31 ottobre 2021
Resta poco tempo (21-124)
Resta poco tempo. (21-124)
A voler contare gli anni a partire da quelli che mi restano per raggiungere l'età media della mia regione, sono arrivato a –7. E' un dato che potrebbe apparire preoccupante, ma non intendo trattarlo qui.
I pochi anni che restano hanno invece significato per un altro aspetto: ciò che si può fare in questi pochi anni. Non certamente imprese straordinarie. Forse soltanto qualcosa di relativo alla nostra struttura psichica.
Quante volte alla fine di un anno ci siamo fatti il proposito di cambiare questo o quello?
A parte la riuscita dei propositi (e l'illusione di poter cambiare qualcosa semplicemente prendendo un impegno che poi non abbiamo perseguito), nelle nostre decisioni il fattore tempo (futuro) aveva un ruolo determinante. Se non si riusciva a cambiar qualcosa un anno si poteva rimandare all'anno successivo, complice il nostro senso di immortalità.
Se adesso sono arrivato ad avere poco più di un lustro da vivere, dovrei sbrigarmi a fare cambiamenti. Perchè il tempo sta per scadere.
E invece no: sto rinunciando proprio perchè non ho più tempo per farlo.
Contraddizioni.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
30 ottobre 2021
Miscugli di sensazioni (21-123)
Miscugli di sensazioni. (21-123)
Materiali grezzi. Brandelli di pensieri, che attendono conferme.
Ho scritto (21-100) che si muore da soli. Che, in definitiva, a parte alcuni rari personaggi, dopo la nostra morte in pochi si ricordano di noi. Di molti noti personaggi, giunti in tarda età, e scomparsi dalla scena pubblica, ci si chiede talvolta se siano ancora vivi o siano morti (e quando!).
Al funerale d'una mia collega di lavoro erano in molti a volerla ricordare. Ma passati questi due - tre mesi dalla sua scomparsa, in quanti si ricordano di lei, nel senso che quotidianamente ne sentono la nostalgia, ne rimpiangono la presenza?
Sì, certo, il marito e il figlio e i nipoti.
Ma quanti altri ancora?
Sembra dunque che, se è vero che si muore da soli (e che la morte sia un atto estremamente individuale) non è che lo stesso valga per la vita?
Parlo di vita giornaliera, non di grandi gesta.
Come la morte è un atto assolutamente personale, anche la vita minuta di tutti i giorni lo è.
Siamo soli a vivere il quotidiano.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
23 ottobre 2021
Ma come fanno? (21-122)
Ma come fanno? (21-122)
1. Come fanno i giovani (e anche i meno giovani) ad apprezzare il cibo che viene sfornato dall'industria moderna? Mi riferisco a quelle che sono chiamate "merendine dolci industriali", ma anche ai pasti (si tratta di panini, in verità) che sono venduti dalle grandi catene di fast food nostrane e statunitensi.
Facile risposta: attraverso il prezzo basso e con l'aggiunta di insaporenti (grassi, sale e zucchero). Cioè puntando su sapori forti, che piacciano nell'immediato (non importa che poi il retrogusto sia cattivo, importa la prima impressione).
La cosa peggiore è che a questi gusti sono già abituati i genitori dei bambini attuali, e dunque che ai bambini siano somministrati fin da piccoli. Il risultato sarà che le intere nuove generazioni saranno condizionate da questo cibo e non conosceranno altro cibo da questo. Così il cerchio si chiude: convinta una generazione, le successive sono già condizionate.
2. Come hanno fatto (ieri) i politici europei a non trovare un accordo, se non blandissimo, sulla transizione ecologica, sull'abbandono del carbone entro pochi anni, se non rispolverando il ritorno del nucleare, definendolo fonte rinnovabile al pari del solare? Ma non hanno sotto gli occhi il riscaldamento globale, le sue conseguenze su miliardi di persone, il fatto che l'uranio è tutt'altro che rinnovabile (e le sue scorie non sappiamo dove metterle)? Non sanno che non si può più tergiversare, come dicono Greta e compagni?
È che in questi frangenti (covid, situazione climatica, deterioramento del pianeta) occorrerebbero menti superiori e non mezze calzette, uomini coraggiosi e colti, e non individui pavidi o peggio infarciti di ideologie fallimentari (come il liberismo). Occorrerebbero filosofi e umanisti e non economisti (Draghi) e manager industriali (Cingolani: alla fine si è visto di che pasta sia fatto), già di per sè preda di riduzionismo e di attaccamento allo status quo.
Sono ancora preso da impotenza e sconforto.
Come un vecchio qualunque di fronte al mondo che avanza e che sta andando di male in peggio.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
20 ottobre 2021
Cambiamenti climatici (21-121)
Cambiamenti climatici. (21-121)
Vi è stato un tempo in cui qualche scienziato aveva lanciato l'allarme sui cambiamenti climatici derivanti dalle attività umane. Anni '70 e '80 del XX secolo. L'allarme è cresciuto fino a diventare costante, ma ancora minoritario, negli anni 2000 e, soprattutto dopo il 2010, i dati raccolti hanno continuato a mostrare che si stava andando verso una situazione insostenibile. All'inizio soltanto il partito dei Verdi (in Italia) aveva cominciato a inserire il clima nella propria piattaforma politica, indicando chiaramente che era il modello di sviluppo che andava cambiato: si cominciò a parlare di decrescita economica e non di crescita, posizione considerata naif o folcloristica dalle altre forze politiche.
Siamo nel 2021 e il clima ha raggiunto la vetta dei problemi politici (non in Italia però), anche per merito di movimenti giovanili che continuano a mobilitarsi sul problema (Greta e altri).
Ebbene io c'ero quando il mondo scientifico rideva a proposito dell'allarme sul clima suscitato da qualcuno. Io c'ero quando più della metà degli scienziati cominciò a parlarne con preoccupazione, così come c'ero quando nacque il movimento dei giovani sul clima. C'ero e posso far paragoni.
Ci vuole molto tempo, perchè idee razionali conquistino la maggioranza delle persone, anche su problemi gravi.
Oggi, persino il nuovo premio nobel italiano per la fisica, Giorgio Parisi, afferma che tutte le misure tendenti all'aumento del Pil italiano sono in aperto contrasto con le misure per diminuire l'impatto della società sul clima.
Analogamente spero che prima o poi si riesca a far chiarezza sui danni prodotti dalle vaccinazioni di massa (soprattutto pediatriche, ma anche sul covid-19) ed emergano dati che facciano riflettere sul punto centrale: alcuni, dalle vaccinazioni, hanno avuto danni gravi e anche se sono pochi, sono la bella cifra di 21.000 in tutta Europa (dati Ema, riportati da eudravigilance), per contare solo le morti prossimali al vaccino.
Vantaggi del vivere a lungo, di essere vecchi: anche in un passato considerato remoto, noi c'eravamo.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
19 ottobre 2021
Ho sognato (21-120)
Ho sognato. (21-120)
Complice il buon esito della raccolta di firme del referendum sull'eutanasia, ho sognato di aver scelto di por fine alla mia vita attraverso l'eutanasia assistita.
Nel sogno avevo fatto una scelta razionale. Ero vecchio e volevo decidere autonomamente quando por fine alla mia vita, senza aspettare la cosiddetta morte naturale. Ricordo di aver fatto una scelta consapevole, in piena lucidità, senza tutte quelle condizioni di malattia grave, di dolori insopportabili, di disinteresse per la vita che saranno i casi contemplati nella nuova legge sul fine vita.
Ebbene al momento della decisione (si trattava di bere una pozione) nel sogno non me la sono sentita. Mi pareva che fosse troppo presto, che avessi ancora qualcosa da fare.
Ero ancora nel pieno di energie fisiche e mentali. Nella scelta aveva prevalso il potere di decidere per sè, piuttosto che le reali condizioni di necessità.
Una scelta di autonomia.
Ma non è bastato.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
14 ottobre 2021
La vecchiaia non è come sembra (21-119)
La vecchiaia non è come sembra. (21-119)
Le altre età hanno un'idea errata della vecchiaia. Bisogna anche dire che non se ne preoccupano molto di come sarà l'ultima fase della vita, paghe come sono del senso di immortalità che le domina.
Del resto occorre notare che immagini di anziani decrepiti, tenuti in vita con mille espedienti, sono dominanti nella rappresentazione dei mezzi di comunicazione. In alternativa altra immagine dominante è quella di anziani che anziani non sono, perchè vengono rappresentati nel pieno delle loro facoltà. Mai che si centri la realtà vera: perdita di facoltà fisiche e psichiche, ma vantaggi discreti in altri settori.
La vecchiaia in effetti è un'età complessa. Non è il sito di rottamazione di un individuo.
È invece il luogo del compimento. Della comprensione di tutta una vita.
Bisognerebbe aggiungere: "nel migliore dei casi".
Sì, perchè si tratta di una potenzialità, piuttosto che della normalità.
A guardarli in faccia, i vecchi, non sembrano illuminati dalla comprensione.
È allora patrimonio di pochi individui che fanno eccezione?
Oppure si tratta di una condizione comune che però viene celata agli altri?
Non lo so.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
13 ottobre 2021
Retrospettive* (21-118)
Retrospettive.* (21-118)
Ho un'età in cui posso guardare alla vecchiaia voltandomi indietro. La prima parte della vecchiaia fa già parte del mio passato.
Sono gli anni in cui ho smesso di lavorare, ho cominciato ad accudire i miei nipoti, ho smesso splendide attività che mi avevano tanto gratificato, ho abbandonato passioni e piaceri di un'intera esistenza.
Ma è anche un'età in cui (per merito del diario) ho cominciato a riflettere di più sulla vita, sull'ultima età, sulla morte, raggiungendo conquiste significative.
Ho cominciato a capire di più.
Ed è impagabile, raggiungere nuove e più complete comprensioni.
Come ha detto qualcuno, è eccitante pensare a cosa accadrà di nuovo negli anni a venire, negli ultimi anni di vita.
Cambiamento completo di prospettiva.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
12 ottobre 2021
Le attività dei vecchi (21-117)
L'attività dei vecchi. (21-117)
Entrato nella vecchiaia, per alcuni anni ho continuato a lavorare. Sempre di meno, per la verità. Fino a quando non ho smesso del tutto, verso i settantadue, settantatre. Ora ho 75 anni: qual è la mia attività?
Di qualcosa che assomigli al mio lavoro precedente non ho più nulla. Mi è rimasta la voglia di scrivere e infatti scrivo ancora, ma non si può paragonare a un lavoro la tenuta di un diario, anche se ne sto facendo una sintesi, in vista di una pubblicazione.
E allora, che resta?
Ci ho riflettuto a lungo e ho scoperto che un "lavoro" ce l'ho, anche se molto lontano dalle mie competenze di un tempo: ho quattro nipoti con cui passare del tempo, un cane da accudire. Il mio lavoro si è dunque trasformato. Non più basato sul mio sapere di gioventù, bensì su rapporti umani. Non è un lavoro, ma è comunque un'attività che necessita di conoscenze, che mi son fatte sul campo. Non è niente di difficile, ma occorre attenzione, spirito critico, controllo della propria emotività. Trattandosi poi di bambini e animali, ci sono di mezzo sentimenti. E affetti che si consolidano.
Pensando ai rapporti coi "miei" di nonni, devo dire che io sono un nonno diverso, con un rapporto più intenso coi nipoti. Con una continuità più che settimanale di frequentazioni.
Insomma sono ancora in piena attività, anche se non lavoro più.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
09 ottobre 2021
Retrospettiva sulla vecchiaia (21-116)
Retrospettiva sulla vecchiaia. (21-116)
Ho cominciato a selezionare le pagine di questo diario sulla vecchiaia. Testimoniano i miei pensieri nei primi dieci anni di ultima età. Si tratta di una autentica retrospettiva su un argomento poco presente nei dibattiti. Certo, limitato a un sol protagonista, cioè io.
Ciononostante si tratta di una cosa originale, di un contributo alla conoscenza di quest'età, poco conosciuta dagli altri.
Ciò che mi ha colpito, nella rilettura, è stato l'iniziale timore dell'età nuova che avevo cominciato, la tendenza a drammatizzare anche episodi marginali. Anche quella di enfatizzare fatti secondari, ma simbolici (la prima vota che mi hanno offerto il posto in tram). Mi pare che durante gli anni i timori si siano stemperati. Ciò che spaventava è diventato consuetudine, ha perso la sua carica terrifica.
È subentrata l'abitudine nel vivere le perdite dell'ultima età della vita.
Sono ancora all'inizio della lettura delle (quasi) duemila pagine, ma già mi sembra che le mie riflessioni potrebbero essere utili a chi entrerà nella vecchiaia nei prossimi anni o a chi vi è entrato da poco.
Una testimonianza. Di chi l'ha appena fatto.
Tranquillizzante.
Uno sguardo all'indietro, una retrospettiva, appunto, almeno della prima parte di vecchiaia.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
08 ottobre 2021
Referendum per abolire la caccia (21-115)
Il referendum per abolire la caccia. (21-115)
Sta per concludersi la raccolta di firme per indire un referendum sulla caccia: per abolirla.
Dico subito che sono completamente d'accordo, perchè la caccia di fatto impoverisce la biodiversità italiana. Per di più i cacciatori si appropriano di un bene comune, come gli animali selvatici, che sono di tutti (o meglio di nessuno!) e non soltanto di chi spara. È vero che in Italia i cacciatori sono in calo, ma comunque sono circa mezzo milione, un bella cifra.
Invito tutti ad andare a firmare, perchè non è detto che si raggiungano le 500.000 firme entro il 20 ottobre. Lo si può fare in Comune o negli uffici comunali dei quartieri.
Non mi dilungherò sui motivi per i quali sono contro la caccia, ma riporto sotto un racconto autobiografico di un cacciatore, che è chiarissimo a tal proposito.
Dal racconto "Gli occhi di Luigino" di Mario Frezza (primario ospedaliero).
Non lo convincevano proprio. Verdi, ecologisti, pacifisti, anticaccia. Una congerie di smidollati che volevano proibirgli il suo più bel divertimento: andare a caccia!
Svegliarsi all'alba, stivaloni, doppietta a tracolla e via per i campi ancora avvolti dalle brume, col setter davanti, tartufo al vento, a tagliar gli arati. Cosa di più bello, salutare. Ed anche ecologico, se vogliamo! Lontani dai rumori e dallo smog, boccate di ossigeno a pieni polmoni.
Ma poi, anche sua moglie era soddisfatta ed al mattino si svegliava con lui a preparagli il caffè e un buon thermos caldo. E al rientro non stava nella pelle davanti a un bel carniere. E preparava dei piatti da leccarsi le dita, da andare orgogliosi con gli amici. Tua moglie, dicevano, per le pappardelle col capriolo, è una vera maga. Ma anche quel risottino col fagiano non è da buttare, diceva un altro!
Così gli sembrava che lui e la brigata avessero ragioni da vendere per continuare imperterriti a rinnovare la licenza anno dopo anno. La sua mente non partoriva dubbi in proposito, mai neppure un attimo di debolezza o di spazio al pentimento. Ne era sicuro. Ed invece un giorno ...
Quel mattino l'acqua colava fin dai chiavistelli e non si vedeva a un palmo. Restar sotto le coltri in quel lettone era una tentazione. Ma erano venuti lassù la sera prima, proprio per quella caccia. L'acqua della catinella era ghiacciata, ma due schizzi sulla faccia lo svegliarono del tutto.
A colazione l'allegria della brigata era già allo zenit. Un caffè bollente e due fette di kugelhupf, appena sfornato, contribuirono a riconciliarlo con la vita. Uscirono che stava rischiarando. Quando furono nella valle, liberarono i segugi che uggiolavano per il freddo e per l'orgasmo.
Il bosco grondava umidore da ogni ramo e grossi goccioloni cadevano dall'alto. I cani dopo qualche giro a vuoto, naso a filo di vento, cercavano la traccia. E poco dopo iniziò la canizza. Doveva essere il Veltro ad avere il buono, lo si sentiva latrare alto e isterico. Ce l'ho, voleva dire. E l'uomo dopo tante cacce assieme, lo capiva. Ma l'usta non era stabile, perchè a volte la voce cessava. Iniziarono a salire per raggiungere le poste. Così il maschio non aveva scampo: in valle il Veltro e gli altri, sopra, in punti obbligati, cinque calibro 270 a tiro rapido.
Non c'era un sentiero tracciato, il terreno in ascesa era rotto da mughi, cespuglioni e rocce che obbligavano gli uomini a un incedere lento e faticoso. E la pioggia pareggiava ogni rumore.
I segugi in basso lavoravano accaniti, il maschio era fresco e li faceva impazzire. Dopo oltre un'ora raggiunsero gli spiazzi e un goccio di grappa li rincuorò. Fischiarono l'un l'altro per segnalare le posizioni, erano distanti e la nebbia impediva qualsiasi contatto.
L'uomo udì la canizza, sembrava impercettibilmente avvicinarsi. Sì, i segugi vociavano risalendo. Forse sì, non ne era certo. D'improvviso udì uno spezzar di rami vicino. Sì, era sicuro questa volta. Poi il silenzio. L'uomo non mosse un muscolo, solo l'indice sfiorò il grilletto, freddo.
Dopo un pò udì distintamente un ansimare aspro, quasi una dispnea: era certamente il maschio braccato. Quel respiro aveva qualcosa di umano, pareva lui che, rotto l'ascensore, si fosse fatto a piedi i cinque piani del caseggiato. Ma che idea! Uno squarcio dell'immaginazione, e suo malgrado pensò: Povera bestia! Ma l'anima: Che pensi, cretino, è uno splendido esemplare e se stai buono, sarà tuo. Ti appartiene già! E cominciò a cercare con lo Zeiss da 6x nell'ombra della macchia, verso il basso. Nulla. Con le folate di nebbia salivano anche le voci dei cani, del suo Veltro che sembrava dirgli: Attento padrone o non te lo perdonerò mai! D'un tratto come per un'improvvisa schiarita, in un largo tra gli arbusti contro il cielo plumbeo gli capita l'immagine sontuosa del capriolo. Un palco di corna eccezionali. Il torace robusto, sollevato come un mantice da un respiro squassante. Traguardò la testa nella lente e nel centro cerchiato comparve un occhio umido, disperato. L'uomo non voleva ma il pensiero corse ribelle. E rivide gli occhi di Luigino, terza elementare scuola "Filippo Corridoni", quando si era perso al luna park. Sentì un nodo alla gola. Il capriolo era ancora lì e sembrava attendere, con il colpo che non giungeva, una sorta di giustizia liberatoria somministrata da quell'uomo che ne avrebbe provato godimento. In un attimo rivisse tutta la sua vita venatoria, ebbe un moto di rifiuto, e se ne vergognò.
Lasciò la posta e senza fare orecchio ai compagni che con fischi ripetuti cercavano di lui, ritornò alla pensione. Vergò due righe su un biglietto e a mezzogiorno era già alla barriera in autostrada.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
05 ottobre 2021
Allarme! L'Italia sta andando verso uno stato fascista morbido? (21-114)
Allarme! L'Italia sta andando verso uno stato fascista morbido? (21-114)
La faccenda della pandemia e delle vaccinazioni anticovid, in Italia, sta assumendo una deriva autoritaria, sulla quale qualcuno ha lanciato segnali d'allarme.
Sono nato nell'immediato dopoguerra, non ho conosciuto il fascismo, ma fin dagli anni '50 qualche mente illuminata ha informato noi giovani su che cosa fosse stata la dittatura: Calamandrei, Parri, Pertini eccetera. Dunque i confronti sono in grado di farli, con la situazione attuale.
Prima di tutto il prolungamento dello Stato di Emergenza per quasi due anni: il massimo ammesso dal nostro ordinamento.
In secondo luogo l'imposizione (di fatto) del tipo di cura da parte dello stato (vaccino), che ha annullato la libera scelta da parte dei cittadini (stato etico, si chiamerebbe lo stato che vuol entrare a dettar legge nella vita personale dei cittadini, tipico dei regimi totalitari).
E ancora: il minaccioso intervento di istituzioni varie contro le opinioni contrarie.
Opinioni, lo ribadisco e non azioni (vedi l'infermiera veneta che si era soltanto espressa contro il vaccino o le dichiarazioni di una commissaria di Ps romana o ancora le minacce di radiazione degli Ordini professionali verso quei sanitari che non sono d'accordo).
Ma ancor più grave è l'allineamento senza eccezioni di tutta la stampa e televisione verso il pensiero unico delle vaccinazioni di massa, considerate l'unica salvezza, che bolla qualunque opinione contraria come frutto di "terrapiattismo". (Ma ci pensate che la soluzione proposta prevede la vaccinazione ogni anno di sette miliardi e mezzo di individui?)
Se a ciò si aggiunge il fatto che a guidare il governo sia un economista (dunque già di per sè esponente del pensiero unico economico liberista), il quadro è completo.
La deriva autoritaria si può leggere anche osservando la timidezza delle opinioni contrarie (vedi Tomaso Montanari, il Manifesto eccetera) evidentemente intimidite dall'aria che tira, o anche notando il senso di impotenza di pensatori forti come Massimo Cacciari a fronte del massiccio fuoco di sbarramento di idee contarie attuato dagli opinionisti (scientifici e politici).
Ancora una volta è proprio la lunghezza della vita vissuta che permette di gettare lo sguardo sopra il livello dell'acqua e non starne completamente immersi (e dunque senza una visione generale).
È compito degli anziani segnalare ciò ai più giovani.
Se no, che ci stiamo a fare noi vecchi in questa società?
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
03 ottobre 2021
Eutanasia legale (21-113)
Eutanasia legale. (21-113)
La raccolta di firme per un referendum sulla legalizzazione dell'eutanasia, in Italia, ha raggiunto le 900.000 firme, quasi il doppio di quelle richieste. Segno che il tema è sensibile, la gente sente il problema. Risultato importante, soprattutto in questo paese, nel quale la presenza massiccia della chiesa cattolica ha a lungo ostacolato decisioni in ambito civile. L'Italia tenta di accodarsi dunque agli altri 10-15 paesi europei, nei quali varie forme di morte assistita sono contemplate.
Naturalmente il referendum si limita ad abrogare una parte dell'articolo 579 del codice penale, eliminando l'equiparazione con l'omicidio, che ricade su coloro che assistono e preparano l'eutanasia. Perchè di ciò si tratta: aiutare a morire chi ha deciso di finire la vita, che spesso è molto malato o molto anziano, o incapace di prepararsi da sè il farmaco fine vita.
Questo è ciò di cui una società civile ha bisogno (si veda il film Amour): un aiuto a por fine alla propria vita, cosa difficile dopo millenni di tabù sul suicidio.
Perchè la morte non dovrebbe essere una scelta cosciente, invece di essere lasciata all'irrazionalità di malattie, spesso altamente degradanti per la persona?
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
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