16 febbraio 2015

Ancora La terza età, di Simone de Beauvoir (15-023)

Ancora La terza età, di Simone de Beauvoir. (15-023)
Sapevo che il libro della de Beauvoir era un'opera fondamentale, ma non immaginavo l'enorme mole di ricerca che l'ha accompagnato. Sono giunto ai capitoli che illustrano l'atteggiamento delle società storiche a riguardo della vecchiaia. Dagli egizi, ai cinesi, ai greci, agli ebrei i modi di trattare la vecchiaia e i vecchi, risentono molto del tipo di società. Mentre nel mondo cinese non si sottolineano le perdite, nel mondo occidentale il primo testo che parli di vecchiaia, del 2500 a. C. è totalmente diverso.
Com'è penosa la fine di un vecchio! S'indebolisce di giorno in giorno, la vista si abbassa, le orecchie diventano sorde; la sua forza declina; il cuore non ha più requie; la bocca si fa silenziosa e non parla più. Le facoltà intellettuali diminuiscono: non riesce più a ricordare oggi ciò che ha fatto ieri. Tutte le ossa gli dolgono, le occupazioni cui in passato si dedicava con piacere, ora le compie con pena, e il senso del gusto è sparito. La vecchiaia è la peggiore delle sciagure che possono affliggere un uomo. Il naso si tappa e non può più sentire niente.” (testo egizio di Ptah-hotep)
Nel mondo occidentale tale atteggiamento sarà costante in molte epoche storiche: della vecchiaia si enumerano prima di tutto le infermità.
Viceversa nel mondo orientale il fine supremo dell'uomo era la ricerca della lunga vita.
La vecchiaia era la vita nella sua forma suprema.

Tutto dipende dal tipo di cultura.
La vecchiaia può dunque essere tutto e il contrario di tutto.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pag ina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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