30 settembre 2018

Sforzi (18-131)

Sforzi. (18-131)
Una volta alla settimana, facciamo insieme, io e la mia compagna, la spesa alimentare. Cechiamo di concentrarla in un unico momento, per non disperderci ogni giorno in acquisti più limitati. Perciò quando torniamo a casa le borse sono numerose e particolarmente pesanti.
In questi frangenti, fedele alla mia idea che un anziano deve comunque fare degli sforzi, mi occupo io di trasportarli in casa (terzo piano). Cerco anche di fare meno viaggi su e giù per le scale, sforzandomi di portar su tutte le borse in un unica tratta. Quando agisco in questo modo, sto bene attento a non esagerare e quindi salgo le scale lentamente, respirando copiosamente ed eventualmente facendo delle soste.
Ma il tempo passa e quello che potevo fare cinque anni fa, oggi lo posso fare di meno e con più fatica.
Oggi avevo tre borse pesanti. Ne ho prese due con la mano destra e l'altra con la sinistra. E ho cominciato la salita. Potevo farcela, ma erano pesanti. Mi sentivo bene e quindi pur accusando lo sforzo ero deciso a salire con tutte le borse assieme.
La mia compagna mi ha detto: "Lasciane una e torna a riprenderla dopo." 
Per la prima volta l'ho ascoltata. 
Anche se l'energia c'era, era più prudente portar su le borse in due volte, perchè sto diventando sempre più vecchio.
"Bisogna che prendiamo atto dei nostri limiti di vecchi e adeguarci." ha soggiunto la mia compagna.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

29 settembre 2018

Non parlarmi (18-130)

Non parlarmi. (18-130) (29/09/18)
Ho chiesto alla mia compagna di non parlarmi più mentre sto guidando l'automobile.
Non c'è niente da fare: finisco per distrarmi.
Oggi l'ho percepita nettamente la distrazione: parlando non avevo visto un ciclista.
Dei problemi che sorgono mentre guido, adesso che sono vecchio, ne ho già scritto pochi giorni fa (vedi 18-118, -121, -122), a proposito di altri episodi che mi erano capitati. Allora avevo riconosciuto la distrazione solo obtorto collo, oggi invece mi è parsa lampante. Ho avuto chiara coscienza che il mio impegno nella conversazione mi ha distolto dalla strada.
Ho capito che la distrazione (per me) è un gran nemico. Devo farvi fronte con tutte le mie risorse. Mi sto già imponendo di non guardare più i cartelloni pubblicitari, mentre guido. Nè di osservare il paesaggio o tutto ciò che potrebbe interessarmi. 
Non posso, devo solo concentrarmi nella guida.
Devo prendere coscienza dei miei limiti.
Dei limiti che derivano dalla vecchiaia.



(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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26 settembre 2018

Il signor Roberto (18-129)

Il signor Roberto. (18-129)
82 anni portati così e così. Da alcuni mesi frequenta il parco tutti i giorni e cammina in lungo e in largo coi suoi bastoncini da trekking, fermandosi talvolta a fare piegamenti sulle gambe, appoggiato a una panchina. Per più di un'ora quotidiana.
Ammiro la sua costanza e gliel'ho detto.
Mi ha risposto che lui è fedele agli impegni e che deve farlo, su consiglio del medico.
Alle nove precise assume un paio di farmaci, perchè in passato si è sentito macare un paio di volte ed è svenuto, probabilmente, mi è parso di capire, per problemi di circolazione cerebrale.
Tiene alla sua salute, fa quel che può, senza essere ossessionato da una morte che non è imminente, ma neppure molto lontana.
Condurre la propria vita con impegno fino all'ultimo giorno.
E poi sarà quel che sarà.
Mi è piaciuto il suo atteggiamento.
Mi sta mostrando come potrei essere io fra dieci anni.


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25 settembre 2018

Ciao, vecio! (18-128)

Ciao, vecio! (18-128)
Su una panchina del parco vicino a casa ho sentito una signora concludere una telefonata con il saluto: "Ciao, vecia, ci vediamo."
A differenza della lingua italiana, il dialetto della mia regione usa la parola vecio (vecchio) in senso positivo, addirittura affettuoso. Non è infrequente che fra amici, anche giovani, ci si saluti apostrofandosi col termine vecio, nel senso di amico di vecchia data.
Così come fra i militari di leva, specialmente del corpo degli alpini, si distingua fra burba (recluta) e vecio (militare di lunga data). Trattandosi di giovani sui 20-22 anni è evidente che il termine indichi esperienza, maggior conoscenza, responsabilità, in una parola prestigio: non certo disprezzo o negatività.
Si tratta di un uso linguistico che descrive bene quanto vi è di positivo nella vecchiaia.
Uso che corrisponde perfettamente alla realtà: la vecchiaia ha certamente aspetti negativi, ma anche numerosi aspetti positivi, tutti legati al lungo periodo di vita vissuto, che pone in una condizione di privilegio.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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24 settembre 2018

Ancora sui dolci (18-127)

Ancora sui dolci. (18-127)
Ne ho scritto circa tre mesi fa (vedi 18-091), arrivando alla conclusione che i dolci devono giocare un qualche ruolo in molti disturbi. Da allora li ho diminuiti in modo netto: basta biscotti quotidiani, gelati e brioche mattutina. Sono stato aiutato in questo da un attacco piuttosto forte di afte nelle mucose della bocca: praticando una dieta quasi vegana e quasi crudista, c'era poco da eliminare ancora. Ho deciso di ridurre i dolci, intuendo che forse c'entravano con le afte. Ma la dipendenza dal gusto dolce era forte e così per compensare ho mangiato più frutta.
Risultati ce ne sono stati, eccome!
Le afte sono molto diminuite in modo netto.
Quando mi spuntano se ne vanno in uno o due giorni (merito anche dei tiraggi d'olio, vedi 18-075, che pratico ogni mattina), contro i sette/dieci giorni di durata del tempo in cui mangiavo più dolci.
Per quel che mi riguarda ritengo dunque che i dolci, in particolar modo il saccarosio e il glucosio siano portatori di infiammazioni, almeno quelle della bocca. E dunque ho deciso di eliminarli. Difficile da fare, ma il dolore/fastidio delle afte è così forte che mi aiuta a tener fede al mio impegno.
Per il momento è un mese e mezzo che conduco questo esperimento di privazione dei dolci, sia pur compensata da un maggior consumo di frutta fresca (soprattutto mele).
In questo mese e mezzo di afte ne ho avute davvero poche.


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21 settembre 2018

Grandi vecchi in tv (18-126)

Grandi vecchi in tv. (18-126)
Nei giorni scorsi è morto Claudio Scimone, grande musicista e direttore d'orchestra, fondatore dei Solisti Veneti, gloria della mia città. Aveva 84 anni.
Nei giorni successivi sono scorse in tv alcune sue apparizioni in trasmissioni televisive, soprattutto una piuttosto recente.
Grandi vecchi, non partecipate a trasmissioni televisive!
Succede infatti che le capacità verbali, la velocità di risposta, la comprensione stessa delle domande facciano difetto in un anziano molto avanzato. Se poi il conduttore o l'intervistatore, preoccupato del ritmo della trasmissione, della velocità ad ogni costo, dei brevi tempi morti più che del rispetto verso il vecchio glorioso che hanno d'innanzi, allora capita che spinga quei vegliardi senza tanti riguardi, tolga loro la parola, risponda per loro, sintetizzi il loro pensiero.
Che pena!
Così ho visto il maestro nella trasmissione che veniva riprodotta in tv, posto alla pari con altri, giovanotti di ben minor spessore, e purtroppo bistrattato.
L'avevo già osservato in altre trasmissioni in cui erano comparsi personaggi molto anzaini . Occorre delicatezza, per non far fare loro figure meschine.
E poi diciamoci la verità: quella di apparire vigorosi e pimpanti, non è una dote di chi è molto in là cogli anni e purtroppo è ciò che viene richiesto nella tv di oggi.
Meglio astenersene, soprattutto se gli ospiti sono piccoli squali dello schermo.
Meglio affidare il proprio pensiero agli scritti.


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20 settembre 2018

Non ne ho più il desiderio (18-125)

Non ne ho più il desiderio. (18-125)
Una libreria nel corridoio di casa contiene contiene tutti i libri dei miei studi giovanili. Li ho consultati fino a tre anni fa, quando ho smesso di lavorare. Ora non li tocco più: hanno perso il fascino che avevano. Sono completamente disinteressato a quei contenuti, visto che è cessato il bisogno causato dal lavoro.


Ho smesso di lavorare, dunque, ma ogni tanto faccio ugualmente qualche lavoretto, soprattutto inerente alla mia passione: il cibo. Su questo ho cominciato un progetto impegnativo: scrivere le mie idee su alimenti e vecchiaia e tentare di pubblicarlo. Negli ultimi cinque anni ho letto molti volumi sull'argomento. Sarebbe necessario rivederli, se voglio scrivere anch'io qualcosa, perchè dopo alcuni mesi la memoria di ciò che si è letto o svanisce o si cristallizza in semplificazioni eccessive o scorrette.
Non ne ho il desiderio.


E' invecchiato anche l'entusiasmo.


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15 settembre 2018

Tre vecchi soli (18-124)

Tre vecchi soli. (18-124)
Nel condominio di fronte al mio è morta un'anziana, lasciando vedovo il marito.
Nella mia strada è il terzo vedovo che si conta. In controtendenza con la media nazionale che vorrebbe più numerose le vedove dei vedovi, in quanto le donne hanno una vita media di cinque anni maggiore.
Come se la passano questi tre vecchi soli? Direi bene, perchè due sono dei vecchi medi e uno solo è un grande vecchio (oltre gli 80). Sembrano avere delle vite che conservano ancora un qualche senso.
E sono perfettamente autonomi.
Nel panorama degli anziani questi tre colleghi sembrano un'eccezione.
Una donna anziana sola se la cava meglio di un uomo. Non solo per la gestione della casa che bene o male è più affidata alle donne che agli uomini. Ma anche perchè le donne sembrano restare più a lungo con buone facoltà mentali. E conservano più a lungo importanza sociale, soprattutto per l'aiuto che possono dare ai nipoti.
I maschi, complice spesso l'alcol, si deteriorano più facilmente, perdono più facilmente il senso della vita.
I maschi invecchiano peggio.




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14 settembre 2018

Lungimiranza (18-123)

Lungimiranza. (18-123)
Una volta all'anno vado con mio nipote maggiore (7 anni) a fare una breve escursione nei colli che si trovano vicino alla mia città. Fin da subito, si è presentato il problema: "E se il nonno ha un malore, se cade e sviene, se muore durante l'escursione? Che può fare un bambino relativamente piccolo, in un luogo poco frequentato?"
Quest'anno è venuta con noi anche un'amica di mio nipote, 9 anni, e dunque il problema si è ridimensionato, ma io sono più vecchio di 3-4 anni rispetto alle prime uscite. Dunque, quando sono arrivato alla meta ho parlato ai due bambini e chiesto loro che cosa avrebbero fatto in caso di una mia perdita di conoscenza.
Consolante e generosa la risposta dei due bambini: "Uno di noi resta con te e l'altro va a cercare aiuto."
Li ho ringraziati, ma li ho sconsigliati vivamente: "No, voi dovete restare insieme. Non preoccupatevi di me, andate insieme a cercare aiuto, ma non separatevi mai."
Bisogna mettere in conto il malore dell'anziano, dopo una certa età. E parlarne insieme ai piccoli, per dare, preventivamente, istruzioni sul comportamento in caso di emergenza.
Intanto i due bambini avevano un bracciale col numero di cellulare dei genitori.
A una certa età, incidente, malore e morte, vanno messe nel conto.


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10 settembre 2018

Ancora sulla guida dell'automobile (18-122)

Ancora sulla guida dell'automobile. (18-122)
Per un anziano della nostra società, il mancato rinnovo della patente di guida è un duro colpo. Un taglio netto dell'autonomia. I prodromi in generale si manifestano con largo anticipo, ma diventa tutto definitivo quando la patente non te la rinnovano più: si tratta di una certificazione di vecchiaia avanzata.
Già alla mia età di 72 anni, qualche segnale l'ho già (vedi 18-118 e -121). 
Tanto vale uscir di scena (automobilistica) gradualmente. Prima aumentando l'attenzione nella guida, poi vigilando sulla velocità (che sia adeguata alle circostanze), poi, ancora, raddoppiando la prudenza.

Un altro accorgimento è quello di guidare di meno.
Nel mio stile di vita, quando usciamo in auto in compagnia sono sempre io che guido, anche se la mia compagna guida bene.
Mi ha fatto la proposta: "Guidiamo un pò per uno, così diminuiamo la possibilità che la tua distrazione ci danneggi."
Ragionevole.
Non ci trovo nulla di doloroso.
Così pian piano potrei abituarmi a non guidare più.


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07 settembre 2018

In automobile (18-121)

In automobile. (18-121)
Le critiche del mio parente su come guido l'auto (vedi n. 18-018) hanno avuto un seguito. 
Fra l'altro mi criticava perchè in autostrada vado troppo lentamente.
"E' pericoloso andare sui 65km/h su quelle strade!" sosteneva.
Mi ero ribellato. Non era vero che andassi a velocità così bassa. E comunque quella velocità l'avevo mantenuta soltanto all'uscita di un casello e per un breve tratto, perchè ero impegnato in una discussione.
Mi ero distratto, dicevo io.
L'altro giorno, percorrevo la tangenziale per andare dal veterinario. Vi è il limite dei 90 km/h. Di solito viaggio a una velocità un poco inferiore, per non incorrere nelle telecamere poste lungo il pecorso.
Messo in allerta dalle critiche del mio parente ho controllato più volte la mia velocità normale, senza forzature.
Incredibile! Viaggiavo proprio a 70 km/h!
Questa velocità è diventata la mia andatura normale, anche senza motivi di distrazione.
Senza che me ne sia reso conto ho diminuito la velocità di crociera, adeguandola alla mia sensazione di sicurezza.
Che un tempo era più alta, mentre ora si è abbassata. Mi sento più sicuro andando più piano.
Il mio familiare ha ragione.


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06 settembre 2018

Versi e gridi (18-120)

Versi e gridi. (18-120)
In alcuni sport, particolarmente impegnativi, alcuni atti forzati vengono accompagnati da versi: eclatanti sono i gridi dei sollevatori di pesi, durante lo strappo.
Da qualche tempo capita anche a me di emettere qualche verso: non per sforzi importanti, ma per movimenti normali, come l'alzarmi da una poltrona, chinarmi, sollevare le borse della spesa. Segno che anche per azioni normali devo fare uno sforzo.
L'ho visto fare anche da altri vecchi. O come piccolo grido di dolore nel fare un movimento (ahi, ahi!) o come invocazione (dio, dio!).
Si tratta di un misto di sofferenza e fatica che gli anziani patiscono anche per fare movimenti semplici e che accompagnano volentieri con espressioni sonore.
Da vecchi il corpo non ci ubbidisce più con una rapidità fulminea, si oppone e se lo obblighiamo si fa sentire; deve intervenire la volontà per superare il disagio di un movimento.
Così, nel compierlo, ci facciamo sentire anche noi, con qualche verso.


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05 settembre 2018

Un altro gradino (18-119)

Un altro gradino. (18-119)
L'altra domenica mattina il mio vecchio cane non riusciva ad alzarsi dalla cuccia.
Al mattino è lento nel mettersi in moto e così l'ho alzato io, mettendolo sulle quattro zampe. Niente da fare, le gambe posteriori non reggevano e si accucciava di nuovo.
Ci siamo molto allarmati, io e la mia compagna. Poi abbiamo capito che una delle zampe posteriori gli faceva male. Somministrato subito un anti-infiammatorio/anti-dolorifico, siamo riusciti a rimetterlo in piedi dopo un'ora. Una visita del veterinario ha confermato la nostra diagnosi.
Abbiamo temuto il pegggio: che ci stesse lasciando, colpito da qualche ictus.
Dunque non è stato così, ma l'accadimento è stato un segnale di qualcosa che potrebbe succedere nel futuro prossimo.
Il nostro cane, come tutti i vecchi avanzati col passare del tempo scende lentamente la scala della vecchiaia, cioè della vita, per non tornare più su.
Domenica scorsa è sceso di un altro gradino.


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03 settembre 2018

Cominciano a non fidarsi (18-118)

Cominciano a non fidarsi. (18-118)
Nei primi anni di questo diario ho scritto che l'aspetto da vecchio penalizza. 
Le altre età attribuiscono alla vecchiaia delle diminuzioni di capacità: perciò la svalutano e non ne hanno fiducia.
Negli anni ho provato talvolta questa sfiducia sulla mia pelle, ma in modo attenuato.
In questi giorni invece la sfiducia è diventata palpabile. Un parente stretto che è salito più volte con me in auto, ha criticato il mio modo di guidare, lo ha giudicato pericoloso per me e per gli altri passeggeri, giungendo a invitare i genitori dei miei nipoti a non fidarsi troppo nell'affidare i loro figli al nonno.
Ho accusato il colpo. Ho cercato qualche giustificazione.
La verità è che quel parente ha ragione.
Mostro talvolta delle disattenzioni, che nella guida possono diventare pericolose.
Motivo in più per prestare attenzione nei vari aspetti della vita. Se non lo faccio rischio di por fine alla mia vita per incidente piuttosto che per malattia.
Del resto vi sarà pure un motivo se mio padre è morto in un incidente stradale, causato da una sua distrazione, esattamente alla mia età attuale.


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