23 febbraio 2015

Semplificare? (15-028)

Semplificare? (15-028)
Ho scritto più di settecento pagine di diario per approfondire la vecchiaia. Per riflettere su di essa e sulla morte. Per lasciare traccia dei miei pensieri in proposito.
Ho raccontato emozioni, sentimenti, situazioni, idee, personaggi.
E se fosse tutto molto più semplice?
Se le cose stessero in altro modo e cioè:
la vecchiaia è la peggiore delle età della vita, carica di dolori, malattie, perdita di facoltà? Se la morte fosse la peggior sciagura che potesse capitare all'essere umano?
Soprattutto: se non ci fosse nulla da fare per evitare queste sventure?
Non servirebbe scrivere tanto, scervellarsi per accettare cose inaccettabili, cercare di convincersi che in fondo vecchiaia e morte non sono poi tanto male.
Sarebbe tutto inutile.
Del resto questo è il pensiero di una parte dei vecchi.
Alcuni miei parenti dicono lo stesso. Il mio ultimo vecchio zio quasi piangeva (a 94 anni) al pensiero della morte.
Sto facendo un lavoro inutile.
È così?
Semplificare nella vita è importante, ma vecchiaia e morte sono troppo complesse, per essere ridotte alla tre o quattro frasi che ho scritto più sopra.
E poi: io sento il bisogno di approfondire.
Se non altro per diminuire l'angoscia per un destino oscuro e terribile.
Le frasi scritte sopra in corsivo non mi convincono.


(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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