30 novembre 2012

La vecchiaia? Un'avventura.(80)
Mi piace camminare in montagna. Sentieri normali, per carità: sono vecchio. Mi preparo bene. Però è una prova. Per il fisico, la volontà. Si è da soli, spersi fra i monti, i cellulari non prendono. Il mondo civile è lontano. Imprevisti, qualche insidia, non farcela coi tempi. Una piccola avventura. Ti cimenti. Devi fare affidamento solo sulle tue forze. Solo sulle tue capacità. Però è bello. Sarà per i boschi in cui ti ritrovi. Il verde, l'aria, i silenzi. I paesaggi!

In vecchiaia è lo stesso. Sei di fronte a una prova. La perdita di capacità. Come reagire? Fai affidamento solo su di te. Sei solo (in questa società). Avanzi e non sai che cosa ti aspetta. Poichè perdi sempre più pezzi di capacità, tendi allo sconforto, alla depressione, alla perdita di interesse per la vita.
Cambiamo punto di osservazione. Prendiamola come un'avventura. Usiamo tutti gli strumenti che abbiamo acquisito in tanti anni di vita. Affrontiamo la vecchiaia come una sfida. Tutto il nostro essere è messo alla prova. Cimentiamoci. Veniamone fuori.

Un maestro indiano invitava le persone a osservarsi mentre svolgevano un'azione. Per esempio fumare una sigaretta, quando capisci che è una dipendenza. Diceva anche di farlo come una meditazione. Nel senso di contemplare ogni singolo atto. Essere assolutamente coscienti di ogni singola boccata di fumo.

Facciamo lo stesso con la vecchiaia. Prestiamo molta attenzione  a ogni singola trasformazione. Non lasciamoci vivere, ma diventiamo consapevoli della vita. Aumentiamo la coscienza.   
Osserviamoci mentre invecchiamo.

29 novembre 2012

La stanchezza (e i rimedi). (79) (altro 18/10/12)
La vecchiaia in una parola: stanchezza. Prima di arrivare alla vecchiaia, sempre più spesso, mi sentivo stanco, a pezzi, specialmente di sera. Il mio geriatra (ogni vecchio dovrebbe averne uno!) mi dette alcuni rimedi. Uno fra tutti: la curcuma.  Spezia indiana, usata nel curry, anche sola. Consiglio da sola.
Aromatica, un po' amara. Nella minestra, nell'insalata, sulle verdure cotte. Anche in un po' d'acqua. Non migliora il gusto. E' uno straordinario antiossidante. Ricchissima di polifenoli.
In farmacia ho fatto il test dello stress ossidativo del sangue. Eravamo una decina in lista. Ero l'ultimo. Il più vecchio.  Si aspettavano valori pesanti, per l'età. Sorpresa: il migliore! Da alcuni mesi assumevo due cucchiaini al giorno di curcuma. Mattino e pomeriggio.
Senza curcuma mi ritorna la stanchezza serale. Con la curcuma sto dignitosamente, anche la sera. E al mattino, molto bene. Pieno di vitalità. Non è una droga. Elimina gli effetti degli ossidanti nel sangue. E si sta meglio.
Sia chiaro: non elimina la stanchezza normale dovuta a una giornata intensa, di lavoro o di impegni. Questo no. Elimina la spossatezza estrema, serale, che ci prende anche se non abbiamo fatto nulla durante il giorno. Stanchezza legata appunto allo stato ossidato del sangue. Dovuto all'età, all'inquinamento, alle cattiva alimentazione, alla disadratazione.
Ma dà anche una eccellente vitalità durante il giorno. Al mattino poi, non ti svegli stanco.
Provate.
Gli effetti si sentono quasi subito. Cioè dopo alcune ore. O dopo un giorno o due, se lo stato ossidato del sangue è molto alto.

(Poichè lo stress ossidativo si riforma continuamente nelle cellule, non basta prenderlo una sola volta al giorno. Dopo alcune ore, l'effetto benefico scompare. Allora se ne riprende un altro cucchiaino nel pomeriggio. Per sempre.)

28 novembre 2012

Fiducia e simpatia.(78)
Mi sono commosso. Mio nipotino era a casa con la madre. Stava subendo il taglio delle unghie. Operazione non gradita. Si lamentava. Sono arrivato e ho cercato di distrarlo. Ma lui continuava a lamentarsi. La madre ha finito l'operazione. Il bimbo ha allargato le braccia verso di me e si è quasi lanciato. Mi ha considerato un rifugio sicuro per sottrarsi al disagio.
Chi ero io per meritare tanta fiducia? Non l'ho allattato, non lo curo di notte. Non lo cambio. Però mi vede spesso, rido insieme a lui. Talvolta lo tengo  in braccio, facciamo insieme qualche gioco. Mi occupo un poco di lui.  Si è creata una complicità. Un riconoscimento reciproco a base di gesti e di suoni con la lingua, ripetuti da me e da lui. Ha una relazione con me. E si fida.
E' la fiducia che è commovente. Una cosa naturale. Come quando un bimbo si perde e si fida dell'adulto che lo aiuta a ritrovare i genitori. Un aiuto naturale, fra individui della stessa specie. Fra naviganti della stessa vita.  Bambini e giovani. Adulti e vecchi.

Uno scrittore antico diceva che una delle gioie della vecchiaia è insegnare ai giovani. Meglio: raccontar loro la propria esperienza. Da una parte, è fornire preziose informazioni che altrimenti sarebbero perdute con la morte del vecchio. Dall'altra è una richiesta d'aiuto. Il sentimento comune è la simpatia.
Simpatia dei vecchi verso i giovani. I giovani sono il prolungamento della società alla quale apparteniamo (e che, come vecchi, abbiamo a cuore). I vecchi possono fornire qualche aiuto ai giovani, nelle loro debolezze.
Anche simpatia dei giovani verso i vecchi. I vecchi sono le radici, la storia. Ma sono fragili. Hanno bisogno d'aiuto. Hanno bisogno dei giovani.

26 novembre 2012

Solidarietà. (77) (altri, in questa stessa settimana)
Ero al bar. Arriva un anziano, di seconda fascia. Beve il caffè e si allontana, indossando berretto e guanti. Un guanto gli cade. Non se n'accorge e va avanti. Un quarantenne vede la scena, raccoglie il guanto, chiama il vecchio e glielo porge. Addirittura banale. Mi hanno colpito i due sorrisi. Quello del giovane, aperto, comprensivo, gentile. Quello del vecchio, sorpreso, un pò impacciato, ma grato. Uno scambio fra generazioni. Di piccoli favori, di sorrisi. Senza pietismi.  Uno scambio reale: chi è più lesto, più attento, più vivace, aiuta chi non lo è più. E sarà aiutato più avanti negli anni. Così dovrebbe essere, fra generazioni medie e avanzate.

Non è diversa la solidarietà fra la generazione di mezzo e la generazione dei bimbi. Un bambino piccolo è senza strumenti. Non sa parlare, non sa camminare, non sa esprimersi. Gli adulti solidarizzano con lui. Lo aiutano negli spostamenti, prendendolo in braccio o trasportandolo con una carrozzina. Lo imboccano, perchè non governa le mani. Lo accudiscono.
I vecchi dell'ultima fascia camminano con fatica. Hanno bisogno di appoggi, di aiuto, di carrozzina. A volte non sono in grado di mangiare. A volte perdono la parola. Come bambini piccoli, ma in un'altra età.

25 novembre 2012

Solidarietà.(76) (un altro: il 20/11/12)
Due vecchi, terza fascia, marito e moglie, mentre si aiutano a stendere i panni lavati. A volte li ho visti muoversi (singolarmente) con un girello, in terrazza. Hanno perso molta autonomia, ma ancora se la cavano. Questa volta sono insieme. Si stanno aiutando a stendere i panni.
Fare delle cose insieme. Tutto molto faticoso. Ma nessuna rinuncia a piccole faccende domestiche. E non si rinuncia a farle insieme.
In età avanzata cose minime sono occasione di compagnia. Si è solidali nella nuova sorte. Nella nuova difficile fase che ci attende. E' come se ci si tenesse per mano,  solo per camminare, anzi, per fare pochi passi in terrazza. E' una solidarietà che ci si scambia reciprocamente, contrastando la tendenza all'isolamento. Avviene di rado e quasi esclusivamente fra coniugi. Gli altri ne sono esclusi.

Noi vecchi stentiamo a capire che ci sono altri vecchi che vivono la nostra stessa condizione. Con questi ci si potrebbe mettere insieme. Per socializzare le difficoltà, i problemi. O almeno solo per solidarietà. Per aiutare un vecchio di una fascia più avanzata.
In qualche zona dell'Emilia vi sono condomini di vecchi, che, appunto, socializzano la vecchiaia. Si aiutano reciprocamente. Chi è più abile aiuta chi è più avanti. Aiuti concreti. La spesa, la lavatrice, le pulizie. Inevitabilmente anche le parole, le difficoltà, i sentimenti.


23 novembre 2012

Le mani. (75) (un altro: 5/10/12)
Mio nipote sta crescendo rapidamente. A distanza di solo una settimana si vedono i progressi. Per esempio nell'uso delle mani. Sono ancora incerte, ma migliorano di continuo. Non ha ancora tutte le abilità. Se le sta formando. Gli tocca comunque usare le mani, con tuti i limiti della sua età: un anno. E' nella fase ascendente della parabola della vita.
Le mie mani sono ancora abili, ma perdono qualche colpo. Qualche movimento è meno controllato. Sono nella fase discendente. Le userò con sempre minore maestria.
Su mio nipote ho un vantaggio. Uso le esperienze passate per far fronte ad abilità scarse. Mio nipote no. Non può usare esperienze passate, per aggirare l'ostacolo della scarsa abilità delle sue mani. Può solo aspettare che muscoli e sistema nervoso maturino. E gli permettano le abilità che avrà da adulto.
In vecchiaia le mani perdono punti. Ma in vecchiaia abbiamo una notevole esperienza.
L'esperienza passata è la protesi delle nostre mani. Almeno per svolgere i gesti fondamentali.

22 novembre 2012

Il muratore vecchio.(74) (un altro 16/10/2012)
Ho visitato un appartamento in costruzione. Nuovi materiali, nuove tecnologie. Stesse fatiche, però. Fra i muratori ce n'era uno vecchio. Di prima fascia, naturalmente. Stava posizionando delle scatole per le prese elettriche. Non so se aveva anche fatto le scanalature. Lavoro più di fatica. Forse sì.
Non era accucciato. Era seduto su uno sgabellino grezzo. Evidentemente fatto da lui. Per un vecchio stare accucciato è faticoso. A un certo punto si è alzato ed è andato a lavorare su un'altra scanalatura. Si è alzato lentamente, con una leggera smorfia di dolore. Sembrava mal di schiena.
Quando vedo un vecchio a un lavoro faticoso, mi immalinconisco. Non mi sembra giusto. Sono favorevole al lavoro  dei vecchi. Ma non per un lavoro di fatica. La fatica la possono svolgere i giovani che hanno le energie giuste. I vecchi no. Non mi sembra dignitoso.
Uno scrittore antico diceva che i vecchi non hanno bisogno di tante energie, perchè a loro non si chiedono compiti gravosi.
Preferirei anch'io che la società si strutturasse in modo da non dover affidare ai vecchi i lavori di fatica.

21 novembre 2012

Prudenza.(73)
Ho rischiato grosso. Scendendo le scale coi cani al guizaglio. I cani tirano. Scendo velocemente. Il tacco di una scarpa si è infilato nel risvolto del pantalone dell'altra gamba. Per un attimo, col corpo sbilanciato in avanti, non avevo più appoggio. Fortuna: il tacco si è sganciato giusto in tempo per poggiare il piede sul gradino e proseguire. Mi sarei fatto male.
Occorre più prudenza, in vecchiaia. Anzi è la prudenza la virtù che noi vecchi siamo invitati a imparare.
Sembra una banalità. Eppure è una necessità vitale. Bisogna approfondire.

La nostra esperienza passata ci porta a pensare che le cose vadano comunque bene. Ma in vecchiaia non è più così. Un po' meno di forze, un po' meno di lucidità, e cadi. Ma se cadi, poi, ti riaggiusti molto lentamente.
Da giovane puoi anche essere imprudente. Non dico sconsiderato. Puoi essere imprudente perchè se ti fai male, ti rimetti in sesto velocemente.
Da vecchio è tutto più difficile. Ti puoi fare più male, ti puoi invalidare, puoi crearti un handicap. Guarisci più lentamente.
Tutto ciò ci dovrebbe portare a essere prudenti. Cioè: se l'istinto, confermato dall'esperienza giovanile, ti dice che non succede nulla di grave, la riflessione, illuminata dalle ultime esperienze, ti dice di stare più attento.
Prudenza significa prevedere conseguenze nefaste, se non si adottano norme di sicurezza.
Noi vecchi siamo chiamati a prevedere ciò che può capitare.

20 novembre 2012

Solidarietà.(72)
In autobus. Un anziano si è alzato dal suo posto e lo ha ceduto a un altro anziano con bastone. Bel gesto. Anche gli anziani sono attenti agli altri. Si dice che siano egoisti. Concentrati solo su se stessi. Non è vero per tutti. In vecchiaia, è vitale conservare l'umanità. Perchè si continua a vivere. La vecchiaia non è un limbo. Non è sospensione della vita in attesa della morte. La vecchiaia è ancora vita.
La vecchiaia è vita.
A passeggio in piazza. Una anziana in carrozzella. Spinta da un anziano. Il marito, probabile. Una solidarietà obbligata. Dal vincolo matrimoniale. Non solo. E' una solidarietà fra persone che hanno condiviso molto. Piena di difficoltà. Mi viene in mente il film "Amour". Quindi con risvolti drammatici. Ma anche un semplice aiuto  da parte di chi ha ancora un briciolo di forze, verso chi, vicinissimo, non ce la fa più.
Solidarietà fra vecchi. E' un'idea per tutti. Di più, per i vecchi più giovani, verso i vecchi più vecchi.
Chi meglio di un vecchio, può assistere un altro vecchio?

19 novembre 2012

Limiti di Cronache dalla vecchiaia.(71)
Un'autocritica. Dopo quasi tre mesi, ci vuole.
Un diario è personale. Ovvio. Riflette la persona, le sue idee, le sue manie.
C'è un limite in più. Sono un vecchio maschio. Naturale, appartengo a uno dei generi. Questo, dunque, è un diario maschile. Non riporta il mondo femminile. Non riporta il vissuto della vecchiaia di donne. Temo che sia diverso dal mio. Molto diverso.
Io pongo l'accento sulla fase di decadenza di un uomo. Una donna è molto più legata alla vita. In quanto generatrice di vite nuove. I nipoti la richiamano prepotentemente a occuparsi di vita. Le donne trascurano la vecchiaia?
Perchè vedo poche vecchie in giro? Si curano di più. Sembrano più giovani. Oggi con sorpresa ho visto in centro due anziane col bastone. E un'altra anziana al tavolino del bar con la nipotina. Raramente vedo anziane di terza fascia, se non quelle in carrozzina accompagnate dalla badante.
Mi piacerebbe scoprire che qualcuno che legge è una donna e che vita ha da vecchia e che idee.


(ricordo, a chi vuol lasciare un commento, che è semplicissimo: basta un clic sulla parola "commento" in azzurro alla fine del testo. Si apre una finestra in cui si può scrivere; alla fine però bisogna fare un clic sul pulsante "Pubblica" o altro simile. Nessuna registrazione, anonimato completo.)

18 novembre 2012

Basta.(70)
Noi vecchi possiamo dire basta. Ci resta poco tempo. Possiamo smettere quello che non ci garba. Di fare, di subire, di vedere, di partecipare. Quest'estate ho detto basta al calcio. Intendo lo sport.
A noi maschi piace molto. E' di gruppo, occorre inventiva, abilità, forza fisica, capacità di correre. E' bello. Da vedere oltre che da praticare. Ma da vecchi non lo si pratica.
Ho deciso: basta calcio. Perchè si scopre di continuo la corruzione. Partite truccate. Giocatori che scommettono. Dirigenti che comprano partite. E tutto si lascia correre. Ricordate quel giocatore che segnò molti goal ai mondiali dell'82? Quello che qualche mese prima era stato indagato e forse condannato per corruzione? Ebbene fu graziato e preso in nazionale.
Dopo trent'anni, tutto come prima.  Stessa corruzione. Ma non questo mi ha fatto dire basta. E' che parlando con un giovane parente diciassettenne, stellina del calcio delle serie inferiori, ho saputo che anche fra i ragazzi così giovani c'è la stessa corruzione.
Basta calcio.

17 novembre 2012

Invertire l'invecchiamento.(69)
E' il titolo di un libro. Fa pensare, il titolo. E' speranza dei vecchi, ritornar giovani? Sì, se significa recuperare forze. No, se significa perdere l'esperienza, se significa tornare a essere quello che si era tanti anni fa. Guardando indietro, mi piaccio più adesso.

L'autore, Sang Whang, sostiene che l'invecchiamento, come capita a noi, dipende dall'incapacità del corpo di far fronte all'acidità. Causata da ciò che mangiamo. Dopo i 50 anni la capacità dell'organismo di eliminare dalle cellule i prodotti dell'acidità, scende gradualmente. Allora l'autore propone di prendere del bicarbonato (però, in una certa forma), di bere acqua basica, di mangiare alimenti che non lascino acidità (ma sembra che non ce ne siano molti).
L'acidità sarebbe la causa di molti malanni.
Se è così, sarebbe un bel colpo. Non si può invertire l'invecchiamneto, penso. Ma si possono limitare alcune conseguenze sulla salute.

16 novembre 2012

Decisioni.(68)
Ho deciso di essere più prudente, la notte quando mi alzo per andare in bagno. Invece di procedere a tentoni, accendo una pila. Anzi oggi ho deciso di accendere la luce del comodino. Che poi è la cosa più naturale. E infatti stanotte quando mi sono alzato, ho avuto un giramento di testa. Ho dovuto sedermi di nuovo sul letto. Con la luce è stato più semplice, perchè non sono stato preda dello squilibrio. Con la luce ho visto la situazione reale. Ben fatto.
Sono decisioni di prudenza.

15 novembre 2012

Le macchie sulla pelle.(67)
E' uno dei segni della vecchiaia. Ogni tanto mi guardo le mani. Scruto la comparsa di macchie scure. Ricordo quelle di mia madre, ottantenne, che ne aveva di grandi. E scure.  Anch'io ne ho qualcuna. Piccola per il momento. E' inevitabile che si ingrandiscano. Fa parte del ramo discendente della parabola della vita.
Le macchie rappresentano il mio timore per la vecchiaia. L'apprensione per la loro comparsa è l'apprensione per la vecchiaia che arriva.
Perchè ne ho timore? Perchè ho paura di perdere quello che ho. La vita? Forse solo le abilità. Ho timore di dover convivere con una situazione di scarsa abilità. Eppure, a pensarci, meno male che la vecchiaia arriva dopo molti anni di vita matura. Anni in cui mi sono creato strutture di pensiero e di personalità. Che mi permettono di affrontare situazioni difficili.
La vecchiaia è una situazione difficile. Ma noi vecchi abbiamo la capacità di affrontarla. Solo noi vecchi. E forse non tutti.

14 novembre 2012

Nervosismo.(66)
Mi abbottono la camicia. Il polsino destro. Ovvio che lo faccia con la mano sinistra. Stento un poco. Il bottone fatica a entrare. Qualcuno ha ingrandito i bottoni... Questa difficoltà mi fa imbestialire.
L'abilità manuale è diminuita. Non mi rassegno e mi arrabbio. Un fatto di vecchiaia.
La vita non è una crescita continua di abilità. E' una parabola. Col suo ramo discendente, la vecchiaia.  Arrabbiarsi indica scarso senso di realtà.

Lo stesso mi capita quando metto il guinzaglio ai cani. Pretendo di farlo con una mano sola. Cerco di agganciare l'anello metallico col moschettone aperto. Magari tenendo altri oggetti con l'altra mano. Una volta ci riuscivo. Almeno mi pare.

Non mi rassegno a perdere abilità manuali. E mi arrabbio, con scatti d'ira che mi sorprendono.
Non si tratta solo del dispiacere per la perdita. C'è anche un nervosismo diffuso, che prende noi vecchi. Ci fa essere impazienti. Per esempio alle casse del supermercato. O all'ufficio postale. I vecchi sono i primi che danno segni d'insofferenza. E' un aspetto da tener presente. Da controllare. E' una prova che siamo chiamati a superare.
E' sempre questione di pazienza. Da imparare.
La vecchiaia è la palestra della pazienza.

12 novembre 2012

La prima volta.(65) (un altro 23/9/12)
Altra categoria di vecchiaia: la prima volta che si fa qualcosa. O l'ultima volta. Ho già detto (13/10/2012) di una mia caduta in bicicletta e della botta al ginocchio. Ricordo che all'inizio della convalescenza non riuscivo più a piegarmi sulle ginocchia. Se lo facevo sentivo dolore. E non riuscivo più ad alzarmi. In quel periodo, anche solo per alzarmi dalla tazza del bagno dovevo far forza con una mano su un appoggio. Dopo esser guarito non ho più smesso di aiutarmi con la mano.
Ecco succede così in vecchiaia. Si fa un cambiamento che si crede momentaneo, causato da un evento esterno. Quel cambiamento diventa definitivo.
Rialzarmi dalla posizione accucciata con l'aiuto di una mano, l'ho osservato la prima volta quando facevo trekking con lo zaino in spalla. Alcuni anni fa. Se mi piegavo non riuscivo più ad alzarmi senza aiuto.  All'inizio l'ho attribuito allo zaino (8-10 chili). Vero. Ma pian piano questa ricerca d'appoggio è diventata un'abitudine. Non è dovuta allo zaino. Non è dovuta alla caduta. Ho perso massa muscolare alle coscie.
Oggi è diventata un'abitudine. Un'abitudine alla quale non faccio più caso.
Ma prima non c'era.

11 novembre 2012

Sempre di meno.(64)
Una categoria tipica della vecchiaia è quella del "sempre di meno". O del "sempre di più". Sempre di meno ricordo. Sempre di più mi appoggio ai corrimano.
Non è il "di meno" o il "di più" a caratterizzarla. E' il "sempre". E' un cammino in un'unica direzione. Non si torna indietro. Diceva Norberto Bobbio: "La vecchiaia è come una scala a chiocciola, nella quale si può solo scendere, non si può risalire".

10 novembre 2012

Memoria.(63)
Niente panico. Ci sono strategie.
Confesso: sono preoccupato di perderla. Per il contorno di malattie degradanti.
Mi sono accorto che posso farvi fronte.
Quando perdo il filo di un discorso, mi fermo un attimo e cerco di recuperare ciò che mi è sfuggito. Miracolo. Lo ritrovo. Basta un poco di pazienza.
Quando una parola o un nome mi sfuggono, con calma, cerco di farmele tornare alla mente. Spesso le ritrovo. A volte mi incaponisco. E cerco cerco cerco. Alla fine, trovo.
E' che quando scappa un pensiero, sembra introvabile. Sembra di essere in un deserto senza contorni. Impossibile orientarsi. Ci si sente perduti. Come se qualcosa fosse scomparso d'improvviso. E non sappiamo cosa.
Poi di colpo torna la luce.
Ci ritroviamo.

09 novembre 2012

Chiarezza. (62) (Punti fermi)
Un commento al 04/11/12 (il primo, grazie) è stato utilissimo. Ho capito.
Due modi per vivere la vecchiaia.
Assistere alle perdite, con cruccio e lamentele, e attendere la morte (perdita delle forze, della memoria, della lucidità).
Oppure riempire la vita di vita (progetti, affetti, conoscenze nuove, partecipazioni, gioco). Facendo fronte alle perdite con l'intelligenza e l'esperienza.
Il nostro stato di vecchi è una parabola discendente. Punto.  Poichè abbiamo vissuto molti anni, abbiamo la fortuna di conoscere strategie. Usiamo quelle per compensare le perdite.

Due modi che convivono. A volte assistiamo inerti, a volte ci riempiamo di vita.
Nella prima fascia di vecchiaia prevale la vita. Nell'ultima si aspetta la morte. O no?
Abbiamo esempi di vecchi inoltrati che sono attivissimi. Esempi da seguire?
Ho l'impressione che l'ultima fase della vita richieda il distacco. La contemplazione della morte.

C'è una specificità nella vecchiaia, che va vissuta.
Perdite e morte vanno vissute.

06 novembre 2012

Tempo.(61)
Non ho più tempo. Mi manca il tempo. Impiego più tempo di una volta a fare una cosa. Mi giustifico: "Perchè la faccio meglio." Vero. Ma "il fare meglio" copre il maggior tempo che impiego. Cioè: impiego più tempo e allora cerco di fare meglio. Non viceversa.
Le mie azioni sono rallentate. Positivo. Non ho più la frenesia di quand'ero giovane. Quando volevo fare tanto in poco tempo. No. Dedico molto tempo a fare poco.
Come battuta si dice che i vecchi spendono tutto il loro tempo a fare cose banali. La mattina si alzano, fanno colazione, vanno a prendere il giornale, il pane, e la mattina è già passata. Per questo i vecchi si alzano presto.
Mi alzo presto anch'io. Mi sembra di essere più efficiente. Più veloce. Più sveglio. Comprendo meglio le cose. Capisco meglio un libro. Quando mi metto a leggere alla sera, grande è la frustrazione. Sto a lungo su una pagina e non ne colgo il significato. Non capisco. Gli occhi mi si chiudono. E se non si chiudono, alla mente non arriva nulla lo stesso.
Più tempo per fare le cose. In realtà, più tempo per concentrarmi e scegliere l'azione da fare.  Ancora meglio: mi fermo a pensare perchè perdo il filo dell'azione.
Assomiglio al mio cane vecchio. A tratti si ferma, immobile, sulle quattro zampe. Come incantato. Con la testa girata all'indietro, come se stesse pensando a cosa deve fare.
E' una proiezione, certamente. Comunque mi ricorda il mio stato. Quando anch'io, mentre sto facendo qualcosa, mi fermo a pensare. E adesso che cosa faccio? Non è tanto la giusta pausa di concentrazione di chi sta svolgendo un compito arduo. E' far mente locale. Pensare un attimo (meglio: molti attimi!) a che cosa sto facendo. Come se per un attimo ci fosse stato un black out, e al ritorno della luce uno avesse bisogno di riorganizzarsi.
E' questione di memoria? Si sta deteriorando? Mia zia ottuagenaria e grande lettrice, ormai non legge più, perchè dimentica ciò che ha letto nelle pagine precedenti. Un bel guaio, per uno che ama la lettura.
La memoria non è un dato acquisito per sempre.
In vecchiaia si deteriora, come le gambe.

05 novembre 2012

Incertezze.(60)
Oscillo fra una vita d'attesa, di nuovi malanni, di invalidità, della morte; e una vita centrata sul presente, che cerca di vivere in pienezza, senza curarsi di quel che avverrà dopo.
La vecchiaia è questo. Dominata da entrambi gli atteggiamenti.
Il mio meccanico mi confessava che, alle prese con un'auto difficile, aveva lavorato con lena e passione, fino alla fine, dimenticando completamente l'ora del pranzo. Vita piena. Assorbita dal presente.
Un parente, ormai in pensione, ogni volta che m'incontra, mi dice quanto è brutta la vecchiaia. Vive aspettando un malanno da un momento all'altro.
Allora è il lavoro, la carta vincente? O un'occupazione, qualunque essa sia, tipo accudire al nipotino?
No. Siamo chiamati a riflettere sulla nostra condizione, altrimenti perdiamo lo specifico della vecchiaia.
Nondimeno ci restano brandelli di vita concentrata sul presente.
La vita del vecchio è duale.

04 novembre 2012

I tre passi di un vecchio.(59) (Specchio)
Era tardo pomeriggio. Ormai buio. Solito giro col cane. Per evitare incontri sgraditi, guardo sempre avanti, per saggiare se vi sono "ostacoli". Quando vedo altri cani, o mamme con bambini, o altro, cambio marciapiede.
C'era un vecchio, davanti a me. Mi fermo. Aspetto che entri nel cancello che aveva davanti (così pensavo). Perchè anche lui era fermo. Fa tre passi. Si ferma di nuovo. Salta il cancello. Aspetto, col mio cane. Fa ancora tre passi. Si ferma ancora. E' in difficoltà. Motoria? Mentale? Cambio marciapiede. Lo sorpasso, alla larga. Mi fermo più avanti e mi giro a osservarlo, senza dare troppo nell'occhio. Continua ad avanzare sempre a tre passi per volta. Sono incerto.
Mi fermo a chiedergli se ha bisogno d'aiuto? Lui continua. Non è traballante. Non sembra ubriaco. Ho ripreso la mia strada e sono tornato a casa.
Avrei dovuto chiedergli se aveva bisogno d'aiuto. Altre volte l'ho fatto. Ho chiamato il soccorso.
Il dubbio riguardava la comunicazione con lui. Mi sembrava che non ci sarebbe stata. E poi il cane avrebbe abbaiato.
Mi sono figurato che quella uscita da casa, fosse la sua ultima autonomia.
In quelle condizioni io cosà farò? gradirò che uno sconosciuto mi aiuti?
Ma è sempre meglio chiedere. Ho sbagliato.

03 novembre 2012

Indicatori di vecchiaia.(58)
Qua e là, in questo diario, ho cercato di raggruppare le esperienze di vecchiaia. In capitoli, in categorie.
Ho così introdotto la categoria: "La prima volta che..." e poi un'altra: "Non posso più fare...". E ancora: "Lo specchio." Oggi ne ho scoperto un'altra: le paure. Perchè i vecchi hanno delle paure tutte particolari. O almeno io. Due giorni fa ho confessato la mia paura di perdere la memoria. Chissà se i miei "colleghi" (gli altri anziani) ce l'hanno.
Altri capitoli sono: Il tempo, Perdere, Diminuire, L'immagine, Punti fermi.
Li citerò nei testi che scriverò. Così, per mettere un pò d'ordine in questi pensieri.

Sono due mesi esatti dall'inizio di questo diario. Sono soddisfatto. Questo lavoro mi aiuta. Mi mancano i commenti dei miei lettori. Per la condivisione.
Ma scrivo per me.

02 novembre 2012

Sorpasso in bici. (57) (Diminuire)
Vado ancora in bici. Nella mia città è l'ideale per andare in centro. Vado anche piuttosto veloce.
Spesso, però, i ragazzi mi sorpassano. Normale.
Adesso mi sorpassano anche le ragazze. Logico. Le ragazze sono piene di energia. E io ho meno forze. Eppure la cosa mi colpisce.
E' un segno. Chiaro. Della diminuzione delle forze. Della vecchiaia. Ma allora anche tu pensavi che la vita fosse un continuo crescere? Non me lo dicevo, ma inconsciamente lo davo per scontato.
Adesso comincio a capire che la vita è una parabola. Con la sua fase discendente.
Presa di coscienza della realtà, si chiama.

01 novembre 2012

Memoria labile.(56) (Paure. Un altro il 9/10/12)
Ho paura di perdere la memoria. Perchè so che in vecchiaia la si perde. Ho visto mia madre. E delle zie.
Ho paura perchè, se la si perde troppo, si va verso la demenza. Mia madre era definita così, nelle cartelle cliniche.
Ho paura perchè nei lavoretti che ancora faccio è molto importante. Se ne perdo anche solo un po', non posso più lavorare.
Ho paura perchè è uno dei sintomi dell'Alzheimer, credo.
Così ho cominciato a segnarmi le parole che mi sfuggono. Quelle che faccio fatica a recuperare. La prima è stata il nome di un drammaturgo francese. Moliere. Capirai! Non mi veniva in mente, nonostante facessi molti sforzi. Non ho letto niente della sua opera. Lo concosco solo per averlo studiato a scuola. Però non è un alibi. In genere è un nome che si conosce.
Un'altra parola sulla quale al momento ho dovuto chedere aiuto è stata Giamaica. Volevo citarla come patria di Bob Marley. Non mi veniva. Non mi veniva neppure il nome del cantante.
Lo stesso mi è capitato col nome di uno psichiatra veronese. Vittorino Andreoli. Mi veniva in mente Ambrosoli, ma sapevo che era tutt'altro.

Così ho cominciato a essere vigile anche in altre situazioni.
Nei giorni scorsi ho presentato per due volte  delle situazioni complesse a gruppetti di persone. Durante le presentazioni mi è capitato due volte di perdere il filo del discorso e di non riuscire a riprenderlo all'istante. Poco male. Ho lasciato perdere. In passato mi era capitato ancora. Ma ero più giovane. Non lo consideravo grave. Oggi invece...
Sono preoccupato.