Cronache dalla vecchiaia
30 novembre 2021
Malattia che fiacca soprattutto gli anziani (21-137)
Malattia che fiacca, soprattutto gli anziani. (21-137)
L'infezione da covi19 è abbastanza severa. Non tutti però ne sono colpiti allo stesso modo. Dipende dallo stato di salute precedente e da altri fattori non ancora compresi. Una cosa è certa: se il virus colpisce un anziano, lo sottopone a un forte stress. Proprio in quanto anziano, cioè con meno energia, meno risorse, e con un sistema immunitario più fragile.
Se la vaccinazione fosse stata limitata agli anziani avrebbe avuto una qualche ragion d'essere. Invece si è voluto estenderla a tutti, cosa impossibile da ottenere, per raggiungere l'immunità di gregge, cioè una copertura del 95%. Siamo molto lontani dal quel traguardo: è per questo che ora si vogliono vaccinare i bambini, per aumentare la platea vaccinata. Perchè fino ad ora siamo a circa 47 mlioni di vaccinati (in Italia): mancano all'appello ben 13 milioni di individui (cioè circa il 25%).
Del resto in europa i vaccinati non superano il 50%.
E in tutto il mondo si sono vaccinati non più di tre milardi di persone (su 7,5).
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
28 novembre 2021
Ho preso il corona virus! (21-136)
Ho preso il corona virus! (21-136)
Ho scritto più volte che sono contrario alla vaccinazione di massa anti-covi 19 e, per quel che mi riguarda, anche a farmi vaccinare. Se devo essere sincero pensavo di poter evitare il contagio dato che nella mia regione i contagiati totali in due anni sono circa un decimo degli abitanti. E invece no. Uno dei nostri figli nella serata di domenica scorsa ha accusato febbre alta. Fatto il tampone rapido e poi quello molecolare è risultato positivo. Purtroppo ci eravamo visti proprio la domenica mattina. Il lunedì è passato normalmente, senza sintomi a nostro carico; così anche il martedì, salvo un poco di tosse secca. Ma la sera del mercoledì la mia temperatura è salita a 38,5 (quella della mia compagna invece è risultata poco più di 37). Effettuati i tamponi: positivi.
Come curarsi?
Il medico di base ha consigliato paracetamolo e di restare a vedere per 72 ore come si evolveva la malattia. Beata ignoranza!
Fortuna che siamo in contatto con un gruppo di medici per la cura a domicilio del covid, fautori delle cure precoci, che ci ha prescritto cose molto precise: subito un antinfiammatorio tipo ibuprofene o ketoprofene o al limite aspirina, ma non il paracetamolo; poi, se entro un paio di giorni la situazione peggiorava, un antibiotico, per il pericolo che si inneschino infezioni batteriche, infine dosi massicce di vitamina D3 (più altri farmaci per situazioni più gravi).
È successo esattamente quanto previsto dal gruppo di medici per la cura precoce. Dopo un paio di giorni la temperatura è salita a 39 ed è comparso un forte mal di gola. Subito l'antibiotico e in sei ore situazione regolarizzata. Adesso la febbre c'è ancora ma sotto i 38 gradi.
I gruppi di medici che hanno scoperto questo protocollo di cura sono relativamente numerosi e hanno basato il loro metodo su un'attenta analisi dei casi di malati che si rivolgevano a loro: con intelligenza e con il contatto diretto coi pazienti.
Tipico esempio della cosiddetta medicina dell'esperienza, in contrapposizione con la medicina dell'evidenza, cioè basata soltanto sulle ricerche scientifiche e sulla statistica senza alcun contatto coi pazienti.
Ma il bello viene ora: tali medici non sono neolaureati alle prime armi, si tratta di medici che hanno svolto anche ricerche e presentato i risultati al ministero, senza alcun riscontro.
Le indicazioni di tali gruppi vanno tutte nella direzione di cominciare le cure precocemente, mentre le indicazioni del ministero sono la vigile attesa per 72 ore, perdendo così in modo irreparabile la possibilità di curare.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
24 novembre 2021
Prostata e caffè (21-135)
Prostata e caffè. (21-135)
Numerosi i miei tentativi di risovere l'ingrossamento della prostata (Ipb) negli ultimi 10 anni. Sempre al di fuori di farmaci chimici.
Così alcuni anni fa ero incappato nel maca, una radice peruviana, conosciuta in quella regione come rimedio per le disfunzioni sessuali. Con costanza l'ho assunta per un anno: il risultato è stato contrario a quel che volevo. Prostata ingrossata invece che diminuita e Psa quasi raddoppiato.
Effettivamente il maca funziona quando vi è scarso desiderio sessuale: lo aumenta. Purtroppo l'ingrossamento della prostata dipende dal testosterone (ormone sessuale maschile) ed evidentemente il maca, che fa aumentare il desiderio, aumenta il testosterone e dunque aumenta la prostata!!!
Cessata l'assunzione del maca l'ingrossamento è rimasto costante e il Psa è regredito.
Durante l'ultima serie di analisi (che svolgo periodicamente per controllare la Ipb), ho scoperto che la prostata è aumentata di volume (10%) e anche il Psa è cresciuto, sia pur di poco. Sono andato alla ricerca di qualche causa legata alle mie abitudini alimentari (la mia mania!) e ho scoperto che negli ultimi mesi prima dell'esame mi ero molto allargato col caffè: da 4/6 caffè ristretti/mese sono passato a 30 caffè normali/mese.
Non so se il nesso causale fra caffè e prostata ingrossata sia corretto; ciononostante voglio fare la prova inversa: ridurre o eliminare il caffè e controllare se i valori della Ipb cambiano.
Del resto ricordo d'aver letto, in un articolo sui farmaci che inducono l'erezione, che spesso un buon caffè risulta più afrodisiaco di qualunque altro prodotto.
Vuoi vedere che ...
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
22 novembre 2021
Fiducia nella scienza? (21-134)
Fiducia nella scienza? (21-134)
Nella situazione pandemica attuale la politica ha scelto il vaccino di massa, supportata dal Comitato Tecnico Scientifico.
Nei numerosissimi interventi che sono comparsi sulla stampa a favore della vaccinazione (di massa, occorre ribadirlo), emerge sempre un concetto: bisogna avere fiducia nella scienza, fiducia negli scienziati che dicono a ciascuno di noi che cosa fare per la propria incolumità. Lo sanno loro che cosa va bene a noi: affidiamoci a chi ne sa di più.
Discorso ragionevole.
Ma pericoloso.
Nella società attuale si dà per scontato che la scienza sia al di sopra delle parti, che si occupi soltanto del bene degli individui, che proceda soltanto in modo rigoroso e verificabile.
È un pensiero ingenuo. Al contrario, la scienza è figlia del suo tempo. Ed è praticata da esseri umani, che possono sbagliare o addirittura imbrogliare. Soprattutto nella società moderna occidentale, nella quale sempre più spesso scienza è legata a guadagno (economico o di carriera, poco importa).
E allora?
Nella conduzione di una società di individui, gli scienziati vanno sicuramente ascoltati, ma le decisioni non spettano a loro, bensì a chi ha una preparazione in campo sociale e filosofico.
L'attuale fiducia nella scienza è acritica. Soprattutto non conosce i suoi limiti, le sue incertezze, i suoi errori, le sue ambiguità quando non le sue truffe, perfino.
Insomma scienza non può essere una fede religiosa.
Un paio di esempi, in altri campi, di altri tempi (ah, i vantaggi di una vita lunga!).
Ci fu un momento in cui fior di ingegneri cercarono di convincere la popolazione che l'energia nucleare era cosa buona, innocua e vantaggiosa: si è visto come sia finita (Chernobyl e Fukushima). Ancora oggi il ministro della transizione (ancora uno scienziato) la rispolvera come energia pulita (!) e contro il riscaldamento climatico.
Dovremmo fidarci di questa scienza?
Certo che no.
Una quarantina d'anni fa si inventarono gli organismi geneticamente modificati. L'idea brillante fu quella di metterli in tavola, nei nostri piatti. In quel caso vi fu una reazione negativa nella popolazione (che continua ancor oggi). Ebbene anche allora fior di scienziati si stracciarono le vesti per condannare le posizioni oscurantiste della popolazione, e gridarono contro i ragionamenti anti-scientifici di chi sollevava dubbi al riguardo.
Oggi dunque niente di nuovo a riguardo dei vaccini.
Con l'aggravante che la fiducia nella scienza è stata sposata dai governanti.
Occorre pensiero critico, altrochè fiducia fideistica nella scienza.
(Un terzo esempio più grave, perchè ormai introiettato da molta gente: per risolvere i problemi del paese occorrono super tecnici, scienziati prestati alla politica, economisti, come il presidente del consiglio. Come se fosse persona al di sopra delle parti e che non avesse avuto una formazione ultra-liberista e che dunque userà questo suo sapere economico per risolvere i problemi del paese. Il guaio sarà che non userà la razionalità, bensì l'ideologia capitalistica, o nel migliore dei casi, tecniche derivanti dalla sua formzione economica tutt'altro che super partes, bensì di una sola parte: quella di chi detiene le redini della ricchezza.)
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
21 novembre 2021
Scoperte della vecchiaia (21-133)
Scoperte. (21-133)
Mi era successo alcuni anni fa. Durante l'ascolto di un telegiornale pomeridiano scoprii di seguire a fatica le parole dei commentatori.
Mi stavo assopendo, mi ero giustificato.
A 75 anni ciò sta succedendo più volte, soprattutto la sera. Stento a seguire discorsi se sono pronunciati molto velocemente.
Di una nuova serie televisiva statunitense fatico a seguire i dialoghi, perchè sono molto veloci, concitati; si tratta di rapidi scambi di battute che si accavallano l'una con l'altra, senza pause: finisco col capirci poco, non per la sordità, ma perchè il mio vecchio cervello è più lento del ritmo delle conversazioni.
Ciò non capita con tutti i telefilm che guardo in tv. Bensì soltanto con quello citato.
Ma a ben vedere ogni volta che persone parlano molto velocemente mi perdo dei passaggi.
La velocità di parola non è più comprensibile in vecchiaia (quella mia, naturalmente).
Si tratta di scelte di regia (o di sceneggiatura), che danno ritmo, ma nascondono anche la pochezza dei dialoghi.
Alla fine tale velocità danneggia solo la nostra categoria anziana: fin qui, poco male.
Ma c'è dell'altro.
Da un pò di tempo ho cominciato a conteggiare i tempi delle immagini di un messaggio pubblicitario: un secondo l'una (anche meno)!
Vale a dire che una breve pubblicità di pochi secondi contiene una decina di immagini.
A chi giova?
L'ho notato perchè ne sono disturbato. Anche in questo frangente stento a seguire il messaggio, bombardato come sono da immagini in continua successione. Il messaggio risulta meno chiaro con tale sistema di comunicare, anzi determina confusione.
Ne vale la pena?
Evidentemente sì. Perchè ciò a cui punta la pubblicità non è un messaggio razionale sulla qualità di un prodotto, bensì un'accozzaglia di impulsi che lascino una traccia nella nostra psiche, utile al momento dell'acquisto, che verrà fatto sull'onda di impulsi invece che come scelta razionale.
La pubblicità cioè sempre più scopertamente produce soltanto impulsi. E la confusione che induce è utile per vendere il prodotto, proprio perchè diminuisce la chiarezza del messaggio razionale, aumentando invece la confusione
A questo proposito penso che sarebbe il caso di rileggere un saggio di Giovanni Sartori del 1997 dal titolo Homo videns: Sartori conclude che l'invadenza delle immagini nella nostra società porta a diminuire la libertà di chi ascolta.
Sempre a proposito di pubblicità in molti ci siamo accorti che recentemente la separazione di un messaggio pubblicitario dall'altro è scomparsa: prima vi era un breve stacco fra un messaggio e l'altro, ora nulla, con la conseguenza che a volte non si capisce se si parli di un prodotto nuovo o se continua la reclame di quello precedente. A chi giova tutto ciò se non a chi vuol solo dare spinte alla vendita e non indicazioni di prodotto?
Conclusione: quando si deciderà la politica a regolare la presenza pubblicitaria nella televisione? Quando si deciderà a proibire la presenza dei bambini (presenti in quasi tutti i messaggi)?
A questo stato di cose non mi rassegno, ma continuo a verificare che chi ci governa vuole tutt'altro che il bene dei cittadini.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
19 novembre 2021
Anche questo mi tocca vedere (21-132)
Anche questo mi tocca di vedere. (21-132)
Alcuni anni fa scrivevo di come una vita lunga (e dunque che giunga alla vecchiaia) permette di vedere molte cose della vita e di fare confronti fra un'età e un'altra.
Dunque ho raggiunto i 75 anni e ho potuto vedere una pandemia. Soprattutto le reazioni dei governanti e della gente e dei mezzi d'informazione nei confronti di tale calamità. Non mi sarei mai aspettato che gli atteggiamenti sarebbero stati così volgari, poco intelligenti, mistificanti della realtà come nel caso delle vaccinazioni. Ho già scritto che non mi vaccino e che considero una soluzione impossibile la vaccinazione di massa (dovrebbero essere fatte almeno 7.5 miliardi di vaccinazioni in breve tempo e per di più ogni anno perchè fosse una scelta efficace: nessuna persona che ha il bene dell'intelletto può pensarlo, molto più ragionevole cercare una cura che non un vaccino).
Ebbene sono stato collocato nell'area degli stupidi, dei personaggi inqualificabili, degli egoisti che non hanno a cuore il bene della società, senza che nessuno si prenda la briga di conoscere le ragioni, le buone ragioni di chi la pensi diversamente.
Ciò che mi stupisce è proprio lo scadimento della ragionevolezza in un frangente così grave. Se è vero che nelle situazioni più gravi gli uomini tirano fuori il meglio di se stessi, in questo caso la gente sta tirando fuori il peggio. Passi per la gente. Il guaio è che il peggio lo stanno dimostrando governanti, giornalisti e scienziati.
E tutto senza alcun pudore.
Con questa gente che cosa succederebbe se si avvicinasse la possibilità di una guerra?
Sono annichilito da questa constatazione.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
18 novembre 2021
C'è differenza, eccome! (21-131)
C'è differenza, eccome! (21-131) (18/11/21)
Ho concluso le tre pagine sulle differenze fra la mia vecchiaia odierna e quella di dieci anni fa (21-128, 129, 130) con l'impegno a riprendere un vecchio progetto: quello di creare un gruppo fra vecchi, per parlare di vecchiaia. L'idea di creare eventi sociali e culturali è stata una dominante della mia vita, fino a tre-quattro anni fa. Con la conclusione della pagina precedente mi pareva di ripercorrere una strada già battuta, conosciuta e collaudata. Oltre a tutto mi pare che sarebbe un'iniziativa originale, almeno per la mia città.
Sono passati pochi giorni e l'entusiasmo è già venuto meno. Non provo alcun desiderio di preparare, organizzare e condurre un gruppo come quello accennato. Mi mancano energie, motivazioni, stimoli.
Rispetto all'inizio della vecchiaia, oggi, dopo dieci anni, la differenza con allora si vede, eccome!
La voglia di fare, allora, c'era ancora. Tant'è vero che fino a qualche anno fa davo da fare,
Oggi è scomparsa.
Sperimento sulla mia pelle la poca voglia riunirsi, di organizzarsi, di parlarsi degli anziani.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
14 novembre 2021
Dieci anni dopo (3) (21-130)
Dieci anni dopo (3). (21-130)
Una decina d'anni fa (inizio della vecchiaia) avevo osservato una serie di nuovi fastidi che ho attribuito alla nuova età. Per esempio, avevo cominciato a incespicare, con una certa frequenza, oppure ero affetto da qualche apnea nottutna, oppure ancora la saliva qualche volta mi andava di traverso (soprattutto nei dormiveglia pomeridiani). A questi devo aggiungere qualche episodio di mancanza di respiro (specie serale), alcune amnesie su nomi di cose comuni o di persone note.
Ebbene oggi è tutto scomparso.
Forse allora avevo dato troppa enfasi a tali lievi malesseri. Il fatto è comunque che sono scomparsi. Ha significato l'abbondanza di rimedi naturali che avevo cominciato ad assumere e che ancora assumo? Ha significato soprattutto il cambio radicale di dieta avvenuto in quegli anni?
Tenderei a rispondere di sì, ma non ne ho la propva provata.
Sempre nei primi anni avevo fatto la riflessione che, vivendo in coppia, fosse necessario continuare ad avere un contatto fisico, sia pure di carezze piuttosto che di sesso. Purtroppo la cosa è stata altalenante e recentemente il contatto fisico si è molto rarefatto.
Anche il desiderio di eliminare oggetti non è stato perseguito con costanza, così come l'impegno a fare sforzi fisici è molto diminuito (ho cessato di far traslochi). E pure la promessa di avviare un orto casalingo non l'ho condotta in porto (forse proprio in questi giorni farò il primo passo).
Un'altra idea che non ho sviluppato per nulla e che invece dieci anni orsono mi pareva importante, è stata quella di darmi da fare per aggregare dei vecchi come me, per farne un gruppo di riflessione. Potrei svilupparla ora, approfittando di un conoscente che organizza già proprio un gruppo di anziani, con tanto di gite, cene, balli e attività culturali.
Quest'ultima sarebbe proprio un'iniziativa utile, particolarmente carente nella mia città.
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
13 novembre 2021
Dieci anni dopo (2) (21-129)
Dieci anni dopo (2). (21-129)
Proseguo nel confronto fra la mia vecchiaia attuale e quella di dieci anni fa.
Nelle prime pagine del 2012 era presente spesso la paura: apprensione per l'età sconosciuta che stavo per affrontare, timore per il manifestarsi di perdite nelle capacità fondamentali, addirittura panico nello scoprire che il cervello dava segni di rapido declino.
Oggi non è più così.
Alla vecchiaia e alle sue limitazioni mi sono abituato, anche perchè hanno molto rallentato la loro velocità. Il declino continua ad esserci, ma è lento. Non mi spaventa più.
Altro cambiamento riguarda la prudenza. Nei primi anni ho cominciato ad accorgermi che alcune azioni, comuni nell'età di mezzo, erano diventare rischiose nella vecchiaia e ho cominciato ad adeguarmi: sono più attento quando circolo in bicicletta, di notte uso una pila per andare in bagno, evito certi sforzi che non posso più permettermi (come ad esempio correre a piedi).
Ho aumentato anche la pazienza, sia verso gli altri, sia nei miei confronti, relativamente a ciò che non riesco più a fare, o faccio più lentamente.
La perdita di ruolo sociale, che tanto mi aveva colpito all'inizio, ormai non mi rattrista più: sono entrato nella fase nella quale tutto ciò che si è appreso nella vita svanisce e uno è per quel che è e non per quel che sa o per competenze e ruoli che aveva in passato. Avere spostato il mio impegno dal lavoro ai nipoti, mi ha aiutato.
Dopo dieci anni sono anche molto meno frequenti quei momenti magici nei quali sembra che la vecchiaia sia come sospesa. Sono aumentati invece i tempi in cui soffro di qualche (modesto) malanno.
Mi sono accorto, per ultimo, che alcuni rimedi scoperti durante il decennio passato, poi non li ho praticati: me ne sono quasi scordato (come la curcuma e il gingko biloba).
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
11 novembre 2021
Dieci anni dopo (21-128)
Dieci anni dopo. (21-128)
Ho riletto i primi due anni di diario, quelli di quando ero appena entrato nella vecchiaia.
Questo diario era nato proprio per verificare come cambiassero sensazioni, stato fisico, opinioni della vita col passare del tempo. Dopo dieci anni sono cambiate molte cose.
Comincio a scriverne qui alcune, come mi vengono in mente, dal confronto fra l'oggi e i primi anni.
Alla perdita di capacità fisiche si è aggiunta quella delle capacità psicologiche. Fatico di più oggi ad affrontare conflitti e stati prolungati di tensioni nervose e di impegno; soprattutto sono venute a diminuire le motivazioni per fare, per impegnarmi.
La sintesi più perfetta di questo stato è l'abbandono delle camminate in montagna per sentieri e rifugi, con lo zaino in spalla, che ho deciso l'anno scorso, d'accordo col mio amico. Ha cominciato a diminuire la motivazione, poi ad aumentare la fatica, poi le difficoltà relative all'organizzazione e a qualche malessere del mio compagno d'avventura, fino al punto che abbiamo detto basta.
Altra decisione importante è stata quella di diminuire (quasi azzerare) il mio impegno lavorativo. Conservo soltanto un modesto incarico di poche decine di ore annuali: ma quest'anno complice la pandemia sono stato quasi sul punto di lasciare anche quello.
Andando più nel profondo, il cambiamento maggiore è stato quello sul senso di immortalità: sta venendo meno, mentre era preponderante dieci anni fa.
La fine della vita è anche maggiormente presente nelle pagine di diario rispetto a un decennio fa, soprattutto negli ultimi mesi.
Fra le opinioni cambiate c'è quella relativa alle malattie. All'inizio mi sembravano necessarie per finire l'esistenza. Oggi non lo penso più: si muore perchè si esaurisce il ciclo vitale, più che per l'incremento delle situazioni patologiche. Anzi ritengo che con un buon stile di vita si possa morire di vecchiaia invece che di malattia.
Rispetto a dieci anni fa è anche cambiata la situazione familiare: sono stato arricchito di ben quattro nipoti, che si portano via un bel pezzo di vita quotidiana, sia come tempo vero e proprio di accudimento, sia come impegno psicologico nel pensare a loro e ai loro problemi.
Dal punto di vista fisico l'ipertrofia prostatica benigna mi colpisce ancora e la situazione si è aggravata, ma non al punto tale di farmi decidere per un intervento chirurgico.
E come spirito?
Eh, mi sento più fragile.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
08 novembre 2021
Anziani più vicini alla mia età (21-127)
Anziani più vicini alla mia età. (21-127)
All'inizio della vecchiaia scrutavo gli anziani della terza fascia, per scoprire come sarebbe stata l'ultima fase della mia vita.
Più recentemente mi son messo a osservare con attenzione anziani più vicini a me (per età), perchè avevo scoperto che l'ultima parte della vecchiaia resta inconoscibile a chi non vi è vicino.
Oggi, entrato nella seconda fascia, guardo con attenzione chi mi precede di pochi anni (5-10), perchè li sento molto vicini.
Il mio consuocero ha compiuto 80 anni. Rimasto vedovo tre anni fa, non si è certo perso d'animo. Ha preso in mano le sorti della sua vita e anche in questi anni di pandemia si è dato da fare.
Ha ripreso le attività della sua associazione di anziani (come organizzatore), ha continuato a occuparsi della sua alimentazione con molta cura e impegno, con una impostazione nettamente salutistica; è ancora capace di correre sia pur per brevi tratti. Il suo fisico è asciutto e lo mantiene con ginnastica quotidiana e pesisitica leggera. Per di più, appassionato di computer e sue applicazioni ha acquisito una discreta capacità di filmare avvenimenti e trasformarli in video con tanto di sonoro, montaggio ed effetti speciali. Cioè a differenza di me che rifiuto tutto ciò che sa di informatica e affini, si è appropriato delle tecniche moderne, che neanche un giovane ...
Sono ammirato per le sue condizioni fisiche e mentali.
Vive da solo e sa badare e bastare a se stesso.
Peccato che abbia scarse relazioni con figli e nipoti.
Quando l'ho visto alla festa di complenno del nostro nipote maggiore, l'ho trovato un poco assente nei colloqui a tavola. Forse un poco sordo oppure soltanto più distratto dal contesto rumoroso in cui si trovava.
É come se a fronte di notevoli performance mentali e fisiche, sia regredito a livello relazionale, non solo perchè ci sente un pò di meno.
Si vede che non tutto si riesce a portare avanti con lo stesso grado di efficienza, quando si arriva alla sua età.
O forse la solitudine (subita e/o voluta) genera il distacco dalle relazioni.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
06 novembre 2021
Tanti conoscenti anziani se ne sono andati (21-126)
Tanti conoscenti anziani se ne sono andati. (21-126)
Ho saputo per caso che un mio conoscente, poco più vecchio di me (di cinque anni) è morto.
Non ora, bensì due anni fa.
Nei primi anni di questo diario ne avevo parlato per un incidente in montagna per il quale si era quasi rotto l'osso del collo. Allora la moglie mi aveva detto: se l'è cavata, ma è come se fosse invecchiato di dieci anni.
Non l'avevo più rivisto, dopo l'incidente, nè l'avevo seguito nelle sue attività di sociologo, che si occupava di terza età.
Lo ricordo qui perchè quando è morto io non l'ho saputo, pur essendo lui un personaggio noto, almeno in ambito universitario.
Sono arrivato a un'età nella quale colleghi anziani muoiono sempre di più. Soprattutto senza che io ne sia informato.
Viviamo in una società nella quale i mezzi d'informazione sono alla portata di tutti, le notizie circolano vorticosamente. Eppure anche la cosa più semplice e più normale come la morte di persone vicine può sfuggire.
Due pensieri mi sono venuti: il primo che la nostra società è così piena di relazioni (fittizie), siamo così tanti che non possiamo seguire le vicende di così tanta gente.
Il secondo: la morte è una faccenda personale, arriva nella vecchiaia avanzata, quando ormai le relazioni si sono allentate.
La nostra morte da anziani riguarda ben poche persone.
Molti di quelli che ci hanno conosciuto, neppure lo verranno a sapere.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
04 novembre 2021
A forza di parlarne ... (21-125)
A forza di parlarne ... (21-145)
Un diario di dieci anni e quasi 2000 pagine.
Sulla vecchiaia sì, ma anche sulla morte.
Su quest'ultima, mi sembra di star scrivendo di più. In questi ultimi anni il pensiero della morte è più presente in quanto scrivo.
Sembrerebbe naturale pensarci di più, mentre avanza il tempo. Ma scrivo di sensazioni e registro proprio questo: mi sembra che da qualche tempo il mio senso di immortalità stia mutando, non è più granitico come a 65 anni.
Il fatto è questo: sento più vicina la fine della vita. Sento che è qualcosa che comincia a riguardarmi.
Pensandoci di più, scrivendone di più sembra quasi che, alla fine, la morte non giunga inaspettata.
Anzi che possa essere attesa.
Del resto oggi ho 75 anni e non più 65 come all'inizio del diario.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
31 ottobre 2021
Resta poco tempo (21-124)
Resta poco tempo. (21-124)
A voler contare gli anni a partire da quelli che mi restano per raggiungere l'età media della mia regione, sono arrivato a –7. E' un dato che potrebbe apparire preoccupante, ma non intendo trattarlo qui.
I pochi anni che restano hanno invece significato per un altro aspetto: ciò che si può fare in questi pochi anni. Non certamente imprese straordinarie. Forse soltanto qualcosa di relativo alla nostra struttura psichica.
Quante volte alla fine di un anno ci siamo fatti il proposito di cambiare questo o quello?
A parte la riuscita dei propositi (e l'illusione di poter cambiare qualcosa semplicemente prendendo un impegno che poi non abbiamo perseguito), nelle nostre decisioni il fattore tempo (futuro) aveva un ruolo determinante. Se non si riusciva a cambiar qualcosa un anno si poteva rimandare all'anno successivo, complice il nostro senso di immortalità.
Se adesso sono arrivato ad avere poco più di un lustro da vivere, dovrei sbrigarmi a fare cambiamenti. Perchè il tempo sta per scadere.
E invece no: sto rinunciando proprio perchè non ho più tempo per farlo.
Contraddizioni.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
30 ottobre 2021
Miscugli di sensazioni (21-123)
Miscugli di sensazioni. (21-123)
Materiali grezzi. Brandelli di pensieri, che attendono conferme.
Ho scritto (21-100) che si muore da soli. Che, in definitiva, a parte alcuni rari personaggi, dopo la nostra morte in pochi si ricordano di noi. Di molti noti personaggi, giunti in tarda età, e scomparsi dalla scena pubblica, ci si chiede talvolta se siano ancora vivi o siano morti (e quando!).
Al funerale d'una mia collega di lavoro erano in molti a volerla ricordare. Ma passati questi due - tre mesi dalla sua scomparsa, in quanti si ricordano di lei, nel senso che quotidianamente ne sentono la nostalgia, ne rimpiangono la presenza?
Sì, certo, il marito e il figlio e i nipoti.
Ma quanti altri ancora?
Sembra dunque che, se è vero che si muore da soli (e che la morte sia un atto estremamente individuale) non è che lo stesso valga per la vita?
Parlo di vita giornaliera, non di grandi gesta.
Come la morte è un atto assolutamente personale, anche la vita minuta di tutti i giorni lo è.
Siamo soli a vivere il quotidiano.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
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