30 giugno 2021

Il cugino (21-075)

Il cugino. (21-075) Sono figlio unico. Durante l'infanzia ho frequentato spesso un mio cugino, anch'egli figlio unico, al punto che ci consideravamo quasi fratelli. Poi la vita ci ha un poco allontanati. Ora siamo anziani entrambi e soprattutto siamo diventati nonni. Recentemente mio cugino mi ha telefonato per chiedermi come stessi (cosa rara, per lui). Abbiamo così parlato della nostra condizione di anziani, per finire con i rapporti con le nuove famiglie nei nostri figli. Ho conosciuto recentemente sua nuora, che mi è parsa una personcina gradevole e simpatica. Gliene ho parlato, anche perchè ha appena avuto una figlia per cui mio cugino è diventato nonno per la prima volta (e unica per il momento). Nonostante la mia benevolenza verso sua nuora, mio cugino mi ha subito fermato dicendomi: "E' meglio che non ne parliamo" manifestando con ciò una vistosa contrarietà verso sua nuora. Ho potuto solo accennare alla mia di nuora (nuora ormai da sette anni), verso la quale neppure io nutro sentimenti positivi, al che mio cugino ha ribadito: "Sono giunto alla conclusione che le nuore dovrebbero essere scelte da noi genitori e non dai figli." Sono perfettamente d'accordo! (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

29 giugno 2021

Vicinato (21-074)

Vicinato. (21-074) Ogni tanto vediamo arrivare nel nostro condominio un'ambulanza. Subito pensiamo alla nostra vicina novantatreenne e ci preoccupiamo; sappiamo che per lo più si tratta di trasferimenti per visite specialistiche, tuttavia siamo sempre un pò in ansia. È accaduto anche l'altro giorno. Alla sera abbiamo trovato sulla porta un biglietto della figlia che ci informava che la madre era effettivamente stata ricoverata in ospedale perchè aveva la febbre alta. Ieri poi la figlia ci è venuta a parlare, dicendo più estesamente ciò che era accaduto: niente di grave, ma un'infezione che è stata subito curata con antibiotici, che stanno dando il loro effetto. La figlia si anche fermata presso un'altra famiglia, raccontando l'accaduto. Siamo le due famiglie del condominio più sollecite verso l'anziana e la figlia ce ne è grata. Non credo che siamo famiglie particolari. Non diamo grande aiuto all'anziana, ma qualche piccolo segno di solidarietà e vicinanza: qualche saluto, qualche leccornia gastronomica, se facciamo dei manicaretti, e la segnalazione che andiamo a far la spesa, se per caso avesse bisogno di un acquisto improvviso. Oltre a una certa vigilanza sulle vendite/truffe porta a porta. Abbiamo anche dichiarato la nostra disponibilità sia diurna che notturna per emergenze, perchè la signora vive da sola. Cose normali, di buon vicinato, che fanno bene al cuore: dell'anziana e della figlia. E anche al nostro. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

27 giugno 2021

Ascensore (21-073)

Ascensore. (21-073) Vivo al terzo e ultimo piano di un condominio, senza ascensore. Da qualche anno, io e la mia compagna dibattiamo sulla necessità di cambiare casa, per andare ad abitare in un appartamento dotato di salita meccanica. Perchè le scale si cominciano a sentire. Siamo ancora in grado di farle, ma fra 5 anni che succederà? Non vogliamo finire come i nostri dirimpettai di pianerottolo che, arrivati a novant'anni senza provvedere alla faccenda scale, si sono ridotti a non uscire più di casa, se non rarissimamente e con gran pena. Sono fortunato: per l'ascensore ho bisogno di un prestito e qualche mese fa avevo sperimentato il rifiuto della mia banca a finanziare persone con più di 75 anni. Passato qualche tempo, ora invece vi sono istituti che fanno la cosiddetta cessione di un quinto della pensione, fino all'età di 84 anni. Ho provato e l'ho ottenuto, prima con interessi da rapina, poi con condizioni più favorevoli. Non mi danno molto, ma è sostenibile, perchè la restituzione è diluita in nove anni. Primo passo fatto. Poi ho cercato una ditta che mi facesse un prezzo accessibile, approfittando del fatto che, con le leggi attuali, vi sono delle agevolazioni per le quali si può avere uno sconto del 50% sul prezzo finale. L'ho trovata. Ottimo. Resta da saggiare la disponibilità del condominio ad accettare l'ingombro della struttura dell'ascensore all'esterno, su suolo condominiale. L'amministratore mi ha confortato asserendo che si tratta di abbattimento di barriere architettoniche, per le quali è quasi d'obbligo dare il permesso. Contento di ciò gli ho chiesto se dovessi produrre certificati medici sulla invalidità mia e della mia compagna: passaggio lungo e nient'affatto scontato. Ha sorriso e ha affermato, con molto tatto, che data la nostra età non occorrono certificati: l'età stessa è garanzia di disabilità! (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

26 giugno 2021

Gran caldo (21-072)

Gran caldo. (21-072) E' tornato il gran caldo. In realtà non fa così caldo come negli anni passati, almeno in questo mese di giugno (se non proprio negli ultimi giorni del mese, secondo le previsioni). Ciononostante fatico a sopportarlo. La fatica per adattarmi fisicamente dà un senso di spossatezza. Devo assolutamente riposarmi al pomeriggio per compensarla. La fatica del caldo si aggiunge a quella normale del vivere della vecchiaia. Per i vecchi il caldo è una gran fatica aggiuntiva (e sono fortunato: posseggo condizionatore e ventilatori). Mi sono venuti in mente certi cartelloni pubblicitari del mio comune di residenza, visti negli anni passati, poco prima dell'inizio dell'estate, dal titolo: Soggiorni Climatici per Anziani. Li ho sempre guardati con sufficienza. Eppure, quest'anno, nel quale compio 75 anni, comincio a pensare che siano una cosa buona, almeno per il fatto di essere situati in montagna, dotati di assistenza e soprattutto a prezzo contenuto. Perchè sto sperimentando anche la diminuzione di disponibilità economiche. Tipica di una certa fascia di vecchi. Non mi sto facendo mancare nulla, della vecchiaia! (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

24 giugno 2021

Critiche (21-071)

Critiche. (21-071) Mi è stato chiesto: "Ma tu, veramente vorresti ritornare a vivere come nel periodo paleolitico?" Meglio essere diretti, nella risposta: "No, non lo vorrei." Non per le perdite in tecnologia, però. Semmai per quelle nel pensiero, nelle conquiste sociali, nella scienza, nell'energia, nelle scoperte a riguardo delle malattie (come l'erboristeria, la psicologia, Una certa parte, ma non tutto, della medicina moderna). Ciò non toglie che, se il mondo moderno sta portando l'umanità alla distruzione del pianeta e di se stessa, non si debbano rimpiangere situazioni antiche di equilibrio fra natura, clima, esseri umani. Del resto se ho una mela marcia per metà, sarebbe stupido gettarla via tutta. Più intelligente, conservarne la parte buona eliminando soltanto il marcio. Di marcio nella società moderna ce n'è tanto. In questo c'è sicuramente anche l'eliminazione del "verde" dalla nostra vite. Più che altro perchè lo si paga. E salato. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

21 giugno 2021

Quelli che lodano il tempo passato (21-070)

Quelli che lodano il tempo passato. (21-070) Lo si dice degli anziani. Sempre a ricordare i bei tempi passati (quelli della giovinezza, ovviamente) e denigrare l'era presente. Non credo di essere esente da questo difetto. Ho scoperto che il tempo passato al quale mi riferisco non è però quello della mia giovinezza, bensì un tempo molto più remoto. Quando ero ormai in età matura, ho cominciato ad andar per rifugi di montagna, camminando per sentieri. Dedicavo a questo non più di una settimana all'anno, eppure era una autentica gioia poterlo fare e ne tornavo colmo di energie, nonostante la fatica fatta. Ho sempre pensato che la soddisfazione di quelle gite fosse dovuta alle piccole conquiste di vette, al camminare, al cimentarsi in spostamenti solo a piedi, all'uso e interpretazione delle carte topografiche, alla compagnia del mio amico, eccetera. Scopro oggi che quello era solo parte del godimento: vi era dell'altro. Ricordo anche che in età ancora giovanile ho avuto e lavorato un piccolo appezzamento di terreno, nel quale avevo impiantato un orto ragguardevole (duemila metri quadri). Quando finivo il mio lavoro, spesso molto teso ed esaurito di energia, mi recavo nell'orto per fare qualche operazione: ebbene dopo una decina di minuti di presenza in campagna, mi sentivo completamente rinfrancato. Tutta la tensione e lo stress sparivano magicamente. Non voglio tirarla troppo in lungo. Mi è capitato fra le mani un libro di Mencagli e Nieri: La terapia segreta degli alberi, e finalmente ho messo in fila le mie esperienze. Nel libro sono riportate numerose ricerche scientifiche che stabiliscono come la permanenza in un bosco o più genericamente nella natura, azzeri lo stress, dia benessere, prevenga le malattie. Ecco allora qual è il tempo passato di cui inconsciamente sento la nostalgia. Non quello della mia prima età bensì quello ancestrale nel quale homo sapiens viveva immerso nella natura, sempre nei boschi, sempre in mezzo agli alberi. Il mondo moderno ha completamente scordato che il genere umano è nato in una natura rigogliosissima: si dice che ancora durante l'impero romano si potesse andare da Roma a Lisbona di albero in albero! L'immersione nella natura non ricorda soltanto la nostra patria antica, ma è anche la base del benessere. Qual è il mondo moderno? Città cemento strade automobili smartphone, lavoro nel terziario o secondario. Abbiamo perduto completamente le nostre radici. Cioè boschi, alberi, prati, tutto l'immenso mondo vegetale. Ecco il tempo passato del quale ho nostalgia. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

19 giugno 2021

Parole della vecchiaia (21-069)

Parole per la vecchiaia. (21-069) Nei miei primi dieci anni di vecchiaia, la parola più appropriata per indicare il passaggio alla terza età è stata "stanchezza". Prima di tutto fisica: la si sente sul lavoro, nelle gambe, nelle forze, nell'energia. Soprattutto di pomeriggio, ma anche di sera, prima di andare a letto, tanto che il momento più bello della giornata rischia di diventare proprio quello in cui ci si corica. Poi anche stanchezza negli entusiasmi, nel godersi le cose che si fanno, nell'affrontare situazioni problematiche: insomma stanchezza psichica. Arrivato a 75 anni scopro che vi è un'altra parola che descrive bene l'età che comincio a vivere (75-85): la parola "disagio". Sembra più una questione psichica, ma in realtà prende tutti gli aspetti, anche quello mentale e fisico. Mi scopro a disagio nell'essere obbligato a occuparmi dei miei nipoti, nello svolgere quel minimo di lavoro che ancora faccio, ma anche nelle situazioni conflittuali (sia familiari che esterne). Sono a disagio in tutte le faccende riguardanti l'informatizzazione della società attuale (spid, social, visita di siti per poter fare anche le cose più semplici). Provo disagio in contatti personali nuovi che spesso e rapidamente mostrano la pochezza umana delle persone colle quali mi relaziono. Confesso che il complesso delle situazioni della vita stessa produce disagio. Desidererei più semplicità, più calma, più riposo. In una parola, vorrei stare in pace. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

16 giugno 2021

Fine di una fase (21-068)

Fine di una fase. (21-068) Fra circa un mese compirò 75 anni. Finirà la prima fase della vecchiaia, quella da vecchio ancora giovane. Nei prossimi mesi farò un bilancio di questi primi dieci anni, mettendo insieme i fatti e le idee più particolari della vecchiaia di prima fascia: 65-75. Non nascondo che mi piacerebbe raccogliere tutto in un libro, ma il tentativo, andato a vuoto, di pubblicarne un altro (sul cibo) mi trattiene dall'impresa. I segnali che compaiono di stare per entrare in una seconda fase ci sono tutti. Negli ultimi tempi è aumentato il numero di farmaci che assumo (per i muscoli, per la lucidità mentale, per la prostata, antinfiammatori, ricostruttori della guaina nervosa, vitamine eccetera: tutti prodotti erboristici, per carità, ma sono assunzioni di materiali estranei al cibo quotidiano). È anche comparsa una malattia nuova, la depressione (così mi dicono gli altri, perchè io non me ne avvedo); sono apparse anche nuove forme di debolezza sia fisica, che psichica, che mentale. Insomma un conto è avere 65 anni e un altro averne dieci di più. Resto comunque curioso di vedere come sarà questa seconda fascia di vecchiaia. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

15 giugno 2021

Ma tu, sei vecchio? (21-067)

Ma tu, sei vecchio? (21-067) Non è raro che mi si rivolga questa domanda. Sempre da parte di bambini (sotto i sei anni), nipoti, ma più spesso estranei. È una domanda strana. Mi viene rivolta con un senso di liberazione. Ad essa rispondo con decisione in modo affermativo, mostrando i miei capelli bianchi nonchè la barba e "Come babbo natale!" aggiungo. È come se i bambini facendomi la domanda e ascoltando la risposta, si liberassero da un tabù: è una domanda inopportuna, gli avranno detto in famiglia. Forse, fin da piccoli, gli si insegna che un vecchio non va chiamato vecchio, non gli si deve ricordare la sua età, si deve sorvolare sul fatto che abbia tanti anni. Al massimo si può chiamarlo anziano. Curiosa educazione, quella che impedisce di dire la verità, ma di edulcorarla ipocritamente con un linguaggio falso. Ma i bambini piccoli sono ancora poco malleabili alle menzogne e mi chiedono: " Ma tu sei vecchio?" (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

13 giugno 2021

Teste pensanti (21-066)

Teste pensanti. (21-066) In una qualche recente intervista il politologo Gianfranco Pasquino ha affermato di non vedere all'orizzonte italiano teste pensanti. Tutto ciò mi ha colpito, in primis, perchè ho un certo amor proprio per il mio paese; e poi anche perchè in verità qualche testa che pensa io la vedo. Forse Pasquino si riferiva principalmente al piano politico: su ciò non ho elementi per poter giudicare l'affermazione. Tuttavia anche in tale settore teste ve ne sono. Pur non condividendo a volte le sue idee, mi pare che Massimo Cacciari sia una di queste, così come Fabrizio Barca, già ministro. O anche lo storico Luciano Canfora, o Salvatore Settis storico dell'arte, o la giurista Lorenza Carlassare, o lo psicanalista Umberto Galimberti. E potrei continuare a mostrare la mia scarsa cultura generale, infilando in una lista personaggi di diverso peso e settore, lista fondamentalmente disomogenea. Devo dunque restringere il campo, alle questioni politiche che mi stanno a cuore: la giustizia sociale, il ripianamento dei debiti verso i paesi colonizzati, la produzione di cibo, l'ecologia, i cambiamenti climatici. In tale confuso elenco di campi differenti mi permetto di segnalare il botanico Stefano Mancuso (quello che sta rivalutando l'intelligenza vegetale), Piero Bevilacqua e Renata Alleva (fra gli autori del magnifico manifesto "Cibo per la salute", edizioni Terra nuova). E ancora Paolo Cacciari, Nicoletta Dentico, Roberto Mancini, Roberto Burlando, Tomaso Montanari. Insomma, tutti autori che criticano lo stato della società attuale e soprattutto indicano vie d'uscita. Sono vecchio, ma sono contento che la società alla quale appartengo, anche quando non ci sarò più, avrà delle teste pensanti. Magari in un senso diverso da quello al quale alludeva il prof. Pasquino. Ma comunque pensanti in proprio, senza uniformarsi al pensiero unico. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

10 giugno 2021

Pensiero unico (21-065)

Pensiero unico. (21-065) Si usa spesso questa locuzione per indicare la prevalenza delle teorie economiche liberiste in ogni dibattito politico, anche di sinistra (moderata). In questo momento tutti si attendono che la pandemia si esaurisca per poter ricominciare a produrre come prima. Si spera tutti che il pil ricominci a crescere. Soprattutto si lascia intendere che soltanto in tal modo la società migliorerà. Anche Draghi, dicendosi contrario all'introduzione di una tassa sulle eredità superiori a 5 milioni di €, perchè non è il momento di introdurre nuove tasse, usa il pensiero unico: non si deve tassare di più il capitale, altrimenti non produrrà nuova ricchezza della quale se ne avvanteggeranno anche i poveri (!). Ma la categoria del pensiero unico si è conquistata spazi ben maggiori in altri ambiti, soprattutto negli ultimi mesi. Così da mesi si continua a bombardare l'opinione pubblica sulla necessità di vaccinarsi, considerando (acriticamente) che l'unica via d'uscita da una pandemia sia la vaccinazione (si tace naturalmente sulla necessità che poi tutta la popolazione mondiale sarà costretta a vaccinarsi ogni anno, per sempre). Recentemente si è visto il pensiero unico nell'equiparazione dei palestinesi a terroristi e nel giudizio sugli israeliani come buoni e democratici: tutti i mass media durante l'ultima guerra hanno espresso solidarietà a Israele per i 10 civili uccisi dai razzi di Hamas. Peccato che nella striscia di Gaza di morti ve ne siano stati oltre 200, dei quali un terzo bambini. Altra applicazione la si vede nella scienza, o meglio nello scientismo con cui si affrontano i vari problemi: si dà per scontato che la posizione riduzionista della Grande Scienza di stampo anglosassone sia l'unica possibile. Così anche nell'uso spregiudicato (ed errato) della statistica per convincere la popolazione a vaccinarsi: si dice che la probabilità di morire da vaccino è molto maggiore di quella di morire per covid, e quindi meglio vaccinarsi. Non si dice però che, non conoscendosi il motivo reale per cui uno muore di vaccino, nel momento in cui ci si vaccina si ha il 50% di probabilità di esserne vittima e non lo 0,0000.... Insomma è un trionfo di pensieri acritici quello che sta attraversando la società (mi limito all'Italia, di altri paesi so poco). Anzi ogni critica è subito bollata di terra-piattismo, se non di collusione col nemico (il virus). Da vecchio qual sono lancio un anatema: "Guai a quella società in cui la critica viene messa all'angolo!" (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

06 giugno 2021

Nonni (21-064)

Nonni. (21-064) Coi miei quattro nipoti ho una confidenza invidiabile. In caso di difficoltà si gettano fra le mie braccia come in un porto sicuro. Anch'io ho avuto dei nonni. Morti ormai più di 40 anni fa. Che rapporto avevo con loro? Coi due nonni maschi, giocavo a carte, ascoltavo i loro racconti, mi accompagnavano a fare giri in bicicletta, mi accompagnavano a scuola. Volevo loro bene, ma non avevo confidenza. Con una delle due nonne invece ho convissuto per 10 anni. Mi preparava da mangiare, mi chiamava quando era l'ora di fare i compiti. Talvolta andavamo al cinema. Eppure non avevo un gran trasporto nei suoi confronti: svolgeva servizi, più che manifestarmi affetto. Tutt'altra storia con la mia nonna materna. La confidenza era alta, sapevo che potevo contare su di lei. Quando d'estate stavo un mese nella casa di mio cugino, di mattina ci faceva sempre trovare una colazione gustosa, che ci preparava prima di recarsi a far compere (abitava di fianco alla casa degli zii). Talvolta dormivamo da lei. Era la nonna che in un periodo difficile della mia famiglia, quando ero molto piccolo, mi aveva accolto in casa sua, per qualche mese, mentre mia madre era lontana a finire un suo lavoro. Nella sotanza, era una nonna affettuosa. I nonni sono molto importanti per i nipoti. Ma bisogna che ci mettano qualcosa in più dell'assistenza (di bambini piccoli). Devono metterci un pò d'anima. Devono stabilire un rapporto, una relazione. Anche se per la loro età a volte ciò costa fatica. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)