04 giugno 2015

Rimandare (15-083)

Rimandare. (15-083)
Ho telefonato alla mia padrona di casa per fissare un incontro.
Una volta all'anno vado a versarle la quota di registrazione del contratto d'affitto.
Ha 86 anni. Forma splendida. Sia fisica che mentale.
È vecchia, dunque. Ma di un'altra vecchiaia. Quasi vent'anni più di me.
La tratto (quasi) da pari a pari.
Cioè non come si usa con i grandi vecchi, che li si tratta da bambini.
Ho scritto quasi perchè ogni volta mi scontro con il suo desiderio di rimandare gli appuntamenti. A volte di un giorno, spesso di una settimana, in qualche circostanza anche di mesi. Devo forzarla (ecco il quasi) per ottenere tempi più rapidi. Ma la sua tendenza è quella di spostare in avanti.
Se mi analizzo con attenzione, vedo che sto cominciando anch'io a rimandare.
Mi giustifico: le giornate mi si sono accorciate, da vecchio. I tempi utili si sono ristretti.
Così per trovare un tempo libero devo spostare in avanti gli impegni.
La realtà è un'altra.
Rimandare è rinunciare.
Procrastinare è rifiutare: problemi, questioni, fatiche.
Da vecchio ho il diritto di evitare pesantezze.
Di essere leggero, libero.
Solo che così facendo lascio scorrere la vita, invece di averla in pugno.
Atteggiamento ambivalente, dunque.
Da approfondire.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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