31 marzo 2021

Bivio* (21-038)

Bivio.* (21-038) A settembre 2020 ho fatto la mia visita geriatrica. In quell'occasione avevo discusso col medico i passi da fare per la mia prostata, molto ingrossata. Avevamo stabilito che prendessi contatto con una clinica nella quale farmi operare, in questi anni nei quali sono relativamente giovane e quindi posso ancora recuperare gli esiti di un'intervento chirurgico. Avevamo anche stabilito che avrei ripreso a fare ginnastica (poco, 20 minuti al giorno, ma necessari). Non ho fatto nessuna delle due cose. Pigrizia, resistenze? Il covi19 mi ha dato la scusa per non far nulla. In realtà mi sono lasciato andare all'inerzia. È un atteggiamento che fa parte delle mie caratteristiche psicologiche, ma che ora vedo aggravarsi, fino al punto da mettere in dubbio la continuazione dei miei incontri col geriatra. Mi sono infatti chiesto: perchè fare tutto ciò che giudico ragionevole fare? Non è per caso una forma di resistenza alla vecchiaia che incombe? A che serve ciò che dovrei fare, se non a vivere più a lungo? Voglio veramente vivere più a lungo oppure le difficoltà inerenti all'esistenza di un vecchio mi stanno facendo desistere dal lottare? Sono a un bivio. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

28 marzo 2021

Bricolage (21-036)

Bricolage. (21-036) Qualche giorno fa ho deciso di fissare al muro un paio di mensole, in garage. Erano rimaste inutilizzate da un paio d'anni, dopo una piccola ristrutturazione del ripostiglio in casa. Sono passati due anni, da quando le avevo dismesse. Questo la dice lunga sulla mia propensione a svolgere lavori manuali. Però da quando sono vecchio ho cercato di scrollarmi di dosso questa repulsione verso il bricolage, e di vederne l'aspetto positivo. Che in effetti ho trovato. Domenica scorsa dunque ho selezionato tutti gli attrezzi che mi potevano servire e li ho trasferiti in garage. L'operazione era molto semplice. Qualche misura, la scelta di viti e tasselli e una decina di fori in un muro, col trapano. Non vi era nessun grosso problema da superare, anche perchè trattandosi del luogo nel quale alloggio l'auto, non mi era richiesta una grande precisione. Ho capito subito di avere più difficoltà del solito. Una fatica nel tenere la mensola (leggera) mentre avvitavo le prime viti, il cacciavite che sfuggiva dal suo alloggiamento, la perdita di un paio di tasselli entro i fori praticati, le viti che non avanzavano nei fori e non mordevano i tasselli. Mi son detto: hai perso esercizio, sono due anni che non fai nulla. Certo, anche questo. Ma ho registrato comunque una perdita di abilità manuale: sono passati due anni e sono invecchiato di due anni. Del resto è da un pò di tempo che mi sembra di veder indebolita la mia mano destra. Me ne accorgo quando devo abbottonarmi i polsini delle camicie: per il destro, che manipolo con la sinistra, l'operazione scorre via velocemente; per il sinistro, per il quale uso la destra, impiego più tempo e più difficoltà. E poi la destra la sento, mentre la sinistra no. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

27 marzo 2021

Politica (21-035)

Politica(21-035) Torno sulle considerazioni che mi hanno fatto scegliere di non vaccinarmi, pur essendo vecchio, cioè soggetto fragile. Ho scritto nella pagina precedente che non mi vaccino, anche perchè la vaccinazione di massa è un tentativo di tornare allo status quo precedente la pandemia. Cioè a far tornare la società agli stessi ritmi, idee, pil, valori di due anni fa, nonostante che proprio la pandemia sia un segnale che invece bisogni cambiare tutto, o almeno il modello economico. Si dice: non si può cambiare il sistema capitalistico della società. Era lo slogan di Margaret Thatcher: non ci sono alternative. Così dicendo si descrive il sistema capitalistico come necessario, l'unico modo per far funzionare una società complessa, dimenticando che si tratta di un sistema recente, nella storia dell'umanità: solo pochi secoli di vita. Oppure ci si arrocca sull'estrema complessità del processo di trasformazione, su una sua lunga durata (secoli, diceva Giorgio Ruffolo), sulla necessità dell'intervento di fior di economisti, di lunghi dibattiti fra specialisti. Cioè un modo per non far nulla. Invece abbiamo bisogno di idee semplici. Questa società genera situazioni economiche, ecologiche, politiche insostenibili? Va cambiata, senza se e senza ma. Dove si prendono i soldi per la trasformazione, per non produrre milioni di disoccupati? Dove ci sono e cioè dai patrimoni di chi in Italia possiede il 70% della ricchezza nazionale, pur rappresentando soltanto il 20% della popolazione, e tassando maggiormente i redditi più elevati(vedi Oxfam Italia, 2019. Introdurre una tassa patrimoniale è un tabù nei discorsi politici, ma è l'unica possibilità. Lo hanno capito gli spagnoli, che l'hanno già introdotta per i patrimoni superiori a 10 milioni di euro. Del resto chi molto ha guadagnato, molto guadagna, molto possiede in un determinato paese, oggettivamente utilizza di più la società nella quale opera ed è pertanto giusto che contribuisca di più. Idee semplicistiche, si dirà. Perchè non chiamarle idee semplici? (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

23 marzo 2021

Sono vecchio e non mi vaccino (21-034)

Sono vecchio e non mi vaccino. (21-034) Non è una provocazione, ma il risultato di una lunga riflessione All'inizio del lancio del vaccino, ero contrario a vaccinarmi per motivi salutistici. Del vaccino messo a punto in così breve tempo non mi fidavo. In aggiunta l'eccessivo affidamento della società ai vaccini, invece che alle cure, mi contrariavano. Perchè mai affidarsi soltanto ai vaccini, senza alcun accenno ad altri rimedi naturali di potenziamento del nostro sistema immunitario, che da milioni d'anni è stato addestrato proprio a combattere i virus? Perchè non si ricercano farmaci per chi si ammala invece di vaccinare tutti indistintamente? Successivamente, visto il buon successo della vaccinazioni di massa in Gran Bretagna, nella quale dopo una vaccinazione del 20 – 30 % della polazione i morti giornalieri sono effettivamente calati in modo consistente, ho pensato che mi sarei vaccinato anch'io per moltivi di solidarietà sociale: appartengo a questa società e dunque seguo le sue regole, anche se non mi fido. Antepongo il bene della società al mio. Nell'ultima settimana ho cambiato parere. In primo luogo do credito alle parole di Colin Campbell, il quale dice che non può essere la vaccinazione la soluzione del problema, perchè di virus in giro ve ne sono milioni. Che si fa? Ci si vaccina centinaia di volte o migliaia? Poi mi ha colpito la notizia che il primo ministro inglese si sarebbe vaccinato, anche se cinque mesi fa era stato colpito dal virus ed era guarito. La motivazione è stata la seguente: l'immunità causata dalla malattia dura circa 5 mesi! Ma se la malattia, durante la quale si è invasi da un virus sano, rende immuni per solo pochi mesi, che immunità mi potrà dare un vaccino che è costituito da virus depotenziato? Pochi mesi anch'esso, nel migliore dei casi. Allora, quando si chiama la gente a vaccinarsi, perchè non si ha il coraggio di dire che l'anno prossimo dovrà essere vaccinata ancora e così via per anni? (del resto perchè alcuni stati stanno acquistando vaccini per due o tre volte la loro popolazione?) Il buon senso spingerebbe la ricerca a cercare farmaci per curare chi è infetto e non vaccini per tutta la popolazione. Perchè la scelta è caduta sui vaccini? È ovvio: colle vaccinazioni di massa l'industria fa molto più guadagno. È una pura questione di interesse economico! Ma vi è una terza e più importante ragione, per la quale ho deciso di non vaccinarmi. Una pandemia, soprattutto se si ripete più volte in pochi anni, è un segnale potente che dice: Stai attento genere umano! il tuo numero e il tuo modo di vivere non è adatto a questo pianeta. O meglio il tuo modo di vivere ha delle conseguenze come i cambiamenti climatici, l'esaurimento della disponibilità d'acqua, il riscaldamento globale e le pandemie. Se vuoi continare a vivere su questo pianeta devi cambiare radicalmente stile di vita. Non puoi continuare a moltiplicarti, non puoi consumare la terra, non puoi muoverti in poche ore per migliaia di chilometri, non puoi produrre oggetti senza limiti. In una frase: il modello di società che oggi va per la maggiore (capitalista) è inadatto alla vita sulla terra. Che fare dunque? Bisogna tornare indietro. Torno ora alla mia decisione di non vaccinarmi. Se bisogna tornare indietro e cambiare sistema economico, devo valutare perchè si vuole vaccinare tutta la popolazione. Lo si fa per poter riprendere il vecchio modello economico e quindi riprendere a pieno ritmo la produzione di beni, per aumentare il più possibile il PIL. E quindi per riprodurre le condizioni di una nuova pandemia. Si impone la vaccinazione per meri motivi economici. Troppo stupido. Io non ci sto. Viviamo una condizione unica per ripensare la nostra vita sul pianeta. Non possiamo lasciarcela sfuggire. Vaccinare tutti, ogni anno per far ripartire il Paese è quanto di più irrazionale si possa fare. Voglio bene a questo Paese, non posso permettere col mio comportamento di avallare una scelta che lo distrugga. Non mi vaccino. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

21 marzo 2021

Il mio cagnetto vecchio (21-033)

Il mio cagnetto vecchio. (21-033) Mi è rimasto un solo cane, da tre che avevo. Ha quasi 14 anni. Più o meno la mia età, se la si trasforma in anni umani. Sta bene di salute, ma non è vivace come un tempo. Da qualche mese, talvolta, durante le nostre passeggiate, si impunta e vorrebbe scegliere una strada diversa, da quella che scelgo io. Sempre una strada più breve, per tornare a casa! Anch'io, da un anno, soprattutto nel giro del tardo pomeriggio, faccio un percorso più breve. Ho accorciato i tempi dell'uscita, a prescindere dalle sue richieste. È come se per entrambi il giro di un'ora sia diventato troppo lungo. Come se avessimo entrambi meno desiderio di camminare. E io so benissimo invece che sarebbe bene forzarsi nel fare movimento. È come se la vecchiaia ci spingesse ad assecondare il processo d'invecchiamento, invece di contrastarlo. Come se la nostra età ci spingesse a diventare più vecchi. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

20 marzo 2021

Politica (21-032)

Politica. (21-032) Nell'ultimo anno, anno e mezzo, ho decisamente cambiato idee politiche. Meglio: mi sono dotato di strumenti per comprendere la società del mio paese (e la geopolitica). Fin da giovane mi sono occupato di politica, dai tempi dell'università (sono un sessantottino). Ma un conto è la protesta, un conto è appropriarsi di idee utili per fondare la propria valutazione. Ebbene, in 70 anni, ho sempre navigato su concetti superficiali, non ho mai studiato a fondo pensieri fondamentali. Arrivato alla soglia dei 75 anni, finalmente ho cominciato a comprendere di più, a fare letture di maggior peso, a cercare idee nuove. E, di solito, chi cerca poi trova. (vedi anche: 21-017 e -024) Questa è la fortuna di diventare vecchi: riuscire a completare ciò che si è imparato malamente nell'età di mezzo. L'ho già scritto, i vecchi possono colmare le lacune di una cultura approssimativa. Perchè vivono più a lungo. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

19 marzo 2021

Il mio diario serve a qualcuno? (21-031)

Il mio diario serve a qualcuno? (21-031) Mi hanno chiesto: "Tu vuoi che il tuo diario sia utile a qualcuno?" La risposta non mi è sorta subito spontanea, ho dovuto riflettervi. Mi sono allora chiesto: "Perchè continuo a scrivere questo diario?" (ormai sono dieci anni!) La risposta più profonda è che scrivo per esprimere le mie idee, sensazioni, riflessioni, esperienze del mio diventare vecchio. Scrivo solo per me, dunque? No, non nascondo che mi faccia piacere osservare che in una settimana qualcuno ha letto ciò che ho scritto (nel blog è registrato il numero delle visite giornaliere). Ma la ragione ultima è quella di esprimermi. Del resto l'ho detto fin dall'inizio: scrivendo il diario, volevo lasciare traccia del mio processo d'invecchiamento, dei cambiamenti dei miei pensieri, umori, sensazioni attraversando la vecchiaia. Dicendolo in altro modo, volevo lasciare testimonianza dell'evoluzione (mia) durante la vecchiaia, terreno sconosciuto ai più. In conclusione, non desidero essere utile nel senso di dare insegnamenti, bensì in quello di offrire un esempio di come un altro vecchio vive la sua di vecchiaia. Non pretendo che la mia sia migliore di altre, anche perchè come ho scritto più volte, le vecchiaie sono tutte diverse. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

15 marzo 2021

Smettere quel che si è sempre fatto (21-030)

Smettere quel che si è sempre fatto. (21-030) Quest'estate ho fatto la mia solita uscita di una settimana per camminare in montagna fra sentieri e rifugi. Contrariamente al solito è stata molto più faticosa, sia fisicamente che psichicamente. Ho deciso di non farne più in avvenire. Una ventina d'anni fa battevo letteralmente la mia regione facendo conferenze su temi come l'agricoltura e l'alimentazione. Poi ho ricominciato a insegnare: si trattava pur sempre di "conferenze". Ho continuato conferenze e lezioni fino a due anni fa circa: ha continuato a piacermi. Ora non cerco più, nè le une nè le altre. É prevalsa la stanchezza. Negli ultimi due anni ho cercato di sintetizzare le mie idee in un paio di libri che mi sono accinto a scrivere, e che ho terminato qualche mese fa. Scrivere un libro però conta poco se non trovi un editore che te lo pubblichi. La fatica per trovarlo è stata grande (ancora non so se almeno uno verrà pubblicato). Anche in questo caso mi sto allontanando dal desiderio di scrivere. In tutti gli esempi che ho fatto emerge netto un pensiero. Progredendo nella vecchiaia alcune cose si smette di farle. Pensavo che l'impossibilità di continuare a farle (con soddisfazione), mi avrebbe lasciato l'amaro in bocca, che avrei patito come una mancanza quel che non potevo più fare. Non è così. Se la vecchiaia ti impedisce di fare ciò che prima facevi con passione, non lo vivi con frustrazione, bensì come normalità. Infatti: smetti sì di fare quel che facevi, ma contemporaneamente non ne hai più voglia. Quindi non ne soffri! (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

13 marzo 2021

La zia (21-029)

La zia. (21-029) Ho ancora una zia in vita. Poichè sono vecchio, mia zia è vecchissima. Infatti ha 97 anni. Anzi 97 anni e mezzo (a quell'età anche il mezzo anno conta, proprio come per i primi anni di vita). Cionostante, con l'aiuto della sua badante, era ancora capace di camminare attorno a casa e di salire le scale da sola (fino a poche settimane fa). Negli ultimi 4-5 anni si è andata progressivamente ritirando. È stato difficile avere con lei un dialogo, rispondeva a monosillabi e non faceva più domande. Mi sono chiesto varie volte come si sarebbe spenta. Nelle settimane scorse ha avuto uno scompenso cardiaco. È stata ricoverata in ospedale. I parametri non erano buoni. Ci attendevamo la fine. E invece con le cure che le hanno praticato, si è ripresa bene. Con un limite: adesso non si regge più in piedi. Ritengo che ciò sia fatale. Senza movimento la fine arriva velocemente. Dall'ospedale è stata trasferita in un reparto per lungodegenti e infine in una casa di riposo. In questi frangenti, complice il corona virus, si è ancor più chiusa in sè, perchè non può vedere i familiari. Esemplare, questa parabola. A un certo punto il suo corpo ha avuto una defaillance (cuore); il periodo a letto l'ha resa incapace di stare in piedi e l'ha confinata in un letto, togliendole autonomia. Il corona virus l'ha poi definitivamente staccata dalla vita, cioè non vede più i familiari. Tutto ciò sembra accompagnarla al distacco dalla vita. Alla fine. Non arriverà a 100 anni. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

10 marzo 2021

Bella idea (21-028)

Bella idea. (21-028) Una bella idea di Luciano de Crescenzo. "Il tempo è un'emozione, ed è una grandezza bidimensionale, nel senso che lo puoi vivere in due dimensioni diverse: in lunghezza e in larghezza. Se lo vivete in lunghezza, in modo monotono, sempre uguale, dopo sessant'anni, voi avete sessant'anni. Se invece lo vivi in larghezza, con alti e bassi, innamorandoti, magari facendo pure qualche sciocchezza, allora dopo sessant'anni avrai solo trent'anni. Il guaio è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla." Luciano De Crescenzo (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

07 marzo 2021

Vedovi (21-027)

Vedovi. (21-027) Ho fatto il conto: nel piccolo isolato attorno a casa mia (circa quindici edifici per più di un centinaio di residenze) vivono 4 vedovi e ben 9 vedove. Potrei trarre conclusioni sul fatto che gli uomini muoiono prima delle loro compagne, ma il numero è troppo esiguo. Del resto basta notare che in Italia gli anziani con età superiore a 75 anni sono 7 milioni circa e di questi il 60% sono donne: cioè 4,2 milioni, mentre gli uomini sono soltanto 2,8 milioni. Perciò, grosso modo, le vedove sono almeno 1,4 milioni in più. Ma non era sui numeri che mi volevo soffermare. La condizione di vedovanza comporta spesso una maggior solitudine, con conseguenze negative. Perchè, per quanto fra due coniugi non ci si sopporti più, dopo una certa età, la sola presenza di un altra/o in casa presenta vantaggi indiscutibili: per le attività cerebrali (per esempio si è costretti a prestare più attenzione), ma anche per il benessere psicofisico (siamo animali sociali, la solitudine non ci si addice). Ciononostante siamo destinati a restare vedovi: uno su due, perchè non si muore mai insieme. Difficile comunque generalizzare. La condizione è strettamente legata all'età alla quale si perde il compagno o la compagna, al grado di autonomia, e anche a quanto si è costruito lo stare insieme. Sì, perchè per dare significato alla vita degli ultimi anni di coppia è quasi necessario un meticoloso lavoro a tavolino. Ci si deve impegnare. Non capita automaticamente una convivenza minimamente soddisfacente e produttiva. Ci sono altri fattori che influiscono: per esempio se uno dei due diventa depresso. Non lo sa, lo rifiuita e comincia a isolarsi. Soprattutto considera quell'isolarsi come normale portato della vecchiaia. Invece è solo depressione senile. Complicata la vecchiaia! (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

06 marzo 2021

Complimenti (21-026)

Complimenti. (21-026) Talvolta, fra padroni di cani, ci si incontra e si scambia qualche parola. Spesso ci si informa reciprocamente sull'età dei nostri amici a quattro zampe. Stamattina, ho incontrato una splendida cucciola di sei mesi; la sua padrona ha chiesto l'età del mio cane. Invece di rispondere direttamente ho premesso che io e il mio cane avevamo la stessa età, di circa 75 anni. Immediati i complimenti: per il mio cane e ... per me, considerati entrambi ancora in ottima forma, alla nostra età. I complimenti fanno piacere, ma sono errati. Non tanto perchè bugiardi, quanto perchè poco documentati, fatti per lo più da gente lontana dalla vecchiaia. Solo un coetaneo può fare apprezzamenti veritieri sullo stato della mia vecchiaia. Soltanto io posso farlo dal di dentro e non solo dall'apparenza. Per esempio posso confrontarmi col mio conoscente di 81 anni che ha più energia e vivacità di me. Soltanto io posso farmi i complimenti, perchè conosco limiti e parzialità di un aspetto esteriore che inganna chi non mi conosce più in profondità. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

05 marzo 2021

Gradualità e salti (21-025)

Gradualità e salti. (21-025) Ho conosciuto varie persone anziane che procedono nella loro vecchiaia con gradualità, proprio fino alla fine (per esempio il signor Romano, vedi 20-149). Penso che la gradualità sia una caratteristica tipica della vecchiaia. L'anziano vive una diminuzione di varie abilità e possibilità di vita in modo lento e graduale. Si abitua a livelli inferiori, senza traumi, quasi dimenticando il tempo nel quale aveva e poteva di più. Ma non è sempre così. Non è così per tutti. Conosco altri anziani che di punto in bianco crollano. Avanzano nella vecchiaia di dieci anni o più in pochi giorni. Riandando con la memoria a esempi di quest'altro tipo, mi accorgo che ciò capita quasi sempre a causa di una malattia o un intervento chirurgico o un incidente. Insomma un evento traumatico. Mi viene da trarre una conclusione generale, anche se ho imparato che nella vecchiaia non vi è nulla di generale, bensì che le vecchiaie sono tantissime, quasi una per ogni vecchia o vecchio. La conclusione è che la gradualità sia la normalità dell'ultima età della vita. Le eccezioni riguardano variazioni della norma, dovute allo stile di vita. Ma sto tirando acqua al mio mulino. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)