gli fosse di peso, non gli piacesse.
E così si è abbandonato alla morte. Non ha più lottato per vivere.
Perchè a 90 anni, per continuare a vivere, occorre un fortissima motivazione e una potente energia.




(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

27 gennaio 2019

Un addio (19-011)

Un addio. (19-011)
Ho rivisto ieri un vecchio compagno di scuola, dopo forse 5 o 6 anni da che non lo incontravo.
Poiché qualche mese fa gli avevo inviato copia di un testo che aveva scritto sua madre 70 anni or sono (vedi 18-157), mi ha ringraziato, anche perchè non lo conosceva. 
Avevo allegato al libro una lettera scherzosa su vecchaia e morte. E così siamo finiti col fare qualche battuta sulla nostra fine vita, oltre a ricordare eventi che avevamo vissuto insieme.
Vederlo mi ha sollevato da un dubbio: che fosse ancora in vita e che stesse ancora bene. 
E anche che non si fosse offeso per il tono della lettera inviatagli.
Abbiamo scambiato poche parole.
Ci siamo lasciati salutandoci in modo speciale.
Gliel'ho proposto io: ”E meglio che ci salutiamo come fosse l'ultimo nostro incontro da vivi, perchè ci vediamo poco e nei prossimi anni uno di noi potrebbe defungere e il superstite potrebbe non accorgersi della morte dell'altro e non partecipare quindi al funerale per l'addio. Diciamoci addio adesso!”
Così è stato: ci siamo detti addio.




(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

26 gennaio 2019

Ultime settimane (19-010)

Ultime settimane. (19-010) (26/01/19)
La mia vicina 92enne è stata ricoverata in ospedale. Era affetta da una infezione difficile da vincere. Poi l'hanno anche trovata anemica. E le hanno dovuto fare delle trasfusioni di sangue.
Quest'estate era caduta in casa e il vecchio marito non era stato in grado di rialzarla: era dovuta intervenire un'ambulanza.
Da allora la si è vista sempre di meno. Non è più uscita dal suo appartamento. Negli ultimi tempi aveva smesso di mangiare.
Penso che siamo alla fine, ultimo tempo della sua vita.


Anche il mio vecchio cane è stato male un mese fa: vomito, diarrea, non mangiava più. Pian piano si è ripreso. Cammina molto a fatica, non scende più le scale, lo devo imboccare.
Anche per lui il tempo di vita sta per scadere.


Chissà che cosa si sente e si pensa negli ultimi giorni (o settimane) di vita. Prevale il desiderio di finire o quello di vivere?
Mi viene in mente Giorgio Albertazzi (attore italiano) che in un'intervista, due settimane prima di morire, aveva detto: “E' evidente che sto per morire.”
Anche mia nonna tre giorni prima di morire aveva detto a una figlia: “Non vedi che sto per morire?”



(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

25 gennaio 2019

Ovvietà (19-009)

Ovvietà. (19-009)
Un parente, ancora piuttosto giovane, soffre da anni di mal di stomaco per eccesso di acidità. Recatosi dal medico ha avuto la prescrizione di un farmaco della classe IPP (inibitori della pompa protonica). Farmaco che ha regolarmente assunto a lungo (per anni, a cicli).
Il medico non gli ha chiesto che cosa mangiasse, né gli ha consigliato una dieta adeguata. Solo il farmaco. Che ovviamente non ha risolto la situazione, ma è intervenuto pesantemente nella biochimica della fisiologia dell'organismo.

Da una settimana il mio parente ha deciso di seguire una dieta vegana crudista.
Male sparito dopo appena tre giorni di dieta.
Senza farmaci.
Ci voleva molto?
Non voglio incolpare quel medico: appartiene anch'egli alla nostra società, nella quale l'influenza del cibo sulle patologie è totalmente misconosciuta (anche se essendo medico, qualche domanda su ciò che prescrive dovrebbe farsela).
Eppure talvolta basta provare per qualche giorno e, nelle situazioni più difficili, per tre settimane.

L'influenza del cibo riguarda anche molte altre malattie che non sembrano avere collegamenti con stomaco e intestino. Malattie che esplodono significativamente nella terza età.
Paolo Mainardi, autore del testo Alla ricerca dell'una (medicina) sostiene che un'infiammazione intestinale produce infiammazione in altri organi, a seconda delle differenti vulnerabilità ibndividuali.

Del resto incamerare circa 50 tonnellate di cibo durante una vita di 70 anni, non può lasciare senza conseguenze, se si tratta di cibo non adeguato.




(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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23 gennaio 2019

Anche per gli animali (19-008)

Anche per gli animali.(19-008)
Il mio cane vecchio è stato male. Problemi di stomaco e intestino: vomito e diarrea.
Mi sono posto il problema di come nutrirlo, soprattutto adesso che è molto vecchio. Anche perchè rifiuta molti cibi dei quali fino a ora era stato ghiotto.
Per tutta la sua vita l'ho nutrito solo con prodotti industriali a base di pesce: crocchette secche e pesce cotto in scatola, per evitare le patologie provenienti dalla carne (quella per animali è spesso pessima). Negli ultimi mesi ho conosciuto la dieta barf per cani (biologically appropriate raw food = cibo crudo biologicamente adatto); ho provato pertanto con carne cruda biologica e con pollo cotto biologico. Mi pare che li regga e che le sue feci stiano migliorando.
Approfondendo la dieta che gli davo prima (di ottima qualità, ne sono certo), ho scoperto che le crocchette contengono soltanto il 20% di pesce, mentre il resto sono carboidrati. Temo che, diventato vecchio, il mio cane non tolleri più questo eccesso di carboidrati (i cereali aggiunti alle crocchette), perchè i cani sono fondamentalmente dei carnivori e non mangiano cereali. Perchè allora tutte le marche di crocchette per cani hanno una quantità elevata di carboidrati? Temo che sia soltanto per abbassare il prezzo.
Ogni specie vivente dovrebbe nutrirsi di cibo che è stato convalidato dall'evoluzione, cioè dalle migliaia o milioni di generazioni di antenati.


La stessa cosa è capitata in modo eclatante attorno all'anno 2000, quando scoppiò la crisi di mucca pazza: animali come i bovini che sono erbivori, sono stati nutriti con farine di prodotti animali (perfino della stessa specie), col risultato che gli animali hanno cominciato ad ammalarsi, a morire e a fare ammalare gli esseri umani che se ne nutrivano.
Si trovò la soluzione nell'eliminare i prodotti animali dalla dieta dei bovini. 
Tutto bene?
No, perchè i bovini di allevamento (la maggior parte dei bovini mangiati dall'uomo), continuano a essere nutriti con mais e soia e non con erba.
Pochi sanno che la maggior parte dei bovini d'allevamento sono soggetti a numerose patologie, che non esplodono in epidemie generalizzate soltanto perchè vengono uccisi prima che quelle malattie li portino alla morte (considerazioni tratte da Il dilemma dell'onnivoro di M. Pollan).
Una alimentazione inadatta alla fisiologia porta necessariamente a malattie, che compaiono dopo un congruo periodo di tempo e soprattutto in vecchiaia.
È ciò che vado sostenendo da alcuni anni, a proposito della dieta umana inadatta che pratica l'uomo occidentale.
Ed è quello che mi sembra di vedere nel mio cane.

La dieta barf è stata proposta dal veterinario australiano Ian Billinghust nel libro omonimo. Billinghurst ha introdotto il termine nutrizione evolutiva, per indicare quella più adatta a una specifica specie animale, che tiene conto della natura dell'animale e della sua evoluzione.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

20 gennaio 2019

Non siamo liberi (19-007)

Non siamo liberi. (19-007)
Riprendo una parte della pagina di ieri: quella in cui sostenevo che di fatto nella scelta del cibo, non siamo liberi.
Giocano molti fattori.

In primis, la cultura dominante, secondo la quale il cibo non influisce sulla salute (e su tale cultura hanno responsabilità i medici di base). E quando palesemente si riscontra che invece il cibo genera malattia, si invoca come causa la deboleza genetica dell'individuo che si ammala, assolvendo di fatto il tipo di cibo del quale il malato si è nutrito.

Poi la produzione industriale del cibo, sia come agricoltura che come industria di trasformazione dei prodotti agricoli: non siamo noi, ma altri che decidono che cosa produrre e immettere nel mercato e lo fanno perseguendo come unico scopo la massimizzazione del profitto. Altro che salute!

Ancora: i grandi distributori del cibo (gdo: grande distribuzione organizzata), cioè le catene dei supermercati. Anche in questo caso altri e non noi decidono le referenze da introdurre nei punti vendita, avendo come unico scopo il profitto. Ci lasciano l'illusoria sensazione di libertà, perchè possiamo scegliere fra marchi diversi. Ma quei prodotti spesso sono simili, quando non addirittura identici. Perchè prodotti dallo stesso stabilimento con la stessa ricetta.

Altra causa di mancanza di libertà: la pubblicità.
Un potente strumento in mano a produttori e distributori è la pubblicità ossessiva dei prodotti alimentari, attraverso la televisione. Immagini fuorvianti (un mulino come luogo di produzione!), collegamento di un prodotto a benessere, felicità, festa (la pubblicità dello spritz, citato nella pagina precedente), messaggi continui ad ogni ora del giorno e tutti i giorni. Tutto ciò lascia il segno, se non c'è nel consumatore una solida informazione.

Ma la nostra libertà di scelta ha altri nemici.
Innanzi tutto la gradevolezza del cibo proposto, con l'uso abbondante di insaporenti (sale, olio, glutammato, zucchero). A una prima impressione il cibo industriale sembra buono, perchè spesso ha un sapore forte. Bisognerebbe essere stati educati ad analizzare i retrogusti che restano in bocca, dopo qualche minuto, per accorgersi che non è poi così buono.

Non basta: un altro nemico è la gastronomia, cioè l'elaborazione dei prodotti secondo ricette che ne esaltano la bontà. E questo nemico è invincibile. Se non è difficile smascherare la scarsa qualità organolettica dei prodotti industriali, è impossibile resistere all'autentica squisitezza di prodotti di alta qualità (parlo soprattutto della tradizione gastronomica del mio paese, l'Italia).
Purtroppo la bontà di un prodotto non è garanzia di salute, soprattutto perchè oggi si fa un uso quotidiano di piatti che un tempo erano limitati soltanto alla domenica o addirittura soltanto alle tre o quattro maggiori festività durante l'anno.

Infine non siamo liberi in ciò che mangiamo perchè viviamo in un contesto sociale: amici e familiari. La cerchia degli amici più cari è spesso pervasa della cultura dominante. E i nostri parenti più stretti magari sono quelli che ci preparano pranzi e cene, o quelli che fanno gli acquisti. E se sono contrari a ciò che vorremmo mangiare noi, la vita diventa dura.

Difficilissimo essere liberi di mangiare ciò che vogliamo.
Per farlo dovremmo non aver nulla da perdere.
Cioè essere vecchi.
(ma spesso i vecchi sono più preda della cultura dominante e di altri che preparano loro il cibo)


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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19 gennaio 2019

Congiura (19-006)

Congiura. (19-006)
Ha tutto l'aspetto di una macchinazione, ai danni degli anziani, ciò che avviene, da mezzo secolo a questa parte, nella società occidentale, a proposito di cibo, salute, medicina (e vecchiaia).
Sì, perchè prima non era così.
Bisogna essere abbastanza vecchi per ricordare che alcuni cambiamenti sono avvenuti in date recenti e non sono la normalità che ci appare oggi.

È cominciato tutto con l'agricoltura, la sua industrializzazione, l'uso di prodotti chimici, a partire dagli anni '50 e '60. Con l'impiego della chimica (insetticidi, diserbanti, concimi) si sono persi qualità, sapore, salute. Ma si sono avvelenati aria, acqua, ambiente ed esseri umani.
È continuato con la produzione industriale del cibo: col risultato che oggi mangiamo il 70% di cibo confezionato e il 30% di cibo fresco. Settant'anni fa era esattamente il contrario: il 70% era fresco e il 30% confezionato. Confezionato significa industriale, con la caterva di additivi chimici che accompagnano quei prodotti, col sale sempre aggiunto, con lo zucchero sempre aggiunto. E con la riduzione del tipo di materia prima usata: soltanto mais, frumento e soia. Con l'introduzione della raffinazione: dei cereali, degli zuccheri, del sale, dell'olio (raffinazione significa impoverimento nutrizionale).
Anche l'avvento dei supermercati (e delle grandi strutture di distribuzione) ha inciso negativamente sulla nostra vita: non siamo più noi che scegliamo quali prodotti acquistare; è la catena distributiva che sceglie quali prodotti imporci, spesso strozzando chi produce quegli alimenti (ma c'è l'illusione della libertà, perchè materialmente scegliamo noi che cosa acquistare: soltanto fra i prodotti che ci vengono offerti, però, che pur di marche diverse spessissimo sono perfettamente uguali).

Non basta: il dilagare della pubblicità soprattutto televisiva, impedisce di fatto la libertà di scelta. Di fronte al bombardamento di spot televisivi che promuovono, per esempio, lo spritz (con tanto di rappresentazione di giovani felici di bere) l'età in cui si manifestano danni da alcol è scesa a 12 anni. Sì, perchè, evidentemente, una pubblicità senza freni colpisce maggiormente le categorie più deboli (si è eliminata la pubblicità delle sigarette, non si eliminerà mai quella dei prodotti alcolici: l'Italia è il primo produttore mondiale di vino!!).
 
Il cibo è diventato una merce. Come tale va spinta. Si deve puntare al prezzo sempre più basso, e quindi a una qualità sempre minore. Questo è il risultato della finanziarizzazione della produzione degli alimenti. Chi detiene capitali investe nella produzione di cibo perchè è un settore che non può subire recessioni (visto che la popolazione mondiale è in continuo aumento); ma chi investe ha come unico scopo quello di aumentare il profitto, non quello della qualità di un prodotto (il cibo) che oltre che saziare deve mantenere la salute.
Il risultato di tutto ciò è che aumentano le patologie, soprattutto nella terza età.
Infatti le malattie dovute a un'alimentazione scorretta impiegano molto tempo per manifestarsi. Escono allo scoperto solo quando siamo vecchi. 
E quasi mai sono collegate al cibo che si mangia. Perchè i medici si formano in una università (parlo per l'Italia) in cui su 50-60 esami per diventare medici, ve ne è uno solo (per di più non obbligatorio) che parli del nesso fra alimentazione e malattie.
Noi anziani ci troviamo a dover subire patologie varie, piccole e grandi; ci rechiamo dal medico il quale ci somministra farmaci, dopo alcune analisi strumentali, spesso senza visita del nostro corpo. Così i vecchi sono riempiti di pastiglie che non risolvono nulla, devono assumere per tutta la vita restante e fondamentalmente avvelenano l'organismo (tanto ormai sei vecchio!).
Se non è una congiura questa!

Ma il bello è che non si riesce a individuare un manipolo di cattivi che siano responsabili di tutto ciò. 
Tutto è diluito in consigli di amministrazione, azionisti, fondi d'investimento e manager che devono fare utili a tutti i costi.
Non ci si può far nulla.
È il progresso.
Progresso, questo?!!


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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16 gennaio 2019

Rabbia (19-005)

Rabbia. (19-005)
Prima o poi doveva accadere.
Era facile prevederlo ed è accaduto.
Un buon conoscente, persona colta e impegnata, ha avuto un infarto. Non è vecchio: non ha ancora sessant'anni.
Erano anni che cercavamo di mandargli segnali sul suo stile di vita. Sigarette, vino, pizza, carne e soprattutto dolci, erano da lui consumati quotidianamente, senza moderazione.
Senza avere coscienza che il loro consumo è importante per scegliere fra salute e malattia, soprattutto nella seconda parte della vita.
L'infarto non è stato pesante. Si è trasformato in un robusto segnale. Ma temo che verrà preso solo in senso limitato. È probabile che il conoscente smetterà di fumare, mentre per quanto riguarda il cibo la saracinesca della comprensione è rigorosamente abbassata.
E basterebbe leggere Caldwell Esselstyn o Dean Ornish, sull'influenza del cibo sulle malattie cardiache.
Che rabbia!


(E' mai possibile che la gente non si interroghi sugli effetti di ciò che mangiamo? Eppure in 70 – 80 anni di vita facciamo transitare per il nostro corpo circa 50 tonnellate di cibo. Se è di qualità sbagliata gli effetti sulla salute sono devastanti.)




(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

15 gennaio 2019

Il rifiuto della vecchiaia (19-004)

Il rifiuto della vecchiaia. (19-004) (15/01/18)
Sono sempre messo alla prova da idee diverse dalle mie.
Una cognata, che vedo di tanto in tanto, ha la mia stessa età. E odia la vecchiaia.
Anzi, più esattamente dice: “Che brutta la vecchiaia! Che brutta la morte!”
Ho provato a descriverle gli aspetti positivi della terza età (mentre non ho mai tentato di esporle la positività del finire la vita, in età avanzata), ma non l'ho mai spostata di un millimetro dalla sua posizione.
Del resto, se si pensa alle malattie che colpiscono la vecchiaia nel mondo occidentale, bisogna concordare con lei. Ho già scritto più e più volte che le malattie non sono sorelle della vecchiaia e che molto dipende dallo stile di vita nell'età di mezzo e soprattutto dai 65 anni in su.
Non la convinco. È sempre in ansiosa attesa di qualcosa di grave che le potrebbe capitare.
Non è cocciuta e testarda; è soltanto preda debole di una società che illude i suoi membri, facendo loro credere che si possa fumare senza ritegno, bere alcolici impunemente, mangiar carne a sazietà, ingozzarsi di dolciumi, senza avere conseguenze per la salute.
E tutto sull'altare del pil (prodotto interno lordo) che deve crescere in continuazione per fare stare tutti sani e felici.
Sì, perchè demonizzare l'alcol, il tabacco, la carne, lo zucchero, farebbe diminuire i consumi di questi prodotti, con gravi conseguenze per le industrie che li producono e (ricatto!) per l'occupazione.
Siamo in questa trappola
E le persone più deboli soccombono.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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13 gennaio 2019

Domande (19-003)

Domande. (19-003)
E' utile vivere la vecchiaia in coppia.
La mia compagna mi ha chiesto a bruciapelo: “Che obbiettivo ti poni negli anni di vita che restano?”
Una domanda folgorante!
Sinceramente non avevo mai pensato di pormi obbiettivi per la vecchiaia. Mi accontentavo di vivere o meglio di sopravvivere, senza darmi scopi. E invece è importante. 
Ti cambia il senso del vivere.
Le ho chiesto che obbiettivi avesse lei.
Ha risposto: ”Intendo lasciare nel mondo un'impronta positiva. Voglio essere un esempio utile per la vita dei nostri nipoti. Consegnar a loro dei valori da vivere. E voglio che negli ultimi anni di vita questi valori emergano chiaramente dai miei comnportamenti.”
Touchè!
Bel programma essenziale di vita, non c'è che dire.
Li ho fatti subito miei.
La vecchiaia deve avere degli obbiettivi.




(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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08 gennaio 2019

Pulizie di casa (19-002)

Pulizie di casa. (19-002)
Non amo farle: punto e basta.
Quando vedo che lo sporco è eccessivo allora pulisco un po', il minimo indispensabile.
Poi per lungo tempo me ne disinteresso.
Ma non vivo da solo. La mia compagna ha una soglia di insofferenza per lo sporco più bassa della mia. Arriva sempre prima lei a non sopportare lo sporco di casa. E quindi mi chiede di fare la mia parte.
Sono quasi vent'anni che viviamo insieme e questo è un tema ricorrente, senza soluzione.


In questi giorni ho pulito casa. Mi sono accorto che, dopo, avevo i muscoli indolenziti ed ero abbastanza stanco. Segno che sono poco abituato a muovermi e a fare sforzi anche , come scopare e lavare pavimenti.
Ho giudicato questo un buon segnale per la mia vita. Sostengo da tempo che gli anziani devono muoversi, pena l'invecchiamento più rapido. Allora evito di prendere l'ascensore. Se c'è da scendere in garage, lo faccio senza problemi. Quando c'è da trasportare qualcosa di pesante non mi tiro indietro.
Non basta. Devo fare sforzi più frequentemente.
Le pulizie di casa sono di sicuro uno sforzo più continuato nel tempo.
Evviva ho trovato una buona motivazione per fare quel che non amo!
D'ora in poi pulirò la casa come se andassi in palestra.

Le pulizie sono un punto dolente per molti anziani, specialmente se molto vecchi. Non sono solo le energie che se ne vanno e inducono a trascurare la casa. E' anche l'interesse per una casa pulita e ordinata che se ne va.
Penso invece che un anziano, fin che ce la fa, dovrebbe mantenere un minimo livello di dignità: ciò riguarda la cura della persona in primis, e poi anche quello della casa.




(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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06 gennaio 2019

Freddo (19-001)

Freddo. (19-001)
Il freddo lo patisco, soprattutto da quando sono diventato vecchio.
A luglio scorso, nel momento del gran caldo, ho giurato che non mi sarei mai più lamentato del freddo: tanto era il disagio per le temperature elevate (disagio che negli ultimi anni è cresciuto).
Ora il freddo è tornato e soffro un poco. 
Ma hanno ragione i tedeschi quando dicono che non esiste tempo cattivo, ma soltanto vestiti cattivi. Anche i nostri vecchi dicevano che dal freddo ci si può difendere, dal caldo no.
Non mi lamento dunque, anche perchè il freddo dura relativamente poco: un mese, un mese e mezzo al massimo (nella mia regione, naturalmente: non oso immaginare come dev'essere in nord europa o nord america o in siberia).
Prendo atto ancora una volta che da vecchi la termoregolazione diventa sempre più deficitaria.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag. 14-41.                             Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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