31 ottobre 2016

Resoconto degli ultimi due mesi di diario: settembre e ottobre 2016 (16-168)

Resoconto degli ultimi due mesi di diario (9 e 10 2016). (16-168)
Dopo più di mille pagine di diario, non riesco a gestire tutti i miei scritti.
Sono troppi.
E siccome non ho per ora l'intenzione di smettere, diventerà sempre più difficile in futuro.
Due anni fa ho provato a mettere degli indici annuali, ma mi sono fermato ai primi due anni; erano indici per argomento: non sono tanto utili.
Allora ho deciso di limitarmi a fare delle sintesi ogni due mesi.
Così, d'ora innanzi l'ultimo giorno di un bimestre scriverò un resoconto della trentina di pagine dei due mesi trascorsi. Comincio da oggi, ultimo giorno di ottobre.

Le pagine di questi due mesi (settembre e ottobre 2016) sono abbastanza omogenee: pochi sono gli argomenti generali.
Un buon numero di pagine riguardano il rapporto con i nipoti. Tema sempre più importante nella mia vita. L'ho trattato nelle pagine 16-136, 147, 155, 156, 157, 163. La presenza dei nipoti nella mia vita è importante perchè dà un senso alla mia vecchiaia, mi permette di trasmettere qualcosa di me alle nuove generazioni, scandisce anche il tempo che mi resta, riempie di un obiettivo inaspettato l'ultima parte dell'esistenza.
Un secondo nutrito blocco di pagine riguardano la mia attenzione per la vecchiaia più avanzata, la morte e il dopo morte: 16-135, 139, 146, 148, 149, 160, 162 , 166.
Poi vi sono le pagine che descrivono vari aspetti della vecchiaia, fisici e psichici: la stanchezza, la necessità del movimento, la saliva, la memoria, la facilità delle cadute. 
Ma anche il sentirsi estranei al modo che viene dopo di noi, oppure i giorni in cui si sta benissimo, o il tempo del pensionamento. Il tutto nelle pagine: 16-137, 138, 140, 141, 142, 143, 151, 152, 167.
Infine vi sono numerose pagine su questioni più profonde: l'eliminazione del superfluo, il puntare all'essenziale nella vita che mi rimane, la progressiva perdita di interesse per passioni che hanno attraversato la mia vita, la solitudine, la spiritualità.
Alle pagine: 16-145, 150, 154, 158, 159, 161, 164, 165.
Questo è quanto.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

30 ottobre 2016

In pensione (16-167)

In pensione. (16-167)
Nella mia vita ho smesso di lavorare due volte.
La prima ero ancora giovane. Vecchie leggi del mio paese consentivano di andare in pensione, anche con un numero limitato di anni di lavoro. La pensione era ovviamente molto bassa e pertanto fui costretto a cercarmi altri lavori, per dotarmi di un reddito sufficiente a vivere.
Ricordo che nei primi anni avevo una sorta di ansia di scovare lavori, occupazioni. 
Giustificata dal fatto che avevo una famiglia che dovevo mantenere.
Ma vi era di più: un bisogno di occupare il mio tempo. Non mi andava di restare senza far niente, o meglio limitarmi a leggere, ascoltare musica o altri svaghi.
Poi ho trovato un altro lavoro, part time.
Da questo mi sono ritirato qualche mese fa.
A differenza della prima volta, non sento il bisogno di cercare altro da fare (e sì che economicamente qualche ragione l'avrei).
Questa volta mi godo l'assenza di impegni lavorativi. Non mi mancano gli impegni, nel senso che ho quattro nipoti che mi attendono e di almeno due mi occupo (i più grandi).
Ma sono pago della vita di tutti i giorni. Fare la spesa, sbrigare qualche pratica amministrativa, uscire con la mia compagna. 
Solo adesso a settant'anni ho percepito che significa andare in pensione. Sono appagato dei lavori che ho fatto, non ho necessità di fare altro.
Soltanto quando si è lavorato a lungo si sente la necessità di un riposo (esistenziale).
Soltanto quando si è vissuto a lungo si sente il bisogno di finire.

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27 ottobre 2016

Vecchia zia (16-166)

Vecchia zia. (16-166)
Sono stato a far visita all'unica vecchia zia rimastami. 
Ha compiuto 93 anni.
La vedo un paio di volte all'anno e così posso fare dei confronti su come stia invecchiando.
L'ho trovata ancora lucida nel pensiero e stabile nei movimenti: riesce a salire le scale, sia pur reggendosi al corrimano (con la vigilanza di un familiare).
Però ho osservato che la pelle del volto si è fatta più aderente alle ossa del cranio, dandole un aspetto da defunta.
Un altro aspetto che mi è parso cambiato, negli ultimi mesi, è la valutazione della vita che sta conducendo. In altre occasioni aveva affermato di non potersi lamentare: abitava vicino al suo unico figlio, era vigilata da una badante, non aveva grosse malattie, nè era costretta su un letto. Si dichiarava sufficientemente soddisfatta.
Nell'ultimo incontro invece mi ha ripetuto più volte che la vita che sta facendo è povera.
"Alla mia età si fa una vita grama." mi ha detto.
É la prima volta che l'ho sentita esprimere un giudizio negativo, un'insoddisfazione per questa vita che continua senza soddisfazioni.
 
Forse si è pronti a morire quando ci si stanca di vivere.

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26 ottobre 2016

Spiritualità* (16-165)

Spiritualità.* (16-165)
Qualche tempo fa ho incontrato un giovane parente che sta raggiungendo l'età adulta (vedi 16-111 e 16-147).
Allora gli parlai fra l'altro anche di spiritualità. La sua reazione fu negativa, perchè aveva sentito odor di religione. Lo rassicurai: non intendevo far proseliti.
In quei giorni mi appuntai la parola spiritualità, come tema per il diario.
Passò del tempo, perchè non trovavo un nesso evidente con la vecchiaia.
Oggi mi è giunta la comprensione: il legame c'è ed è significativo.

Si suole dividere la vita fra corpo e psiche (nella cultura occidentale). È un modo piuttosto grezzo quello di separare le esperienze in due categorie così nette. Comunque si fa.
Nel termine psiche si infila un pò tutto quello che non è fisico.
Compresa la spiritualità, che meriterebbe un posto a sè.
Per spiritualità intendo ciò che ha a che fare coi valori, col significato del vivere e del morire, con la natura, con i rapporti con gli altri, con l'amore disinteressato, con la responsabilità ...
Nella vita giovane si è più legati ad aspetti materiali del vivere, piuttosto che a quelli spirituali. È con l'età avanzata che affiorano le altre tematiche. In vecchiaia gli aspetti materiali perdono importanza (tutto ciò soltanto in linea di massima, perchè vi sono giovani già portati alla spiritualità e vecchi solo attaccati ai beni materiali).
Diventando vecchi si aprono spazi maggiori per la presa di coscienza della spiritualità.
Anzi una vita lunga permette proprio questo: arriva un tempo in cui emergono istanze spirituali.
Purtroppo l'offerta di spiritualità della società passa solo attraverso le religioni.
E non sono rari quei vecchi che in tarda età diventano improvvisamente religiosi.
Non credo che sia per timore di un aldilà di premi e punizioni. 
Penso piuttosto che sia una risposta ad aneliti nuovi.

Un altro vantaggio nel diventare vecchi.
Si colma la conoscenza delle possibilità dell'animo umano.
In vecchiaia ci si può completare.


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23 ottobre 2016

Vecchi soli (16-164)

Vecchi soli. (16-164)
Ho scoperto che nei paraggi di casa mia vi sono due anziani, maschi, che vivono da soli, (ognuno per conto suo).
Non conosco vecchie sole, invece, vicino a casa. 
Un caso?
Nella retorica con cui si avvolge la vecchiaia, si fa un gran parlare della solitudine dei vecchi (maschi e femmine). Viene dipinta la solitudine come un male, al quale le persone di buon cuore rispondono facendo visita agli anziani soli.
Capisco la cosa se un anziano non è più autonomo. Allora sì, la solitudine è un problema, perchè certe faccende hanno bisogno di aiuto. Anche semplicemente preparare i pasti (e mille altre cose quotidiane).
Ma se un vecchio (autonomo) vive solo, che male c'è?
Eppure anch'io, quando penso ai due vecchi soli, miei vicini di casa, sono sfiorato da un'ombra di tristezza. Pago un tributo al sentire dominante, oppure nella solitudine della vecchiaia c'è qualcosa di malinconico?
Certo, l'uomo è animale sociale.
Ma in tarda età sono già morti molti coetanei, i familiari più stretti hanno già formato una loro famiglia.
Risultato: la solitudine è inevitabile.
Sembra far parte costitutiva dell'ultima età di vita.

A meno che ciò che scatena il soccorso delle persone caritatevoli non sia l'anziano solo, bensì il vecchio maschio solo.
I maschi sono visti come più deboli.
Soprattutto in vecchiaia.

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21 ottobre 2016

Virgilio (16-163)

Virgilio. (16-163)
Poeta latino, autore dell'Eneide.
Da qualche parte ha scritto: i nipoti coglieranno i tuoi frutti.
La frase sembra abbastanza ovvia. Ma, interpretandola, si rivela ricca di significati e profonda.
Per esempio: perchè non ha detto i figli coglieranno i tuoi frutti?
Sembrava a Virgilio che i frutti veri non fossero raccolti dai figli, se non nel senso dei frutti materiali.
I rapporti fra genitori e figli sono a volte conflittuali, c'è troppo coinvolgimento fra le due parti. 
I figli possono anche misconoscere il patrimonio complessivo dei padri, presi come sono dal fascino del patrimonio economico.
Ma i veri frutti dei nonni sono molto più che una casa, qualche soldo o altri beni.
Coi nipoti, i rapporti sono più distaccati, avvengono fra età che non possono essere antagoniste. Sono rapporti più liberi.
I nostri frutti sono la capacità d'affetto, sono il tempo (!), la trasmissione di valori, un patrimonio di saperi gratuiti, che noi nonni mettiamo a disposizione. Lo facciamo nella tarda maturità o più spesso nella vecchiaia. Un'età in cui ci siamo depurati, i frutti che arrivano sono più umani, più veri.
Solo i nipoti possono raccoglierli.
I nipoti sono fortunati ad avere dei nonni.
Colgono da loro le cose migliori.

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20 ottobre 2016

Gli ultimi giorni di Dario Fo (16-162)

Gli ultimi giorni di Dario Fo. (16-162) (20/10/16)
Quando muore un grande vecchio, lucido e appassionato della vita, ho desiderio di sapere come è morto. 
I suoi ultimi giorni. 
Spero sempre che abbia detto o fatto qualcosa di illuminante per tutti noi vecchi giovani (le altre età non sono interessate).
Era stato ricoverato in ospedale gli ultimi dodici giorni di vita, per insufficienza respiratoria. Prima però aveva presentato in conferenza stampa il suo ultimo libro (Darwin), il 20 settembre. Negli ultimi mesi aveva una frenesia di lavorare, di fare: come se volesse concludere.
Pare anche che il giorno (o i giorni) prima di essere ricoverato avesse cantato per ore. 
Sforzo inconcepibile per un vecchio della sua età.
Il medico che l'ha avuto in cura in ospedale ha riferito che è stato collaborativo e vigile fino all'ultimo giorno, anche se la difficoltà respiratoria lo faceva soffrire. È stato sedato nelle utlime ore di vita, quando la situazione si è aggravata.
Fino all'ultimo era interessato alla cronaca: si faceva leggere i giornali dai suoi collaboratori. Riferiscono che abbia detto: "Se mi capitasse qualcosa dite che ho fatto di tutto per campare!"
Subito dopo la morte, il figlio Iacopo ha detto: "Dario non c'è più, è stato un gran finale."

Gli ultimi giorni di vita sono importanti.

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18 ottobre 2016

Gli stadi della vita (16-161)

Gli stadi della vita. (16-161)
"Affrontiamo il pomeriggio dell'esistenza completamente impreparati; cosa peggiore lo affrontiamo con l'errata convinzione che le nostre verità e i nostri ideali ci sosterranno anche allora. Non è così: non possiamo vivere il pomeriggio della vita come abbiamo vissuto il mattino; perchè ciò che al mattino era grande la sera sarà piccolo, e ciò che era vero al mattino la sera sarà diventato una menzogna."
Carl Jung, Gli stadi della vita (1930) (in Opere, Vol. VIII)

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15 ottobre 2016

E' morto Dario Fo (16-160)

È morto Dario Fo. (16-160)
L'ultimo dei vecchi grandi attori del teatro italiano morti quest'anno (dopo Paolo Poli e Giorgio Albertazzi).
Era più che un attore.
Drammaturgo, pittore, impegnatissimo su temi sociali (famosa la sua cacciata dalla tv perchè aveva osato parlare di morti sul lavoro, cinquant'anni fa).
Aveva anche vinto il Nobel per la letteratura.

Ne stanno parlando tutti.
Tutti cercano di individuare il tratto più significativo della sua grandezza. Ciò che viene detto più spesso è che aveva saputo restar bambino.
Curioso che si parli di una caratteristica dell'infanzia in uno che muore a novant'anni.
Più disarmante che nessuno si chieda: che vecchio è stato? che cosa ci ha detto sulla vecchiaia, attraverso la sua vita e le sue parole? come è morto?
Perchè Dario Fo è stato grande, ma è stato anche un vecchio lucidissimo, attivo fino a poche settimane fa.
Quante cose avrebbe potuto dirci su morte e vecchiaia se solo qualcuno gliele avesse chieste!
Questo ai giovani non interessa, ma anche ai vecchi sembra non importare.
Qualcuno è arrivato a dire che aveva trascorso più vite, anche se non lo ha collegato alla sua età molto avanzata (è ovvio che a novantanni si siano vissute molte vite, se non altro per la lunghezza del tempo vissuto!).
Lo stesso Fo aveva parlato di morte dicendo: mi auguro che non avvenga presto (desidero ancora vivere), ma se arriverà non ne farò una tragedia. Sarà il giusto compimento della mia vita.

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14 ottobre 2016

Argomenti (16-159)

Argomenti. (16-159)
Quando cominciai a scrivere questo blog, avevo numerose pagine già preparate.
Un poco perchè avevo cominciato il diario prima di pensare di aprire un blog e un poco perchè temevo, giorno dopo giorno, di restare a corto di argomenti.
Quest'ultimo timore si rivelò infondato perchè per molto tempo ho avuto più argomenti quotidiani da trattare.
Il blog l'ho cominciato proprio quando sono entrato nella vecchiaia ufficiale (65 anni). Raggiungere quell'età, che certificava il mio ingresso nell'ultima fase della vita, mi spaventava. Così, guardandomi attorno, vedevo vecchi da tutte le parti, avevo idee a iosa, tutte centrate sulla vecchiaia. Sembrava che ogni momento della giornata richiamasse la mia età.
Son passati cinque anni.
Molto è cambiato.
Mi sono abituato a essere vecchio (l'abitudine conta, eccome!).
Nel momento attuale passano giorni senza che pensi alla vecchiaia.
Forse all'inizio ne ero ossessionato.
Oggi non più. È realmente un'età come un'altra.
Solo che si conclude con la fine della vita.
Se non ti spaventa la fine, te la puoi passare bene.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
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12 ottobre 2016

Le bacche di corniolo (16-158)

La bacche di corniolo. (16-158)
Oggi ho mangiato le ultime bacche di un alberello di corniolo. 
Si trova in una delle vie adiacenti alla mia abitazione. 
Acidule, talvolta aspre, ma in tarda stagione, quando appassiscono un pò, diventano dolci.
Sull'albero ce n'erano poche. 
Non c'è niente da fare: è un frutto della tarda estate e ormai siamo in autunno.
Segna il trascorrere del tempo.
Ricorda inevitabilmente il diventare vecchi (autunno della vita).

In estate ho mangiato frutti di vari alberi presenti nei giardini pubblici: more di gelso, ciliegie, more di rovo, pometti lazzarini, fichi.
E anche bacche di corniolo.
Ora la stagione è finita.
Ma non tutto è finito.
L'autunno è ricco di frutti. Arriveranno castagne, patate dolci, kaki. E per ultime le nespole.

Anche la vecchiaia ha i suoi frutti.
Sono tanti.
E possono essere molto saporiti.

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11 ottobre 2016

Cambio di vita* (16-157)

Cambio di vita.* (16-157)
Mia moglie ha deciso di non sottrarsi più all'impegno dei due nipoti, nonostante la fatica che ciò comporta.
Anch'io ho riflettuto su ciò, negli ultimi giorni.
Non ho fatto scelte ragionate, ma di colpo ho pensato che stare coi miei nipoti non può essere visto soltanto dal punto di vista della fatica.
O del servizio.
Un giorno mentre mi stavo recando a trascorrere qualche ora con un nipote, mi è apparso chiaro che quel bambino si meritava ben più di un baby sitter.
Si meritava un familiare, un nonno, un affetto, un appoggio, un pezzo di vita importante e non una routine da trascorrere il più in fretta possibile.
Così ho cambiato atteggiamento.
Stare con lui al meglio.
Ed è cambiato modo di vivere la relazione con lui.
Non più guardare continuamente l'orologio per vedere quanto manca alla fine del turno di accudimento.
Invece: dare il meglio.

Mi sono stancato di meno.

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10 ottobre 2016

Orizzonti* (16-156)

Orizzonti.* (16-156)
Quando si arriva in cima a un'altura, il panorama è magnifico. 
Non vi sono ostacoli. Si vede tutto. 
È una delle gioie di salire una vetta.
Vi sono altri orizzonti.
Quelli esistenziali.

Mio nipote maggiore compie fra poco cinque anni.
I prossimi anni saranno completamente diversi da quelli appena trascorsi. Saranno gli anni della scuola e porteranno all'adolescenza. Diversi bisogni, diversa intensità di rapporto. Aumentando l'autonomia del bambino, il bisogno quotidiano dei nonni diminuirà progressivamente. Fino a che il nipote non ne avrà più bisogno.
Avremo così assolto al nostro compito.
E avremo finito la vita.
In questo programma è cambiato completamente l'orizzonte della nostra vita.
I nipoti, da impegno apparentemente momentaneo (pochi anni di servizio e poi saremo liberi), sono diventati l'unico orizzonte della nostra esistenza.
Di più: l'ultimo orizzonte.
Siamo vecchi: non avremo altri anni per dare alla nostra vita nuovi motivi per viverla.
I nostri nipoti costituiscono la nostra ultima ragione per vivere.
Non è male.
Può essere appagante.
Può concludere degnamente un'esistenza.

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09 ottobre 2016

Orologi (16-155)

Orologi. (16-155)
Ho incontrato una vicina con il nipotino: "Oggi compie quattro anni!" ha detto e: "Il tempo è volato!" concludendo mestamente con: "Vola anche per noi."
Fra qualche giorno mio nipote maggiore compie cinque anni e il secondo ne compie due. 
Da non crederci, tanto questi anni sono stati intensi di eventi, di vita.
Se guardo alla mia, di vita, degli ultimi due (o anche cinque) anni, non vedo grandi diversità da oggi.
Invece guardando i bambini le diversità sono clamorose, anno dopo anno.
Tutto ciò è quasi banale, direi.
Lo dicono tutti i nonni.
È che nei bambini i cambiamenti sono letteralmente all'ordine del giorno.
Nel confronto di un anno con un altro le diversità sono così appariscenti che il trascorrere del tempo diventa evidente.
I nipoti rendono materiale (per i nonni, naturalmente) il passare del tempo.
I nipoti sono l'orologio dei nonni.

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08 ottobre 2016

Cambiamenti* (16-154)

Cambiamenti.* (16-154)
Quest'anno ho smesso di lavorare.
Qualche mese fa, durante la mia annuale camminata in montagna, ho deciso che quella sarebbe stata l'ultima.
Ieri sera ho ripreso un breve corso che tengo ogni anno su alimentazione, agricoltura, diete, acque da bere, nel quale faccio da relatore. Alla fine della serata, tornando a casa, mi sono chiesto: "E' proprio quello che voglio fare?"
Non ne sono più certo.

Da qualche tempo (sei mesi?) vedo affievolirsi le motivazioni per alcune mie passioni, che coltivo da molto tempo.
Dentro di me sta cambiando qualcosa. Non ho ancora le idee chiare.
È come se comportamenti o attività, che svolgo da anni, d'improvviso non siano più interessanti per me. Come se avessero fatto il loro tempo. Fossero giunti alla fine.
Così li lascio cadere.
Senza sforzo, come cosa naturale.

È un prodotto della vecchiaia (la perdita di interessi)?
Oppure è un'evoluzione della mia psiche?
(Poichè mi hanno detto che sono un narcisista, mi verrebbe da interpretare ciò che accade come un esaurimento dei miei comportamenti narcisiti. Di ciò sarei felice!)

Intanto continuo a scrivere questo diario.

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06 ottobre 2016

A passi minuscoli (16-153)

A passi minuscoli. (16-153) 
Presso il parco, al quale mi reco con i cani, vi è un parcheggio auto. 
Dove parcheggio appunto la mia auto. 
Vi sono numerose auto: di frequentatori del bar, della bocciofila, del parco stesso. 
Una parte consistente sono auto di vecchi. 
Curiosamente qualcuno arriva, senza smontare sfoglia a lungo il giornale appena comprato e solo dopo scende e va al bar (o alla bocciofila).

Ieri vi era un'automobile parcheggiata fuori dagli spazi previsti e un vecchio in piedi vicino alla portiera posteriore di quell'auto. Ho fatto scendere i cani, mi sono messo gli stivali e chiuso l'auto. 
Il vecchio era ancora là. 
Ho pensato che stesse orinando, come mi era capitato in un'altra occasione. 
Poichè gli sarei passato vicino ho guardato se avesse finito, non volevo disturbarlo. 
Ma non stava orinando. Anzi, si stava muovendo pianissimo, a passetti minuscoli, attorno all'auto. In alcuni minuti era giunto solo all'inizio del lato posteriore.
Ho temuto che si sentisse male. Incrociandolo, gli ho chiesto se aveva bisogno d'aiuto. 
Con un filo di voce mi ha risposto: "Devo farlo da solo."
Allora ho capito.
Doveva fare per esercizio il giro dell'auto. Non so se una o più volte. 
Aveva evidenti difficoltà motorie. Pareva che gli arti non rispondessero ai comandi del cervello, come capita in talune malattie (Parkinson?). 
Doveva fare uno sforzo notevole per imporre i movimenti alle sue gambe.
L'ho salutato, dicendogli che sarei ripassato di là dopo un'oretta, in caso che avesse bisogno d'aiuto.
E sono andato al parco con i cani.
Al ritorno me ne ero quasi scordato, ma l'ho visto di nuovo. Si trovava davanti all'auto, in piedi. Stava sfogliando un quotidiano aperto sul cofano. 
Evidentemente aveva finito l'esercizio. 
Forze per andare al bar non ne aveva; almeno si leggeva il giornale sull'auto: il compito l'aveva assolto! 

Mi sono chiesto come si sentiva quel vecchio ad aver perduto una delle funzioni più elementari: il controllo dei propri arti. 
La malattia invalidante è uno degli esiti della vecchiaia.
Bisogna metterlo in conto.

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04 ottobre 2016

Uomini, donne e vecchiaia (16-152)

Uomini, donne e vecchiaia. (16-152)
L'ho scritto un paio d'anni fa: per le donne la vecchiaia arriva cinque-dieci anni più tardi che per gli uomini.
Lo attribuivo al ruolo che una donna continua ad avere nelle famiglie dei figli, al ruolo stesso legato alla gestione della casa.
Ora ho trovato che è una questione anche genetica: i maschi invecchiano più precocemente delle donne.
È evidente che la natura ha avuto un occhio di riguardo per il sesso femminile.
Ha dato alle donne maggiori capacità, perchè sono il sesso che si occupa della continuazione della specie.
Noi maschi dobbiamo arrenderci: il sesso forte è quello femminile.
Le vecchie si deteriorano più lentamente dei vecchi. 

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