30 giugno 2018

Resoconto degli ultimi due mesi (18-090)

Resoconto degli ultimi due mesi. (18-090)
Mi stupisco quando alla fine di un bimestre rileggo la trentina di pagine scritte in quel periodo. Perchè trovo sempre novità.
La nuova idea maggiore avuta nei due mesi passati è stata la scoperta che forse forse siamo noi che decidiamo il momento della nostra morte (almeno superata una certa soglia di età). Per vivere a lungo ci vuole impegno e costante applicazione. (vedi18-079)
Un'altra novità è stata la decisione di boicottare d'ora in avanti tutte le nuove tecnologie: forma di ribellione verso una società che vuole manipolare il nostro tempo libero e indurci consumi e passioni che ci sono estranei (18-071).
Cose nuove anche fra le mie idee sul cibo: si può mangiar anche male, purchè sia poco e accompagnato da molto movimento (18-063); se da vecchi possiamo dir la nostra sul cibo è perchè siamo più vulnerabili e perciò più sensibili alle schifezze che mangiamo (18-074).
Per quanto riguarda la vita di relazione, ho raggiunto la convinzione che in due si vive più a lungo (18-081) e che una vecchiaia senza nipoti è una vecchiaia incompleta (18-086).
Infine qualcosa di nuovo anche sulla "pulizia": è molto salutare gettar via ciò che non usiamo da almeno dieci anni (18-080), comprese le passioni e le esperienze del passato: continuare a tenerle presenti nella nostra coscienza ci appesantisce (18-064).


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

29 giugno 2018

Eliminare (18-089)

Eliminare. (18-089)
Quando si acquista qualcosa bisognerebbe chiedersi: quando e come lo smaltirò?
Non ci si pensa, così si arriva alla vecchiaia con migliaia di oggetti da eliminare.
E da vecchi tutto diventa più difficile.
Non solo per l'attaccamento che in tarda età si ha per le cose, ma anche per il contenuto di ricordi e di consuetudini che un oggetto si porta dietro.
La fatica che si fa in vecchiaia a far ciò dovrebbe render cauti i giovani negli acquisti.
Ma questo i giovani non lo sanno.
La vecchiaia rischia di diventare l'età in cui ci si occupa soltanto di eliminare ciò che con tanta fatica si è accumulato nelle altre età.

Fortuna che ci sono i traslochi, che costringono a eliminare.


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28 giugno 2018

Sonno (18-088)

Sonno. (18-088)
Sono fortunato: la notte dormo bene e la mattina mi alzo riposato. Nonostante le due o tre alzate notturne per orinare (prostata!).
Anzi da qualche tempo (uno, due anni?) mi alzo anche di buon umore (effetto della mia dieta vegano crudista?).
Insomma il riposo notturno mi rimette completamente in sesto.
Non per tutti gli anziani è così.
Per esempio il mio amico, che si sveglia verso le cinque e non riesce più a riaddormentarsi.
O la mia compagna che dorme male e spesso ha mali di testa notturni. Per loro è necessario un completamento pomeridiano del sonno notturno. Altrimenti non stanno in piedi.
Eppure le mie buone dormite hanno effetti positivi per un tempo limitato. Dopo otto, nove ore di veglia ho bisogno anch'io di un supplemento di sonno.
Il sonnellino pomeridiano è ormai diventato una costante della mia vita. E non si tratta di un meritato abbandono a una dolce pigrizia (adesso che non lavoro più). 
È una esigenza del mio corpo.
La ricarica di energia che mi dà il sonno notturno, si esaurisce prima che arrivi sera. Se voglio continuare a essere attivo, devo ricaricare le batterie verso le ore 15 - 16.
Il sonno pomeridiano è diventato una assoluta necessità per la mia vita.


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27 giugno 2018

Stupore (18-087)

Stupore. (18-087)
Porto spesso i cani a sgambare in un parco vicino a casa.
Altri proprietari di animali della zona fanno lo stesso. Vi sono i frequentatori giornalieri, quelli di lunga data, quelli saltuari, gli ultimi arrivati. Spesso anziani. Fra questi vi è un tale che si muove in bici, con il cane accomodato in una cesta sul lato posteriore. Sembra avere la mia età (settant'anni). Buon fisico, si siede di solito su una panchina a leggere riviste che mi è parso fossero di fitness. Spesso fuma un sigaro.
È di poche parole. In realtà non lo conosco. Ma l'ho notato perchè ormai da un paio di mesi viene regolarmente al parco, più o meno nell'ora in cui anch'io sono presente.
L'ho visto per l'ultima volta venerdì scorso.
Ieri mattina (matedì) due dei frequentatori parlottavano, mentre giungevo loro vicino. Mi sono aggregato. Così ho saputo anch'io.
Quel tale è morto domenica.
Eravamo tutti stupefatti.
Non ci davamo ragione di un fatto così repentino, inatteso, improvviso.
Ci siamo detti:" Non aveva dato alcun segno di essere vicino alla fine della sua vita."


Siamo fatti così, noi settantenni: non ci capacitiamo ancora che la morte possa colpirci. Perchè ci sentiamo ancora giovani.
Fra dieci anni sarà diverso?


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25 giugno 2018

Discendenti (18-086)

Discendenti. (18-086) (25/06/18)
Un mio compagno di scuola, che ho rivisto recentemente dopo molti anni, ha un aspetto invidiabile. Non dimostra affatto i suoi 72 anni. Mi ha però confessato (vedi 18-083) di patire a livello psicologico. Dalla sua descrizione mi pare soffra di depressione (ma non sono un esperto). Nel suo caso la vecchiaia ha colpito più a livello psichico che a livello fisico.
 
Nei brevi discorsi che ci siamo fatti durante il nostro incontro, ha fatto un'altra confessione: "Mi manca la discendenza!" Sulle prime non ho capito; poi mi ha detto esplicitamente che sente la mancanza di nipoti. Ha una figlia, che non intende generare bambini. Così si sta inoltrando nella vecchiaia senza la presenza di bambini, suoi discendenti.
Le sue parole mi hanno mostrato una situazione della quale non conoscevo l'esistenza: quella di vecchi senza nipoti.
Ho dei nipoti e molti dei vecchi che conosco ne hanno. 
Alcuni non hanno figli, o, pur avendone, non possono avere nipoti. Poche le espressioni di Questi nonni mancati esprimono poco il dispiacere di non avere discendenza. Tranne, appunto, il mio compagno di scuola.

Mi viene da pensare che una vecchiaia senza nipoti sia qualcosa di monco.
Senza nipoti si è incompleti.
La vecchiaia è incompleta senza marmocchi fra i piedi.




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23 giugno 2018

Incontri con altri anziani (18-085)

Incontri con altri anziani. (18-085)
La mia vicina novantenne mi ha chiamato ieri per chiedermi il favore di andare al bancomat per fare un prelievo di denaro, al posto suo.
Le ho chiesto come stava.
Mi ha risposto, con voce incrinata, che non se la sentiva di uscire, che era indecisa se buttarsi a letto o chiamare il pronto soccorso per fasi portare in ospedale.
Suo marito, che era presente, mi ha detto che anche lui non trovava requie, continuava ad andare dal soggiorno allo studio, alla cucina, in terrazzo senza trovare un luogo o una posizione in cui star bene.
" Mi mancano le forze per fare qualsiasi cosa. Soprattutto non ho desiderio di fare nulla."

Questi giorni sono i primi di gran caldo.
I miei vicini quest'anno compiono novant'anni.


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21 giugno 2018

Incontri con novantenni (18-084)

Incontri con novantenni. (18-084)
L'appartamento che sto vendendo è situato in un condominio abitato tutto da persone anziane, di età superiore ai 70 anni. La coppia decana è formata da un novantenne e sua moglie di 86 anni. La moglie non sta molto bene, è cardiopatica. Il marito se ne prende cura.
Nei giorni scorsi l'ho incontrato e gli ho chiesto come andasse la sua vita.
Mi ha risposto con un sorriso timoroso: "Sono arrivato a novanta!"
Ha continuato esprimendomi le sue preoccupazioni per la moglie, e poi ha fatto questa riflessione: "Alla nostra età riusciamo a sopravvivere in modo sufficiente. Ho paura che muoia mia moglie, e di restare da solo. Perchè in due comunque ci si aiuta. Si ha più autonomia in due che non da soli. In due si sta in piedi anche se si è entrambi acciaccati. Da soli si perde più facilmente autonomia. Della morte mia non mi curo. Quando tocca, tocca. Ho timore della morte di mia moglie, perchè resterò da solo. Ma anche della mia morte, perchè lei resterà sola."
Preziosi pensieri di grandi vecchi.


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17 giugno 2018

Apparenze ingannevoli (18-083)

Apparenze ingannevoli. (18-083)
Ho rivisto quel mio compagno di scuola che ha un aspetto fisico invidiabile, nonostante i suoi 72 anni. Gli ho fatto i complimenti: "Hai un fisico magnifico!" gli ho detto.
Mi ha ringraziato, ribattendo, però, con un velo di tristezza: "E' la testa che non funziona."
Meravigliato, gli ho chiesto: "Si tratta di problemi psicologici o neurologici?"
"E' la psiche che non funziona. Vedo tutto nero che più nero non si può." ha soggiunto.


Dall'anno scorso mi sono accorto che non soltanto il fisico patisce la vecchiaia, ma anche la psiche. Evidentemente il mio compagno ha avuto un peggioramento psichico più rilevante di quello fisico. E noi siamo un impasto di entrambi.
A onor del vero era problematico sul piano psicologico anche nell'età di mezzo: probabilmente una depressione. Ora con la vecchiaia la defaillance della psiche appare maggiormente, perchè quella era il suo punto di debolezza, già in precedenza. Nonostante l'aspetto eccellente.


Insomma non è tutto oro quel che luccica.


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15 giugno 2018

Cambiano (18-082)

Cambiano. (18-082)
La città in cui vivo non è grande (200.000 abitanti), tuttavia con i paesi vicini, che ormai formano un tutt'uno, raggiunge i 350.000 residenti.
Vivo qui da oltre quarant'anni e ho risieduto in vari quartieri in tempi diversi. Ho dunque frequentato aree diverse, talvolta intensamente per un periodo limitato. Poi cambiando quartiere, ho frequentato altre zone, trascurando del tutto quelle precedenti.
Così vi sono quartieri nei quali non passo da dieci o vent'anni.
Ho scoperto che in un lasso di tempo così lungo la fisionomia di un luogo può cambiare completamente, togliendomene la familiarità.


Per una visita medica ho dovuto spostarmi in un quartiere che frequentavo nella mia giovinezza: edifici nuovi, rotonde stradali recentissime, segnaletica stravolta.
Ho stentato a riconoscere i luoghi: sembrava un paese sconosciuto.
Questa sensazione non la si prova quando si frequenta un sol luogo continuativamente perchè si fa in tempo a interiorizzare le modifiche che via via si producono e si perde la memoria di come era prima.


Le città sono organismi vivi.
Cambiano in continuazione.
Difficilmente riusciamo a riconoscere le nostre città in fotografie di un secolo fa.
Ebbene in una vita lunga ci è consentito di fare questa esperienza: osservare i cambiamenti della nostra città senza dover ricorrere alle foto.


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14 giugno 2018

Cinquant'anni (18-081)

Cinquant'anni. (18-081)
In questo mese ben due coppie di miei conoscenti (quasi parenti) hanno celebrato i cinquant'anni di matrimonio.
Di una ho chiesto di vedere le foto del matrimonio: come erano diversi! Altre persone.

Cinquant'anni!
Come dire due o tre esistenze. Di vita assieme.
Da una parte spaventa; dall'altra produce ammirazione.
Temo che il collante per stare insieme sia spesso l'abitudine; e l'istinto sociale dell'uomo che preferisce la compagnia alla solitudine.

In vecchiaia essere in due è più comodo, non solo per un mutuo soccorso che ci si può dare in un'età in cui si diventa fragili. Anche per stimoli in più che si possono ricevere dal partner: sulle idee, sulla concezione di vita, sui valori.
Stimoli di vitalità. Che prolungano la durata della vecchiaia.
In due si vive di più.

Se si considerasse la vecchiaia come una sfida, come un'esplorazione di cose inaspettate, potrebbe anche essere esaltante, viverla in due piuttosto che da soli.


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13 giugno 2018

Dieci anni (18-080)

Dieci anni. (18-080)
Quindici anni fa, aprii una piccola società per avviare un'attività commerciale.
L'ho chiusa l'anno scorso.
Molti sono i documenti accumulati di un decennio e mezzo: fatture, bilanci, inventari, rendiconti bancari, prime note eccetera. Il mio commercialista mi ha detto che devo conservare quelli degli ultimi dieci anni: gli altri posso gettarli; non ho nessun obbligo di conservazione.
E così al momento della chiusura feci un bel repulisti: eliminando chili e chili di carte, che conservavo in cantina.
Con molta soddisfazione.

Preso dalla stessa determinazione ho affrontato ricordi, fascicoli, documenti della mia vita passata che avevo relegato in cantina.
Quando qualcosa finisce in quel luogo è inutile farsi illusioni: non ci servirà più.
Inutile conservarlo. E invece siamo portati a conservare di tutto (io almeno) . 
Ho eliminato raccolte di carte automobilistiche risalenti a trenta o più anni fa, copie di giornali che ho prodotto nel passato o sui quali ho scritto, vecchi libri scolastici, fascicoli di documenti sparsi riguardanti mie vecchie passioni: la cremazione, la spiritualità, l'ateismo, gli organismi geneticamente modificati, l'insegnamento, eccetera eccetera.
Seguendo gli obblighi derivanti dalla chiusura delle società, si dovrebbe fare lo stesso nella nostra vita, specialmente da anziani.
Eliminare carte, ricordi, oggetti, memorie più vecchi di dieci anni.
Dieci anni sono tanti.
Se qualcosa non lo cerchiamo più da un decennio, significa che per noi non conta più.



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09 giugno 2018

Ci vuole impegno* (18-079)

Ci vuole impegno.* (18-079)
Comincio a convincermi che per vivere a lungo occorre metterci molto impegno.
Tutti pensiamo che una vecchiaia lunga dipenda dalla nostra genetica e poi dal destino. Riguardo alla morte siamo fatalisti: quando capita, capita e non possiamo far nulla per anticiparla o posticiparla. Ma quest'idea presuppone un finalismo che in natura non sembra esserci. Nasconde la convinzione che per ognuno di noi vi sia un piano specifico individuale, fissato da qualcuno (?) a nostra insaputa e indipendentemente dalla nostra volontà.
Ma le cose stanno proprio così?
Osservando persone molto anziane mi sembra che dopo una certa età le occasioni per morire siano numerose. Sta al singolo individuo coglierne una o un'altra; morire in quel giorno o magari due anni dopo.
In pratica: dato per assodato che dopo una certa età vi sono le condizioni per morire, sta a noi scegliere se morire prima o dopo. 
Una scelta che ha bisogno di molta consapevolezza e dipende da molti fattori.
Dipende soprattutto da quanto ci impegniamo a vivere
Da quanta determinazione mettiamo nel far fronte alle defaillances della vecchiaia.
Per esempio a quanti sforzi poniamo nel non distrarci; a quanta attenzione mettiamo nello stile di vita (cibo, movimento, fumo, alcol); a quante interessi e motivazioni troviamo nel continuare a vivere.

In una parola: siamo noi che decidiamo il tempo della nostra morte
A seconda dell'impegno che ci mettiamo nel vivere la vecchiaia, possiamo morire più presto o più tardi.






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08 giugno 2018

Il mio vecchio cane sta peggiorando (18-078)

Il mio vecchio cane sta peggiorando. (18-078) 
Ha quasi 17 anni. 
Un novantenne, se fosse un umano.
Sale le scale con più fatica di qualche mese fa: gradino per gradino, più lentamente. E talvolta mi guarda e non si muove: chiede di essere preso in braccio (è di taglia minuta, 9 kg).
Ho ridotto la lunghezza delle camminate quotidiane: in due di queste mi limito a portarlo nel giardino condominiale, senza costringerlo a camminare, se non se la sente.
Teme il caldo e sono preoccupato per quest'estate: speriamo che ce la faccia a superarla.
Sono preparato alla sua fine: tutti i segnali indicano che è al termine della sua vita.
Cionondimeno, talvolta è vivace, fa delle brevi corsette, lancia qualche abbaio di minaccia a cani estranei.
Ma quando dorme sembra come morto.


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06 giugno 2018

Sorpresa (18-077)

Sorpresa. (18-077)
Preziose locandine funebri!
Sono gli annunci mortuari che nella mia regione si affiggono a pali della luce, alberi e altri sostegni, nei pressi dell'abitazione di un defunto. Si tratta di un modo per far conoscere la morte di un individuo, almeno attorno a casa sua.
Stavo passeggiando coi cani nel quartiere e sono capitato nei pressi dell'abitrazione di una conoscente, anziana, anch'essa padrona di un cane, con la quale ci si incontra alcune volte all'anno. Vedo una locandina e la leggo "distrattamente", più per un confronto fra la mia età e quella del morto, che per altro.
Sorpresa! È morta proprio la mia conoscente.
L'avevo vista qualche mese prima: non sembrava in cattive condizioni fisiche.
Non ricordo bene, ma mi pare che allora mi avesse accennato a non so quale malattia che l'aveva colpita.
Comunque aveva 84 anni. Portati bene.


Nella nostra società, quando si muore, pochi lo vengono a sapere: i rapporti fra le persone sono numerosi, ma i rapporti veri, quotidiani, sono pochi.
Forse in un villaggio sarebbe diverso.


Mi voglio soffermare sulla mia sorpresa.
Sorpresa indebita, perchè la conoscente aveva l'età perfetta per morire (la media dell'età di morte delle donne nella mia regione è di appunto di 85 anni).
La sorpresa sta a indicare (ancora una volta) che l'idea di morte non mi è ancora entrata in testa!



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03 giugno 2018

Distrazione (18-076)

Distrazione. (18-076)
Devo fare i conti con la mia distrazione, che lentamente cresce.
Sono in strada, in bici: giro a sinistra, senza segnalarlo: all'ultimo percepisco che un'altra bici mi sta superando. Non succede nulla. Ma mi devo scusare.
Non è che non mi fossi accorto: semplicemente non ci avevo pensato e dunque non avevo guardato.
Devo prestare attenzione soprattutto in auto, perchè i danni possono essere maggiori.
Poichè sono ormai anziano, concentrazione messima nella guida. Non posso più guidare e contemporaneamente leggere un cartellone pubblicitario, oppure osservare un uccello in cielo, oppure guardare a destra e a sinistra. Perchè i tempi di ritorno all'attenzione sulla guida sono più lenti che in passato, resto senza attenzione per un secondo o due in più: quanto basta per farmi sfuggire un ostacolo improvviso.

Senza voler esagerare, può capitare che una distrazione abbia effetti tragici.
In auto per esempio.
Di distrazione si può morire.
A mio padre capitò proprio questo.
Aveva 72 anni.




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