28 febbraio 2015

Riccardo (15-031)

Riccardo. (15-031)
Un giovanissimo parente, adolescente. 
Da bambino e pre-adolescente l'avevamo aiutato molto nelle lezioni di scuola, io e mia moglie. In realtà nelle nostre lezioni c'era molto di più di compiti da fare. 
Si parlava di vita, di cultura, di scienza. 
Adesso frequenta il liceo.
Agli inizi di quest'anno ci siamo rivisti a una cena fra parenti. Ormai è grande. Non stava più con i bambini. Seguiva invece le conversazioni degli adulti. Con interesse. Alla fine ci ha salutato con affetto.
Sua nonna ci ha telefonato il giorno dopo, raccontandoci che era entusiasta dell'incontro. Felice di aver fatto discorsi importanti. Di vita e di cultura. Premeva sulla nonna perchè organizzasse un altro incontro al quale invitare noi due. “Altrimenti io con chi posso parlare su quegli argomenti?” Era stato il suo commento finale.
Io e mia moglie siamo commossi. Il nostro lungo impegno con lui ha lasciato tracce.
È diventato un ragazzo che ama la profondità della vita, della cultura.
Noi siamo stati messaggeri nei suoi confronti.
Messaggeri di valori importanti.
Il nostro compito di vecchi l'abbiamo assolto.


(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

27 febbraio 2015

Aiuti (15-030)

Aiuti. (15-030)
Il mio vicino, 87 anni, saliva lentamente le scale. Mi sono offerto di portargli una delle due borse che teneva in mano.
È diabetico e si lamentava perchè un certo farmaco è stato sottoposto a restrizioni.
Deve essere il Centro per il Diabete a stabilire, attrraverso una visita, la quantità di farmaco annuale che il paziente può assumere.
Cosa normale, ma lui è invalido, ha difficoltà a muoversi, non ha più la patente e il Centro si trova ad alcuni chilometri da casa.
Mi è venuto spontaneo di offrirmi per il trasporto. Ha quasi accettato. Mi saprà dire in seguito.
Già in un'altra occasione avevo accompagnato un anziano a iscriversi alla società di cremazione.
Aiuti di vecchi-giovani a vecchi-anziani. Sarebbe la cosa migliore.
I vecchi-anziani solleverebbero i familiari da questo onere.
I vecchi-giovani potrebbero stare coi vecchi-vecchi per qualche ora.
A far domande. A chiacchierare.
A imparare.
Perchè, in questo scambio, sono i vecchi-giovani a trarre il maggior beneficio.
Non è un'idea originale.
Già in un'altra regione italiana, l'Emilia-Romagna, vi sono esperienze di condominii, abitati prevalentemente da anziani, in cui i vecchi più giovani aiutano i più anziani.
Mi piace.

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26 febbraio 2015

Mi scrutano (15-029)

Mi scrutano. (15-029)
Ho la sgradevole sensazione che gli altri mi scrutino. 
Per vedere segni di decadimento fisico o mentale. 
Non sono passanti sconosciuti a farlo, ma membri di famiglia, parenti, la cerchia di amici o compagni di lavoro.
Questo atteggiamento nasce da un'ansia: si teme che il vecchio (io) perda colpi.
Prima o poi succederà, così si squadra l'anziano per vedere se quel momento è giunto.
Del resto anch'io scruto altri vecchi.
Mia moglie per esempio. Per lo stesso motivo. Temo che le sopraggiugano peggioramenti di salute, di capacità. Insomma che scenda di un altro gradino nella vecchiaia.
Ho visto un'intervista, di otto anni fa, al regista di teatro Luca Ronconi, morto recentemente a 82 anni. Di seguito, ne ho vista una dell'anno scorso.
La differenza d'aspetto del vecchio regista è palese.
Non c'è nulla da fare. Si vede che invecchiamo. Si vede che perdiamo pezzi.
Gli altri lo sanno. Lo temono.
Così ci scrutano con ansia.


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23 febbraio 2015

Semplificare? (15-028)

Semplificare? (15-028)
Ho scritto più di settecento pagine di diario per approfondire la vecchiaia. Per riflettere su di essa e sulla morte. Per lasciare traccia dei miei pensieri in proposito.
Ho raccontato emozioni, sentimenti, situazioni, idee, personaggi.
E se fosse tutto molto più semplice?
Se le cose stessero in altro modo e cioè:
la vecchiaia è la peggiore delle età della vita, carica di dolori, malattie, perdita di facoltà? Se la morte fosse la peggior sciagura che potesse capitare all'essere umano?
Soprattutto: se non ci fosse nulla da fare per evitare queste sventure?
Non servirebbe scrivere tanto, scervellarsi per accettare cose inaccettabili, cercare di convincersi che in fondo vecchiaia e morte non sono poi tanto male.
Sarebbe tutto inutile.
Del resto questo è il pensiero di una parte dei vecchi.
Alcuni miei parenti dicono lo stesso. Il mio ultimo vecchio zio quasi piangeva (a 94 anni) al pensiero della morte.
Sto facendo un lavoro inutile.
È così?
Semplificare nella vita è importante, ma vecchiaia e morte sono troppo complesse, per essere ridotte alla tre o quattro frasi che ho scritto più sopra.
E poi: io sento il bisogno di approfondire.
Se non altro per diminuire l'angoscia per un destino oscuro e terribile.
Le frasi scritte sopra in corsivo non mi convincono.


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21 febbraio 2015

Lavorare (15-027)

Lavorare. (15-027)
Qualche giorno di malattia e poi qualche giorno di vacanza.
Risultato: per due settimane non ho lavorato.
Annoiato? Neppure per sogno. Avevo tante cose da fare. Il lavoro non mi è mancato. 
Stavo bene anche senza.
Quest'anno, per la prima volta, non ho tanta voglia di lavorare. Neppure per quei due soli giorni settimanali che ancora mi impegnano. La mia vita è piena anche senza.
Mi sto stancando di lavorare?
Facile il parallelo con la noia che mi prende per tante situazioni di vita (carnevale, cene con gli amici, spettacoli). Ne faccio volentieri a meno.
Mi sto stancando di vivere?


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20 febbraio 2015

Hanno suonato alla porta (15-026)

Hanno suonato alla porta. (15-026)
Era una rappresentante di un'organizzazione umanitaria. Voleva illustrarmi i programmi dell'associazione. Raccoglieva soldi, ovviamente.
Sorridente, giovane, fresca. Chiaramente sostenuta da forti ideali.
Le ho spiegato che finanzio già un paio di organizzazioni e non posso permettermi altri esborsi. Non ha insistito, anzi si è complimentata con me per il mio impegno.
Mentre mi salutava si è informata sui dirimpettai. Mi ha chiesto se erano persone anziane, perchè aveva cercato di parlar loro attraverso la porta chiusa. 
Le ho spiegato che erano molto anziane. Allora ha desistito e allontanandosi ha esclamato: “Beh, se hanno più di ottant'anni, meglio lasciarle in pace!”
Ecco, a giovani così affido volentieri il mondo che sto per lasciare.

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18 febbraio 2015

Febbraio 2013 (15-025)

Febbraio 2013. (15-025)
Ho riletto le pagine del diario di due anni fa. 
Lo faccio di tanto in tanto per analizzare quanto siano cambiati i miei pensieri.
Anche questo mese mi sono stupito per alcune idee che avevo scordato e che mi sembrano ancora buone.

Due anni fa avevo ancora lo sguardo rivolto alle trasformazioni fisiche: i dolori articolari, la perdita di sensibilità quando mangio, che non mi permette di accorgermi se mi sbrodolo, il disappunto quando vedo donne non più giovani che camuffano la loro età con la chirurgia estetica. Di queste e altre perdite però coglievo anche aspetti differenti: come la comodità di usare i posti riservati ai disabili sui mezzi pubblici, i cambiamenti nei nostri tempi di reazione che ci danno un'aria trasognata, la prospettiva di diminuire certi sforzi fisici, come le camminate in montagna.
Ma la peculiarità di questo mese sta più negli aspetti psicologici.
I timori di diventare vecchi in due ed entrambi contemporaneamente; l'amicizia, che da vecchi aumenta d'importanza; l'appropriazione di tempi remoti futuri, in cui non ci saremo più, ma ci saranno i nostri nipoti.
Mi hanno colpito i pensieri su quanto abbiamo fatto di buono nella nostra vita: gli ideali che abbiamo perseguito, il desiderio di continuare a indignarsi per le ingiustizie, la soddisfazione che altri conducano le nostre stesse battaglie, con forze giovani, in autonomia.
Infine molte riflessioni sulla vecchiaia avanzata: dalle dimissioni del papa, al disappunto nel vedere vecchi incoerenti ( che si fanno l'amante giovane), alle passioni civili che inevitabilmente scemano.
In quel mese di febbraio di due anni fa ho riflettuto più volte sull'ottimo libro Via di qua di U. Curi, soprattutto sulle implicazioni del mito di Prometeo. 
Ero e sono stupito della profondità  presente nelle tragedie greche di 2500 anni fa.

Confesso che a rileggere quanto ho scritto mi sono emozionato: ho scritto qualcosa di utile.
Almeno a me.

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17 febbraio 2015

Mi sento vecchio?* (15-024)

Mi sento vecchio?* (15-024)
Le ultime settimane le ho passate fra malattie, covalescenze e nipoti. 
Ho cercato di leggere qualcosa, con scarso risultato. Altro, che avrei dovuto fare, non l'ho fatto.
Il mio tempo è passato quasi tutto nel vivacchiare.
Allora, mi sento vecchio?
Sì.
E' proprio la scarsa densità della mia vita che me ne dà la sensazione.
La mia vita è diventata un trantran di atti elementari.
Non solo niente di eccitante.
Neppure niente di profondo.
Non sono le energie che mancano. E neanche gli interessi.
Manca quell'impulso che mi faceva agire anche quando era sera, anche quando non ne avevo desiderio.
Manca la propensione a fare uno sforzo. Perfino a fare un piccolo sforzo.
Le mie motivazioni ad agire, nella seconda parte della giornata, svaniscono come neve al sole. Conservo un buon impulso soltanto di mattina.

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16 febbraio 2015

Ancora La terza età, di Simone de Beauvoir (15-023)

Ancora La terza età, di Simone de Beauvoir. (15-023)
Sapevo che il libro della de Beauvoir era un'opera fondamentale, ma non immaginavo l'enorme mole di ricerca che l'ha accompagnato. Sono giunto ai capitoli che illustrano l'atteggiamento delle società storiche a riguardo della vecchiaia. Dagli egizi, ai cinesi, ai greci, agli ebrei i modi di trattare la vecchiaia e i vecchi, risentono molto del tipo di società. Mentre nel mondo cinese non si sottolineano le perdite, nel mondo occidentale il primo testo che parli di vecchiaia, del 2500 a. C. è totalmente diverso.
Com'è penosa la fine di un vecchio! S'indebolisce di giorno in giorno, la vista si abbassa, le orecchie diventano sorde; la sua forza declina; il cuore non ha più requie; la bocca si fa silenziosa e non parla più. Le facoltà intellettuali diminuiscono: non riesce più a ricordare oggi ciò che ha fatto ieri. Tutte le ossa gli dolgono, le occupazioni cui in passato si dedicava con piacere, ora le compie con pena, e il senso del gusto è sparito. La vecchiaia è la peggiore delle sciagure che possono affliggere un uomo. Il naso si tappa e non può più sentire niente.” (testo egizio di Ptah-hotep)
Nel mondo occidentale tale atteggiamento sarà costante in molte epoche storiche: della vecchiaia si enumerano prima di tutto le infermità.
Viceversa nel mondo orientale il fine supremo dell'uomo era la ricerca della lunga vita.
La vecchiaia era la vita nella sua forma suprema.

Tutto dipende dal tipo di cultura.
La vecchiaia può dunque essere tutto e il contrario di tutto.

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12 febbraio 2015

Raffreddore (15-022)

Raffreddore. (15-022)
Malattia di stagione. Banale direi. Ogni anno lo prendo un paio di volte.
Sono un paio d'anni che mi sembra di prenderlo in modo più pesante. Quest'anno ho perso la voce, poi mi è venuto il mal di gola, infine una tosse stizzosa che non se ne va.
E una spossatezzza generale che mi fa andare a letto appena posso.
Anno dopo anno mi sembra che le mie difese diminuiscano.
Ogni anno poi ci sono gli attacchi di influenza. Ogni anno diversa.
Pochi sanno che gli anziani che muoiono d'influenza sono tanti. 
Soprattutto gli anziani avanti con l'età.
È naturale. Le difese di un organismo anziano sono ridotte. Gli anziani si ammalano di più.
E quando si ammalano, ci possono restare. Possono morirne.
Ecco un modo naturale per fare selezione. I più deboli soccombono.
Non occorrono malattie gravi. Basta una semplice influenza.
La tarda età si caratterizza per un'accresciuta debolezza.
Il confine fra vita e morte diventa labile.
È facile trapassare.

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11 febbraio 2015

Il tempo (15-021)

Il tempo. (15-021)
Nelle prime pagine di questo diario rilevai numerosi segnali fisici che indicavano l'arrivo della vecchiaia.
Col passare degli anni mi sono accorto che vi sono segnali psichici altrettanto importanti. Per esempio le perdite di memoria, la diminuzione di lucidità, l'invecchiamento della volontà (vedi n. 15-008).
Un altro segnale psichico della vecchiaia riguarda la percezione del tempo. Incredibilmente il vecchio sembra non avere più tempo. Eppure non lavora più, non ha impegni impellenti. La vecchiaia dovrebbe essere l'età in cui si ha tanto tempo a disposizione.
Ma non è così.
Tanti vecchi dicono che il tempo vola. Ho sempre pensato che ciò fosse dovuto alla percezione dell'arrivo della morte, ma non è così.
Il tempo vola perchè i vecchi vivono più lentamente. I loro tempi si dilatano. Se si danno degli obiettivi da raggiungere in un giorno, spesso li realizzano in una settimana.
È comune la sensazione che una settimana sia volata.
Perchè non si è fatto quasi nulla di ciò che si voveva.
Il tempo è lo stesso, ma se lo misuro con le cose che faccio e faccio poche cose, il tempo sembra diminuire.
Il tempo vola.

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10 febbraio 2015

Palpebre (15-020)

Palpebre. (15-020)
Alcuni mesi orsono, alzandomi la notte per andare in bagno, faticavo ad aprire l'occhio destro. Come se le palpebre del mio occhio fossero incollate. Confesso di essermi allarmato, di avere pensato che anche quella parte del corpo cominciasse a dare segni di cedimento. Poi la cosa passò. Si trattava di una irritazione passeggera dell'occhio, una congiuntivite leggera, che produceva una cispa.
Ieri mi guardavo allo specchio e mi sono accorto che le palpebre hanno perso l'elasticità di un tempo. Addirittura, quelle superiori fanno una piega che ricade sul resto della palpebra. Ho la doppia palpebra, come gran parte dei vecchi. Se tendo i muscoli dell'occhio si distendono, ma quando cesso la tensione volontaria, lentamente tornano a ripiegarsi. 
Lentamente, proprio per la perdita di elasticità.
Sono segni.
Segni di vecchiaia.

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08 febbraio 2015

Invidia (15-019)

Invidia. (15-019)
Nella riunione di condominio di cui ho scritto nel numero precedente, vi era un'eccezione.
Un conoscente, per di più mio compagno di scuola (cioè mia stessa età), brillava per l'aspetto ancora giovanile. Capelli brizzolati, ma non bianchi come i miei, postura eretta senza segni di incurvamento senile, lucidità quanto basta per differenziarsi dagli altri.
Ho provato invidia. Era migliore di me. Una vecchiaia portata molto bene. Un vecchio (per quanto giovane-vecchio) che non sembrava di esserlo.
Ho analizzato questo mio sentimento di rivalità.
Non si tratta certo dell'invidia per l'età giovanile, per la quale non provo nessuna nostalgia.
Si tratta invece di invidia per il bell'aspetto del mio conoscente, per il fatto che conserva appieno tutte le sue facoltà (a una prima occhiata, s'intende), per il fatto che è vecchio ma non si vede.
Ma c'è dell'altro.
Con tutte le mie ricerche in campo alimentare, con le diete che pratico, con gli anti-ossidanti che assumo, inconsciamente ho la pretesa di essere nel giusto e di essere il miglior vecchio possibile.
Il mio conoscente ha svelato la mia presunzione.
Essere presuntuosi è tipico di alcuni vecchi.
Fra questi, anch'io.

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06 febbraio 2015

Il passato che torna (15-018)

Il passato che torna. (15-018)
Sono rientrato in possesso di un appartamento, dopo molti anni. È l'appartamento in cui ho passato gli anni della mia vita di giovane uomo, dai trenta ai cinquanta.
Così ho partecipato alla prima riunione di condominio. I condomini erano quasi tutti gli stessi di quando me n'ero andato, più di vent'anni fa. Abbiamo tutti vent'anni di più.
Cioè tutti vecchi o quasi vecchi. In questi anni li avevo visti pochissimo.
Re-incontrarli mi ha dato una strana sensazione.
Eravamo tutti come spenti. Io l'ho visto nettamente in loro. Loro l'avranno visto in me.
Le stesse persone, ma qualcuno più curvo, qualcuno più rigido, qualcun'altro affaticato nel parlare. Tutti più lenti. Nei movimenti e nell'espressione.
Ho visto d'un colpo la vecchiaia.

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02 febbraio 2015

Riletture. Sintesi del gennaio 2013 (15-017)

Riletture. Sintesi del gennaio 2013. (15-017)
Tante pagine di diario si controllano a fatica. Così ho deciso di rileggere mesi passati e di farne delle sintesi. Oggi rileggo le pagine del gennaio 2013.
Due anni fa.
Ben cinque pagine trattano il tema di ciò che si perde in vecchiaia: vista, udito, sesso, abilità manuali, sicurezza nei movimenti. Sintomo che le perdite lasciano il segno.
Ma in altre quattro pagine ho scovato le utilità che porta la vecchiaia: libertà interiore, accudire i nipoti, la pacificazione con la propria vita passata, i problemi che spaventano meno.
Come si vede sono positività che riguardano la vita interiore piuttosto che quella pratica.
Quattro pagine le ho dedicate alla morte o a temi connessi: la cremazione, il trapasso naturale, necessità di corsi di preparazione, l'autonomia nello scegliere la forma di sepoltura. La morte è presente nella vita dei vecchi, siano pure vecchi giovani.
Altre pagine riguardano la descrizione della vecchiaia e dell'ultima vecchiaia: la tanta vita vissuta e la poca che resta (non è banale!), il tempo passato soltanto a cercar di sopravvivere, i vecchi cambiano, non sono sempre uguali (!), e infine la propensione dei vecchi giovani a non volerne sapere di morire.
Infine altri aspetti negativi: l'irritabilità, un linguaggio sconveniente (quello che si usava da giovani, ma che sta male anche in bocca di una persona di mezza età), l'imprudenza.

Rileggendo le mie pagine di due anni fa ho trovato discontinuità con le mie pagine di oggi.  
I temi di oggi (quelli di gennaio 2015) sono diversi. Punto meno sulle perdite, sulla morte, sulle questioni pratiche.
In due anni sono cambiato.

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