Ciao,
vecio! (18-128)
Su
una panchina del parco vicino a casa ho sentito una signora
concludere una telefonata con il saluto: "Ciao, vecia, ci
vediamo."
A
differenza della lingua italiana, il dialetto della mia regione usa
la parola vecio (vecchio) in senso positivo, addirittura
affettuoso. Non è infrequente che fra amici, anche giovani, ci si
saluti apostrofandosi col termine vecio, nel senso di amico di
vecchia data.
Così
come fra i militari di leva, specialmente del corpo degli alpini, si
distingua fra burba (recluta) e vecio (militare di
lunga data). Trattandosi di giovani sui 20-22 anni è evidente che il
termine indichi esperienza, maggior conoscenza, responsabilità,
in una parola prestigio: non certo disprezzo o negatività.
Si
tratta di un uso linguistico che descrive bene quanto vi è di
positivo nella vecchiaia.
Uso
che corrisponde perfettamente alla realtà: la vecchiaia ha
certamente aspetti negativi, ma anche numerosi aspetti positivi,
tutti legati al lungo periodo di vita vissuto, che pone in una
condizione di privilegio.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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