31 gennaio 2015

Still Alice (15-016)

Still Alice. (15-016) (31/01/15)
Si tratta di un film del 2014, tratto dal romanzo omonimo di Lisa Genova, neuropsichiatra che si occupa di malati di Alzheimer. Il tema è quello di una forma precoce della malattia, che aggredisce una cinquantenne.
Ne scrivo non solo perchè è un bel film, ma perchè l'Alzheimer è patrimonio dei vecchi.
Il punto di vista del film è quello della donna che se ne ammala. Si osserva la malattia come dall'interno.
Nel mio piccolo è quello che volevo fare con questo diario. Parlare di vecchiaia dal di dentro. Di più: volevo e voglio parlare di vecchiaia estrema dal di dentro. E l'Alzheimer è coerente con i miei intenti.
La vecchiaia estrema presenta numerosi punti di contatto coi sintomi della malattia. 
Magari in modo meno drammatico e più blando, più lento e più impercettibile.
Però il distacco che c'è fra malato e realtà è simile a quello dei grandi vecchi.
Questo voglio esplorare.
Su questo il film getta qualche spiraglio di luce.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

30 gennaio 2015

Libri (15-015)

Libri. (15-015)
Quando cominciai questo diario promisi a me stesso di scrivere soltanto idee mie e non copiando idee altrui. Così ho fatto.
Naturalmente ho anche letto qualche libro sulla vecchiaia, riportando i contenuti che ritenevo più significativi, citando scrupolosamente gli autori.
Ora dopo settecento pagine di diario, mi riesce difficile scrivere ogni giorno pensieri originali. Così ho deciso di prendere in mano altri libri, partendo da quelli più importanti.
Fra questi un posto a parte ce l'ha La Terza Età, di Simone de Beauvoir.
Una pietra miliare sulla vecchiaia, ancora oggi, dopo quasi cinquant'anni dalla pubblicazione.
Si tratta di un saggio completo, perchè analizza la vecchiaia nelle società primitive, nelle società storiche e nella società attuale. Questo per dare un'immagine oggettiva della terza età. Ma nella seconda parte entra nei risvolti soggettivi, nel vissuto degli anziani.
Un saggio a tutto tondo dunque, pieno zeppo di informazioni, a quel che ho visto, leggendone una parte.
Confesso che sono curioso.
Sono in attesa di vedere quali idee originali ha scovato la de Beauvoir.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

27 gennaio 2015

Sonno (15-014)

Sonno. (15-014)
Di mattina, talvolta, mia moglie mi chiede se ho dormito bene.
Hai l'aria assonnata” mi dice.
Un conoscente stamattina, parlando del più e del meno, mi ha detto: “Tu devi essere uno che dorme parecchio. Sembri uno dal pisolino facile.”
Qualche giorno fa il mio primo nipote, tre anni, giocava con la madre, con la casetta della famiglia, un gioco psicologico per bambini della sua età.
La madre gli chiedeva che cosa facesse la nonna, nella casetta.
Prepara da mangiare, in cucina” la sua risposta.
E il nonno che cosa fa?” ha chiesto ancora la madre.
Prende medicine bio e … dorme.”
E tre!
Nel giro di pochi giorni ho avuto tre segnali sul mio sonno.
Coincidenze?
Evidentemente do l'impressione di … sonnolenza.
Problema: sono effettivamente assonnato, o è solo l'impressione di chi mi vede?
Meglio: ho l'aria assonnata o forse semplicemente assente e non me n'accorgo?
Sta cambiando la mia presenza sulla scena del mondo (più distaccato)?
È che non me n'accorgo.
Non mi sembra di avere dei vuoti di presenza. Ma se anche ci fossero non me n'accorgerei.
È tipico dei vecchi essere assenti.

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26 gennaio 2015

In punta di piedi (15-013)

In punta di piedi. (15-013)
Gli anziani molto vecchi non si vedono in giro, soprattutto adesso che è inverno.
Se ne stanno rintanati nelle loro case.
Il mondo diventa piccolo piccolo quando si è avanti con gli anni. Non ci si sposta dalla propria città, dal proprio quartiere. Addirittura dalla propria strada.
Quando si è molto vecchi le relazioni si rarefanno.
I nipoti, ricchezza degli anziani, sicuramente sono presenti nella loro vita, ma ormai sono grandi. I nonni non sono più richiesti.
Gli incontri coi nipoti sono più rari.
Gli anziani molto vecchi riducono i contatti con le persone al minimo. Proprio al minimo: familiari, persone di servizio, condòmini.
Così quando muoiono, nessuno se ne accorge.
Gli anziani molto vecchi escono dalla vita in punta di piedi.

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23 gennaio 2015

La vecchiaia dei cani (15-012)

La vecchiaia dei cani. (15-012)
I miei due cani hanno ormai tredici anni. Una bella età canina.
Sono vecchi come me, forse anche più.
Ho osservato con preoccupazione le loro perdite. Li osservo ancora oggi come salgono le scale a fatica, come sembrano aver perso l'udito, come non mi capiscano quando li chiamo.
E come non riescano a fare ciò che facevano da giovani: salire sul mio letto o in auto. 
Devo sollevarli e trasportarli.
Mi rattrista vederli in queste condizioni.
Ma è una tristezza solo mia.
Loro mi sembrano calati agevolmente nella vita di cani anziani. Mi sembra che la loro vecchiaia sia naturale e che essi vi siano immersi con tranquillità, in pace. Se hanno bisogno di aiuto me lo chiedono, ma in queste richieste non colgo nulla di mesto.
Capisco che tutte queste supposizioni siano mie proiezioni su di loro, che essi siano estranei a tutto ciò che penso.
Eppure  mi comunicano pace e accettazione, a riguardo della vecchiaia.
Sentimenti che non ho ancora fatto miei.
Su di loro e su di me.

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22 gennaio 2015

Nipoti (15-011)

Nipoti.* (15-011)
Mi sono nati due nipoti, negli ultimi anni. Quest'anno ne nascerà un terzo.
A me, che sono vecchio, viene offerta la possibilità (la necessità) di ampliare le mie relazioni, le mie amicizie, i miei affetti. Ampliare la mia vita. E senza che faccia nessuno sforzo.
Un aiuto insperato.
Questi bambini mi lanciano nel XXI secolo. Mi fanno partecipare emotivamente a un tempo in cui non ci sarò più.  
Ci saranno loro.
I nipoti hanno anche un altro significato, per i vecchi.
I bambini crescono tumultuosamente. In pochi anni sorpassano più e più tappe di vita.
Ma la loro crescita scandisce gli anni che restano da vivere.
Tocco con mano il passare del loro tempo. Mi meraviglio di quanto rapidamente trascorrano i loro anni. Mi sembra ieri quando è nato il primo. E ora ha tre anni.
Ma è la stessa rapidità con la quale se ne vanno i miei, di anni.
La gioia di vederli crescere mi fa dimenticare che mi resta sempre meno tempo.
Anzi, la gioia per loro copre la tristezza per la mia fine.
La loro crescita pareggia il mio declino.

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20 gennaio 2015

Una pagina di Simone de Beauvoir (15-010)

Una pagina di Simone de Beauvoir. (15-010)
Un racconto lungo dal titolo L'età della discrezione di S. de Beauvoir.
Una donna che entra nella vecchiaia e vede cambiare i rapporti col figlio Philippe, col suo lavoro di scrittrice, col marito. L'ultima pagina del racconto testimonia bene l'incertezza del vecchio e anche l'utilità di vivere la vecchiaia in due.
La riporto sotto.
Avevamo sempre guardato lontano [lei e il marito]. Bisognerà imparare a vivere alla giornata? Stavamo seduti sotto le stelle, l'uno accanto all'altro, sfiorati dall'odore amaro del cipresso, le nostre mani si toccavano; il tempo si è arrestato per un istante. Tra un momento avrebbe ricominciato a scorrere. E allora? Potrò ancora lavorare, sì o no? Il mio rancore verso Philippe s'affievolirà o no? L'angoscia di invecchiare mi riprenderà? Non bisogna guardare troppo lontano. In lontananza c'erano gli orrori della morte e degli addii; c'erano le dentiere, le sciatiche, le infermità, la sterilità mentale, la solitudine in un mondo estraneo che non comprenderemo più e che continuerà il suo corso senza di noi. Riuscirò a non alzare gli occhi verso questi orizzonti? O imparerò a guardarli senza spaventarmene? Siamo insieme, questa è la nostra fortuna. Ci aiuteremo a vivere quest'ultima avventura da cui non faremo ritorno. Questo ce la renderà tollerabile? Non so. Speriamo. Non abbiamo altra scelta.”

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18 gennaio 2015

Lampi di luce (15-009)

Lampi di luce. (15-009)
Le persone molto vecchie sono sconosciute. Ce ne sono poche, non si fanno vedere, non comunicano più. Così l'ultima parte della vita è avvolta nella nebbia.
Avrei gran desiderio di saperne qualcosa. Di essere informato. Invece niente.
Però.
Addentrandomi nella vecchiaia ho cominciato a osservarne alcuni aspetti.
Ho scritto dell'invecchiamento della volontà (15-008). E anche del disinteresse per nuovi progetti (88, 120). Della lentezza nel fare tutto, di passare tutto il tempo semplicemente a sopravvivere (120, 175). E della noia per molti dei riti della vita dei giovani.
Ripensandoci, ho avuto brevi anticipazioni di come sarà la mia vecchiaia estrema.
Certo, manca la continuità di queste situazioni nel tempo. Ma qualche idea comincio a farmela.
Comincio a intravvedere come sarà il prossimo futuro.
La vecchiaia giovane serve a darci proprio questi squarci di luce.

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14 gennaio 2015

La volontà (15-008)

La volontà. (15-008)
Della stanchezza del vecchio ho scritto più volte (vedi n. 88 e 90). Qui ne scrivo ancora, sotto un altro punto di vista.
In questi ultimi anni, mi capita di essere ancora attivo la mattina, un po' meno nel pomeriggio e per nulla la sera. Non è una questione di stanchezza fisica (ci sarebbe anche quella, ma ci sono vari trucchi per evitarla, tipo una dieta a base di cibo antiossidante).
È una stanchezza psichica quella che mi prende la sera. 
Non ho alcun desiderio di uscire, neppure per qualcosa di molto interessante. Non desidero fare alcun lavoro, incontrare qualsiasi persona. 
Né concerti, ne spettacoli, nè libri.
Alla sera manca completamente la volontà di mettermi in azione.
Ecco il punto: manca qualsiasi volontà.
La mia volontà è nettamente invecchiata.

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13 gennaio 2015

Alibi (15-007)

Alibi. (15-007)
Ho scritto molto sulle perdite della vecchiaia.
Non in tutti gli aspetti si perde qualcosa. Le perdite avvengono a pelle di leopardo. 
In qualche settore sono evidenti, in altri sono assenti.
Le perdite sono anche intermittenti. In alcuni momenti si manifestano, in altri no.
Succede allora che quando non si ha voglia di fare qualcosa, si prende a pretesto la vecchiaia per non farla.
Sono sempre stato restio ai cambiamenti. Sbagliando, perchè la vita è sostanzialmente cambiamento. Ma tant'è: il cambiare non mi piace.
Ora che sono vecchio sono ancora più restio a mutare qualcosa della mia vita. È sempre il mio carattere che funziona. Ma adesso ho un motivo in più. Non cambio perchè ormai non ho più tempo. Che importa cambiare se ormai ho finito la vita?
La vecchiaia è diventata la scusa per non fare ciò che non ho mai amato fare.
Ma è una scusa.
Così, la vecchiaia diventa un alibi.

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09 gennaio 2015

I limiti (15-006)

I limiti. (15-006)
Ho scoperto un mio limite. Nel lavoro.
Nella piccola attività che ancora svolgo, è necessaria una certa competenza, che mi deriva dagli studi fatti. È anche necessaria una capacità di coordinamento dei collaboratori, tutti molto giovani. Serve essere un leader.
Ebbene mi sono accorto che questa qualità mi manca. Ed è un limite piuttosto grosso.
In altri tempi, in situazioni simili, mi davo da fare per colmare le lacune.
Oppure lasciavo l'occupazione, se non era alla mia portata.
Oggi sono vecchio. La mia reazione è stata la rassegnazione. Non ho più il tempo per cambiare la situazione. Me la tengo così com'è. Mi rassegno a vivere senza porvi rimedio.
Per cambiarla dovrei usare molta energia, fare sforzi.
Soprattutto dovrei avere il desiderio del cambiamento.
In vecchiaia non ho più voglia di cambiamenti.

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08 gennaio 2015

Un lungo passato (15-005)

Un lungo passato. (15-005) (08/01/15)
Ne scrivevo giusto qualche giorno fa (vedi 15-003). Che cioè i vecchi hanno alle spalle un lungo passato. Quando un pensiero ti frulla in testa sei pronto a cogliere ogni spunto, su quell'idea. Così, leggendo Una donna spezzata di Simone de Beauvoir mi è capitato di leggervi qualcosa di simile, scritto in modo superbo.
Lo riporto qui sotto.
... ho scoperto la dolcezza di avere un lungo passato dietro di me. Non ho il tempo di raccontarmelo, ma spesso, d'improvviso, lo scorgo in trasparenza nel fondo del momento presente; gli dà il suo colore, la sua luce, come le rocce o le sabbie si riflettono nei balenii del mare. Una volta mi crogiolavo nei progetti, nelle prospettive; adesso, l'ombra dei giorni defunti vèlluta i miei piaceri, le mie emozioni.”

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07 gennaio 2015

Decisioni definitive (15-004)

Decisioni definitive. (15-004)
Colpiscono le promesse che si fanno quando ci si sposa. In sostanza ci si promette amore eterno. Serve a esorcizzare la realtà. Tutti sanno che dopo 5-7 anni tutto cambia. Quelle promesse servono ai neofiti per farsi forza e durare il più a lungo possibile.
Ma ognuno sa che è un inganno.
Quando poi si raggiunge la vecchiaia (cioè si sono vissuti almeno sei decenni), appare lampante che l'arco di vita, in cui si mantiene un impegno, oscilla attorno ai 5 - 10 anni.
Dall'alto dei sessanta-settant'anni possiamo osservare i cambiamenti della nostra vita. Possiamo vedere quante decisioni, che avevamo preso come definitive, si sono sciolte come neve al sole, col trascorrere degli anni. Anche decisioni importanti.
Il fatto è che la vita ha un tale tasso di variabilità, che ogni rigidità che le si impone (con una decisione irremovibile) salta al cambiare delle condizioni esterne.
Anche l'idea che uno si fa della propria vecchiaia è destinata a mutare.
Non è possibile proiettare la vecchiaia, che stiamo vivendo adesso, in un futuro lontano.
E lontano può significare anche solo due o tre anni.
Si dovrebbe essere curiosi di vedere che cosa ci riserva la vita futura.
A onta delle nostre decisioni irrevocabili.

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05 gennaio 2015

I ricordi (15-003)

I ricordi. (15-003)
E' luogo comune dire che i vecchi vivono nel passato. Vivono dei loro ricordi.
Mi chiedo il perchè.
Non credo che sia un modo per sfuggire al presente di vecchiaia. E neppure che così si dimentichi il futuro, che è inquietante per via che si sta giungendo al termine.
E' che i ricordi danno piacere.
Ci si commuove a pensare il passato, del quale si ricordano le cose belle. Non perchè si era giovani e della giovineza si abbia nostalgia. Semplicemente perchè si guarda alla vita già vissuta. Con tenerezza. È roba nostra. Il passato ci appartiene interamente.
Forse il passato siamo noi.
É il distillato del nostro essere più profondo.
E poi, dato che siamo vecchi, di passato ne abbiamo tanto.
Ricordare il passato non è cosa che si sbrighi in poco tempo, come per i giovani, che ne hanno poco. No, il nostro passato di vecchi è tanto. Possiamo stare ore a ricordare questo e quello e quest'altro.
E non ci annoiamo, nel far ciò.
Il nostro passato è molto vario.

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04 gennaio 2015

La Bianchina (15-002)

La Bianchina. (15-002) 
Ero al parco con i cani. In un punto che costeggia una strada, molto vicino alla rete di recinzione. Con la coda dell'occhio vedo arrivare un'auto, che attira la mia attenzione.
Era una Bianchina “lunga”, una piccolissima automobile di cinquant'anni fa, da molto tempo fuori produzione. Ne circolano pochi esemplari.
Mi giro col corpo e la osservo con attenzione e con piacere. Le vecchie automobili mi inteneriscono sempre. Per le loro forme contenute, per le linee morbide.
Soprattutto perchè riportano alla memoria anni lontani del mio passato. Ricordare il passato mi commuove ed è piacevole.
L'automobilista al volante si accorge che sto fissando la sua auto. A sua volta mi fissa.
Per una frazione di secondo si stabilisce un contatto. Lui ha capito che la sua auto mi piace. Io ho capito che ne va orgoglioso. Fra noi c'è una complicità.
Mentre sta uscendo dal mio campo visivo, suona il clacson due volte per saluto e per l'intesa.
L'ho guardato bene.
Anche lui era un vecchio.

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03 gennaio 2015

2015 (15-001)

2015. (15-001)
A trent'anni il mio orizzonte temporale era il 2000. Cioè un anno che desse dei confini al mio futuro. Allora pensavo che nel 2000 avrei avuto 54 anni, età ragguardevole, vista dai miei trent'anni. Pensavo anche che una vita dignitosa, non esagerata, poteva chiudersi a settant'anni. Non volevo vivere di più.
Passato il duemila, non mi posi orizzonti futuri, preso com'ero da un'impresa in cui mi ero lanciato.
L'orizzonte definito ricomparve successivamente quando mi caricai di debiti per l'impresa. 
Il nuovo orizzonte coincideva cogli anni in cui sanavo tutti i miei debiti e chiudevo l'impresa.
Ci sono.
Manca un anno alla chiusura dell'impresa e tre al pagamento di tutti i debiti.
Del tempo è passato. Ho quasi settant'anni. Sono arrivati dei nipoti. Posso ancora essere utile e attivo. Non penso più che potrei chiudere qua la vita. Mi serve altro tempo.

E dopo il 2018?
Ho orizzonti temporali vaghi. Uno potrebbe essere il 2026 in cui compirò ottant'anni, la speranza di vita della popolazione del mio paese (l'Italia).
Ma dopo di questo il tempo è agli sgoccioli.
Dopo vedo solo nebbia.

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