28 giugno 2015

Paura* (15-094)

Paura.* (15-094)
Sono entusiasta di andare a camminare in montagna, la prossima settimana.
Mi dimentico di essere vecchio. Poi ci ripenso ed elimino tutti i passaggi a rischio, nella mia programmazione.
Da alcuni anni (2-3) però, l'entusiasmo ha un compagno. Un po' di timore. Non di non farcela. Neppure di trovarmi in situazioni impreviste e non sapere che fare. 
Si tratta di una paura generica del viaggio. Di una sensazione di impresa troppo onerosa, faticosa, complessa.
Ecco, mi spaventa di più la complessità. Le coincidenze dei treni e dei mezzi di trasporto, l'ignoto dei sentieri, che non sempre si trovano, la raggiungibilità delle mete.
Ho la sensazione che sia un prodotto della vecchiaia, questo timore. Lo stesso che porta i grandi vecchi a non uscire più di casa.
Dipende dalla percezione che il corpo è sempre meno adeguato a svolgere quelle funzioni o quei compiti che svolgeva in tempi passati.
È la paura di non essere più all'altezza.
Della vita.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

27 giugno 2015

Il condimento* (15-093)

Il condimento.* (15-093)
Sto organizzando la mia settimana annuale di camminate in montagna. Quest'anno torniamo sulle alpi Apuane, dopo alcuni anni.
Sono molto contento di tornarci.
Mi vengono in mente tutte le camminate già fatte su quelle montagne. Questi ricordi accrescono il piacere del viaggio che sto per fare.
Ricordi. Fanno parte della bellezza della vita. Restano solo quelli piacevoli.
Noi vecchi abbiamo molti ricordi, perchè abbiamo vissuto molto. E anche se perdiamo la memoria a breve, quella a lungo termine la conserviamo.
Abbiamo dunque un vantaggio sui giovani.
Possiamo arricchire la nostra vita molto di più.
Abbiamo più condimento da aggiungere.


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25 giugno 2015

Naturale (15-092)

Naturale. (15-092)
Sui giornali compaiono spesso notizie drammatiche su giovani che perdono la vita in incidenti stradali. Generalmente suscitano emozione. Vite spezzate. Vite incompiute.
Perchè quando una vita si arresta a venti o trent'anni siamo presi da scoramento.
Come se un progetto fosse stato interrotto.
Nella nostra mente c'è un filtro: sotto i sessanta non si dovrebbe morire.
E sopra?
La nostra emozione si attenua. Fino a scomparire, se si tratta di un grande vecchio.
Anzi, in questo caso, c'è indifferenza se non addirittura approvazione.
Certo, qualche parente stretto può soffrirne (ma non tutti).
Ma in fin dei conti riteniamo giusto che, dopo una certa età, si muoia.
C'è quasi fastidio nei confronti di coloro che si aggrappano alla vita anche in età avanzata.

È iscritto nella nostra mente.
La morte è naturale.

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21 giugno 2015

Altre vecchiaie (15-091)

Altre vecchiaie. (15-091)
Era da qualche tempo che non incontravo una conoscente, padrona di cani.
Nei mesi scorsi mi imbattevo spesso in lei e la sua cagnetta, nei miei giri coi cani in quartiere. L'ho rivista, senza cagnetta. Ho temuto il peggio. Le ho chiesto.
No, la cagnetta è ancora viva, ma non ha le forze di fare lunghe camminate con la padrona. 
È vecchia, molto (15-16 anni). Si limita a scendere in giardino a fare i suoi bisogni e poi torna in casa. Dorme tutto il giorno, mi dice la conoscente.
Anche il mio cane dorme parecchio, durante il giorno. Non è così vecchio (13-14 anni), ma sta perdendo colpi. Non riesce più a salire sul letto e così di notte sta sempre nella sua cuccia. 
Ha rinunciato a farci visita
Quando andiamo in passeggiata non corre più. Si limita a camminare. Per di più lentamente.
Vecchiaia da cani.
Prefigurazione della nostra.
Eppure mentre per lui provo tristezza, vedendolo invecchiare, per me non provo alcuna sensazione negativa.
Chissà perchè.

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20 giugno 2015

Generazioni* (15-090)

Generazioni.* (15-090)
Ho avuto una discussione con un parente di quarant'anni. Giovane, quindi.
Si lamentava di un artigiano, che gli avevo segnalato, per risolvere un problema. A suo parere l'aveva pagato troppo. Per una spesa di poco superiore, ne avrebbe trovati altri che gli avrebbero fatto un lavoro molto più completo.
Poiché non è la prima volta che persone di mia fiducia non lo soddisfano, ho deciso di non fornirgli più indicazioni.
Le persone che gli propongo sono passate al vaglio di una mia esperienza più che decennale. Sono persone capaci, di eque pretese, precise. Queste per me sono caratteristiche importanti in chi presta un'opera.
Ciò che mi colpisce in questa vicenda è l'incapacità di trasmettere esperienza fra generazioni diverse.
Poiché sono vecchio, le mie esperienze sono prolungate nel tempo. Sono frutto di prove. Di valutazioni. Ebbene questa esperienza, nel trascorrere delle generazioni, si perde. Non passa.
Fin qui siamo nel campo delle conoscenze. Potrebbe sembrare una cosa normale.
I giovani vogliono farsi le loro, di esperienze, anche sbagliando. 
Potrebbe starci.
È molto più serio quando si toccano i valori.
Valori come giustizia, equità, rispetto, cura dell'ambiente, le ho imparate in decenni di vita. Speravo di averli trasmessi almeno a mio figlio.
Ho scoperto che non è per nulla automatica la trasmissione.
Per esempio la famiglia di mio figlio non fa la raccolta differenziata dei rifiuti.
Piccola cosa, si dirà. 
Ma è il segno di mancanza di sensibilità per un grave problema che minaccia il futuro.

Le conquiste di una generazione spesso restano confinate negli individui di quella generazione. Non è scontato che passino alla generazione successiva.
L'umanità è sempre in bilico fra progresso e ritorno della barbarie.


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18 giugno 2015

Crudismo, ancora (15-089)

Crudismo, ancora. (15-089) (18/06/15)
Vorrei qui descrivere i risultati della lunga ricerca di un medico svizzero, P. Kouchakoff, a proposito dell'aumento dei leucociti dopo un pasto con cibo cotto. Sono stati pubblicati nel 1937 in un saggio dal titolo: Nouvelles lois de l'alimentation humaine, basees sur la leucocytose digestive.
  1. i prodotti cotti aumentano i leucociti (leucocitosi digestiva)
  2. i prodotti crudi non producono aumento di leucociti
  3. i prodotti cotti in certe condizioni alterano la formula leucocitaria
  4. ogni alimento ha una propria temperatura critica, oltre la quale provoca alterazione nella formula leucocitaria
  5. la temperatura critica varia dagli 87 ai 97°C
  6. se un alimento non provoca una leucocitosi, significa che non è stato portato oltre la sua temperatura critica
  7. si può impedire la produzione di globuli bianchi (leucociti) se un cibo cotto viene consumato insieme allo stesso alimento crudo
  8. i prodotti cotti a una pressione superiore a quella atmosferica (pentole a pressione, scatolame industriale), non possono essere corretti dal consumo degli equivalenti prodotti crudi
  9. l'essiccazione a bassa temperatura, la salatura, l'affumicatura di alimenti freschi, non provocano leucitosi
L'interpretazione di questi dati è duplice:
o il cibo cotto viene vissuto dall'organismo come cibo estraneo e quindi produce leucocitosi
o il cibo cotto ha perso gran parte degli enzimi che aveva da crudo, per cui la produzione di leucociti, ricchi di tali enzimi, sopperisce alla carenza di quelli distrutti dalla cottura.

Non ho letto il saggio di Kouchakoff.
I suoi risultati sono citati nel libro di Rosanna Gosamo: Meglio crudo, edizioni Sonda (2014).
Anche il medico italiano C. Lusignani, negli stessi anni, studiò il fenomeno e confermò i risultati di Kouchakoff.

(Che c'entra il crudismo con la vecchiaia? Niente. Ma c'entra con la mia vecchiaia.
È una delle idee di un vecchio (io) alle prese con il cibo. Sono convinto che vi sia un cibo che fa vivere male la vecchiaia e un altro che la fa vivere meglio.
Il cibo vegetariano crudo fa vivere meglio.)

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15 giugno 2015

Crudismo* (15-088)

Crudismo.* (15-088)
Sono diventato crudista. Da circa un mese.
Significa che mangio soltanto cibo crudo. In sostanza frutta e verdura.
I miei familiari pensano che la mia attenzione al cibo sia diventata patologica.
Io invece sono alla ricerca di una dieta che faccia vivere meglio la vecchiaia. Se possibile curi le magagne che mi sono cominciate in questi anni.
Perchè solo cibo crudo?

Già nel XIX secolo ci si era accorti che, dopo i pasti, i leocociti crescevano da 5-6.000 a 18-20.000 (unità per microlitro). L'aumento dura circa mezz'ora, poi regredisce fino a tornare nella norma, entro due o tre ore.  Allora si ritenne che la cosa fosse normale: cioè il corpo reagisce in tal modo all'arrivo del cibo. C'è da dire che i leucociti (globuli bianchi) crescono ogni volta che l'organismo subisce un attacco da corpi estranei (leucociti uguale infiammazione?). Il cibo è estraneo, dunque i leucociti crescono. 
Senonchè agli inizi del XX secolo due ricercatori, lo svizzero P. Kouachakoff e l'italiano C. Lusignani, scoprirono che l'aumento di leucociti si verifica soltanto se si ingeriscono cibi cotti.
Se si mangiano cibi crudi, non c'è alcun aumento.
Curioso, no?
Vi è come una difesa dell'organismo nei confronti del cibo cotto.
Non vi è difesa se si ingerisce cibo crudo.
Gli studi del ricercatore svizzero sono stati molto estesi e protratti nell'arco di vent'anni.
Li riprenderò in un'altra pagina di questo diario.
Per intanto mangio crudo.
E sto benone.

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14 giugno 2015

Significati* (15-087)

Significati.* (15-087)
Periodicamente mi chiedo qual è il significato della vita.
Più precisamente: qual è quello della mia vita. Nel senso che vi sono significati comuni, ma poi si declinano in mille modi diversi a seconda delle persone.
A me interessa il mio di significato.
Restringendo ancora: qual è il significato di questi ultimi quindici anni di vita?
Non ho una formazione filosofica. Quindi mi accontento di cercare per conto mio.
Molto banalmente ho pensato che il significato emerge da quello che faccio, distillandone le ragioni ultime.

In questi anni lavoro ancora. È faticoso, ma gratificante. Perchè ho a che fare con giovani, ai quali trasmetto quello che ho imparato nei cinquant'anni di vita e studio.
In questi anni ho due nipoti. Li accudisco di tanto in tanto. Ho una relazione con loro. Una relazione nuova con nuove persone, proiettate nel futuro.
Per affetto, ma anche per genetica e per solidarietà, trasmetto loro valori, conoscenze, vita. Contribuisco alla loro formazione.
Non vivo da solo, ho una compagna, con la quale scambio vita. Sarà la persona che avrò al mio fianco nell'ultima fase di vita, la più difficile.
È confortante sapere che non vivrò da solo alcuni degli ultimi anni. Non per paura di solitudine, o per averne un aiuto. Ma per la relazione. Per lo scambio.
Ho anche altre relazioni, con figli, un amico, parenti. È un nutrimento continuo. È soddisfazione.
Non è solo ciò.
Ho degli interessi. Ricerco e sperimento su me stesso il modo migliore di invecchiare.
Non per prolungare il tempo. Ma per viverlo meglio.
Senza malattie invalidanti che anticipino di molto e dilatino gli anni più difficili. Mi riferisco alle mie scoperte in fatto alimentare. Alla mia ricerca incessante di una dieta che mi faccia vivere bene, nonostante sia vecchio.
Da ciò traggo significati.

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11 giugno 2015

Narcisismo (15-086)

Narcisismo. (15-086)
Sì, sono un narcisista.
Me lo dicono da sempre. Mi hanno convinto.
Del resto perchè, sennò, avrei cominciato a scrivere un blog?
Ho un bel dirmi che scrivo un diario per me.
Allora avrei potuto scrivere su un'agenda, come ho fatto in altri anni.
Si scrive un blog sperando che qualcuno legga.
E con la magia della rete, qualcuno inciampa nelle tue pagine e legge qualcosa. Una parte sono amici, un'altra sono lettori automatici di non so che diavoleria di motori di ricerca. 
Resta pur sempre una frazione di lettori veri.
Se sono vecchi, possono essere interessati e per un po' ti leggono.
Questo risultato mi soddisfa.
La mia ambizione era ed è quella di creare un luogo in cui parlare di vecchiaia.
Ma è stata frustrata dalla realtà. Chi legge, quasi mai mi scrive qualcosa.
Qualcuno c'è stato, è vero. Ma sono casi rari. Il più delle volte i lettori sono muti.
Si accontentano di una lettura passiva. Non hanno intenzione di dire la loro.

Una cosa mi stupisce: che i lettori appartengano a molti paesi diversi dall'Italia. É vero che ci sono le traduzioni simultanee, ma comunque è sorprendente che gente di altre culture sia attratta dal tema della vecchiaia.
Patrimonio comune dell'umanità.

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08 giugno 2015

L'ascensore (15-085)

L'ascensore. (15-085)
Ho incrociato sulle scale i miei vicini ottatasettenni. Abitano come me al terzo piano di un condominio senza ascensore.
Lui saliva a fatica, troppo massiccio per la sua età. Lei, anche peggio, si appoggiava a un bastone. Una caduta le ha ridotto la deambulazione. Le scale sono diventate un ostacolo proibitivo.
Le ho detto: “Beato ascensore! Beato chi abita a pian terreno!”
Ha ribattuto: “Da giovani a questo non si pensa!”
Perchè non pensarci da vecchi?
Perchè i miei due co-inquilini non cambiano casa ora?

Di tanto in tanto mia moglie mi sollecita a cambiar casa. 
Dice che le scale diventeranno un problema, quando saremo più vecchi. Dobbiamo scegliere una casa a pianterreno. O una casa con ascensore.
Ha ragione. Sto rimandando la decisione per motivi pratici, ma sono determinato a cambiare entro tre-quattro anni.
Non devo aspettare di più.
Perchè quanto più si diventa vecchi tanto più le scelte onerose risultano difficili.
Per motivi pratici (la fatica); organizzativi (coordinare chi farà il lavoro materiale); mentali (ripensare la casa e i posti in cui collocare questo e quello); psicologici (cambiare abitudini, luoghi, vicini).
Cambiar casa diventa un problema troppo grande per un grande vecchio.
Bisogna farlo prima che sia tardi.
 
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07 giugno 2015

Vecchiaie (15-084)

Vecchiaie. (15-084)
All'inizio di questo diario, quattro anni fa, scrivevo sulle varie fasi della vecchiaia.
Mi pareva che la terza età si potesse dividere in tre fasi di circa dieci anni ciascuna.
Poi ho scoperto che esiste spesso una quarta fase: la vecchiaia malata, a prescindere dall'età in cui capita la malattia.
Non sono più sicuro di questa classificazione.
L'articolo di giornale descritto nel numero 15-082 mi ha fatto pensare (Vecchio a chi?; Vecchio sarà lei!).
C'è una cosa che accomuna le vecchiaie: la prossimità con la fine della vita.
O meglio:la percezione netta di non essere immortali.
Per il resto le vecchiaie sono differenti.
I primi vent'anni, pur con le inevitabili limitazioni, sono in continuità con l'età di mezzo.
È l'ultima fase che apporta grosse modifiche: deambulazione difficoltosa, fiato corto, tendenza all'isolamento, memoria debole, sordità, mancanza di autonomia.
Il salto netto è negli ultimi anni di vita.
Le prime due vecchiaie sono diverse. È in queste che si può dire agli altri: Vecchio sarà lei!
Io non lo dico, ma non vedo la fine della mia vita tanto vicina.
Sono vecchio, ma ancora pieno di forze. 
 
Capisco che non potrà durare a lungo.


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04 giugno 2015

Rimandare (15-083)

Rimandare. (15-083)
Ho telefonato alla mia padrona di casa per fissare un incontro.
Una volta all'anno vado a versarle la quota di registrazione del contratto d'affitto.
Ha 86 anni. Forma splendida. Sia fisica che mentale.
È vecchia, dunque. Ma di un'altra vecchiaia. Quasi vent'anni più di me.
La tratto (quasi) da pari a pari.
Cioè non come si usa con i grandi vecchi, che li si tratta da bambini.
Ho scritto quasi perchè ogni volta mi scontro con il suo desiderio di rimandare gli appuntamenti. A volte di un giorno, spesso di una settimana, in qualche circostanza anche di mesi. Devo forzarla (ecco il quasi) per ottenere tempi più rapidi. Ma la sua tendenza è quella di spostare in avanti.
Se mi analizzo con attenzione, vedo che sto cominciando anch'io a rimandare.
Mi giustifico: le giornate mi si sono accorciate, da vecchio. I tempi utili si sono ristretti.
Così per trovare un tempo libero devo spostare in avanti gli impegni.
La realtà è un'altra.
Rimandare è rinunciare.
Procrastinare è rifiutare: problemi, questioni, fatiche.
Da vecchio ho il diritto di evitare pesantezze.
Di essere leggero, libero.
Solo che così facendo lascio scorrere la vita, invece di averla in pugno.
Atteggiamento ambivalente, dunque.
Da approfondire.

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03 giugno 2015

Vecchio sarà lei! (15-082)

Vecchio sarà lei! (15-082)
Questo il titolo dell'ennesimo articolo sulla vecchiaia. 
Sul giornale mensile (due milioni di copie!) delle Coop, grossa catena di supermercati, che si qualifica per una particolare attenzione al consumatore, all'ambiente, al sociale.
C'è addirittura una ripresa in prima pagina col titolo: Vecchio a chi?
L'articolo non è banale, nonostante la solita cautela. Dà consigli su una buona vecchiaia: movimento, poco cibo (frutta, verdura, pesce, poca carne rossa), esercitare la mente, fuggire la solitudine. Si dice perfino no all'alcol, anche se l'indicazione è sepolta fra altre affermazioni e non ha il primo posto, come meriterebbe, visti i danni enormi proprio alla terza età da parte delle bevande alcoliche.
Non male dunque.
Sono i titoli che tradiscono il pregiudizio di fondo. Cioè il rifiuto della vecchiaia.
Rarissimi gli articoli che trattino dell'importanza della vecchiaia, nell'economia di una vita (lunga). Assenti quelli che trattano della fine.
E quasi sempre chi li scrive non è un grande vecchio.
Ma un uomo di mezz'età, o un vecchio giovane.

Fin che i vecchi non si appropriano del microfono per parlare della vecchiaia dal punto di vista dei vecchi, nulla cambierà.
Continueremo a leggere cose anche interessanti, ma da un'ottica sbagliata.

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01 giugno 2015

Incidenti (15-081)

Incidenti. (15-081)
Non sono mai andato al pronto soccorso per incidente, del tipo: caduta in casa, colpo di frusta in auto, caduta in bicicletta.
Fortunato.
Non ne posso menar vanto perchè, allungandosi la mia vita, la possibilità di farmi male cadendo, aumenta. Non solo perchè, aumentando gli anni, la probabilità matematica cresce. Anche perchè diminuisce la massa muscolare.
Diminuendo il muscolo, l'ordine di un movimento, che arriva dal cervello, non è più svolto dagli arti con la consueta precisione, .
Diminuisce la vista, l'equilibrio, la capacità di valutazione del cervello. 
Il corpo rotto si aggiusta con più fatica e in tempi maggiori.
L'età anziana è più fragile. 
I vecchi, di incidente, muoiono. 
Più che nelle altre età. 


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