Rivoluzione. (19-013)
Quando colgo, nella società in cui
vivo, palesi ingiustizie, storture del sistema, falsità nelle
dichiarazioni del potente di turno, mi viene voglia di rivoluzione.
Cioè, letteralmente, di far osservare le cose da un altro punto di
vista (come in astronomia si chiama rivoluzione il giro della
terra attorno al sole che ci trasporta a milioni di chilometri di
distanza durante il suo corso, dunque in uno spazio/luogo
completamente diverso).
Per fare una rivoluzione è necessario (anche)
avere memoria di situazioni diverse da quelle in cui siamo immersi. E
chi potrebbe far ciò meglio degli anziani, i quali, appunto, sono
vissuti a lungo e possono ricordare altre situazioni, in cui sono
state date soluzioni diverse da quelle imperanti nei nostri giorni e
nella nostra società (ripeto, occidentale)?
Così mi sono segnato da tempo un
appunto dal titolo: la rivoluzione la possono fare solo gli anziani
(oppure i visionari, che sognano un futuro diverso, che però non
hanno vissuto).
Ma le rivoluzioni le fanno i giovani,
pèrchè hanno l'energia giusta, l'entusiasmo necessario, la
generosità che non guarda al proprio tornaconto.
Allora ai vecchi resta il compito di
segnalare ciò che non va.
Sperando che dei giovani se ne
approprino.
E facciano la rivoluzione.
(Indici
dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41.
Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del
bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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