Ci vuole impegno.* (18-079)
Comincio
a convincermi che per vivere a lungo occorre metterci molto impegno.
Tutti
pensiamo che una vecchiaia lunga dipenda dalla nostra genetica e poi
dal destino. Riguardo alla morte siamo fatalisti: quando capita,
capita e non possiamo far nulla per anticiparla o posticiparla. Ma
quest'idea presuppone un finalismo che in natura non sembra esserci.
Nasconde la convinzione che per ognuno di noi vi sia un piano
specifico individuale, fissato da qualcuno (?) a nostra insaputa e
indipendentemente dalla nostra volontà.
Ma
le cose stanno proprio così?
Osservando
persone molto anziane mi sembra che dopo una certa età le occasioni
per morire siano numerose. Sta al singolo individuo coglierne una o
un'altra; morire in quel giorno o magari due anni dopo.
In
pratica: dato per assodato che dopo una certa età vi sono le
condizioni per morire, sta a noi scegliere se morire prima o dopo.
Una scelta che ha bisogno di molta consapevolezza e dipende da molti fattori.
Dipende
soprattutto da quanto ci impegniamo a vivere.
Da quanta
determinazione mettiamo nel far fronte alle defaillances della
vecchiaia.
Per
esempio a quanti sforzi poniamo nel non distrarci; a quanta
attenzione mettiamo nello stile di vita (cibo, movimento, fumo,
alcol); a quante interessi e motivazioni troviamo nel continuare a vivere.
In
una parola: siamo noi che decidiamo il tempo della nostra morte.
A seconda dell'impegno che ci mettiamo nel vivere la vecchiaia, possiamo morire più presto o più tardi.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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