31 marzo 2018

Stare sul pezzo (18-044)

Stare sul pezzo. (18-044)
Nell'ultima età, invecchia anche la psiche. L'ho scoperto a settant'anni.
Si perdono volontà, coraggio, determinazione. Aumenta il timore di non farcela.
Ne ho scritto qualche tempo fa (vedi 18-022, -023, -026, -042).
Vi ritorno in questa pagina, perchè un risvolto positivo c'è.

Quando si è giovani, si cerca di evitare le prove difficili, soprattutto per la sofferenza acuta che si portano dietro. E ci si dà alla fuga.
Quando si è vecchi, invece, si tenta di evitarle per il timore di non reggere. Ma se poi si è costretti ad affrontare situazioni ardue (e lo si fa) cambia qualcosa: si è in grado di sopportare la sofferenza che queste comportano.
Da vecchi si diventa più resistenti alla sofferenza.
Un po' perchè ci si è fatta l'abitudine. Un po' perchè ci si spaventa meno della sofferenza in sè. E infine perchè la scorza è diventata più dura e le sofferenze fanno soffrire di meno.
Insomma anche se si soffre, da vecchi, si può continuare a stare sul pezzo.
Non ci si dà alla fuga.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

29 marzo 2018

Esploratori (18-043)

Esploratori. (18-043)
Amo leggere.
Alcuni libri li ho amati più di altri. Fra questi, Sabbie Arabe di Wifred Thesiger, del 1959.    Narra alcuni viaggi alla scoperta dell'Arabia, nella cosiddetta Zona Vuota, un enorme territorio desertico del sud della penisola, praticamente disabitato, se non da pochissimi beduini. Thesiger è stato uno degli ultimi esploratori della nostra epoca.
Oggi l'esplorazione non è più carica di avventura e pericolo, come nel secolo XIX. O forse potrebbe esserlo quella di nuovi pianeti (ma siamo molto lontani da quel traguardo).

La vecchiaia è anch'essa un territorio inesplorato.
La vecchiaia lunga, intendo, quella che soltanto da due o tre generazioni possiamo permetterci. Sulla quale vi sono poche testimonianze. Perchè gli anziani ne parlano poco: soprattutto ne dicono poco agli altri, quelli delle età minori.
Ma anche fra coetanei (vecchi) ci si dice poco.
Dunque, noi vecchi percorriamo un terreno vergine, inesplorato.
Siamo degli autentici esploratori di territori sconosciuti.
Sarebbe carino da parte nostra lasciare ai nostri eredi qualche mappa dei territori che stiamo attraversando.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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28 marzo 2018

Stanchezze (18-042)

Stanchezze. (18-042)
Ho già scritto dell'esperienza di vendere il mio appartamento (vedi: 18-022, -023, -026).
Concludevo che in una tale impresa avevo scoperto di essere diventato più debole, più fragile; incapace di perseverare con determinazione nel progetto.
Ho scritto della perdita di forze e di coraggio, di timore di non farcela.
E anche che da vecchi la volontà viene meno.
Ma quel compito (vendere l'appartamento) devo assolverlo. Non posso sottrarmi. Così sto facendo. Stringo i denti e vado avanti. Imparando da una lunga serie di tentativi.
E ci sto riuscendo (onore al merito!).
Ciò che resta però è una grande stanchezza, psichica e fisica.


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26 marzo 2018

Illusione (18-041)

Illusione. (18-041)
Sono un illuso.
Mi riferisco alla pagina di ieri (18-040), nella quale giustificavo la tendenza dei vecchi a esprimere giudizi negativi sul tempo attuale, nel confronto coi bei tempi andati.
Ne davo la responsabilità alla maggior perspicacia degli anziani nel valutare il presente.
Sono un illuso perchè non è vero che i vecchi diventano migliori con l'età.
Potrebbero esserlo, ma non lo sono.
Temo che (molto più prosaicamente) i vecchi siano attaccati alle loro abitudini, ai loro tempi andati. Sono come affezionati al tempo, alle abitudini, ai fatti della loro giovinezza ed età matura. Li giudicano migliori solo perchè li hanno già vissuti e mal si adattano alle abitudini dei tempi nuovi, alle quali si sentono estranei.
Sarebbe bello che fosse vero ciò che ho scritto ieri.
Ma non è così.

(nella migliore delle ipotesi vi è un miscuglio delle due spiegazioni)


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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25 marzo 2018

Le pene dei vecchi* (18-040)

Le pene dei vecchi.* (18-040)
Sono tante.
Una sopra tutte: pena perchè la società peggiora.
Fa parte dell'immaginario comune, l'anziano che dice: “Ai miei tempi le cose andavano meglio!” Tanto da essere giudicata una lamentela stereotipata, che fa parte della vecchiaia e non corrisponde alla realtà di fatto.
Non mi piace identificarmi con questa immagine di anziano scontento del tempo presente, che loda il tempo andato.
Eppure capita anche a me di esprimere la stessa lamentela.
Provo tristezza nel vedere che nel tempo attuale prevalgono idee scadenti.
Provo pena soprattutto perchè prevalgono persone scadenti.
Non ha la meglio il merito, ma la chiacchiera; i pensieri futili invece di quelli profondi; le idee vacue invece di quelle originali.


Poiché è successo in ogni epoca, deve esserci una ragione di fondo: non è possibile che ogni tempo nuovo peggiori la situazione pre-esistente.
Azzardo un'ipotesi: diventando vecchi si diventa più esigenti e le soluzioni più arruffate saltano subito agli occhi. Succedono le stesse cose anche nella giovinezza e nell'età di mezzo. Ma non ci si rende ben conto del negativo che portano con sé.
È soltanto da vecchi che si diventa più acuti, più lucidi, più esperti.
E parte inesorabile il giudizio lapidario e negativo.
Succedeva lo stesso cinquant'anni fa.
Semplicemente non ce ne rendevamo conto.


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22 marzo 2018

Non mi interessano* (18-039)

Non mi interessano.* (18-039) (22/03/18)
Ho scritto della mia difficoltà a inserirmi nella modernità.
Soprattutto non riesco a utilizzare gli strumenti elettronici (vedi 18-003 e 004).
Ho cercato di scovare il motivo per cui non mi ci adatto (sono inutili, non migliorano la vita, falsano le relazioni, eccetera).
Ma nel mio profondo restava un dubbio: non ti adatti perchè sono strumenti complicati; tu sei vecchio e fai fatica a impadronirtene; ne parli male perchè in realtà non sei all'altezza di apprenderli.
Non sono più all'altezza, in quanto vecchio e incapace.

Tale pensiero mi ha lasciato l'amaro in bocca. Lo stesso mi succede quando mi avventuro in qualche complicata azione elettronica che non si conclude positivamente, lasciandomi frustrato e con un forte senso di impotenza. 
E ciò accade spesso.
Sono veramente diventato incapace? Ed è la vecchiaia che mi ha fatto diventare così?
D'improvviso ho capito che non è così.

I nuovi strumenti, per esempio lo smartphone, sono oggettivamente più complicati di un semplice telefono. Per impadronirsene occorre tempo, applicazione, studio.
Occorre tempo per provare e ri-provare.
Dato quel che offre una simile macchinetta, i giovani ne vanno matti. Non si curano del tempo che perdono nel cercare di apprendere, delle ore passate (o perdute) dietro agli schemi logici dei programmi. Quello studio non pesa a loro.
Noi vecchi siamo meno entusiasti, meno curiosi di queste novità, forse siamo più smaliziati e sappiamo che ciò che promettono non migliora la vita.
E non abbiamo nessuna voglia di perdere tanto tempo con questi giocattoli.
Ecco il motivo della mia incapacità ad adattarmi: non si tratta (soltanto) di diminuzione di capacità intellettive.
Si tratta di mancanza di interesse, di entusiasmo.
Questi giochetti non mi prendono.


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17 marzo 2018

Human, il film (18-038)

Un grande film: HUMAN, the movie, di Artus-Bertrand. (18-038)
In realtà si tratta di un documentario, nel quale l'autore ha voluto rispondere alla domanda: che cosa ci rende umani?
In tre anni ha raccolto le storie di vita di 2000 persone, di 60 Paesi diversi. 
Li ha poi raggruppate secondo alcuni temi: l'amore, la violenza, la fame, il lavoro, la sessualità eccetera. Ogni storia è raccontata in pochi minuti dalla persona stessa. Camera fissa, fondo nero. Nessun cedimento all'estetica. Se le storie sono commoventi lo sono in modo asciutto. Mai retorico.
Facce intense.
Nel film vi sono anche riprese di uomini al lavoro o comunque ragguppati insieme e di squarci di natura incredibili.
L'autore è riuscito nell'impresa, perchè il film descrive realmente l'umanità.
Quella vera. 
Quei sette miliardi che non appartengono al mondo ricco. 
E che non hanno in mano uno smart-phone.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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16 marzo 2018

Affievolirsi (18-037)

Affievolirsi. (18-037)
Alcuni giorni fa, in Italia, si sono svolte le elezioni politiche. Importanti per i risultati, in parte inaspettati. La situazione è di stallo. Difficile fare una maggioranza omogenea.
Il mio Paese è veramente in una situazione critica.
Eppure, lo confesso, sono poco interessato al dibattito. Sono poco interessato agli esiti.
Ricordo tanti anni fa quando vi furono risultati altrettanto clamorosi, in altre elezioni: quando il PCI raggiunse la percentuale della DC; oppure quando Berlusconi vinse la prima volta.
Allora ero molto attento a decifrare le valutazioni degli esperti, a sperare per questa o quella soluzione. Erano anni di passione politica.
Questa volta il tutto mi interessa poco.
Si è affievolita una delle mie grandi passioni.
Fra poco compirò 72 anni.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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15 marzo 2018

Caro vecchio cane! (18-036)

Caro vecchio cane! (18-036)
Il mio cane, che è vecchio, più vecchio di me ormai, mostra come sarà la mia vita fra una decina d'anni. In lui vedo trascorrere la vecchiaia in modo accelerato.
Negli ultimi mesi le sue forze sono diminuite.
Fatica a fare le scale. E non riesce più a salire su poltrone e divano.
Anche per lui, di pomeriggio e di sera, la stanchezza è grande. Tanto da farlo allontanare dal luogo in cui ci troviamo e andare a rintanarsi nella sua cuccia.
In genere l'uscita del tardo pomeriggio è lunga quanto quella del mattino: ma vedo che non ce la fa più. A modo suo mi chiede di accorciarla (cosa che ho fatto) e gli ultimi metri, mentre arriviamo a casa, li fa camminando molto lentamente.
Così ho anticipato l'ultima uscita, quella serale, e mi limito a condurlo nel giardino condominiale perchè faccia i suoi bisogni. Cosa che fa subito e dopo qualche secondo si porta davanti all'ingresso, in attesa di tornare a casa e andare a dormire.
Caro vecchio cane, siamo vecchi tutti e due ormai!
Ma tu un pò di più.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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12 marzo 2018

Si muore di più (18-035)

Si muore di più. (18-035)
Anche nel 2017, secondo i primi dati dell'Istat, i morti in Italia sono cresciuti in modo anomalo. Circa 647.000, contro i 615.000 del 2016. Ma questo andamento anomalo si era già ripetuto nel 2015: circa 648.000 morti. Se si guardano i tassi di morte per 1000 abitanti si hanno valori più rigorosi.
Nel 2014 il tasso era di 9,8 (per 1000), nel 2015 di 10,7 , nel 2016 di 10,0 e nel 2017 ancora di 10,7.
E prima?
È quasi sempre stato sotto i dieci, dal dopoguerra a oggi. Oggi viaggia verso lo 11.
Dunque si muore di più, da qualche anno.
Non si può non accennare alla lunga ricerca effettuata dall'unione europea fra il 2000 e il 2014 sul numero di morti causate dall'inquinamento atmosferico. Per l'Italia lo studio parlava di più di 60.000 morti all'anno.
Si sbagliava di poco. I morti sono “soltanto” 50.000 circa in più.
Ancora una volta una dimostrazione che lo stile di vita conta, ai fini della durata della vita.
Peccato che non vi sia una adeguata statistica che colleghi l'età di morte con il regime alimentare.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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10 marzo 2018

Non l'ho riconosciuto! (18-034)

Non l'ho riconosciuto! (18-034)
L'altra sera ho partecipato a una conferenza sull'alimentazione dei pitagorici. 
Interessante e soddisfacente. 
Mentre mi preparavo per uscire, mi sento chiamare per nome e salutare da una persona: mi volto e non la riconosco. Era un volto conosciuto, ma chi era?
Panico.
Decido di confessare la mia smemoratezza e di chiedergli chi fosse.
Poi, invece, mi sono vergognato della mia incapacità. Non ho voluto dare l'impressione di essere un vecchio un poco rimbambito. Ho preso tempo, ho detto cose generiche o relative alla conferenza e infine ho ricordato.
Era il mio geriatra!
Ho provato a giustificarmi con me stesso: erano anni che non lo vedevo, l'ho incontrato in un contesto diverso dall'ambulatorio nel quale mi recavo, sono sempre stato poco fisionomista.
La realtà è che non l'ho riconosciuto
Mi sono sentito come quei vecchi molto anziani che non riconoscono più chi li va a trovare.
Non c'è niente da fare: il cervello perde colpi, la memoria diminuisce.
Questa è vecchiaia.


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08 marzo 2018

Un'intuizione* (18-033)

Un'intuizione.* (18-033)
Mi sono lagnato più volte di come i vecchi abbiano competenze, saperi, esperienze che vanno perduti. Giovani e individui in età matura non sono interessati a ciò che sa un vecchio (e neppure alle conquiste della vecchiaia). Lo sto sperimentando proprio in questi mesi, di fronte alle difficoltà a organizzare incontri, per esempio sull'alimentazione.
E di cose originali da dire ne avrei.
Ora mi è venuta un'idea.
I vecchi possono trasmettere quello che sanno ad … altri vecchi!
È ovvio e naturale! Come mai non c'ho pensato prima?

Poiché le cose più interesanti che ho elaborato riguardano cibo, salute e vecchiaia, quale pubblico migliore di un uditorio di anziani?
Non solo perchè anche gli altri vecchi hanno sicuramente provato la pena per la dispersione delle proprie competenze, ma soprattutto perchè si tratta di temi che li riguardano. Per di più trattati da uno di loro.
Voglio provare a propormi a un paio di circoli di anziani della mia zona.


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06 marzo 2018

Hemingway (18-032)

Hemingway. (18-032)
Spulciando qua e là si trovano intuizioni interessanti sulla vecchiaia. Perfino in testi insospettabili.
Così, leggendo Addio alle armi di E. Hemngway, ho trovato il dialogo che riporto di seguito fra un vecchio e il giovane protagonista del romanzo.
Se lei vivrà fino a esser vecchio come me, si accorgerà di molte cose strane.”
Non ho mai avuto l'aria di esser vecchio.”
È il corpo che è vecchio. A volte ho paura di spezzarmi un dito come si spezza un bastoncino di gesso. E lo spirito non invecchia e non diventa più saggio.”
Lei è saggio.”
No. È il grande inganno: la saggezza dei vecchi. Non diventano saggi. Diventano attenti.”
Forse è la saggezza.”
È una saggezza poco attraente.”
(da Hemingway Romanzi, vol. I, Mondadori, I Meridiani Collezione, pag. 516)


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05 marzo 2018

Longevità, ancora (18-031)

Longevità, ancora. (18-031)
E' stata pubblicata il 01/03/18 sulla rivista Science una ricerca effettuata da un gruppo numeroso di studiosi coordinati da Yaniv Erlich della Columbia University (Usa), che ha sfruttato i dati degli alberi genealogici per costruirne uno riguardante ben 13 milioni di persone lungo 5 secoli e 11 generazioni.
La notizia è: in questo lavoro si sono analizzate (fra l'altro) le età di morte di moltissime persone per confrontarle con quelle di parenti e ascendenti. È emerso che avere buoni geni allunga la vita di 5 anni (per fare un confronto si sappia che, fumando, la si accorcia di 10 anni).
La conclusione è che i geni influenzano la lunghezza della vita soltanto per un modesto 16%. Confrontando questo dato con altre ricerche (per esempio quella sui centenari sardi), nelle quali risultava una dipendenza fra il 15 e il 25%, si vede che il dato è confermato al ribasso.
Riflessione: ancora una volta si sancisce che la vecchiaia lunga è figlia molto più di fattori ambientali che non della buona genetica.
I fattori ambientali sono aria, acqua, cibo e inquinamento.
Insomma lo stile di vita conta.
Eccome!


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04 marzo 2018

Longevità (18-030)

Longevità. (18-030)
E' morto Gillo Dorfles, critico d'arte, artista, docente di estetica.
È morto a 107 anni.
Centosette!
Incredibilmente lucido e attivo fino all'ultimo (una sua mostra nel 2016).
 
In un'intervista di qualche mese fa ha detto:
Com'è la vita oltre i cent'anni? Non amo l'argomento. Ci si annoia perchè si fatica a leggere. Le novità mi piacciono, ho preso il cellulare. Non sono morigerato. Ho sempre mangiato le cose che mi piacevano: gli gnocchi alla romana, i carciofi, i tartufi e i fritti. Sono un discreto cuoco, specialità fiori di zucca. Ho sempre bevuto vino rosso, ho una passione per il Cannonau.”


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