Incapacità radicale.
(20-081)
Molte
volte mi son chiesto come sarebbe la mia vita se avessi 10 o 20 anni
più di quelli che ho adesso. Ho perfino cercato di farmi amiche
persone molto anziane, per carpire i segreti della loro età.
Oggi
sono giunto alla conclusione che i miei tentativi sono destinati a
fallire. Non si riesce a vivere situazioni di vita che capiteranno in
futuro, se non in prossimità di quelle.
La
cosa è chiara, per esempio, quando vedo che mio figlio non riesce a
comprendere la fatica e le difficoltà che io posso avere
nell'accudire i suoi figli di 4 e 6 anni.
Altrettanto
chiara dovrebbe essermi l'impossibilità di comprendere quelli più
vecchi di me.
Non
parlo di 5 o 7 anni di più. Ma proprio di dieci o quindici. Perchè
ciò che cambia non è soltanto la diminuzione drastica di forze, di
capacità, di atteggiamenti verso la vita.
Ciò
che cambia è proprio il pensiero.
Anzi
il modo di pensare.
Del resto, la vecchiaia estrema, con la sua notevole prossimità alla fine della vita, non può non cambiare il modo di intendere la vita e le sue questioni e pure come lo si pensi.
Del resto, la vecchiaia estrema, con la sua notevole prossimità alla fine della vita, non può non cambiare il modo di intendere la vita e le sue questioni e pure come lo si pensi.
Nei
primi anni di questo diario ero giunto alla conclusione che noi
anziani siamo letteralmente un'altra specie umana, diversa dalle
altre età.
Una
specie aliena.
Ora
penso che la vecchiaia estrema (85-90) sia una specie aliena dalla
mia attuale (75).
(Indici
dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41.
Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una
sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi
annuale il 31 dicembre.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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