30 aprile 2021

Complessità, complicazioni, tortuosità (21-050)

Complessità, complicazioni, tortuosità. (21-050) Più passa il tempo, più odio le complicazioni. Di qualsiasi genere. Il mio odio si è rivolto, fino ad ora, soprattutto alle tortuosità che derivano dall'uso della informatizzazione della vita pubblica e privata, che, ci raccontano, semplifica la vita, quando tutti sappiamo che invece la complica. Ne ho gia scritto a lungo. Ultimo caso quello per ottenere la SPID: ho tentato, non ci sono riuscito e ho rinunciato. Ma vi sono complicazioni inutili che ti richiedono a ogni piè sospinto, in internet: le registrazioni, le iscrizioni, gli accessi ai siti con parola d'ordine, eccetera: quando mi capita rinuncio subito e cambio pagina. Tutto questo non lo sopporto più (e la società si sta dirigendo a rotta di collo in quest'unica direzione). Negli ultimi mesi però mi sono accorto di cominciare a odiare ogni altro tipo di complessità, da quella dei rapporti familiari a tutte le complicazioni che capitano nella vita. Sono giunto alla conclusione che il mio odio nasca dall'incapacità di gestire le situazioni problematiche. E quelle contraddittorie. In ciò leggo una diminuzione delle mie capacità mentali, più che un'insofferenza per un campo che non mi attira (quello dell'uso delle invenzioni elettroniche e informatiche). Ma l'incapacità crescente non riguarda solo la mente, bensì anche la psiche, come ho già scritto ultimamente. Non posso non collegare tutto ciò alla vecchiaia. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

29 aprile 2021

Bottiglie di acqua minerale (21-049)

Bottiglie di acqua minerale. (21-049) (29/04/21) Da molto tempo bevo solo acqua minerale. Non riesco più a bere acqua di rubinetto: mi dà il voltastomaco, non so se per il cloro o qualche altro inquinante presente. In aggiunta, da alcuni anni ho scelto di bere acqua in bottiglie di vetro, evitando quelle in plastica: la differenza nel gusto si sente e si diminuisce il carico di plastica del pianeta. Le cassette di acqua minerale contengono 12 bottiglie, il cui peso si aggira su oltre 16 kg. E poichè di solito si collocano in garage, vi è il problema di trasportarle nell'appartamento: faticoso da giovani, impossibile da vecchi. Fortuna vuole che siano stati inventati portabottiglie da sei posti, che riducono il peso a poco più di 8 kg. Fino ad alcuni mesi fa, dunque, trasportavo l'acqua al mio appartamento con singoli fardelli da 6 bottiglie. Un giorno, non ricordo perchè, ho caricato un fardello con solo 4 bottiglie: beh, la differenza si sente, eccome, la fatica è minore. Da allora trasporto sempre soltanto 4 bottiglie. Furbizie della vecchiaia! Escamotage quando diminuiscono le forze. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

26 aprile 2021

Fasi finali (21-048)

Fasi finali. (21-048) Ho scritto nella pagina 21-045 che non ho riconosciuto mia zia, defunta recentemente a 97 anni, quando l'ho vista per l'ultima volta prima che chiudessero il feretro, tanto i suoi connotati si erano deformati. Forse suo figlio ha fatto bene a non volerla vedere da defunta, nella cassa. L'aveva vista per l'ultima volta una settimana prima della morte e aveva commentato: "E' già morta, anche se respira ancora." L'ultima fase della vita, gli ultimi giorni o settimane, continua a essere un mistero e un turbamento. C'è il distacco dagli affetti del morente. E c'è la trasformazione fisica del vivo in morto. Quelli che sopravvivono sono atterriti da questi momenti, non li comprendono, spesso li delegano a personale specializzato, in casa di riposo, per esempio. La fine risente della profonda, radicale e insanabile diversità fra vivi e morti. E la fase prossima alla morte risente della morte stessa. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

24 aprile 2021

Farmaci antidepressivi (21-047)

Farmaci antidepressivi. (21-047) Sono contrario all'assunzione di farmaci, se non in caso di assoluta necessità. Il motivo di tale posizione sta nel convincimento che i farmaci sono prescritti e assunti con troppa leggerezza, non ci si cura dei loro effetti, spesso sono sostituibili con prodotti erboristici o omeopatici o addirittura con un corretto stile di vita (cibo, alcol, fumo). Ultimamente in famiglia mi hanno segnalato che ho alcuni sintomi di depressione (vedi 21-041). Io non me ne rendo conto, ma tale atteggiamento (negazionista) è tipico della depressione. Che fare? La depressione non riguarda soltanto la mia vita, bensì quella di chi mi sta vicino. Probabilmente con la depressione potrei conviverci, se vivessi da solo. Ma vivo in coppia. E dunque i suoi effetti riguardano anche altri. Mi sono allora deciso di assumere un farmaco antidepressivo, la vortioxetina, anche perchè mi è stato detto che ha effetti positivi dal punto di vista cognitivo. E la perdita cognitiva è ciò che mi sembra di registrare negli ultimi tempi (e mi spaventa molto). Nonostante la mia avversione alle medicine e la mia prevenzione, confesso che non ho percepito alcun effetto collaterale. Non solo. Dopo una settimana di assunzione ho avuto un litigio con la mia compagna (vedi 21-046), che si è risolto rapidamente perchè ho compreso di aver sbagliato e ho chiesto scusa, cosa rara per me. Insomma gli inizi sono incoraggianti. Che cosa farò in futuro? Continuerò ad assumerlo per mesi o anni? Diventerò come quei vecchi che vivono aggrappati a una, due o più medicine quotidiane? Non lo so. Per il momento mi accontento di verificare che chi mi sta attorno è più soddisfatto di me, che non sto veleggiando verso il caratteraccio tipico di alcuni vecchi. Bisogna puntellare in qualche modo la vecchiaia? (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

23 aprile 2021

Un litigio (21-046)

Un litigio. (21-046) Ieri sera, nell'andare a letto, ho ricordato alla mia compagna che l'indomani avevamo un impegno per il cambio di fornitore di luce e gas. È trasecolata: "Ma come!? Avevamo un altro accordo. Io domani ho un altro impegno. Te l'avevo già ricordato più volte!" Di fronte a tale reazione, mi sono innervosito, le ho risposto che già un'altra volta avevamo spostato l'appuntamento. Le ho anche detto altre cose, tirando in ballo vecchie questioni. Alla fine le ho dichiarato che non me ne sarei più occupato: quando lei avesse avuto tempo e voglia di fare il cambiamento me lo avrebbe detto. Per parte mia me ne disinteressavo completamente. Mi sono addormentato con l'animo bellicoso, certo delle mie ragioni. Al risveglio mattutino mi è subito tornata in mente la questione. Ma l'ho vista sotto una luce completamente diversa, perchè ho ricordato i termini del problema. Ciò che diceva lei era vero. Avevamo concertato un altro piano. Me n'ero completamente dimenticato. La mia rabbia era ingiustificata. Le ho chiesto scusa. L'indebolimento della memoria ha anche tali conseguenze, interviene nei rapporti, soprattutto in quelli familiari. Il mio vicino novantenne, defunto alcuni mesi fa, in tarda età aveva peggiorato il suo carattere, e sua moglie lamentava di non riconoscerlo più. Anche mia moglie ieri sera a un certo punto del litigio ha parlato del mio caratteraccio (nuovo). Il peggioramento delle capacità intellettive della vecchiaia (o almeno della mia) può effettivamente peggiorare il nostro comportamento. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

22 aprile 2021

L'ultima perdita (21-045)

L'ultima perdita. (21-045) Ho partecipato alle esequie della mia vecchia zia morta a 97 anni (vedi 21-044). Eravamo solo in quattro e si è trattato soltanto del trasporto della salma dal luogo della morte al cimitero. Nessuna cerimonia, nè commemorazione: così ha voluto suo figlio, mio cugino. Arrivati all'obitorio per la chiusura del feretro, sono entrato soltanto io a vedere la salma. Mio cugino, sua moglie e la figlia hanno preferito restare fuori e non vederla. Preferivano ricordarla da viva, piuttosto che ricordarla come cadavere. Ebbene, non l'ho riconosciuta! La morte aveva trasformato la sua fisionomia, anche perchè le avevano applicato una fascia sulla testa, probabilmente per tenere chiusa la bocca. Sembrava letteralmente un'altro volto, non c'era nulla di ciò che conoscevo, tanto da pensare a uno scambio di cadavere! Non sempre, ma in qualche caso la morte fa perdere i connotati che si hanno avuti in vita. Un'ultima perdita, fra le tante che distinguono la vecchiaia. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

18 aprile 2021

97 anni e mezzzo (21-044)

97anni e mezzo. (21-044) E' morta a più di novantasette anni la mia unica zia vivente. Nonostante tanta vita passata insieme, noi parenti non abbiamo vissuto un dolore profondo, bensì una rassegnazione affettuosa. Morendo a così tarda età, non si lascia dietro di sè una sofferenza lancinante, neppure nei parenti più cari. Il motivo di tale apparente insensibilità di chi resta risiede nell'affievolirsi della comunicazione fra il grande anziano e i parenti, nel lento distacco dalla vita e dagli affetti del vegliardo, che avviene negli ultimi anni di vita. E anche nella rarefazione delle relazioni, nello scarso o nullo contributo alla società (sia pur quella piccola della propria famiglia). Forse anche nell'inconscia percezione che la vita abbia un termine e che a 97 anni questo termine sia stato superato da un pezzo. Morendo a così tarda età è come se si fosse morti prima, di tre, cinque o più anni. Si è cominciato il viaggio di allontanamento e di distacco, ben prima della fine. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

16 aprile 2021

Vaccinazioni ed etica (21-043)

Vaccinazioni ed etica. (21-043) Vi sono questioni etiche nella vaccinazione di massa anti corona virus. In poche parole: è morale mettere in conto alcune decine di morti da vaccino pur di salvarne decine o centinaia di migliaia? È quanto è avvenuto in Gran Bretagna, dove a fronte di una vaccinazione di massa (che oggettivamente ha ridotto di molto i morti quotidiani), si è deciso di continuare a vaccinare nonostante una decina di morti da vaccino Astra Zeneca. Diversamente, negli Usa, dopo il primo morto da vaccino Johnson&Johnson, si è deciso di sospenderne l'uso, in attesa di approfondimenti. Qualcuno ricorderà il mito di Ifigenia, nella tragedia Ifigenia in Aulide, dove Agamennone decide di uccidere la figlia per ingraziarsi gli dei nell'impresa di Troia. Per il bene della società (o di un'impresa militare) si decide di sacrificare una vita umana. Chi di noi non ha giudicato esecrabile quella scelta? Chi non ha tacciato di barbarie quei popoli che praticavano tali uccisioni? Eppure all'interno della loro visione del mondo e della loro cultura, la cosa pareva accettabile. Mi pare che nella situazione attuale della vaccinazione di massa si ripercorra la stessa strada. Per salvare molte vite, si accetta di sacrificarne alcune. È morale? A mio avviso bisogna interrogarsi su questo problema. Invece, purtroppo, è tutto un susseguirsi di affermazioni di virologi ed epidemiologi, politici e giornalisti, che minimizzano il rischio della vaccinazione, allo scopo di convincere la gente a vaccinarsi in massa. Nessuna voce contraria è ammessa. L'argomento principale per garantire la bontà dell'operazione è di tipo statistico. Si dice: vi è una probabilità di 0,02% di morire di vaccino, molto meno della morte per incidente stradale. Ma l'argomento è fortemente equivoco. L'uso della statistica distorce la realtà dei fatti. Se per la maggior parte dei casi la probabilità di morire di vaccino è nulla, per alcuni è il 100%. E non si conosce il perchè. Perciò al momento della vaccinazione la probabilità di avere o non avere effetti gravi è del 50%. Perchè siamo tutti diversi, non siamo monete da testa e croce. Anche il confronto con l'incidente stradale è sballato: mentre la scelta del vaccino è un'azione precisa, attuata da chi si vaccina, nel caso dell'incidente nessuno si mette nella condizione di averlo: è casuale. Insomma: qualcuno può dissentire dal pensiero unico pro-vaccinazione senza essere subito tacciato di essere un terra-piattista? (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

15 aprile 2021

Accorciamenti (21-042)

Accorciamenti. (21-042) Nel primo anno di vecchiaia avevo notato che l'orizzonte temporale si era ristretto. Ero passato dal senso di immortalità della giovinezza al senso di finitudine. Tuttavia il tempo teorico che mi restava da vivere era ancora lungo (quasi una terza vita di altri vent'anni, dopo la giovinezza e l'età matura). Sono passati dieci anni, da allora. Di una terza vita aggiuntiva me ne resta mezza. Mi accorgo che il tempo si è ulteriormente accorciato. E non solo nel senso che il tempo da vivere si è dimezzato, bensì in quello ben più importante di come valuto il futuro. Mi sono accorto di aver ristretto il mio sguardo sul futuro a pochi anni in avanti piuttosto che a decenni. In qualche modo mi sento spinto a vivere il presente piuttosto che a proiettarmi nel futuro. Perchè di futuro ne resta poco. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

11 aprile 2021

Svolte (21-041)

Svolte.* (21-041) Sono ormai dieci anni da che sono formalmente entrato nella vecchiaia. Ho sperimentato una graduale perdita di abilità sia fisiche che psichiche. Anzi, ho anche sottolineato che la gradualità nelle diminuzioni sia una positiva modalità dell'esistenza, per non deprimere troppo gli anziani, a causa dei cambiamenti peggiorativi dovuti all'aumento degli anni. Ma in questi mesi sto facendo esperienza di cambiamenti più repentini e più numerosi. In peggio. Di alcuni ho già scritto (vedi 21-025, -030, -036, -038, -040). Ora descriverò quello che mi preoccupa di più, che riguarda l'intelletto e la psiche. Ed è legato alla memoria. È da tempo che la mia memoria mostra delle lacune, ma finora sono state saltuarie e hanno riguardato aspetti secondari, come una parola che non viene subito in mente, oppure il ricordo di cose appena fatte, che svanisce di colpo. Ora ho scoperto che incide sulla capacità di argomentare, durante una discussione, in famiglia soprattutto. Mi capita di dimenticare le argomentazioni che mi sono appena state fatte e quindi di poter ribattere in maniera puntuale. Oppure mi capita di perdere il filo del discorso, dimenticare cioè i punti che volevo sviluppare. Oppure di non saper come ribattere a una o più osservazioni, che talvolta letteralmente non comprendo. O, ancora, di comprenderle, ma di non sapere che pesci pigliare, cioè di non saper trovare soluzioni soddisfacenti a problemi di relazione, soprattutto familiare. Se a tutto ciò aggiungo perdite di entusiasmo, pigrizia, fastidio sempre maggiore per le cose che siano un poco complesse (e che quindi fatico a comprendere, al di là della motivazione nobile di cercare le cose semplici), il quadro che ne esce non mi tranquillizza. In queste settimane ho scoperto di essere anche depresso (poco, molto?). Sono proprio in un punto cruciale della mia vecchiaia. Un punto di svolta. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

08 aprile 2021

Malattie (21-040)

Malattie. (21-040) Qualche giorno fa ho tenuto la terza lezione a distanza di un corso che gestisco da quasi vent'anni (per adulti). A parte la frustrazione di non sapere se gli allievi abbiano compreso il contenuto della lezione, sono stato scontento per la mia performance. Forse non mi ero preparato a dovere, forse non ho gestito al meglio la massa dei concetti che volevo trasmettere, forse l'ora serale della lezione ha inciso sulla mia lucidità: fatto sta che al termine mi sono fatto la domanda se abbia ancora desiderio di tenere quel corso. Mi sta venendo a mancare l'entusiasmo. Negli ultimi mesi sono stati varie le situazioni nelle quali ho verificato la caduta del mio interesse: per le camminate in montagna, per conferenze e lezioni, per la scrittura di libri. Il denominatore comune è stata l'insofferenza per la complessità delle situazioni e per le fatiche sempre maggiori che ho sperimentato. E il diminuito piacere che ne traggo. Leggo tutto ciò come frutto della vecchiaia. Ma potrebbe esserci un'altra ragione. Potrei essere depresso. Malattia vera e propria, scarsamente riconosciuta da chi ne è affetto. È anche vero però che la depressione colpisce frequentemente gli anziani, tornando così alla vecchiaia come condizione che più facilmente la produce. Andrò da uno psichiatra. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

07 aprile 2021

Segreti (21-039)

Segreti. (21-039) Al parco incontro frequentemente un'energica signora anziana, che mi ha confessato, un giorno, di avere 88 anni. Grande meraviglia, ne dimostra dieci di meno. In questi giorni mi son fatto coraggio e le ho chiesto: "Qual è il suo segreto per stare così bene a un'età così avanzata?" Si è schermita, ha detto di non avere segreti, poi su mia insistenza: "Ho vissuto durante la seconda guerra mondiale e ho patito fame e freddo. Penso che quelle privazioni mi abbiano temprato." Ho convenuto che forse sia stato proprio così, visto che varie ricerche hanno scoperto che l'unico modo per allungare la vita in tutte le specie viventi sia proprio la restrizione calorica. E anche il freddo riesce a modificare in positivo e permanentemente la flora intestinale. Ha aggiunto, sorniona: "E poi sono sempre stata cattiva!" intendondo con questa frase di aver sempre detto ciò che pensava senza tema di averne conseguenze negative o di offendere qualcuno. Insomma il suo segreto è un intreccio di ragioni inerenti lo stile di vita materiale, ma anche il modo di comportarsi nelle relazioni. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)