Semplificare? (15-028)
Ho scritto più di
settecento pagine di diario per approfondire la vecchiaia. Per
riflettere su di essa e sulla morte. Per lasciare traccia dei miei
pensieri in proposito.
Ho raccontato emozioni,
sentimenti, situazioni, idee, personaggi.
E se fosse tutto molto
più semplice?
Se le cose stessero in
altro modo e cioè:
la vecchiaia è la
peggiore delle età della vita, carica di dolori, malattie, perdita
di facoltà? Se la morte fosse la peggior sciagura che potesse
capitare all'essere umano?
Soprattutto:
se non ci fosse nulla da fare per evitare queste sventure?
Non
servirebbe scrivere tanto, scervellarsi per accettare cose
inaccettabili, cercare di convincersi che in fondo vecchiaia e morte
non sono poi tanto male.
Sarebbe
tutto inutile.
Del resto questo è il
pensiero di una parte dei vecchi.
Alcuni miei parenti
dicono lo stesso. Il mio ultimo vecchio zio quasi piangeva (a 94
anni) al pensiero della morte.
Sto facendo un lavoro
inutile.
È così?
Semplificare nella vita è
importante, ma vecchiaia e morte sono troppo complesse, per essere
ridotte alla tre o quattro frasi che ho scritto più sopra.
E poi: io sento il
bisogno di approfondire.
Se non altro per
diminuire l'angoscia per un destino oscuro e terribile.
Le frasi scritte sopra in
corsivo non mi convincono.
(L’indice per argomenti
del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La
sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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