31 ottobre 2012

Oggi mi sento vivo.(55)
In queste pagine racconto la mia vecchiaia. E' un diario. Un diario di un solo argomento. La vecchiaia.
In una giornata ho frequenti pensieri su di essa. O perchè mi prendono delle paure. O perchè mi succedono fatti. Li scrivo. Così restano. Li posso vedere. Staccati da me.
Oggi mi sono sentito vivo. Più del solito. Perchè?
Stamane ho incontrato un gruppo di persone. Giovani. Ho loro esposto una problematica molto complessa. L'ho esposta bene. Sono soddisfatto di me. Al pomeriggio è venuto a trovarmi un parente, un ragazzo. Aveva preso una insufficienza a scuola. E' venuto perchè gli spiegassi dove aveva sbagliato. L'ho fatto volentieri. Alla fine ero contento.
Alla sera dovevo andare alla proiezione di un film-documentario, su un popolo che soffre di una grave oppressione. Mi interessava molto.
Ora è notte e sento di essere stato vivo. Per gli impegni sociali. Per essere stato utile. Per la soddisfazione di una buona esposizione.
Non ho pensato di meno alla vecchiaia. Ma il resto della giornata ero impegnato in attività. E' questo?
O sono stati i tre caffè che ho preso?

29 ottobre 2012

Amour. (54) (un altro il 30/09/12)
Un film, uscito due giorni fa. Di due vecchi coniugi, ultraottantenni. Vivono soli. Lei si ammala. Perde progressivamente abilità e capacità di comunicazione. Non vuol più vivere in quello stato. Lui la soffoca.

Un film duro. Situazione realistica. Nessuna concessione a sentimentalismi.
Vecchi di seconda/terza fascia. Dignitosi, deboli. Lasciati soli con il dramma finale della vita. Abbandonati non tanto dalla figlia, quanto dalla società. Nessuna struttura che li aiuti.
Una grande violenza sul vecchio marito. Quando alla fine è solo a decidere di uccidere la moglie. E lo fa materialmente.
Una grande violenza sulla vecchia moglie. Che non vuol più vivere in quella condizione. E nessuno l'aiuta a morire serenamente. Deve morire violentemente. Per giunta, per mano del suo compagno.

Società barbara. Su morte e vecchiaia la nostra società balbetta. Ci abbandona al nostro destino. Come quel regista novantenne che si è dovuto gettare da un palazzo, per morire.  Eppure non è stato sempre così. O non è sempre così in tutte le società. Vedi Accabadora, il libro.
Eutanasia. Parliamone, finchè siamo vecchi di prima fascia.

28 ottobre 2012

I giovani prendono il posto.(53)
Un gruppo di acquisto mi invitava di frequente, a parlare della mia esperienza nel campo. In questi ultimi tempi mi invita di meno. Quando ci vediamo, grandi manifestazioni di stima, grande considerazione, ma altri incontri non ne facciamo. All'inizio ci sono rimasto male, ma ora ho capito.
Il gruppo è formato da giovani. L'età di mio figlio. Se non hanno più bisogno di me, significa che stanno camminando con le propri gambe. Fanno la loro strada. Non hanno più bisogno di un padre, di un nonno, che li indirizzi. Si arrangiano. Di ciò sono contento.

In un altro incontro, con altro gruppo, dirigeva l'evento una giovane che avevo conosciuto anni fa come timidissima, chiusa in se, quasi senza qualità. In quel contesto se la cavava benissimo. E' diventata adulta. Ha preso in mano le redini. Come non gioirne?

I vecchi, se solo ci pensano un poco, devono essere contenti che le nuove generazioni se la cavino da sole. La società continua anche senza di loro. La società continua. Il nostro compito l'abbiamo svolto. Il testimone l'abbiamo passato. Non lasciamo macerie.
Invece, quante resistenze nei personaggi pubblici, per non farsi da parte! Attaccamento a falsi valori. Per fortuna arriva la vecchiaia e ti mettono da parte. Così puoi applicarti ai valori tipici della tua nuova età.
Se ti rottamano, ti fanno un favore.

27 ottobre 2012

Ruolo sociale.(52)
Un familiare, pensionato da poco, mi dice: "Quando lavoravo, mi ossequiavano tutti. Ora da pensionato quasi non mi salutano".
Se avevi prestigio dal tuo lavoro, lo perdi. E' inevitabile. Anzi è opportuno. Così smascheri chi ti omaggiava per ipocrisia. Ma non è questo, quando parlo di ruolo sociale. Non intendo il prestigio sociale.
Un altro familiare, gran viaggiatore, mi dice che, in Giappone, il netturbino che spazza la strada, è orgoglioso del lavoro che svolge. E lo svolge bene. Perchè è un lavoro utile alla società. O comunque è un lavoro utile a qualcuno. Ecco, di questo voglio dire.

Quando cessi di lavorare, cessi di essere inserito in una organizzazione. Che svolge un compito. Per qualcuno. O per tutta la società. Siamo animali sociali. Stiamo bene se svolgiamo un compito per il nostro gruppo. Prendiamo significato dal gruppo di appartenenza.
Quando siamo espulsi da un contesto, rischiamo la depressione. Perchè parte della nostra vita prendeva significato da quel contesto.

I vecchi, in quanto pensionati, in quanto meno mobili, in quanto più ritirati in sè, perdono ruolo sociale. E ne soffrono. Se ne sfugge solo se si basta a se stessi. Cioè se si trova in se stessi il significato del vivere.
La vecchiaia ti invita a percorrere questa strada di individuazione. Ricercare in te stesso significati.
Molto positivo, no?

26 ottobre 2012

Via di qua.(51)
E' il titolo di un libro. Sottotitolo: Imparare a morire. Si può? Il libro cerca risposte nella letteratura passata. Tragedie greche. E poi poeti e scrittori dell'800. Colto. Bello. Ho sentito l'autore (Umberto Curi) presentarlo. Affascinato. Adesso lo leggerò.
Cerco anch'io di imparare a invecchiare e a morire. Nel passato qualcuno ci ha già pensato. L'ha lasciato scritto. Utilissimo leggerlo. Qualcuno nei secoli passati può aver trovato delle risposte. Per fortuna ci sono arrivate. Attraverso la letteratura. E' una via per trovare risposte.
Oggi siamo in tanti di più, con buoni mezzi di comunicazione. Internet ci permette di comunicare, anche con gente di altre lingue. Può darsi che, fra tanti, qualcuno abbia delle risposte. Comunque si può discuterne con molti di più. Più che i propri parenti, i propri vicini di casa, i propri compagni di lavoro.
E' un'altra via per trovare risposte.

25 ottobre 2012

Punti fermi (2).(50) (un altro, qualche giorno fa)
Le riflessioni le scrivo nella sezione dal titolo Punti fermi.
In queste Cronache ho sparso qualche riflessione. Ne riassumo qualcuna.

La vecchiaia ti porta a essere più prudente. Perchè ti senti più fragile. Rifletti prima di fare un passo avventato. Sottrai all'impulso e sottometti alla riflessione. Cerchi di imparare dagli eventi negativi. Molto positivo. La grande energia della gioventù ti fa credere immortale. Fai cose che per un niente potrebbero trasformarsi in tragedia. Da vecchio, prima, rifletti.

La vecchiaia ti porta a essere più cosciente di quello che fai. Perchè sei più distratto, disattento. Ci devi mettere attenzione anche in quello che prima facevi in automatico. Non puoi più permetterti di leggere la locandina dell'edicola mentre guidi. Molto positivo. Recuperi alla consapevolezza zone incoscienti della vita. Da vecchio ci stai più attento.

24 ottobre 2012

Piccole barche.(49) (Prudenza)
Nella mia città vi sono molti canali. Eredità del tardo medio evo. Allora erano importanti vie di comunicazione. Sembra che da qualunque punto del territorio provinciale, si potesse raggiungere un canale navigabile, percorrendo al massimo tre chilometri. Oggi nessuno naviga in questi canali.
E' un'esperienza unica. Prospettiva diversa dalla solita strada. Verde a volontà. Silenzio e pace incredibili. Da provare. Ci sono stato, su una piccola barca a motore elettrico, dal fondo piatto.
Non avevo esperienza di barca. Bisogna prestare attenzione per non perdere l'equilibrio. Cosa che noi anziani perdiamo facilmente.
La prima volta ho visto un bel salvagente e mi sono accontentato. Le altre volte ho deciso di indossare il giubbotto salvagente. Per prudenza. So stare a galla, al mare, in costume. Ma in acqua dolce? Vestito e con le scarpe?
Prudenza è una delle doti della vecchiaia.

23 ottobre 2012

La marcia.(48) (Specchio)
Domenica c'è stata una marcia, in quartiere. Molta partecipazione. Mezz'età e giovani. E un po' di vecchi. Bravi. Basta non strafare. Io non corro più. Anche se in gioventù mi piaceva. Adesso temo che il cuore non tenga la fatica. Il desiderio di correre mi è passato.
Ho guardato i vecchi che correvano. Il primo che ho visto era vecchio-vecchio. Vicino agli ottanta. Asciutto, volonteroso. Mi è sembrato un po' forzato. Come se stesse andando oltre le sue possibilità. Era curvo, il volto tirato. Comunque, bravo. Mi auguro per lui, che non stesse esagerando.
Ne ho visto un altro. Vecchio di prima fascia. Grossa pancia. Poco adatto a quel che stava facendo.  Spero che si sia messo rapidamente al passo. Non era adatto alla corsa.
Un terzo. Al passo. Bella tuta. Molto incerto nel camminare. Non era nel percorso, ma nei pressi degli stand pubblicitari. E di rifornimento. Infatti teneva in mano il sacchetto con la merenda dell'organizzazione! Per lui la marcia era il panino.
Tre modi di rispondere a un evento sociale. Si partecipa alla vita sociale. Lo apprezzo. Anche se la corsa non è il terreno più adatto alla vecchiaia.

22 ottobre 2012

Il cane vecchio (3).(47) (Specchio) (precedente: 1/10/12)
Il mio cane è vecchio. L'ho già detto. Era ed e' vivace. In gioventù saltellava continuamente. Con agilità e prontezza di riflessi. Mi stava molto dappresso. Muovendomi, rischiavo di pestarlo. Però riusciva sempre con balzi improvvisi a scansare i miei piedi.
Adesso è invecchiato. E' incerto. Mi sta ancora vicino, quando mi muovo. Ma non prevede i miei spostamenti. Va incontro ai miei piedi, invece di scansarli. Devo stare attento a non calpestarlo, quando mi muovo. Mi devo curare di lui. Non ha più quel guizzo straordinario della gioventù.
E' normale. E' vecchio.

21 ottobre 2012

La vecchiaia serve.(46) (Punti fermi.)
E' un mese e mezzo che scrivo queste cronache. Avevo cominciato prima. A maggio. Circa sei mesi. Abbastanza per tirare delle somme. E' necessario. I miei pensieri sono sparsi. Cronaca, appunto. Occorre tirar fuori il succo. Altrimenti restano chiacchiere.

Un primo punto. Ho compiuto 66 anni. Sono vecchio. Senza forse, senza se. Gli altri mi vedono così. Devo vivere quest'età. Fortunato che ci sono arrivato. Compagni di scuola già morti, ne ho.
A trent'anni pensavo che 70 mi bastavano. Ci sono quasi. Mi bastano? Mi piacerebbe continuare a vivere. Ho ancora da fare. Comunque, se non muoio, che faccio? Vivo, ovvio. Come?

Posso vivere un'altra fase della vita. Diversa dalle precedenti. Non è uguale, in peggio. No, è proprio diversa.  Vita con 66 anni alle spalle. Non è diversa perchè ha di meno (forze). Ha anche di più (anni vissuti). Qualcuno dice:"Se avessi ancora vent'anni!" Io no. Penso a com'ero a vent'anni: una pallida immagine di come sono adesso. Mi preferisco adesso. Anzi, io a vent'anni non mi piaccio. Naturale. Più spaesato, più fragile, più inconsapevole. Una vita che cessa a vent'anni, è incompiuta. Gli manca la maturità. Gli manca anche la vecchiaia. Questo è il punto.

A una vita piena, serve la vecchiaia? Dice:"Vorrei avere vent'anni, con la testa di adesso." Come fai? La testa di adesso è costruita con altri 46 anni, dopo i venti. Il corpo in 46 anni si deteriora. Per aver questa testa ci ho messo anni, intanto il corpo declina.

Un altro punto, fermo. Il declino del corpo è inevitabile. Come la morte. Biologicamente. Possiamo far tante elucubrazioni sulla finitezza umana. E' scritta nella biologia. Così come la perdita di capacità.
A quaranta, cinquant'anni, ci illudiamo che, come siamo, così continueremo. Sbagliato. La vita non è una linea che cresce e poi resta costante. A un certo punto cala. Una parabola. Può spiacere: la vita è anche il declino. Trovare senso nel declino. Una sfida.
La vecchiaia serve.

(In seguito scriverò altri pezzi sul succo della vecchiaia. Li chiamerò "Punti fermi")
Prudenza.(45)
Fra le cose che ho smesso di fare, c'è l'andare in bagno di notte, senza accendere la luce. E' una piccola maniacale abitudine. Il tratto è breve, ne conosco a memoria gli ostacoli, c'è sempre un po' di luce che filtra dalla finestra. Non lo farò più. Lo potrei ancora fare. Non è successo nulla che mi sconsigli di proseguire quest'abitudine. Ma non è prudente, per un vecchio. Basta uno sbandamento, un ostacolo mal calcolato: cadrei a terra rovinosamente. Mi farei del male.
Non lo farò più. Per prudenza. Dote positiva, che si porta dietro la vecchiaia: la prudenza. Prevedere possibili danni da un'azione e agire di conseguenza.

20 ottobre 2012

Significato.(44)
Mia moglie dice che dobbiamo dare significato ai nostri ultimi anni. C'è un significato nel diventare vecchi?
J. Hillmann ne ha cercato uno per ogni malanno della vecchiaia. A volte un po' artificiosa, l'impresa è  lodevole. Ci ha creduto fino alla fine. E' morto di cancro pochi mesi fa, ultraottantenne. E fino alla fine ha limitato l'uso della morfina, per restare cosciente. Per vivere anche gli ultimi giorni con significato.

Dare significato alla vecchiaia. Senza pensarci su troppo: il primo che mi viene in mente è quello di vivere per trasmettere. Informazioni, conoscenze, esperienze. A giovani. Usare cioè quella benedetta professionalità che mi sono fatto in tanti anni di vita. Quest'anno per la prima volta ho incontrato un giovane che batte la mia stessa strada professionale. Mi sono entusiasmato. Gli ho proposto, non richiesto, di diventare il suo consulente. Gratis, naturalmente.
Lo stesso anche verso mio nipote. Ho l'impulso di insegnargli tutto quello che so. Troppo limitato!
Ho invece il desiderio di dargli un'educazione dell'intelletto. Formarlo nella parte razionale, nella quale mi sento più ferrato.
Ma mio nipote ha soltanto 11 mesi... Ci sono strutture più elementari da costruire, prima di affrontare il principio di causa ed effetto. E l'affetto conta di più della causa e dell'effetto.

19 ottobre 2012

Compleanno.(43)
66 anni, oggi. Sto bene, nel fisico e in spirito. Ho deciso di non festeggiare più il compleanno. Quest'anno non lo faccio. Neppure i prossimi, mi riprometto. Festeggerò invece le scadenze dei lustri (quinquenni). Il prossimo quando raggiungerò i settant'anni.
Mi è venuta a noia l'idea stessa di festeggiamento. Segnale di vecchiaia.
Mia zia, 88 anni, da qualche anno mostra segni d'insofferenza per i festeggiamenti dei compleanni. Non vuole neppure che le si facciano gli auguri. La capisco. La imito.
Per un vecchio, il compleanno segna il passaggio del tempo. E l'avvicinarsi della morte.
La morte. I vecchi "giovani" non ne vogliono parlare. La esorcizzano con il silenzio.
Opposto il comportamento dei vecchi-vecchi. Ne fanno spesso riferimento nei loro discorsi. Suscitano reazioni imbarazzate nelle persone di mezz'età e nei giovani.
"Ma cosa dici, nonno, tu ci seppellirai tutti!" Battuta idiota che nessuno spera si avveri.
Statisticamente è assolutamente falsa.

18 ottobre 2012

Medici.(42)
E' bene scegliersi un buon medico specialista, alla nostra età. Come per i bambini c'è il pediatra, per i vecchi c'è il geriatra. Pochi se ne avvalgono, fra i vecchi "giovani". Eppure sarebbe intelligente. Perchè il geriatra sa in anticipo i significati dei sintomi della vecchiaia.
Ho avuto la fortuna di trovarne uno, mio conoscente.
Mi è stato utilissimo. Già dalla prima visita mi ha dato alcune dritte straordinarie.
In primo luogo mi ha detto di bere acqua. Un litro e mezzo al giorno (otto bicchieri). I grandi vecchi sono disidratati, perchè perdono lo stimolo della sete e non bevono. E non bere rovina tutto l'organismo.
Bere mezzo litro al giorno (!), per lunghi anni, significa vivere in costante disidratazione, rallentando tutti i meccanismi biologici.
Bere otto bicchieri al giorno è faticoso. Bisogna impegnarsi. Ma ne vale la pena. Si vive meglio.
Seconda dritta. Prendere antiossidanti. Non pastiglie, ma cibi specifici, ricchi di "polifenoli": i più potenti fra gli antiossidanti. Tipo arance, mirtilli, ciliegie, curcuma.
Terza dritta. Per la prostata un rimedio usato in africa: il pygeum africanum. Gocce di erboristeria che aiutano la prostata a rallentare l'ingrossamento.
Provato tutto. Risultati buoni. Ne riparlerò.

17 ottobre 2012

Disorientamenti.(41) (Paure)
Scendo le scale. Cambio due volte direzione, prima di arrivare a livello strada. Qualche volta mi sento disorientato. Perdo per un attimo la percezione di dove sono. Mi spavento e penso subito a demenza e gravi malattie. Forse è invece comune. Come faccio a saperlo, se nessuno me lo conferma? Potrei chiedere al medico... Ma so già la risposta. "E' la vecchiaia che avanza!"
Mi chiedo come debba essere difficile vivere, se queste percezioni fossero frequenti.
O prolungate nel tempo: cioè se il senso di orientamento non torna subito.
E' come quando non riconosco subito un volto che invece dovrei conoscere.
O come quando non mi viene in mente, subito, il nome di una persona, uno scrittore. E mi devo sforzare.
O perfino di un oggetto, poco usuale.
So che non trovare la parola di un oggetto d'uso comune è il primo sintomo di una grave malattia (Alzheimer?)
E mi spavento.

16 ottobre 2012

Lavoro.(40)
Se lavori, vivi. Se sei in pensione, finalmente ti riposi. Contraddizioni.
Bisogna permettere, a chi lo vuole, di continuare a lavorare. Stesso lavoro dei ventenni? No. Forme più leggere. Perchè l'energia è di meno. L'esperienza è di più. Meno ore, dunque.
Un anno sabbatico, da fare appena raggiunta la pensione. Ma poi di nuovo a lavorare (se lo si vuole!). Da suggerire alla BMW (vedi la pagina del 7/10/12).
Quando capita di vedere un facchino coi capelli bianchi, o un cassiere anziano, o un maestro vecchio, qualcosa è stonato. Sono lavori che non vediamo volentieri  fare ai vecchi. Ma c'è lavoro e lavoro. Un presidente di 88 anni, non stona. Un ricercatore va bene anche anziano.
Sono favorevole a far lavorare i vecchi.

(Certo, dirlo in questi anni in cui il lavoro manca, sembra un insulto. Lo dico per una società migliore.)

15 ottobre 2012

Vecchi "giovani".(39)
Cioè vecchi di prima fascia. 65-75. Dovremmo (lo sono anch'io) essere i più pimpanti. Quelli con le energie ancora buone. Eppure. Mi capita di vedere vecchi col bastone, o claudicanti, o troppo lenti... Quando li vedo da vicino, sorpresa: sono "giovani". Vecchi di primo pelo. Non sono ultraottantenni. Spesso, non sono ancora nella fascia della vecchiaia (dopo i 65). Sono sessantenni mal messi. Sono passati dalla mezza età, direttamente alla vecchiaia avanzata (terza fascia, li classifico io).
Perchè? Malattie invalidanti? Incidenti? Stile di vita sbagliato?
L'alcol fa strage, nei maschi, ancora prima della vecchiaia.
"Sei contro il bicchiere di vino?"
"Sei contro il grappino?"
No, ma da quando ho eliminato del tutto l'alcol quotidiano, sto meglio.
"Ma è l'ultimo piacere che ci resta, oltre al mangiare!"
E' vero?
Se è così, è un piacere che mi peggiora tremendamente la vita. Ancora da "giovane".
Se voglio arrivare alla terza fascia, in fretta, bevo.
Se no, berrò quando sono avanti negli anni.

14 ottobre 2012

Nozze d'oro.(38)
Stamattina c'era un raduno. Di coppie che stavano insieme da cinquant'anni. Era presto. Ne ho viste arrivare solo due. Vecchi, i quattro, ma in gamba. Soprattutto le donne. Cinquant'anni! Insieme. Che il matrimonio faccia bene? Naturalmente a questi feste partecipano solo quelli che lo giudicano positivo. Degli altri non si sa. Vecchiaia insieme.  Hai vicino a te qualcuno che ti controlla la vecchiaia.
Vecchiaia è solitudine. Non è detto che sia negativo. Ma con qualcuno vicino, non ti sclerotizzi. Non ti fissi in idee, abitudini, pensieri depressivi. Aiuta. Hai più stimoli. Devi continuamente fare i conti con un altro. Che ha una via, alla vecchiaia, diversa. I temi sono comuni. Le reazioni sono diverse.
In vecchiaia occorrono stimoli per il cervello, per gli affetti, per la vita. La coppia va bene. Poi i nipotini. I figli ti chiedono aiuto. Tu ti rimetti in gioco. Vivi. Si dice che i nipoti ti aiutano a vivere. Non è così. Con i nipoti tu vivi davvero. Non è un'attività che stordisce e così non pensi alla morte. No, tu vivi il presente.
E quindi vivi tout court.

13 ottobre 2012

Il corpo che non si aggiusta(2).(37) (un altro: 28/09/12)
Quando vedi che si sciupa e non torna più come prima, è un piccolo shock. Due anni fa sono caduto in bici, sbattendo un ginocchio sull'asfalto. Nessuna rottura apparente. Solo una botta. Ho lasciato che si riaggiustasse da solo. C'è voluto quasi un anno perchè potessi piegare di nuovo quel ginocchio senza problemi. Il tempo di guarigione si è dilatato smisuratamente. Un anno!
Da vecchi il corpo si riaggiusta con difficoltà e in tempi più lunghi.
L'anno scorso ho avuto male a una spalla. Tipo dolore reumatico. Cominciato in sordina, è progressivamente aumentato. Fino a invalidarmi. E a non farmi dormire la notte. Antidolorofico potente. Guarigione rapida, ma con strascichi. Poi fisioterapie varie. Insomma in capo a due mesi sono tornato alla normalità (quasi).
In questo secondo caso mi sono dato più da fare e sono guarito più in fretta, ma sempre in tempi lunghi.
Da vecchi bisogna raddoppiare gli sforzi per rallentare dolori e invalidità. Sapendo che è solo un rallentamento. Si pensa che siano scomparsi definitivamente. Invece si ripresenteranno. Sono un nostro punto debole.
Ma i punti deboli sono importanti per morire. Non si può pretendere di restare in forma perfetta fino all'ultimo giorno di vita. Occorre il degrado per poter morire.
(Che cosa mi son detto!)

12 ottobre 2012

Questo blog.(36)
E' il diario di un vecchio. Quindi giornaliero. Sulla vecchiaia. Su riflessioni, paure, sentimenti che suscita il pensiero della vecchiaia (e della morte), in un vecchio. Cioè in me.
Scrivendo, do materia ai miei pensieri. Evito che restino in sottofondo e si trasformino in angoscia e inquietudine.
Ma scrivo anche per un altro motivo. Vorrei che qualcun altro seguisse il mio esempio. E registrasse i suoi pensieri, paure, sentimenti, come commento ai miei brevi testi giornalieri. Per scambiare esperienze, punti di vista, ansie.
Sento la mancanza di un luogo, anche solo virtuale, in cui scambiarsi opinioni. Sulla nostra condizione.
Ogni giorno, nei miei giri da pensionato, sfioro una bocciofila, frequentata solo da vecchi, maschi. Non li sento mai parlare di vecchiaia o di morte. Un tabù. Difetto dei maschi. Difetto dei vecchi.
Si può scrivere facendo un clic sulla parola "commento" che c'è qui sotto. Si apre una finestra su cui scrivere. Finito di scrivere si deve fare un altro clic sulla scritta "Pubblica" sotto la finestra scritta. Due giorni fa ho rimosso un blocco che impediva poi la pubblicazione.

11 ottobre 2012

Cultura.(35)
Manca una cultura della vecchiaia. Non siamo attrezzati, nella nostra età avanzata, con strumenti culturali. Sì, ci sono studi, ricerche, esperimenti sui vecchi. Ma, appunto, sui vecchi. Non dei vecchi. Per carità ci sono ottimi  libri sulla terza età. Manca invece una cultura diffusa, fra i vecchi, di che cosa significhi essere vecchi. Manca uno scambio. Luoghi di scambio. Ci sono tantissimi vecchi. Non c'è la vecchiaia.Tanti vecchi isolati. Che si incontrano, parlano del più e del meno, ma non della vecchiaia. Cioè non socializzano problemi. Non cercano soluzioni. Non trovano soluzioni. Ciascuno chiuso nei propri problemi. Nella propria disperazione. O felicità.
Che cosa si fa nei centri per anziani?

(per commenti: un clic sulla paroletta in azzurro "commento" che trovate qui sotto; si apre una finestra in cui scrivere o forse la finestra è già aperta. Finito di scrivere, un clic sul tasto "pubblica" che si trova sotto la finestra in cui avete scritto.)

(chiedo scusa a coloro che hanno tentato di scrivere un commento nei giorni scorsi e non ci sono riusciti; c'era un blocco e non me n'ero accorto; adesso l'ho tolto; adesso si può commentare)

10 ottobre 2012

Gradualità.(34)
Le varie perdite, le diminuzioni della vecchiaia avvengono gradualmente. Non ci sono brusche variazioni, salvo casi di malattia. La gradualità aiuta a vivere. Hai tempo di abituarti a una condizione più svantaggiata. Fino a considerarla normale. Esempio comune: non riesci più a leggere senza occhiali. Avviene gradualmente, fino a che devi mettere gli occhiali. Da allora in avanti gli occhiali li userai sempre e ti parrà normale. Non ci fai più caso. Oppure ci fai caso, ma ormai ti sei abituato alla nuova debolezza. La consideri costitutiva della tua vita. Quasi non la senti più una menomazione.
La gradualità è un aiuto per continuare a vivere senza disperazione, anche nelle situazioni più disagiate.

09 ottobre 2012

Paure.(33)
Oggi mi sono spaventato. Seguivo alle due un notiziario in tv. Lo speaker parlava molto velocemente. A un certo punto non seguivo più i significati delle parole. Cioè udivo le parole, ma nel mio cervello non si traducevano in significati. Mi sono terrorizzato. Era come se il mio cervello non funzionasse più. Dovevo ripetermi le parole, per ricavarne finalmente il significato. Mi è comparso subito il fantasma di qualche malattia cerebrale.  A posteriori, ho trovato il motivo: mi stavo assopendo. Dunque non ero vigile. Ma non ne sono del tutto convinto. E' pur vero che non sono più in grado di cogliere parole  troppo veloci. La paura è rimasta.
Fare i conti col dis-funzionamento del cervello? Come vari organi in vecchiaia cominciano a mal-funzionare, così anche il cervello.  Lo capisco per lo stomaco, per la prostata, per i muscoli. Stento a farlo per il cervello. E' il segnale che nella mia vita ho dato molta importanza alle questioni intellettuali. Troppa. Sono terrorizzato all'idea di perderle. Molto più che perdere il desiderio sessuale.

08 ottobre 2012

Ruoli.(32)
I vecchi non se li fila nessuno. E' un peccato. Perchè noi vecchi sappiamo fare molte cose. Abbiamo provato molto. Abbiamo vaste conoscenze. Potremmo veramente essere utili. Alla società o almeno a qualcuno. E invece... Il patrimonio che abbiamo accumulato non viene utlizzato. Viene disperso.
Gli operai di una fabbrica hanno un sapere notevole, accumulato in decenni di lavoro. Quando la fabbrica chiude, quel sapere  è disperso.
Lo stesso i vecchi. Se chiude "la fabbrica" della loro vita attiva, la loro sapienza si perde.
Questa la sentiamo come un'ingiustizia. Siamo addolorati, arrabbiati. E impotenti.

Aggiornamento. Ho letto un articolo sul giornale. La fabbrica di automobili BMW (i tedeschi! sempre anni più avanti) ha già avviato una sperimentazione. Prevedono che fra dieci anni avranno molti operai anziani. Che fare? Hanno costituito squadre composte di operai anziani e operai giovani. Funzionano molto bene. La produttività non è aumentata. E' aumentata la qualità dei prodotti. L'energia dei giovani, accoppiata con l'esperienza dei vecchi, si dimostra vincente.
Spiraglio di speranza per noi anziani.

07 ottobre 2012

Esempi.(31)
Bravo collega! Stamane al bar era seduto un anziano, molto. Diciamo di terza fascia. Era solo. Dopo colazione si è alzato e camminava con difficoltà, aiutandosi con un bastone. L'ho guardato mentre usciva e l'ho seguito con lo sguardo. Un po' in apprensione per il suo equilibrio. Come sarebbe arrivato fino a casa con quell'evidente difficoltà? Sorpresa: si è avvicinato traballante al parcheggio auto ed è salito su un veicolo elettrico, tipo piccola moto  a quattro ruote. Ha fatto manovra con sufficiente abilità e lentamente, sul marciapiede, si è diretto per la sua strada. Aveva pure un cane sul cestino anteriore.
Bravo. Non c'è che dire. Ha fatto fronte con intelligenza alle sue difficoltà. Potendo, ha conservato un pò di autonomia. Si è adattato ai suoi limiti, cercando un ragionevole compromesso. Dignitoso. Un esempio.

Certo che di anziani di terza fascia, in giro ne vedo pochi.


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06 ottobre 2012

Malattie (2).(30) (un altro: 28/09/2012)
Noi vecchi siamo malati. Abbiamo tante malattie. Non sono come le malattie dei giovani. Influenze, dolori acuti, virus intestinali. Le nostre sono croniche. Un dolore sordo a una articolazione, che non ci lascia più. La prostata (i maschi), lo stomaco,  la vista che cala, la sordità, l'equilibrio che si infiamma, la circolazione cerebrale che non funziona a dovere... Poi ci sono quelle gravi, Alzheimer, Parkinson, demenza...
Alle malattie acute i vecchi sommano quelle croniche. E' ovvio, il corpo vecchio cede in qualche parte. Poichè viviamo più a lungo, assistiamo al progressivo mal-funzionamento di vari organi. Il paragone con un'auto vecchia è fin troppo facile. Mi diceva un meccanico: "... sì il motore va bene, ma è un'auto vecchia, sono tante altre parti che cominciano a cedere. L'impianto elettrico, il sistema di frenaggio, la carrozzeria che si arruginisce, il radiatore..."
Dobbiamo conviverci, con le malattie. Tamponando le falle. Una dopo l'altra. E' la nostra condizione di esseri umani, arrivati a una età avanzata. Se non fossimo vecchi, saremmo morti giovani.

Del resto dobbiamo morire. Bisogna che qualche parte si rompa, se vogliamo morire.
Per morire è necessario ammalarsi.


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05 ottobre 2012

Il tempo (2).(29) (un altro il 21/09/2012)
Questa settimana è passata in un lampo. Anche quella precedente. Ho avuto molto da fare. Resta  impressionante la velocità del tempo in quest'ultimo anno.
Se mi do una speranza di vita  di vent'anni, le settimane che mi restano sono circa mille. Tante. Ma anche poche, se se ne vanno così rapidamente.
E' come quando si è passati all'euro. Se il guadagno del mese era di mille euro, all'inizio sembravano tanti. Si spendeva tranquillamente un euro alla volta. E rapidamente finivano.
Perchè mille sono tanti. Ma sono pochi.




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Le mani. (28) (Il corpo)
Guardo le mani di mio nipotino. Piccole (dieci mesi!), grassocce. Incerte nelle competenze. I movimenti fini non li ha acquisiti ancora. Invece quelli energici, sì. Non accarezza il cane, lo strappa. Mani vivaci, mobilissime. Espressive.
Guardo le mie mani. Ancora armoniose. Ma solcate da piccole rughe. Cosparse di macchie scure. Tipiche della vecchiaia. Ancora abili. Quando manovro i guinzagli dei miei cani, con destrezza. Ma già incerte, quando fatico ad abbottonarmi la camicia. Il che mi irrita.
Talvolta le guardo quando sono ferme. Sembrano inerti. E' strana la posizione che assumono quando non si muovono. Leggermente chiuse, il pollice raccolto con le altre dita. Fisse, senza fremiti. Mi ricordano quelle di mia madre novantenne. Abbandonate sul grembo. Ferme, senza vita.



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04 ottobre 2012

Risparmi.(27)
Non so perchè, ma a volte tendo a risparmiare su cose assurde. Non per l'economia, mi dico. Per la sobrietà. Intento lodevole. Basta non esagerare. Non è certo sobrietà non tirare l'acqua dello sciacquone: "Tanto fra mezzora torno in bagno". E non è sobrietà non far benzina fino all'ultimo litro, col pericolo di restare a piedi. E non lo è aggiustare più volte un paio di scarpe, anche quando sono da buttare.
Forse è la stessa dinamica che mi porta a non aggiustarmi quando mi rompo. Tanto non val più la pena di spender denaro per uno destinato a morire fra breve.
Oppure sono manie da vecchi.

03 ottobre 2012

L'immagine (2).(26) (un altro: 04/09/12)
In un grande magazzino d'abbigliamento, sono passato davanti a uno specchio da persona intera. Mi sono guardato di sfuggita e mi sono visto trasandato. Uscendo da casa mi ero vestito con un poco di cura. Colori giusti, insieme dignitoso. Ma l'immagine che mi rimandava lo specchio non era quella di un vecchio ordinato. I pantaloni un pò troppo abbondanti (forse fuori moda). Il giubbetto un pò sgualcito. Il colletto della camicia sbilenco. La figura ingobbita.
Per carità, non sono mai stato un tipo elegante. Ma così male in arnese, non mi ero mai visto.

Da vecchi, molti si lasciano andare. Nell'abbigliamento, dico. E allora vedi vecchi vestiti in modo assurdo. Con magliette a scritte cubitali, come gli adolescenti. Oppure in tuta dimessa, da sportivi. Con calzoni corti, anche quando il caldo è passato. Con sandali e calzini.
Oppure seguono la moda giovanile del colletto della polo alzato. Come i ragazzini.
Le donne vecchie no. Sono più curate. Vanno ancora dalla parrucchiera. Si tengono su. Si truccano.
Le donne vecchie sono meglio.

Fino a qualche giorno fa, per andare al parco col mio cane, avevo un abbigliamento apposito. Si sa, al parco ci si sporca, i cani ti possono appoggiare le zampe addosso, spesso c'è fango. Quindi i miei vesti da parco erano mal ridotti. Non sempre puliti, con delle toppe o addirittura con dei buchi.
Ho deciso di cambiare.  Mi vestirò come se andassi in centro città. Casual, ma dignitoso e curato. Che bisogno ho di salvare i miei vestiti migliori? Forse per lasciarli in eredità?

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02 ottobre 2012

Appoggi.(25)
Da un pò ho cominciato ad apprezzare i corrimano che ci sono lungo le scale. Quando salgo mi aiuto con la mano per salire. Quando scendo, appoggiarmi mi dà sicurezza.
Da vecchi si cercano aiuti. Per esempio scendendo dall'auto mi appoggio sempre al volante, da qualche mese a questa parte. Mi agevola nell'uscita. Così come quando mi alzo dalla tazza del bagno: mi appoggio alla tazza stessa per alzarmi. Certo, potrei fare tutto, tranquillamente, senza appoggi. Ma mi viene naturale appoggiarmi. Mi ci sto abituando.
Comincio a far fatica anche in questi movimenti così semplici.

01 ottobre 2012

Il cane vecchio (2).(24) (un altro: 11/09/12).
Il mio cane è vivace, anche se vecchiotto. Se gli tiro una palla, si precipita a prenderla. Oggi gli ho tirato un paio di bastoni corti. Li ha rincorsi e li ha presi (non me li riporta mai, però). Poi ne ho lanciati altri:  tre, quattro, cinque... Incredibile non li vedeva cadere e non li trovava. Non ho avuto coraggio di continuare. Avevo timore di scoprire che avesse perso l'acutezza della vista. Che stesse perdendo prontezza di riflessi.
Mi preoccupa il mio cane che diventa vecchio, giorno dopo giorno.
E mi preoccupo per me.