30 settembre 2019

Una pagina di cinque anni fa sui ricordi (19-111)

Una pagina di cinque anni fa sui ricordi. (19-111)
 
Ricordi. (14-113)
Ho scritto più volte che la vita di un vecchio si prospetta ancora lunga. Almeno per un vecchio di prima fascia.
Ancora più lunga è la vita già passata (nella mia di vita, mi sembra di aver vissuto almeno tre volte).
Tutto ciò genera ricordi. Tanti. Ricordi della mia famiglia d'origine. E poi quelli della famiglia che mi sono costruito. Infine ricordi degli ultimi vent'anni: la mia terza famiglia.
Noi vecchi abbiamo tantissime cose da ricordare. Abbiamo una memoria lunga. Piena zeppa di rimembranze. Sono quelle che ci assalgono quando ci mettiamo a pensare. Quando stiamo per conto nostro. Non abbiamo il tempo di annoiarci. Tante cose ritornano alla mente. Magari attraverso un odore, una visione fuggevole, una situazione.
Spesso i ricordi sono piacevoli (o ricordiamo solo le cose piacevoli!). Così in compagnia dei ricordi stiamo bene. Ci prende una qualche nostalgia, dolce, di pezzi di vita passati eppure così presenti nella nostra mente.
Siamo fortunati.
Possiamo vivere del presente. Ma possiamo vivere del passato. Un lungo passato.
È come se avessimo due o tre vite da vivere contemporaneamente.
 
 
 
 
(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

28 settembre 2019

Non mi ci ritrovo più? (19-110)

Non mi ci ritrovo più? (19-110)
Comincio a sentire estranea la società in cui vivo.
Sono infastidito dal trionfo di tutti i nuovi marchingegni elettronici: le varie app, i vari codici da fotografare, facebook, twitter, compresi mezzi di pagamento via internet, eccetera eccetera. Anche nuovi comportamenti mi irritano, come la scimmiottatura di modi di fare di altre società (dammi il cinque), l'invadenza di lingue straniere (anzi di una sola, l'inglese), la presenza massiccia di prodotti (film) del paese dominante, gli Usa. Per non parlare dei valori emergenti, come il razzismo, l'egoismo, la paura di perdere la propria sicurezza, la prevalenza dell'apparire.
Di questo passo l'estraneità sarà sempre maggiore.
Per il momento prevalgono i motivi di appartenenza su quelli di alterità.
Ma avanzando cogli anni sono di meno le persone che conosco (i miei coetanei cominciano a morire), gli stessi concetti fondamentali che mi hanno accompagnato nella vita come correttezza, cultura, passione civile, il merito, sembrano affievolirsi o per lo meno sono estranei alle generazioni future.
Mi figuro un futuro in cui non apparterrò più alla socità in cui vivrò.
Varrà allora la pena di vivere in un tempo, in un luogo con i quali non si ha nulla da spartire?
Allora andarsene sarà meno duro.
La morte sarà bene accetta.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

27 settembre 2019

Ingobbito o no? (19-109)

Ingobbito o no? (19-109)
Qualche settimana fa riflettevo sulla mia posizione eretta, sempre più curva (vedi 19-099). Guardando con attenzione a questa posizione, mi sono accorto che è più accentuata durante la camminata. Cioè mi vedo più curvo perchè mi guardo riflesso nelle vetrine dei negozi mentre sto camminando.
Si può dare un'altra interpretazione a questa curvatura durante il camminare.
Quando cammino sono in realtà proteso in avanti.
Un modo per aggredire la vita che sto vivendo, la vecchiaia. Un atteggiamento positivo, dunque: non mi lascio schiacciare dall'età avanzata, cerco invece di reagire con grinta alle difficoltà della mia età attuale (in realtà è proprio ciò che sto facendo).

Sono incerto.
Non vorrei che questa interpretazione aggiuntiva fosse soltanto una gratificazione che mi regalo, riguardo al fatto che sono diventato più curvo. 
Cioè che incarno appieno un aspetto tipico degli anziani.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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24 settembre 2019

Più in forma (19-108)

Più in forma. (19-108)
In questa fine estate sono diventato più agile. Non è un'impressione di uno o due giorni. Si tratta di un continuo. Forse dipende dalla fine del gran caldo che mi aveva spossato. Oppure sono in una di quelle soste nel procedere della vecchiaia, delle quali ho già fatto esperienza in passato.
Mi piace pensare invece che dipenda dal movimento e da un poco di ginnastica che faccio tutti i giorni.
Il geriatra, nella prima visita, mi aveva già prescritto almeno due ore e mezzo settimanali di camminata veloce ("fino a sudare"), che ormai pratico regolarmente da cinque mesi.
Ma nella seconda aveva rincarato la dose: "Aggiungi un quarto d'ora di esercizi di ginnastica ogni mattina, per mobilitare anche gli altri muscoli, oltre a quelli delle gambe" mi aveva detto.
Ebbene, lo faccio da due settimane.
E sto meglio.
Fastidi e doloretti vari mi hanno abbandonato. Anche l'umore è cambiato in meglio. 
 
Scordavo di dire che da giugno ho cominciato ad assumere quotidianamente del kefir, un fermentato di latte (totalmente scremato!) ad opera di batteri specifici.
Ultimamente sono passato a un kefir d'acqua (per eliminare il latte) tre volte a settimana.
Secondo tutto quello che ho più volte sottolineato (vedi 17-083 e 19-019), curare i propri batteri intestinali è un'ottima pratica, per tutti, ma soprattutto per gli anziani, che peggiorano la flora intestinale dopo i 65-70 anni.

Tutte e due le mosse mi paiono ben azzeccate.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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22 settembre 2019

Un chiaro segnale (19-107)

Un chiaro segnale. (19-107)
Un segnale inequivocabile che si è vecchi arriva dalle associazioni di volontariato che inviano lettere per raccogliere fondi. 
Fino a qualche anno fa mi chiedevano offerte in denaro per salvare il clima, per combattere la mortalità infantile, per difendere balene o foreste.
Da qualche anno a questa parte invece si sono orientate a chiedermi un lascito testamentario: una destinazione di fondi fra quelli che lascierò quando morirò.
All'inizio mi è parso un cambiamento di strategia commerciale. 
Ma, riflettendo, ho compreso che, semplicemente, ero entrato in quella fascia di popolazione destinata a morire presto.
Non c'è bisogno che sia io a ricordarmi che fra poco morirò; me lo ricordano loro che hanno ben presente che dopo una certa età (70?) la probabilità di morire aumenta di molto. 
Dunque sono diventato un soggetto al quale chiedere denaro in altro modo: non subito, ma quando morirò.
Cioè fra breve.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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21 settembre 2019

Una sola cosa per volta (19-106)

Una sola cosa per volta. (19-106)
Valutando il mio stato attuale e ciò che è avvenuto negli ultimi mesi, devo riconoscere che vi è un indebolimento delle mie capacità. A metà strada fra capacità psichiche e fisiche.
Negli ultimi mesi ho patito le fatiche di dover acquistare un appartamento e di doverlo poi affittare. Ho dovuto destreggiarmi fra le offerte, le agenzie immobiliari, tutti i passaggi burocratici, la scelta degli inquilini.
É stato un periodo nel quale sono stato assorbito totalmente da questa faccenda e non avevo alcuno spazio mentale per dedicarmi ad altro. Neppure per le normali cose di di casa. Col risultato di entrare in conflitto con la mia compagna.
Ho scoperto ormai di non riuscire a fare che una sola cosa per volta
Non è tanto il tempo che mi manca, quanto piuttosto il fatto di essere completamente assorbito da un obiettivo.
Non riesco a fare altro, e neppure a pensarlo.


La mia compagna mi dice che sono diventato più sordo, perchè sempre più spesso quando mi parla davanti alla tv mi devo far ripetere la domanda. In realtà si tratta della stessa mancanza alla quale accennavo prima. Posso fare una sola cosa per volta.
Se guardo la tv non riesco a percepire una domanda che mi è stata rivolta. Devo invece interrompere la visione, concentrarmi su chi mi sta parlando e solo allora capisco e posso rispondere.


Una sola cosa per volta!




(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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20 settembre 2019

Segreti (19-105)

Segreti. (19-105)
I molto-anziani hanno dei segreti. 
O almeno delle conoscenze che gli altri (noi anziani giovani, per esempio) non hanno.
Il segreto principale è come ci si sente e come si vive l'età estrema. Come si vive nell'attesa della morte.
E sembra che non vogliano dirci nulla, che si tengano ben strette le loro conoscenze.
Bisogna dire che la natura aiuta la loro reticenza.
A volte è difficile parlar con loro. O per la sordità, o per la lentezza di comprensione.
A volte invece nessuno li interroga, a nessuno sembra importare della loro condizione. Oppure gli interlocutori hanno fretta e sembrano più preoccupati per il peso che danno i vecchi piuttosto che conoscere i tesori che essi nascondono.
Altre volte invece sono loro che giudicano scarsa di nota la loro vita ultima.
Per cui i grandi vecchi si rassegnano e tacciono.
È una perdita.
Peccato!




(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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19 settembre 2019

Una buona notizia (19-104)

Una buona notizia. (19-104)
Negli ultimi giorni ho visto in tv un paio di pesonaggi che mi hanno fatto riflettere.
Prima un noto imprenditore italiano in ottima forma. Ha 84 anni.
Poi una studiosa molto vitale ed energica: 73 anni.
In entrambi i casi le due persone non mostravano la propria età. Non apparivano vecchi. Nonostante che anagraficamente lo fossero già da un pezzo, rispetto ai 65 anni canonici.
Sempre più spesso vedo anziani di questa fatta.


Nei dibattiti sulla vecchiaia, o meglio, sul prolungamento della vita, spunta a volte il concetto seguente: aumentare gli anni di vita non è un gran risultato, se gli anni aggiunti sono anni di vecchiaia estrema. 
Si sostiene cioè: negli ultimi 70 anni la vita media è aumentata di almeno 10-12 anni (mi riferisco all'Italia, paese notoriamente longevo). Questi anni si aggiungono in coda alla vita, quindi sono anni di vecchiaia avanzata che si aggiungono agli anni di vecchiaia avanzata di 70 anni fa.
Mi spiego meglio con un esempio numerico.
Se negli anni '50 del secolo scorso la vita media era di 70 anni, è ovvio che gli ultimi 3 anni fossero la cosiddetta vecchiaia avanzata, caratterizzata da maggior debolezza, perdita di autonomia e bassa qualità della vita.
I 12 anni in più di vita odierni (dai 70 agli 82 di oggi) si aggiungono ai 3 anni di vecchiaia estrema. Col risultato di vivere 3 + 12 = 15 anni di vecchiaia estrema, caratterizzata come sopra.
Non è certo un risultato del quale andare orgogliosi!


E invece non è così.
L'aumento della durata della vita non è un aumento della vecchiaia estrema.
È invece un aumento dell'età di mezzo.
Come settant'anni fa, gli anni di vecchiaia decrepita sono sempre tre, ma si collocano in un'altra fascia. Non più fra i 67 e i 70, bensì alla fine del settimo decennio (fra 79 e 82).
E' proprio vero: ai giorni nostri la vecchiaia non comincia più a 65 anni, ma (almeno) a 75.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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15 settembre 2019

Non ne so di più (19-103)

Non ne so di più. (19-103)
Dopo più di mille pagine di diario, mi accorgo di non saperne granchè, della vecchiaia.
Ho analizzato a fondo la mia vita di questi anni di vecchiaia formale (dopo i 65) e dunque ho appreso cose che non conoscevo, ma della parte più estrema della vita non ne so nulla. Non so proprio come sarà la mia morte, nè quali passi si succederanno per avvicinarsi alla fine. Naturalmente non so quando questa avverrà.
Capisco che: un conto è vecchiaia, un conto è morte; ma nell'ultima fase della vita i due temi si avvicinano, si intersecano. È di questa vecchiaia estrema che non so nulla.
Forse è giusto così, nel senso che è inutile anticipare: quando vi capiterò dentro, capirò.
Ma avrei la pretesa di averne conoscenza in anticipo.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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14 settembre 2019

Ne vale la pena? (19-102)

Ne vale la pena? (19-102)
Con queste parole finivo una pagina di diario di qualche tempo fa: vedi pag. 19-088.
Si riferivano a una riflessione sorta dopo una visita dal mio geriatra, che mi aveva caricato di compiti da fare, di integratori, di cambiamenti di dieta.
Riflettevo così: da vecchi, per continuare a restare in vita, bisogna spendere una quota significativa di tempo per prolungare la vita. Mi chiedevo: che senso ha spendere vita per guadagnare anni? Cioè, spendere tempo per rosicchiare tempo?
Ne vale la pena se il tempo guadagnato è maggiore del tempo impiegato per racimolare altro tempo di vita. Detto in altro modo: se tutto il tempo di vita in più lo passo a far cose per avere vita in più, no, non ne vale la pena.


Resta il fatto che bisogna impegnarsi molto nell'adottare uno stile di vita consono a un'esistenza prolungata, come quella delle ultime due o tre generazioni umane.
È il prezzo da pagare per essere usciti dall'alveo dell'evoluzione dai primati nostri cugini, che vivono circa 40 anni (come vivevano gli esseri umani fino a un secolo fa o poco più).
Con la cultura (le conoscenze, la scienza, la medicina) abbiamo modificato la natura, ma un prezzo lo dobbiamo pagare.
Vuoi vivere di più?
Devi impegnarti a fondo, non ti viene regalato.
C'è bisogno di una serie di sussidi: integratori, maggior movimento, dieta più adatta.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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13 settembre 2019

Disorientamento (19-101)

Disorientamento. (19-101)
Ho sentito riferire che a volte le persone molto anziane si disorientano. Passano per un luogo già frequentato, ma non lo riconoscono.
Ebbene, l'altro giorno mi è capitata la stessa esperienza.
Stavo facendo la mia solita camminata veloce, per non perdere massa muscolare, di mattina presto. Faccio sempre lo stesso percorso, per restare entro il tempo che ho programmato. Durante le camminate mi concentro sul ritmo della marcia e non sul percorso, che conosco a memoria. Di tanto in tanto mi distraggo e penso ad altro.
Ebbene, a un certo punto non mi sono più ritrovato. Nella mia mente è successo un capovolgimento: riconoscevo i luoghi, ma non il momento della camminata. Cioè mi sembrava di essere nel cammino di ritorno e dunque i luoghi che mi apparivano erano all'incontrario
Mi sono come smarrito. Come se entro luoghi conosciuti io non mi ritrovassi. È durato una decina di secondi. È stato angosciante. Non riconoscere luoghi conosciuti getta nel panico. Ho deciso di proseguire per osservare dove stavo andando. Dopo qualche secondo ho compreso che la mia percezione dei luoghi all'incontrario era errata: quei luoghi erano al posto giusto, era la mia memoria che mi stava ingannando.
Non ero nel percorso del ritorno, bensì in quello dell'andata!
Il tutto è durato poco. Mi sono ripreso velocemente.
Ho giustificato la cosa col fatto che ero sopra pensiero, che avevo cambiato marciapiede, che ero ancora assonnato.
Ma confesso di essere preoccupato.
È il primo vero segnale di una memoria ballerina.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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12 settembre 2019

Alcolici (19-100)

Alcolici. (19-100)
Ne ho scritto più volte. Dei gravi danni che produce l'alcol nell'organismo umano. Specialmente sono a rischio gli anziani, che si illudono di poter conservare un qualche piacere in tarda età attraverso il consumo di alcolici.
L'alcol è cancerogeno e produce demenza senile, oltre a essere causa di innumerevoli patologie.


Come molti, ho in casa un armadietto con alcolici: vino e liquori, una decina di  bottiglie che da anni non consumiamo più. La mia compagna mi ha detto: "Buttiamoli via: che ne pensi?"
Le ho risposto che era d'accordo: meglio eliminarli. Così ho preso i liquori e il vino e mi sono diretto verso le caditoie di deflusso dell'acqua piovana del condominio e le ho versate là.
Spero che possano fungere da veleno per le zanzare, che probabilmente vi si formano.
Avevo anche una bottiglia di un liquore ad alta gradazione: l'ho conservato come detergente, alla stregua dell'alcol denaturato.
Coerenza.

Non del tutto, però.
Ho conservato un paio di bottiglie di vino di pregio, una bottiglia di liquore e una di sakè.
Anche in me fatica a sradicarsi l'ideologia corrente, soprattutto della regione nella quale vivo: un gocceto di tanto in tanto non può far male!
E invece fa sempre male.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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07 settembre 2019

Curvo (19-099)

Curvo. (19-099)
Guardandomi di profilo sulle vetrine dei negozi scopro che sono sempre più ingobbito. Quando lo vedo, mi tiro subito su in posizione più eretta. Ma duro poco. Mi scordo presto di star diritto e ricado nella posizione curva.
Come molti vecchi.
Si dice: "E' il peso degli anni." Frase metaforica che ha una sua lampante verità.
Si dice con queste parole che i molti anni vissuti pesano.
Che la vita, in generale, pesa.
Soprattutto la vita lunga di un anziano.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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06 settembre 2019

Eutanasia (19-098)

Eutanasia. (19-098)
Ho fatto morire il mio cane.
Era molto vecchio: 18 anni. Ormai non si alzava più dalla sua cuccia. Lo prendevo in braccio per farlo bere un poco, oppure per portarlo in giardino a fare i suoi bisogni. Non stava quasi in piedi. Non si muoveva. La qualità della sua vita era nulla.
Se fosse stato abbandonato a se stesso sarebbe morto entro qualche giorno. Così mi sono assunto la responsabilità di far finire la sua vita, in modo artificiale, sottraendolo a una agonia sicuramente penosa.
E' stato un passaggio morbido dalla vita alla morte. Ho deciso io per lui.
Sono triste perchè non è più con me. Ma sono sereno perchè l'esito finale di una vita molto in là con gli anni è la morte.


Mi chiedo: perchè non si può fare così anche con gli esseri umani? Perchè questo enorme tabù secondo il quale non si può por fine alla propria vita quando si è al limite?
Perchè si deve sopravvivere a ogni costo?
Certo, vi è una gran differenza fra l'eutanasia di un cane e quella di un uomo: nel caso dell'uomo deve decidere il soggetto. Non possono farlo altri.
E perchè i grandi anziani non lo decidono? Perchè si ancorano a una vita minima, quasi inesistente? (non sto parlando di una vita piena di dolori a causa di una malattia, o condannata all'immobilità, alla dipendenza da altri: ma di una vita ancora autonoma, che però non trova più significato nel continuare a vivere)
Istinto di sopravvivenza, si dice. Penso invece che se esistessero strutture adatte non sarebbero poche le persone che deciderebbero di andarsene.


Manca completamente una cultura, un dibattito su come finire la vita.
Nel modo migliore e più dignitoso.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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