30 aprile 2018

Resoconto degli ultimi due mesi di diario (marzo eaprile 2018) (18-059)

Resoconto degli ultimi due mesi di diario (marzo e aprile 2018). (18-059)
Come ogni due mesi sintetizzo le novità apparse negli ultimi due mesi di diario.
Una ricerca ha trovato che la longevità dipende soltanto per il 16% dai geni: quindi dipende molto dallo stile di vita (18-031).
Ho scoperto che quello che un vecchio sa non interessa a nessuno; mi pareva che, forse, se i giovani ne erano disinteressati, i vecchi potessero invece apprezzarlo (18-033).
Sono stato deluso anche da loro (18-051).
Si sta affievolendo la mia passione politica: non lo credevo possibile. Ne ho dato la colpa al mutamento completo del quadro politico rispetto alla mia gioventù. Temo invece che sia fisiologico: diventando vecchi le passioni si affievoliscono (forse non per tutti): 18-037.
Mi pare d'aver capito perchè da vecchi si lodano i tempi andati. Ma anche in questa comprensione sono stato deluso (18-040, -041).
Una nuova definizione di vecchiaia: i vecchi sono esploratori (18-043).
Non solo perchè affrontano un'età nuova per loro della quale gli altri vecchi sono restii a parlare.
Soprattutto perchè siamo soltanto la terza generazione a vivere una vecchiaia così lunga (80-85 anni).
Da molti segnali mi sono reso conto di comprendere meno ciò che mi si dice (18-045).
Le sofferenze fanno soffrire meno i vecchi e così loro (e soltanto loro) possono sopportarle meglio (18-044).
Una buona notizia: in cinque anni di vecchiaia il mio senso dell'equilibrio è migliorato: ma dipende dalla contemporanea perdita di peso (18-046).
Da vecchi si sbaglia di più; si diventa più umani, per questo: si dovrebbe essere più umili (18-048, -049).
I vecchi cambiano: spesso in peggio (18-057).
Rileggere i classici da vecchi: si comprendono in modo diverso e si comprendono di più. Si gustano di più. (18-058)


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

29 aprile 2018

Riletture (18-058)

Riletture. (18-058)
Ho deciso di rileggere libri che ho letto in gioventù.
Ho cominciato con Il fu mattia Pascal di Pirandello. E sto continuando con I promessi sposi di Manzoni. Quest'ultimo è alla quarta rilettura: la prima, l'anno prima di studiarlo a scuola, la seconda appunto a scuola, la terza sui 50 anni e infine oggi a 72.
Rileggere opere profonde, classici, è totalmente diverso dalla prima lettura. Specialmente se la rilettura avviene da vecchi. Non solo perchè nella rilettura si possono fare confronti con tutte le opere che si son lette fino allora (da giovani le letture effettuate sono di meno, si conosce di meno). Non solo perchè noi stessi siamo diversi, abbiamo una diversa struttura psicologica, più matura (si spera!). Soprattutto perchè la rilettura è più calma, più attenta all'architettura generale, ma anche alle sfumature.
La sorpresa non riguarda più la storia, che più o meno si conosce già: riguarda invece il modo di scrivere, la penetrazione psicologica, la finezza delle descrizioni.
Da vecchi sfuggono meno i dettagli. Si colgono (e si conservano nella memoria) particolari in numero maggiore.
Da vecchi si comprende di più.


Ho deciso di rileggere La divina commedia!


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26 aprile 2018

Si cambia (18-057)

Si cambia. (18-057)
La vicina, novantenne, si lamenta del marito, anche lui novantenne.
Dice: “E' diventato egoista. Una volta non era così.”
Una volta …
Chissà quanti anni fa. Comunque è sicuramente vero.

Ho detto altrove che con una lunga vecchiaia ci si può permettere di vivere due, tre e anche quattro vite diverse.
Anche se abbiamo la percezione di essere sempre noi stessi, pure se passano gli anni, non è così: cambiamo in continuazione. I cambiamenti sono lenti, ce ne accorgiamo poco. Così ci pare di essere sempre gli stessi.
Se il marito della mia vicina è diventato egoista, significa che è cambiato.
Il cambiamento non è detto che avvenga per il meglio. Può benissimo volgere al peggio la nostra personalità.
Anzi da vecchi ci può essere una maggiore tendenza a diventare peggiori: le difficoltà aumentano, la psiche diventa più fragile, c'è meno autocontrollo.
Basta saperlo.
Basta che anche chi ci sta attorno lo sappia: possiamo peggiorare.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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25 aprile 2018

La bicicletta (18-056)

La bicicletta. (18-056)
Ho smesso di lavorare circa due anni fa.
Per recarmi nel luogo di lavoro usavo la bicicletta. E la usavo anche per fare altri spostamenti. L'abitudine trisettimanale (facevo un lavoro part-time) di usare le due ruote, trascinava con sé la propensione all'uso di quel mezzo anche per altri movimenti.
Non facevo fatica, mi pareva una cosa normale.
Oggi, che non lavoro più, mi muovo meno. Pur tuttavia qualche spostamento lo devo fare. Eppure la bicicletta la sto usando di meno.
Mi giustifico dicendo che in certe occasioni ho fretta; oppure, d'inverno, mi giustificavo col timore di prendere freddo. O ancora col pericolo di circolare col buio.
Ragioni tutte valide.
Ma lentamente sto aumentando l'uso dell'auto e diminuendo quello della bici.
La pigrizia sta prendendo il sopravvento.


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24 aprile 2018

Sedersi (18-055)

Sedersi. (18-055)
Ci tengo molto a muovermi. A non farmi prendere dalla pigrizia.
Così ,se devo scendere in garage a prendere qualcosa (abito al terzo piano), ci vado senza trovar scuse per non farlo. Se mi offrono un posto a sedere in tram rifiuto. Se in una casa c'è l'ascensore, prendo invece le scale.
Ciononostante, quando sono stanco mi siedo volentieri.
Ma vi sono certe volte in cui sedermi mi dà un'enorme soddisfazione
Fiondarmi in poltrona è la cosa più desiderabile.
Come se fosse una meta agognata da tempo.
Come se fosse il massimo che si può avere dalla vita.
Non dipende dalla fatica patita, la gioia che provo nel sedermi.
Dipende dal fatto che sono vecchio.


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22 aprile 2018

Ira (18-054)

Ira. (18-054)
La mia comprensione delle parole e dei discorsi lentamente sta diminuendo (vedi 18-045). 
E' facile che in vari contesti raggiunga livelli critici: quando ascolto la tv (complice un po' di sordità), quando parlo al telefono (soprattutto se il mio interlocutore parla in modo veloce), quando si discorre di nuove tecnologie, quando si usano termini stranieri (cioè inglesi!).
Tutto ciò raggiunge livelli parossisitici durante le telefonate dei fornitori di servizi telefonici.
In questo caso tutti i motivi per non comprendere si concentrano e non è difficile immaginare che ciò sia fatto apposta.

Mi ha telefonato la mia compagnia telefonica.
Telefonata di servizio, dunque non commerciale. 
Comincia col ringraziarmi e poi dice il suo numero di identificazione di 5 cifre : non solo non lo ricordo, ma non l'ho neppure capito, tanto è stato detto in fretta. Continua illustrandomi la scelta che avevo fatto due settimane prima, decantandone i vantaggi in risparmi di tariffa, dandomi numeri che non posso ricordare e non so a che cosa si riferiscano. Poi mi parla di una sim (?) che dovrei aver trovato nel pacco del modem. Quale, quello datomi tre anni prima o un altro che però non avevo ricevuto? Impossibile saperlo.
E continua, continua parlando molto velocemente e di fatto impedendomi di capire. Le chiedo di parlare più lentamente, di non parlare mentre faccio domande (cioè semplicemente le chiedo di ascoltarmi !): dice che non può parlare più lentamente. Inoltre infarcisce il discorso di termini stranieri (station, mobile) o tecnici (giga, fibra) che sono sulla bocca di tutti, ma che dubito che la maggior parte sappia di che si tratta. 
Mi arrabbio e cerco di farmene spiegare qualcuno. Dopo un po' trova la soluzione: mi farà chiamare da un altro collega. E chiude la comunicazione. 
Naturalmente più nessuno mi ha contattato.
Mi sono molto arrabbiato.
Perchè è una autetica presa in giro. Programmata accuratamente.
La maggior parte della gente credo che qualcosa capisca, di qualcosa si rassegna e alla fine trattandosi di un sevizio necessario, subisce.
Ma è una truffa!

È cominciato tutto togliendo il contatto diretto con un qualsiasi impiegato: la telefonata è più impersonale, si può interrompere quando si vuole e si può parlare senza ascoltare.
Poi è continuato con un uso sempre più massiccio di termini stranieri.
E ancora con un uso smodato di termini tecnici, oscuri ai più.
Infine, ciliegina sulla torta, è cominciata la confusione nelle tariffe, i piani complicatissimi, i confronti impossibili.
È una truffa, lo ripeto.
I vecchi se ne rendono più conto perchè capiscono meno degli altri.
Io non mi rassegno. Almeno cambierò compagnia telefonica.


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19 aprile 2018

Leggere (18-053)

Leggere. (18-053)
Amo leggere.
Saggi, ma anche narrativa. 
Poca narrativa moderna: privilegio quella del XIX secolo o degli inizi del XX.
Così, negli ultimi tempi ho letto romanzi che non avevo letto in gioventù: Verga, Silone, Pirandello. 
I Malavoglia, Mastro don Gesualdo, Fontamara, Il fu Mattia Pascal.
Nel caso di quest'ultimo ne sto facendo una rilettura. Ho scoperto infatti che è passato così tanto tempo dalla prima lettura che il romanzo riletto sembra un romanzo … nuovo.
Ho deciso di rileggere anche il romanzo italiano per antonomasia: I promessi sposi.
Confesso che nessuno dei romanzi su citati mi ha deluso. Anzi, si tratta di ottimi romanzi, anche oggi, anche per me che non sono un letterato. Si tratta di opere che ti conquistano da subito, scritte in modo magnifico, profonde: si meritano la fama che hanno.
Leggerle o rileggerle da vecchio dà un di più di piacere: sembra di apprezzarne maggiormente il valore (leggere un'opera da giovane o da vecchio è differente).
Praticamente le mie scelte di lettura di questi ultimi anni hanno riguardato i cosiddetti classici. Non mi piace cercare nella letteratura moderna opere che diventeranno classici. 
Bisognerebbe leggere molto e scartare molto.
Ci vuole troppo tempo.
E io, a 72 anni, di tempo non ne ho più tanto.


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15 aprile 2018

Relatività (18-052)

Relatività. (18-052)
Discorrevo con l'acquirente dell'appartamento che ho messo in vendita.
Mi ero recato nella banca, che gli sta concedendo il mutuo per l'acquisto della casa, e parlato col consulente che aveva istruito la pratica. Non ricordavo il suo nome e così gliel'ho descritto: ”Non molto alto, piuttosto magro, con gli occhiali, abbastanza giovane.”
Il mio interlocutore concordava con la descrizione, solo che sosteneva che fosse abbastanza vecchio.
Strano – replicai – non mi pare che abbia più di 40-45 anni.”
Appunto – concluse lui – per te è giovane, ma per me è vecchio!”

Eh sì, io ho settant'anni, ma lui ne ha venticinque !!!


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14 aprile 2018

Conoscenze in offerta (18-051)

Conoscenze in offerta. (18-051)
Sono quarant'anni che mi occupo di diete per la salute. 
Ne ho anche fatto materia di insegnamento. Negli ultimi dieci anni (e ancor più negli ultimi cinque) le mie conoscenze hanno avuto una svolta e un'accelerazione. Sono riuscito a costruire una sintesi nient'affatto banale sullo stato attuale dell'alimentazione, con alcune idee originali.
Per questo motivo ho provato a propormi come relatore in conferenze e come autore di articoli per giornali.
Dapprima in piccoli gruppi di persone particolarmente attente al corpo: successo scarso, nel senso che gli incontri non hanno mai visto più di dieci partecipanti. Poi ho scritto a un circolo di anziani del mio quartiere, che promuove intrattenimento e cultura a favore della terza età. Nemmeno un cenno di risposta (per inciso: le mie proposte sono gratuite). 
Ancora: un quotidiano ha cominciato ad allegare al giornale un inserto settimanale dedicato all'ecologia, all'agricoltura e al cibo. Mi era parso che l'aspetto della dieta fosse assente. Così ho inviato tre articoli accattivanti e offerto una collaborazione (con tanto di curriculum).
Nulla.

Sono demoralizzato.
Ma non tanto.
Le tematiche sul cibo, in questo momento non sono di moda. È di moda il cibo, ma nel senso della gastronomia. Non a riguardo della salute.
Dicevo che alla fin fine non mi dispiace più di tanto. È da un po' che sono rassegnato a veder scomparire i miei sapere e le mie competenze: esperienza comune, credo, a molti anziani, soprattutto dopo la loro uscita dal mondo del lavoro.
Qualche tempo fa mi ero illuso: forse, pensavo, i giovani e l'età di mezzo non tiene in conto il sapere dei vecchi, ma gli anziani, nostri coetanei, dovrebbero essere interessati.
Mi sbagliavo.


(ultim'ora: i miei con-suoceri, che partecipano a un circolo per anziani in un comune alle porte della mia città, mi hanno proposto un incontro col loro gruppo; penso per gentilezza nei miei confronti!)


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13 aprile 2018

Vecchi e grandi imprese (18-050)

Vecchi e grandi imprese. (18-050)
Dopo nove mesi di tentativi, forse riesco a vendere la casa della mia famiglia.
Si è trattato di un impegno prolungato nel tempo; non proprio un lavoro, ma certo un occupazione quasi giornaliera. Condita anche di preoccupazione, perchè avevo necessità di vendere quell'abitazione. Non mi sono rivolto a un'agenzia immobiliare, per risparmiare la commissione, pittosto alta. Perciò ho fatto tutto da me: dall'esposizione di cartelli con la scritta vendesi, alla pubblicazione su vari siti internet dell'annuncio di vendita; dalle visite alla casa di vari clienti, ai rapporti con le numerose agenzie che si sono affrettate a offrirmi i loro servigi, alla preparazione di documenti, foto, planimetrie; infine alla pulizia e sgombero dei residui dei precedenti abitanti.

Qualche mese fa ho sostenuto che, per un anziano, non è tanto importante quello che fa, purchè faccia qualcosa: anche andare al supermercato ha i suoi risvolti positivi.
In base a quest'idea, dovrei essere contento del progetto di vendita, che mi ha tenuto occupato per tanto tempo. 
Eppure ne sono uscito soprattutto affaticato. Non certo esaltato. 
L'intensità di vita scaturita dal progetto mi ha prodotto soprattutto stanchezza.
Temo che i vecchi non siano adatti a grandi progetti.
Le grandi imprese lasciamole all'età di mezzo o ai giovani.


Osservando però alcuni vecchi, anche molto avanzati (per esempio l'ex presidente della repubblica d'Italia, che a 90 anni continua a essere presente sulla scena politica), noto che non per tutti è così. Ci sono anziani che anche in tarda età si infervorano nell'affrontare qualche grossa impresa.


È inutile: ogni vecchiaia ha le sue proprie caratteristiche.
Tanti vecchi, tante vecchiaie differenti.


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10 aprile 2018

Sbagliamo di più (18-049)

Sbagliamo di più. (18-049)
Da vecchi si è più soggetti a errori.
Le forze diminuiscono e quindi si può fallire nel cercare di reggere un peso, nell'afferrare un oggetto.
L'equilibrio diminuisce e perciò si può cadere nel compiere un atto.
L'attenzione è più lacunosa e dunque si possono compiere errori dei più vari: si è più distratti.
Anche le capacità intellettive (o meglio la rapidità nell'usarle) diminuiscono, pertanto si commettono più facilmente errori di valutazione.
E' propria dell'essere umano la possibilità di sbagliare: diventando vecchi in un certo senso si diventa più umani !

Agli errori spesso si può rimediare. Bisogna essere capaci di riconoscerli, però.
Se i nostri errori ricadono su altri, si può rimediare chiedendo scusa.
Diventando vecchi si creano le condizioni per diventare più modesti (si smette di credersi onnipotenti e infallibili).
Anche perchè si ha bisogno degli altri: caratteristica tipica di tutti gli animali sociali.
Insomma la vecchiaia è una bella palestra di umiltà.


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08 aprile 2018

Un vecchio maleducato (18-048)

Un vecchio maleducato. (18-048)
Sono in auto.
Arrivo ad uno stop e mi fermo. Da sinistra arriva un'auto. Penso che giri alla sua destra.
Riparto, ma gli taglio la strada, perchè invece intende proseguire diritta.
Costringo il guidatore a una frenata. Mentre ci incrociamo mi manifesta la sua contrarietà per quella manovra.
Come risposta alla sua reazione lo saluto con la mano. Non è un gesto amichevole, il mio. È piuttosto un saluto di scherno. Non mi sono preso la responsabilità di ammettere il mio errore e di chiedere scusa (basta un gesto, talvolta).
Poiché sono vecchio dovrei sapere che posso commettere più errori degli altri.
E dunque essere più prudente. O comunque essere più disposto a chiedere scusa.
In questo caso non l'ho proprio fatto.
Mi sono comportato da maleducato.


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07 aprile 2018

Vestiario (18-047)

Vestiario. (18-047)
Ho passato tutto l'inverno vestendo soltanto due o tre paia di jeans blu e due o tre maglioni (o pile), grigi o verdi o blu; e sotto i maglioni delle maglie verdi o blu. Nient'altro.
Mi sono vestito malissimo.
Soltanto quando mi sono recato a pranzo da parenti o a tenere conferenze o lezioni, mi curavo un po' di più, vestendo di nero o di blu (jeans, maglione e camicia).


Non ho mai curato l'aspetto del vestiario, da giovane e nella mezza età.
Un mio vecchio vizio.
Ma ora che sono vecchio la cosa è peggiorata. 
In qualche pagina degli anni precedenti ho giudicato male quegli anziani che si vestono solo in tuta o con maglie piene di scritte, come usano fare gli adolescenti. Anzi, ho caldeggiato l'idea che i vecchi devono curare il proprio aspetto, si devono vestire in modo dignitoso: da vecchi, ma con dignità.


Ma quando si è trattato di applicarlo a me, me ne sono disinteressato.
Da una parte è il mio vecchio vizio che continua a ripresentarsi; dall'altra è che effettivamente aumentando gli anni diminuisce l'interesse per il proprio aspetto esteriore.
Non tanto perchè la pelle, il corpo, la faccia si mostrano proprio deteriorati e dunque è impossibile abbellirli; quanto perchè viene meno il desiderio di apparire piacevoli.
In questo sono uguale a quegli anziani che tanto ho rimproverato per la loro sciatteria.
Un vecchio sciatto, sono.


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06 aprile 2018

Mantenere l'equilibrio (18-046)

Mantenere l'equilibrio. (18-046)
Fammi vedere come stai in equilibrio” mi dice la mia compagna mentre mi infilo i pantaloni e sto su una gamba sola.
Non c'è male, riesci a stare su una gamba senza cadere.”
No – ribatto – talvolta devo appoggiarmi all'armadio.”
Proprio all'ingresso della vecchiaia, avevo osservato che perdevo facilmente l'equilibrio. Non potevo stare su una gamba sola senza attaccarmi a qualcosa. Inoltre mi capitava di incespicare facilmente, per esempio mentre salivo le scale.
Da allora sono passati sei-sette anni e la situazione è indubbiamente migliorata.
Strano, sono diventato più vecchio e ho riacquistato più equilibrio.
È che in questi anni ho progressivamente perso peso (cinque-sei chili).
Penso che i miei muscoli si siano indeboliti un poco e forse anche il senso dell'equilibrio si sia ridotto, ma ho compensato riducendo il mio peso, portandolo a quello di quando avevo vent'anni.


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03 aprile 2018

Capire i discorsi di chi mi parla* (18-045)

Capire i discorsi di chi mi parla.* (18-045) (03/04/18)
 A volte, alla tv seguo un programma ironico e spassoso (Propaganda Live) basato sui messaggi lasciati nei cosiddetti social (facebook, twitter, istagram, eccetera: ma non si poteva tradurli con termini italiani?). È divertente, perchè mette in risalto le sciocchezze, le ribattute stupide, le cattiverie, ma anche i lati umoristici di chi scrive.
Ha un difetto: il gruppo di persone che vi lavorano, sono dilettanti di Roma, coll'inevitabile seguito di accento romano, di frasi nel gergo di quella città, di mancanza di studi di dizione.
Risultato: perdo numerose battute.
Soprattutto perchè sono velocissimi nei loro discorsi.
Questo è il punto: la velocità mi penalizza.


Ho telefonato più volte, in questi giorni, alla commercialista della persona che vuole acquistare la casa, che ho messo in vendita. Ha un difetto: parla mentre parlo anch'io. L'esito di questi colloqui è che mi sfuggono le sue parole, non comprendo ciò che mi vuol dire. Nell'ultima telefonata mi sono arrabbiato e le ho chiesto di smetterla di parlarmi sopra, di parlare mentre sto parlando io.
Ha un ulteriore difetto: parla in modo molto veloce.


Quando discorro con le persone, in genere capisco ciò che mi vogliono dire, anche se parlano in modo rapido. Ma quando trovo una persona che parla in fretta mi devo sforzare di prestare molta attenzione per tradurre rapidamente quelle parole in significati. Talvolta la mia velocità di traduzione è minore della velocità di parlata del mio interlocutore.
E allora devo farmi ripetere.


Il rallentamento dei miei processi cognitivi è un segno indubbio di vecchiaia.




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