21 luglio 2020

Incapacità radicale (20-081)

Incapacità radicale. (20-081)
Molte volte mi son chiesto come sarebbe la mia vita se avessi 10 o 20 anni più di quelli che ho adesso. Ho perfino cercato di farmi amiche persone molto anziane, per carpire i segreti della loro età.
Oggi sono giunto alla conclusione che i miei tentativi sono destinati a fallire. Non si riesce a vivere situazioni di vita che capiteranno in futuro, se non in prossimità di quelle.
La cosa è chiara, per esempio, quando vedo che mio figlio non riesce a comprendere la fatica e le difficoltà che io posso avere nell'accudire i suoi figli di 4 e 6 anni.
Altrettanto chiara dovrebbe essermi l'impossibilità di comprendere quelli più vecchi di me.
Non parlo di 5 o 7 anni di più. Ma proprio di dieci o quindici. Perchè ciò che cambia non è soltanto la diminuzione drastica di forze, di capacità, di atteggiamenti verso la vita.
Ciò che cambia è proprio il pensiero.
Anzi il modo di pensare. 
Del resto, la vecchiaia estrema, con la sua notevole prossimità alla fine della vita, non può non cambiare il modo di intendere la vita e le sue questioni e pure come lo si pensi.

Nei primi anni di questo diario ero giunto alla conclusione che noi anziani siamo letteralmente un'altra specie umana, diversa dalle altre età.
Una specie aliena.
Ora penso che la vecchiaia estrema (85-90) sia una specie aliena dalla mia attuale (75).



(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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