15 marzo 2021

Smettere quel che si è sempre fatto (21-030)

Smettere quel che si è sempre fatto. (21-030) Quest'estate ho fatto la mia solita uscita di una settimana per camminare in montagna fra sentieri e rifugi. Contrariamente al solito è stata molto più faticosa, sia fisicamente che psichicamente. Ho deciso di non farne più in avvenire. Una ventina d'anni fa battevo letteralmente la mia regione facendo conferenze su temi come l'agricoltura e l'alimentazione. Poi ho ricominciato a insegnare: si trattava pur sempre di "conferenze". Ho continuato conferenze e lezioni fino a due anni fa circa: ha continuato a piacermi. Ora non cerco più, nè le une nè le altre. É prevalsa la stanchezza. Negli ultimi due anni ho cercato di sintetizzare le mie idee in un paio di libri che mi sono accinto a scrivere, e che ho terminato qualche mese fa. Scrivere un libro però conta poco se non trovi un editore che te lo pubblichi. La fatica per trovarlo è stata grande (ancora non so se almeno uno verrà pubblicato). Anche in questo caso mi sto allontanando dal desiderio di scrivere. In tutti gli esempi che ho fatto emerge netto un pensiero. Progredendo nella vecchiaia alcune cose si smette di farle. Pensavo che l'impossibilità di continuare a farle (con soddisfazione), mi avrebbe lasciato l'amaro in bocca, che avrei patito come una mancanza quel che non potevo più fare. Non è così. Se la vecchiaia ti impedisce di fare ciò che prima facevi con passione, non lo vivi con frustrazione, bensì come normalità. Infatti: smetti sì di fare quel che facevi, ma contemporaneamente non ne hai più voglia. Quindi non ne soffri! (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

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