31 luglio 2020

Disattenzioni (20-087)

Disattenzioni. (20-087)
La vecchiaia è proprio l'età in cui l'attenzione declina. 
Bisogna tenerne conto, per non andare incontro a incidenti. Intendo l'attenzione attiva, cioè quella che non vede qualcosa di nuovo che sta per accadere. Come per esempio viaggiando in auto.
Esiste anche un altro tipo di vigilanza che si perde. Potremmo chiamarla attenzione passiva. Mi riferisco all'incapacità di cogliere ciò che c'è e che c'è sempre stato.
Spiego meglio.
Talvolta cerco qualcosa (le chiavi, il telefonino, il portafoglio). Le cerco nei luoghi dove son solito riporli e non li trovo. Allora ripasso velocemente negli stessi luoghi e continuo a non trovare ciò che cerco. Se succede mi prende lo sconforto. Dove l'avro messo? 
Poi, ripassando una terza volta, trovo l'oggetto esattamente dove era le altre volte, ma non l'avevo visto.
Mi hanno detto che si chiamano allucinazioni negative. E può succedere a tutti.
In vecchiaia succede molto più spesso.

(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

29 luglio 2020

L'origano (20-086)

L'origano. (20-086)
I miei vicini di appartamento sono una coppia di anziani di oltre 90 anni. Ormai non escono più di casa, pur conservando un minimo di autonomia. Dei due il più malmesso è l'uomo. Cammina a fatica, ha molte patologie e per di più è un pò sordastro. Passa lunghe ore in terrazza, adesso che fa bel tempo. Ci salutiamo talvolta quando i nostri sguardi si incrociano, ma i colloqui sono difficili a causa della sua sordità.
Negli anni passati ha cominciato a regalarmi dei rami di origano fresco, che qualcuno gli regala a sua volta. Mi ha insegnato come seccarlo e come poi sfogliarlo. Così è diventata una consuetudine scambiare qualche parola ogni anno, a luglio, sul lavoro fatto con l'origano.
Ieri dunque dalla terrazza mi ha apostrofato dicendomi: "Io ho già seccato e sfogliato l'origano, l'ho già messo nei vasetti e distribuito. E lei?"
Ho sorriso e ho ribattuto che l'avrei fatto nelle prossime settimane.

Ecco cosa succede in tardissima età: nonostante l'evidente vicinanza della fine, si continuano a fare le piccole cose che abbiamo fatto sempre. Come se nulla fosse. È come se non sapessimo che questi mesi saranno gli ultimi, che la morte è veramente dietro l'angolo.
Continuiamo a fare piccole cose quotidiane.
Continuiamo a vivacchiare.
Che altro potremmo fare?

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28 luglio 2020

L'ultima volta (20-085)

L'ultima volta. (20-085)
Negli ultimi vent'anni, quasi ogni anno, sono andato col mio amico a passare una settimana in montagna, a camminare nei boschi e al salire su modeste cime (solo passeggiate, niente arrampicate).
Per una ragione o per un'altra, negli ultimi tre anni abbiamo dovuto rinunciare, con dispiacere. Quest'anno impedimenti non ce ne sono stati. Così finalmente abbiamo programmato una settimana per i primi di agosto.
Ma il mio amico non è entusiasta.
Teme il riacutizzarsi di una tendinite che lo ha afflitto in passato. Teme che dopo tre anni di inattività i nostri corpi non ce la facciano più a reggere sei-otto ore di camminate quotidiane. Teme soprattutto che siamo troppo vecchi per fare queste cose.
Nella telefonata che mi ha fatto per fissare gli ultimi dettagli, mi ha detto: "Speriamo bene. Facciamola comunque, ma con la consapevolezza che sarà la nostra ultima uscita."
Io non ho questa certezza, anzi mi pare di poter continuare ancora, riducendo la durata delle camminate e le mete da raggiungere, per tener conto delle nostre minori forze, ma comunque regalandoci questa possibilità.
Ma siamo in due.
La vecchiaia dell'uno incide anche sull'altro.
La vecchiaia di chi ci sta vicino diventa anche la nostra.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
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25 luglio 2020

Una domanda (20-084)

Una domanda. (20-084)
Concludevo la pagina di ieri con la domanda: perchè i grandi vecchi non cercano alleanze, aggregazioni, conforto in altri anziani della loro età?
Avrei varie risposte.
Per prima cosa con l'età avanzata aumenta l'isolamento per via della difficoltà di spostamento, di organizzazione, di iniziativa.
In secondo luogo diminuisce la loro capacità di comunicazione, sia verbale che fisica; diminuisce la capacità di esprimersi, di elaborare concetti, interrogativi, di porsi obbiettivi.
Infine diminuisce l'interesse per discutere di temi inerenti la vecchiaia e la morte.
Sembra che tutto concorra a rinchiudere i vecchi in loro stessi, a far sì che l'ultima vecchiaia diventi un affare privato, anzi privatissimo.

È vero che esisterebbero luoghi di aggregazione, le cosiddette case di riposo.
Ma anche in queste non avviene nulla.
La loro struttura si limita a far trascorrere il tempo ai suoi ospiti, senza toccare minimamente problemi esistenziali di fondo, delegando a ciò preti e religione.
Sembra però che gli ospiti non esprimano bisogni in tal senso.
Insomma alla fine i vecchi sono realmente soli.
Di fronte a vecchiaia estrema e morte.




(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
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24 luglio 2020

La solitudine dei vecchi (20-083)

La solitudine dei vecchi. (20-083)
Se ne parla tanto. Con gran dispiegamento di volontari che vanno a far visita agli anziani, fanno loro piccoli servizi, tengono loro compagnia.
Ma i vecchi non hanno bisogno di compagnia, di visite.
Hanno bisogno d'altro.
Di condivisione della loro situazione.
E questa non gliela fornisce nessuno. Semplicemente perchè è impossibile.

Soprattutto i più vecchi si trovano come separati dal resto della società, perchè molto vicini alla morte, che cambia ogni prospettiva. E anche perchè sono sempre più bisognosi d'aiuto: infatti sono nella fase di perdita consistente di autonomia.
I 'molto vecchi' si trovano come d'innanzi a un ponte tibetano, quello con un'unico filo per poggiare i piedi e due cavi per attaccarsi con le mani. Lo devono cominciare a percorrere, sapendo che a un certo punto scivoleranno  nel dirupo e tutto finirà.
Le altre età non capiscono, sono lontane dal ponte, si affacendano su una sponda, proprio mentre i vecchi muovono i primi passi in quella situazione di grande difficoltà che è la vecchiaia estrema.
Pertanto sono soli.
Soli di fronte all'ultima esperienza della vita.
La più difficile.
Altro che bisogno di compagnia!

(I grandi vecchi potrebbero trovar conforto in altri compagni di vita simili a loro; eppure non lo fanno. Perchè?)


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22 luglio 2020

Recrudescenza del coronavirus e conseguenze (20-082)

Recrudescenza del corona virus e conseguenze. (20-082)
Avrebbe dovuto scomparire con l'estate. E invece i contagi aumentano. Non si vedono più le lunghe file di bare portate alla cremazione, ma la malattia continua a persistere.
All'inizio di questa pandemia, subito dopo la chiusura di tutte le attività e il confinamento della popolazione a casa, mi chiedevo se sarebbe cambiato qualcosa nella società.
Ora dopo la riconquistata libertà osservo che qualcosa è cambiato.
Non ho visto nella gente il ritorno gioioso alla frenesia di vita di prima della chiusura.
Anzi.
Le persone sono ancora guardinghe, continuano a fare meno acquisti, a muoversi di meno. 
È evidente. 
Il bello è che invece la politica spinge per un aumento dei consumi: perchè così il pil cresce e stiamo tutti meglio. Ma la malattia sembra vigilare su questa smania di taluni di produrre a più non posso. E tiene a freno l'economia. Con gran vantaggio della salute e dell'ambiente. L'ambiente non è qualcosa di diverso da noi, un'entità astratta che ha vita propria.
L'ambiente siamo noi.
Se sta male lui, stiamo male noi.

Si dirà: ma se l'economia non gira la gente non lavora e si va verso la povertà. È vero, ma solo se si ragiona all'interno di un pensiero liberista, che comunque non può mantenersi soltanto producendo sempre di più. Questo principio non è sostenibile. Bisogna rivedere l'organizzazione della società. Accettare che in futuro saremo più poveri di beni materiali. E per compensare la perdita di posti di lavoro di industrie che producono beni superflui, bisogna redistribuire la ricchezza, proprio quella accumulata da pochi.

Discorsi estremi? Mica tanto. 
Bisogna cominciare a farli, se si vuole la sopravvivenza del genere umano. Così come bisogna cominciare a pensare a come risarcire almeno l'Africa e gli africani per quanto il mondo occidentale ha rubato in quel continente col colonialismo, la schiavitù e l'imperialismo.

Bisogna diventar vecchi per aprire gli occhi.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
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21 luglio 2020

Incapacità radicale (20-081)

Incapacità radicale. (20-081)
Molte volte mi son chiesto come sarebbe la mia vita se avessi 10 o 20 anni più di quelli che ho adesso. Ho perfino cercato di farmi amiche persone molto anziane, per carpire i segreti della loro età.
Oggi sono giunto alla conclusione che i miei tentativi sono destinati a fallire. Non si riesce a vivere situazioni di vita che capiteranno in futuro, se non in prossimità di quelle.
La cosa è chiara, per esempio, quando vedo che mio figlio non riesce a comprendere la fatica e le difficoltà che io posso avere nell'accudire i suoi figli di 4 e 6 anni.
Altrettanto chiara dovrebbe essermi l'impossibilità di comprendere quelli più vecchi di me.
Non parlo di 5 o 7 anni di più. Ma proprio di dieci o quindici. Perchè ciò che cambia non è soltanto la diminuzione drastica di forze, di capacità, di atteggiamenti verso la vita.
Ciò che cambia è proprio il pensiero.
Anzi il modo di pensare. 
Del resto, la vecchiaia estrema, con la sua notevole prossimità alla fine della vita, non può non cambiare il modo di intendere la vita e le sue questioni e pure come lo si pensi.

Nei primi anni di questo diario ero giunto alla conclusione che noi anziani siamo letteralmente un'altra specie umana, diversa dalle altre età.
Una specie aliena.
Ora penso che la vecchiaia estrema (85-90) sia una specie aliena dalla mia attuale (75).



(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
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20 luglio 2020

Memoria (20-080)

Memoria. (20-080)
La mia compagna insiste nel dire che ho perso memoria.
Sarà anche vero, ma tendo piuttosto ad attribuire alla mancanza di attenzione quello che lei chiama perdita di memoria. Insomma, se non sono interessato ai discorsi che mi vengono fatti, è facile che li dimentichi.
È stato diverso alcuni anni fa, quando ho cominciato a non ricordare certi termini o certi nomi di persone note. Eppure quella fase sembra passata. Oggi è molto raro che scordi qualcosa di significativo.
Mi è capitato di nuovo nei giorni scorsi.
Ero a colloquio con una persona che avrebbe potuto aiutarmi a far pubblicare un testo che ho appena finito di scrivere. Ero molto concentrato nel raccontare in poche parole il mio libro. Poi il discorso è scivolato su conoscenze comuni fino a toccare il luogo dove risiedo. Ebbene, per una frazione di secondo mi sono accorto di non ricordare il nome della via in cui abito!
Confesso di essere andato nel panico. Dopo qualche istante mi sono ripreso e gliel'ho detto, ma l'automatismo della risposta pronta a una domanda così elementare mi è mancato.
Ecco, sono queste le dimenticanze che mi spaventano e che chiamo perdita di memoria.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
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19 luglio 2020

Quasi ottanta (20-079)

Quasi ottanta. (20-079)
Fra pochi giorni compio 74 anni, cioè entro nel settantacinquesimo anno d'età.
Invece, due miei conoscenti, quasi parenti, quest'anno ne compiono ottanta.
Ieri uno dei due, alla mia domanda su come stesse, mi ha risposto: "C'è da spaventarsi: quest'anno compio ottant'anni! Comunque non sto male. Se non ci sono acciacchi, dovuti ai tanti anni vissuti, non me la passo male."
In effetti se mi confronto con lui, non vedo tanta differenza. Sì, è un pò più lento di me nei movimenti; quando qualcuno parla velocemente, si fa ripetere quanto detto più di quanto faccia io; a quache battuta di spirito risponde con un pò di ritardo: ma insomma non è poi tanto diverso da me.
Quindi, nella mia ricerca su come saranno i miei anni a venire, ho già un risultato: gli ottanta sono un pò peggio dei miei 75, ma non tanto.
Qualche tempo fa ho scritto (o forse volevo scriverlo!) che è impossibile a una certa età conoscere la realtà di vita di chi ha vent'anni in più.
Sono ancora convinto di ciò, ma se ci si limita a 5-10 anni in più, qualche spiraglio di comprensione sembra possibile.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
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12 luglio 2020

L'addio di Ennio Morricone (20-078)

L'addio di Ennio Morricone. (20-078)
Chiedo scusa al maestro Morricone e alla sua famiglia, ma non posso fare a meno di riportare, in questo diario, il suo addio, toccante, originale e modesto ("non voglio disturbare").

"Io, Ennio Morricone, sono morto. Lo annuncio così a tutti gli amici che mi sono stati sempre vicino e anche a quelli un po’ lontani che saluto con grande affetto. Impossibile nominarli tutti. Ma un ricordo particolare è per Peppuccio e Roberta, amici fraterni molto presenti in questi ultimi anni della nostra vita.
C’è una sola ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata: non voglio disturbare.
Saluto con tanto affetto Ines, Laura, Sara, Enzo e Norbert, per aver condiviso con me e la mia famiglia gran parte della mia vita. Voglio ricordare con amore le mie sorelle Adriana, Maria, Franca e i loro cari e far sapere loro quanto gli ho voluto bene. Un saluto pieno, intenso e profondo ai miei figli Marco, Alessandra, Andrea, Giovanni, mia nuora Monica, e ai miei nipoti Francesca, Valentina, Francesco e Luca. Spero che comprendano quanto li ho amati.
Per ultima Maria (ma non ultima). A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A Lei il più doloroso addio."


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
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11 luglio 2020

Strane posizioni corporee (20-077)

Strane posizioni del corpo. (20-077)
Osservo di frequente le persone molto vecchie, quando si muovono, specialmente i maschi. Hanno un che di disarmonico (la disarmonia più frequente è l'ingobbimento).
Spesso sono malfermi nelle gambe, si muovono a fatica e si appoggiano a qualche parente. A volte usano il deambulatore.
A volte ancora ... sono letteralmente deformati.
L'ho osservato in due vecchi, un uomo e una donna.
La donna si muove con una certa celerità, sia pur col deambulatore, ma per una qualche malformazione ossea è tutta piegata in avanti, come incapace di star diritta, mentre cammina (invece da seduta ha una posizione normale).
L'uomo: l'ho visto scendere dalla guida di un'automobile. Anche se svolgeva un'attività (la guida) molto autonoma, era evidente la sua età avanzata. Poi si è messo a camminare: allora è apparsa la sua difficoltà, si muoveva fuori asse, palesemente disarmonico, forse per compensare un dolore. O semplicemente perchè quella è diventata la sua posizione di equilibrio, creatasi in decenni di spostamenti millimetrici.
Questo disassamento l'ho osservato anche in vecchi più vigorosi, che si muovono rapidamente, con l'evidente intento di fare del movimento salutare (cioè quello che faccia sudare).
In vecchiaia diventiamo tutti più stortignaccoli!



(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
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09 luglio 2020

Autonomia (20-076)

Autonomia. (20-076)
Ammiro quelli molto anziani ancora autonomi. 
Ma l'autonomia ha varie fasi, prima di estinguersi.
Per la prima volta dopo la chiusura dovuta al coronavirus, ieri ho rivisto il signor Romano (mio esempio di vecchiaia avanzata, 89 anni). Era fermo vicino a casa sua, appoggiato a una ringhiera. Sembrava si stesse riposando dopo una gran camminata. In realtà era molto vicino a casa e non doveva aver camminato che per poche decine di metri e stentava a continuare.
L'avevo conosciuto un paio d'anni fa proprio durante una sua camminata, che svolgeva meticolosamente, facendo il conto dei passi, per essere fedele a un minimo di movimento quotidiano programmato: 1000 passi. Era lucido nei discorsi e interloquiva volentieri.
Ieri per la prima volta non era solo. Lo accompagnava la signora che gli fa da badante. Era evidentemente più debole del solito e, prudente qual è, aveva ritenuto più opportuno uscire in compagnia, in caso di bisogno. Parlando della sua malattia (un'affezione ai polmoni che non mi è chiara), ancora per la prima volta invece che parlarmene egli stesso, delegava la sua badante per le spiegazioni più complesse.
Un esempio di un'autonomia in rapido declino.



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07 luglio 2020

In gamba (20-075)

In gamba. (20-075)
Una conoscente mi ha incontrato e dopo i soliti convenevoli mi ha salutato dicendomi: "Sta in gamba!" Mi ha colpito questo augurio, perchè l'ho inteso in senso proprio e non in quello figurato di 'stare in buona salute'.
Ho la fortuna di avere buone gambe, cioè riesco a camminare a lungo senza stancarmi troppo. Cosa che mi ha fatto fare delle camminate in montagna (almeno per una settimana all'anno), per molti anni.
Qualche giorno prima di questo incontro avevo proprio discusso con la mia compagna se in vecchiaia fosse meglio perdere prima la testa o le gambe. Ho concluso che per me fosse meglio perdere la testa, tanto ci tengo ad avere la possibilità di camminare anche in età molto avanzata. Poi, riflettendo su coloro che avrebbero dovuto assistermi, ho convenuto che invece fosse meglio perdere le gambe.
Ma continuare ad avere gambe in gamba mi piacerebbe molto!



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06 luglio 2020

Il bassotto (20-074)

Il bassotto. (20-074)
Mi è rimasto un solo cane, di tre che avevo. È un bassotto affettuoso e socievole.
Non è raro che la gente si fermi e gli faccia un poco di festa, accarezzandolo.
L'altro ieri durante una passeggiata col cane, ho incontrato un conoscente, anziano come me, che incontro saltuariamente. Abbiamo fatto qualche parola e lui si è avvicinato al cane. L'ho visto un poco titubante nell'accarezzarlo e stavo per tranquillizzarlo sulla mansuetudine della bestiola, quando mi ha anticipato e ha esclamato:
"Eh, caro mio, sei troppo basso perchè ti possa ancora accarezzare, perchè io sono diventato troppo vecchio!"



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