Ancora La terza età, di
Simone de Beauvoir. (15-023)
Sapevo che il libro della
de Beauvoir era un'opera fondamentale, ma non immaginavo l'enorme
mole di ricerca che l'ha accompagnato. Sono giunto ai capitoli che
illustrano l'atteggiamento delle società storiche a riguardo della
vecchiaia. Dagli egizi, ai cinesi, ai greci, agli ebrei i modi di
trattare la vecchiaia e i vecchi, risentono molto del tipo di società.
Mentre nel mondo cinese non si sottolineano le perdite, nel mondo
occidentale il primo testo che parli di vecchiaia, del 2500 a. C. è
totalmente diverso.
“Com'è penosa la fine
di un vecchio! S'indebolisce di giorno in giorno, la vista si
abbassa, le orecchie diventano sorde; la sua forza declina; il cuore
non ha più requie; la bocca si fa silenziosa e non parla più. Le
facoltà intellettuali diminuiscono: non riesce più a ricordare oggi
ciò che ha fatto ieri. Tutte le ossa gli dolgono, le occupazioni cui
in passato si dedicava con piacere, ora le compie con pena, e il
senso del gusto è sparito. La vecchiaia è la peggiore delle
sciagure che possono affliggere un uomo. Il naso si tappa e non può
più sentire niente.” (testo egizio di Ptah-hotep)
Nel mondo occidentale
tale atteggiamento sarà costante in molte epoche storiche: della
vecchiaia si enumerano prima di tutto le infermità.
Viceversa nel mondo
orientale il fine supremo dell'uomo era la ricerca della lunga vita.
La vecchiaia era la vita
nella sua forma suprema.
Tutto dipende dal tipo di
cultura.
La vecchiaia può dunque
essere tutto e il contrario di tutto.
(L’indice per argomenti
del 2013 si trova a pag ina 442; quello del 2012 a pagina 107. La
sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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