31 marzo 2017

Il passato (17-049)

Il passato. (17-049)
L'anno scorso sono defunte alcune persone del mio passato.
Conoscenze di 20-30 anni fa, o più.
Il mio relatore di laurea (e poi direttore di ricerca), per esempio.
Oppure abitanti del condominio nel quale avevo vissuto i primi anni di matrimonio.
O ancora il leader di un'associazione nella quale avevo appreso le mie idee su cibo e alimentazione.
Non sono andato a nessuno dei loro funerali.

Molti anni fa appartenevo a un gruppo di persone che si occupava di spiritualità. Avevamo un maestro, più vecchio di tutti noi. Ricordo di avergli detto, in una occasione: ”Quando starai per morire, verrò al tuo capezzale e ti leggerò un certo brano spirituale importante, a tuo conforto.” Questo gli avevo detto, per significargli il mio attaccamento, al di là del trascorrere del tempo e delle circostanze.
Anni dopo ho preso le distanze da quel gruppo. Ormai non lo frequento più da molto tempo.
Ebbene il maestro non è ancora morto, ma non credo che presterò fede alla mia promessa.

Quando passano anni e anni e anni, quella vita non ci appartiene più.
È come se fossimo diventati delle altre persone.
Senza nessun obbligo col nostro passato.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)

30 marzo 2017

Sofferenze (17-048)

Sofferenze. (17-048)
Ieri ho scritto che in vecchiaia gli entusiasmi calano.
Diminuiscono però anche delusioni e sofferenze.

Ancora durante la mezza età, oltre che in giovinezza, pativo molto la sofferenza causata dai conflitti con le persone che amavo.
Per esempio nella coppia: ogni conflitto importante mi faceva dubitare della mia volontà di conservare la relazione.
Adesso che sono vecchio è diverso.
Non solo la sofferenza è calata per effetto di una più lunga esperienza (ci si fa il callo, si dice); ma anche l'incidenza del conflitto sulla mia vita è diminuita.
Cioè mi curo meno di conflitti, quasi me ne disinteresso.
Mi è capitato di recente con mio figlio.
L'ho sollecitato molto a prendere coscienza che mio nipote aveva un ritardo nella crescita. Si è molto arrabbiato di ciò, e mi ha detto e scritto cose sgradevoli. Eppure non me la sono presa. Ho cercato di stemperare i toni, avendo come obbiettivo quello di far qualcosa per il bambino.
Ci sono riuscito e questo mi è bastato.
Non ricordo neppure parole e atteggiamenti pesanti di quei giorni.

In vecchiaia i sentimenti forti si attutiscono.
Anche quelli negativi.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

29 marzo 2017

Entusiasmi (17-047)

Entusiasmi. (17-047)
Mi sono sempre entusiasmato per le nuove idee, specialmente per quelle scientifiche ai margini dell'ortodossia.
Penso che si tratti di una caratteristica della mia natura psichica.
Quando ero giovane, tali entusiasmi duravano in media due o tre anni, durante i quali mi gettavo a capofitto per saperne di più di un dato argomento.
Inoltre mi davo molto da fare per divulgare questa o quella nuova scoperta o idea.
Quasi come una missione.

Ora che sono vecchio, gli entusiasmi sono più rari.
Sarà che nella mia vita ne ho viste tante, sarà che lo slancio entusiastico è diminuito: ora mi getto a capofitto più di rado.
Ma continuo a farlo, anche se sono avanti con l'età.
E' cambiato un altro fattore: il tempo durante il quale l'entusiasmo mi prende.
Ora mi stanco prima.
Sto sperimentando che in vecchiaia la durata del mio fervore diminuisce.
Meno slanci e per meno tempo.
Intravvedo una tendenza: verrà un tempo in cui l'entusiasmo non mi prenderà più.
Forse il mio entusiasmo non è altro che entusiasmo di vivere.
A un certo punto vien meno.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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27 marzo 2017

Scalette (17-046)

Scalette. (17-046)
Incredibile!
A distanza di cinque mesi dalla mia caduta dalla scaletta di casa (vedi 16-172, -181, -187) anche la mia compagna è caduta dalla stessa scaletta. Apparentemente con meno conseguenze rispetto a me. Ma la caduta rovinosa c'è stata.
E non c'entra la statistica.
Cioè: non è che siamo caduti perchè a forza di salire e scendere da scalette in casa, prima o poi capita l'incidente, per una questione di probabilità.
È che siamo diventati entrambi anziani. 
È diminuita l'elasticità nei movimenti, la facilità di rispondere prontamente a situazioni di emergenza. Forse anche la percezione che un movimento possa essere pericoloso.
Da anziani si continuano a fare le cose che si sono fatte per tutta la vita, ma il fisico è cambiato. La psiche è cambiata.
Ci si accorge di meno che un certo movimento possa essere pericoloso.
Si ha meno capacità di prevenire.

Scalette e anziani non vanno d'accordo.

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26 marzo 2017

In coppia (17-045)

In coppia. (17-045)
Almeno tre anni fa scrivevo che, se da anziani si vive in coppia, c'è la possibilità di scrutarsi a vicenda i segni di vecchiaia. Un modo per fare osservazioni, per analizzare la vecchiaia, semplice e immediato.
L'intento allora era di tipo conoscitivo, analitico. 
Lo annoveravo fra i vantaggi della vita di coppia.
L'altra notte la mia compagna mi ha scosso, svegliandomi di soprassalto, e mi ha chiesto se stavo bene: si era preoccupata perchè nel sonno emettevo dei suoni particolari che l'avevano preoccupata. 
Al mattino ha aggiunto, giustificandosi: “Se al risveglio ti trovassi già morto nel letto, amen. Ma se di notte sento che qualcosa non va nel tuo sonno, almeno cerco di aiutarti.”
Uno slittamento di atteggiamenti sottile, ma evidente, rispetto a qualche anno fa.
Allora vi era un atteggiamento analitico sulla vecchiaia
Oggi è subentrata una preoccupazione per un'eventuale morte.  

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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23 marzo 2017

Sonnolenza (17-044)

Sonnolenza. (17-044)
Si muore di malattia e si muore di vecchiaia.
Si muore anche per incidenti.
Così è morto mio padre, in un incidente stradale.
Gli fu fatale una distrazione, mentre guidava l'automobile. Circa alla mia età.

La distrazione è un tratto caratteristico della vecchiaia (almeno della mia).
Le distrazioni ci sono a tutte le età. A volte sono fatali, se si è in auto.
Se si è vecchi, sono sempre fatali.
Distrazione è imparentata con imprudenza.
Da giovani ci si permette di fare cose che, se vanno storte, finisce in tragedia.
Da vecchi finisce sempre in tragedia.

Il colpo di sonno in auto è micidiale.
Solo che a un giovane capita quando è veramente stanco, magari di sera, dopo una giornata di lavoro.
A un vecchio può capitare anche di giorno, semplicemente perchè le energie finiscono prima e già a metà pomeriggio si è in riserva.
Un giovane di fronte al colpo di sonno generalmente si riscuote subito, in tempo per evitare la tragedia.
Un vecchio ritarda di qualche secondo, in tempo per far avvenire la tragedia.

Ieri pomeriggio ero in autostrada.
La sonnolenza mi stava prendendo.
Mi sono accorto di un momento di sopore, ma mancavano pochi chilometri alla meta.
Avrei voluto tirare fino a casa.
Imprudenza.
Mi sono fermato in un'area di servizio. Ho dormito, letteralmente, per qualche minuto. 
Tanto è bastato.

Dovrò farlo sempre.
Non è più tempo di imprudenze.


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21 marzo 2017

Segni (17-043)

Segni. (17-043)
Ho dovuto risolvere un problema complesso, riguardante la mia economia, i beni da lasciare a mio figlio, una sistemazione abitativa per me e la mia compagna.
Forse ci sono riuscito, ma ho impiegato molto tempo.
Mi son chiesto se ciò sia dovuto a una diminuzione delle mie capacità intellettive (è all'origine di questo diario, la ricerca di segnali della mia decadenza, psichica e mentale, e la volontà di registrarli).

A voler guardare più in profondo, si è trattato piuttosto di una defaillance mista, non cognitiva in senso proprio. Ho dovuto fare delle scelte che avevano importanti risvolti emotivi. Insomma nella mia lungaggine ha giocato anche una certa resistenza nello scegliere un'opzione piuttosto che un'altra.
Ma non importa: resta il fatto che ho affrontato con difficoltà e non in scioltezza un grosso problema.
È un inizio di involuzione, perchè anche la perdita di determinazione, oltre che di lucidità, fa parte della decadenza della vecchiaia.
 
Ricordo la scelta fatta dai due miei vicini molto anziani: hanno preferito stare al terzo piano con grandi difficoltà a salire le scale, piuttosto che trasferirsi al piano terra. In questo caso mi era parsa palese la difficoltà nell'affrontare un problema a causa dell'età molto avanzata.
Con tale decadenza bisogna fare i conti.
Prevenire le scelte importante e non lasciarle ad anni in cui le capacità sono minori.

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20 marzo 2017

La poesia (17-042)

La poesia. (17-042)
Non mi sono mai interessato di poesia.
Credo di non aver comprato libri di poesie, né di averne mai avuti sul comodino vicino al letto.
Da quando tengo il diario, invece, mi sono avvicinato un poco a quest'arte.
A volte mi segnalano brani poetici che descrivono situazioni della vita (nello specifico vecchiaia e morte) molto meglio di saggi, racconti, spiegazioni (vedi 17-039).
E scopro che sono belli.
Così sono arrivato a pensare di scriverne, perfino.
Per esprimere sentimenti particolari, indicibili, se non in forma poetica.
Su morte e vecchiaia, per esempio.

Che gran cosa arrivare alla vecchiaia!
Puoi recuperare cose che non avresti mai immaginato.
Eh, la vita lunga ...


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18 marzo 2017

Come in un bozzolo (17-041)

Come in un bozzolo. (17-041)
Alcuni fatti degli ultimi tempi mi hanno suggerito l'immagine di un bozzolo di seta.
Cioè mi son fatto l'idea di star chiudendomi in un luogo separato dal mondo, proprio come i bachi da seta, alla fine del loro ciclo vitale.
A esempio: recentemente sta diminuendo la pulsione a voler insegnare agli altri quello che ho scoperto nella mia vita, il frutto delle mie numerose passioni.
Anche ciò che capita nel microcosmo nel mio quartiere mi interessa meno: hanno l'intenzione di adibire un'area per i cani nel parco vicino a casa. Avendo due cani, nel passato mi sono occupato più volte di tali aree, stilando perfino dei piccoli progetti.
Ora non mi interessa più.
E poi sta aumentando la mia sordità parziale. Talvolta ignoro i discorsi che mi fanno, semplicemente perchè non li sento.
Ancora: procedendo nella vecchiaia, mi sto accorgendo che l'immagine interiore di me stesso comincia a essere distante da quella che vedo allo specchio o che vedono gli altri
(vedi 17-027).
Una impercettibile ma progressiva separazione dalla realtà.
Mia caratteristica personale?
O segno del continuo avanzamento nella vecchiaia?

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17 marzo 2017

Una poesia di Tonino Guerra (17-040)

Una poesia di Tonino Guerra. (17-040)
Poeta e scrittore italiano, T. Guerra è morto cinque anni fa, più che novantenne, .
Riporto una sua poesia, che accenna alla condizione dell'ultima vecchiaia.

Si fa notte presto

Adesso sto sempre in casa
e sposto carte o guardo
oltre i vetri della finestra
le mandorle secche attaccate ai rami
che arrivano fino quassù
e sembrano pendagli alle orecchie
di gente che non c'è più.

O sto seduto su una sedia
vicino al camino
e si fa notte presto
con la luce che cade dietro le montagne
e io vado a letto con la voglia di sognare
i giorni che nevicava a Mosca,
e io ero innamorato.

Tonino Guerra


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14 marzo 2017

Da seduta (17-039)

Da seduta. (17-039) 
Attorno a casa conosco vari anziani avanzati.
Vi sono i miei dirimpettai di condominio, quasi novantenni che faticano a uscir di casa. 
Vi è l'anziano solo, davanti a casa, che vedo a far ginnastica di mattina presto. 
Vi è il ricco anziano della villa di fianco, contornato da numerosa servitù.
E vi è anche una coppia di anziani nella villetta di fronte che non escono mai di casa, ma hanno una bella e grande terrazza, sulla quale talvolta stazionano.
Questi ultimi sono malfermi sulle gambe e anche sulla terrazza si muovono col bastone e hanno evidenti limitazioni di movimento.
Ma non di iniziativa.
Stamane ho visto la signora, seduta appunto in terrazza, che armeggiava con un bastone. 
Mi sono incuriosito e l'ho osservata più attentamente. Non era un bastone, bensì una scopa.
La signora stava scopando la terrazza … da seduta!
Proprio una bella immagine.
Di volitiva aspirazione all'autonomia.
Magari un'autonomia ridotta al lumicino.
Non importa: sempre di un sussulto di autonomia si tratta.
Per quel che può permettere l'età avanzata.

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13 marzo 2017

Cambiamenti (17-038)

Cambiamenti. (17-038) (13/03/17)
Anche se i vecchi non amano i cambiamenti, la vecchiaia protrebbe proprio essere l'età dei cambiamenti più grandi.
Perchè non c'è più nulla da perdere.
Oppure perchè si è rimasti così a lungo in un convincimento (o in una abitudine) che ce ne si può stancare.

Nella mia vita per molto tempo sono stato guardingo nello spendere il denaro.
Giungendo alla vecchiaia, ho cominciato a spaventarmi all'idea che nei prossimi anni le mie disponibilità economiche si assottiglieranno. Costringendomi in una condizione di penuria (non di miseria: noi occidentali anche quando siamo “poveri”, siamo sempre più ricchi del resto del mondo).
Negli ultimi tempi la cosa non mi spaventa più. Spendo volentieri per i nipoti quelle poche risorse che mi sono rimaste. Anche perchè, riducendosi il tempo che mi resta da vivere, non è detto che giunga a spendere quei denari (pochi).
Registro un cambiamento, dunque, di valutazione interiore.
E non da poco, dato che il timore di spendere nasceva da strutture profonde della mia personalità.

Sembra quasi che nella terza età si possano sanare magagne psicologiche che ci hanno tormentato per una vita intera.

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08 marzo 2017

Fortuna? (17-037)

Fortuna? (17-037)
Un conoscente della mia giovinezza è stato colpito dall'Alzheimer.
Anni addietro aveva subito un grosso infarto. Ha 77anni.
A un altro conoscente sono state cambiate le valvole del cuore, con una operazione lunga e invasiva (73 anni).
La mia ex moglie ha avuto il cancro al seno, ha problemi di apnee notturne e una fastidiosa labirintite (70 anni).
A mia cugina è stato diagnosticato un cancro al seno (60 anni).
Un altro conoscente della mia maturità (80 anni) ha il Parkinson.
Mi vergogno a dire che io sto bene. 
Sono fortunato? Ho degli ottimi geni?

Le malattie, nella vecchiaia, sembrano moltiplicarsi.
É solo una percezione sbagliata?
Nella realtà molti altri anziani stanno bene, ma, semplicemente, io non li conosco?
È un fatto che tutti gli anziani si lamentino quantomeno di dolori ossei o articolari.

L'atteggiamento della gente, anziana o no, è fatalista: sfortuna, debolezza genetica, ereditarietà. Questo determina le malattie. Soprattutto della terza età.
Non aggiungo altro, per essere coerente con le considerazioni della pagina di ieri (17-036).
Ma mi cresce la rabbia perchè continuo a cogliere, nei convincimenti delle persone, che vecchiaia sia sinonimo di malattia.


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07 marzo 2017

Cambiamento (17-036)

Cambiamento. (17-036)
Vivo nell'eccitazione di aver scoperto come si possa campare riducendo drasticamente le malattie (soprattutto da anziani). Non l'ho scoperto io (non sono un ricercatore scientifico), ma ho scoperto che altri l'hanno scoperto. Tutto ciò però è sepolto nel fiume immenso delle informazioni che ci bombardano quotidianamente.
Da sempre cerco di comunicarlo agli altri (anche attraverso questo diario). 
Con poco successo. La mia informazione inesorabilmente viene sepolta dal flusso delle altre.

In quarant'anni di vita professionale ho accumulato un certo sapere. Ora che sono in pensione, il mio sapere resta dentro di me. Nessuno se ne può avvalere.
Sono disposto a regalarla, questa mia competenza, nonostante ciò nessuno la richiede.

Le due situazioni sopra esposte mi crucciano da tempo.

Recentemente sto cambiando.
Comincia a importarmi meno che altri sappiano quello che so io. Sarebbe bello che se ne potessero giovare. Ma se non lo fanno è pur sempre responsabilità loro. 
Sta venendo a mancare la spinta a dire ad altri, a parlarne.
Mi pare un cambiamento dovuto alla vecchiaia.

Non ho ancora capito se ciò sia frutto di maturazione (cio che so o ho scoperto mi basta per me stesso) o di ... rassegnazione.


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06 marzo 2017

Scenari futuri (17-035)

Scenari futuri. (17-035)
Devo prendere delle decisioni su varie questioni che riguardano il mio prossimo futuro: trovare una casa adatta ai miei ultimi anni, permettere alla mia compagna un'economia vitale in caso di mia morte, decidere quali beni lasciare a mio figlio.
In ogni questione devo fare l'ipotesi della mia morte, prevedere cioè che cosa succederà quando non ci sarò più. Non ne sono turbato, mi colpisce però come la mia fine sia una cosa concreta, realistica, probabile in tempi brevi. Del resto mio padre è morto più o meno a quest'età e d'improvviso (per incidente stradale, non per malattia): potrebbe succedere anche a me, nonostante tutti i miei tentativi di non ammalarmi.
Ne parlo anche tranquillamente, coll'avvocato o col commercialista, ma anche con la mia compagna, mio figlio e altri: i quali spesso si schermiscono, tentano delle allocuzioni indirette, sentono il dovere di scusarsi di dover parlare della mia fine.
Mi viene in mente mia nonna, quando parlava del suo funerale e risparmiava denaro per poterselo pagare da … viva.
Eppure malgrado questa frequentazione con la fine della vita, nel mio intimo la percepisco come una evento lontano, che quasi non mi riguarda. Oppure mi riguarda, ma non ora.
Sono un esempio vivente di quello che i greci chiamavano il dono di Prometeo, ovvero la cecità di fronte alla possibilità della nostra morte.
[Vedi nn.147, 151, 152 (dell'anno 2013)]

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04 marzo 2017

Tabù (17-034)

Tabù. (17-034)
Nella vita di ogni coppia vi sono dei tabù. Degli argomenti sui quali non si deve parlare.
Anni di vita insieme ci portano a riconoscere ciò di cui il partner non gradisce neppur sentire parlare. Ci si adegua. E si tace.
Non dovrebbe essere così. Ma taluni lo fanno, magari per il quieto vivere.
Talvolta sono tabù che ci si crea senza motivo. Tabù che sono solo nella nostra testa.
L'approdo alla vecchiaia, i lunghi anni vissuti insieme possono ulteriormente cristallizzare le situazioni di silenzio e immobilità.
Ma la vecchiaia in qualche modo depura la vita. Fa decantare le situazioni.
Si può cambiare.

Uno dei tabù riguarda il denaro, i beni materiali. A chi lasciare questo o quello.
Dopo la morte di una persona gli eredi si scannano per l'eredità. E sembra uno squallido spettacolo. In realtà i beni sono anche il segno di un legame, di un affetto. Sono molto di più del denaro e del loro valore. Possono essere un segno tangibile e un segnale profondo. Essere la prova concreta che fra due persone (per esempio genitore e figlio) c'era o non c'era un'unione, al di là della parentela.
Arrivare a tarda età significa comprendere tutto ciò e cominciare a dare valore ai beni che si lasciano.
Se poi i due coniugi vengono da famiglie diverse e hanno figli diversi le cose si complicano.
Vi è un'unica categoria da applicare: l'equità, non far torto a nessuno.
Dare a ciascuno ciò che gli spetta e che si aspetta.

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